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L’attacco con i droni al Cremlino è stato veramente una “false flag” russa?

di Paolo Cornetti

copertinaibhiuI fatti

Mosca, mercoledì 3 maggio, ore 02:27 (locali) del mattino.

La Piazza Rossa è già completamente imbandita a festa in vista delle celebrazioni della Giornata della Vittoria (День Победы – Den’ Pobedy), anniversario della resa incondizionata delle forze naziste.

Gli spalti pronti ad ospitare cittadini ed autorità sono già stati montati e spiccano i colori bianco, blu e rosso della Federazione Russa. Anche il mausoleo che ospita la salma di Lenin è stato coperto da imponenti strutture dalle quali risalta la data del 9 maggio.

Nel silenzio del cielo notturno di Mosca improvvisamente si sente un rumore, un drone vola in direzione del Cremlino e si schianta contro la cupola del Palazzo del Senato (Сенатский дворец – Senatskiy Dvorets) e prende fuoco.

Il Palazzo del Senato, situato nel perimetro interno del Cremlino, è la residenza presidenziale, ma il nome non deve ingannare. Non si tratta né di un luogo adibito ai lavori parlamentari né il luogo dove dorme il presidente Putin (che si trova a Novo-Ogaryovo, nell’ovest della capitale). Il Palazzo del Senato ospita invece tutta l’amministrazione presidenziale, in particolare l’ufficio esecutivo del presidente, posto all’interno della “Sala Ovale”, e stanze per gli incontri di rappresentanza e gli eventi internazionali. L’edificio è situato all’interno di un’area considerata – ovviamente – di estrema sicurezza ed è interdetta al pubblico.

Tornando alla notte del 3 maggio, dopo aver sentito il boato dell’esplosione, diverse persone si sono messe a osservare il luogo dell’impatto e hanno iniziato a fare video con i propri telefoni registrando le immagini con il fuoco e il fumo sulla cupola.

https://www.lafionda.org/wp-content/uploads/2023/05/incendio-1.mp4 (Video girato dopo l’impatto del primo drone contro la cupola del Palazzo del Senato fonte: https://t.me/insiderUKR/53760)

Quindici minuti dopo il primo impatto, alle 02:43, un secondo drone attraversa il cielo verso il Palazzo del Senato ed esplode a pochi metri dalla bandiera russa issata sulla stessa cupola colpita dal primo drone.

 

I video e i sospetti

Su internet girano diversi video di canali ufficiali e non ufficiali. Finora, però, l’unico video nel quale si vede lo schianto del primo drone è stato ripreso da una telecamera fissa installata sul ponte Bol’šoj Moskvoreckij, che successivamente ha ripreso anche l’esplosione del secondo.

https://video.twimg.com/ext_tw_video/1653827413774573571/pu/vid/1280x720/nS-XicIY8dOJkVyu.mp4?tag=12 Il video dell’impatto del primo drone, proveniente da ovest, (ore 02:27) ripreso dalla telecamera sul Ponte Bol’šoj Moskvoreckij

Grazie a queste riprese è facilmente intuibile come i droni provenissero da due direzioni differenti, uno da ovest (il primo) e uno da est (il secondo).

https://video.twimg.com/ext_tw_video/1653806002293157905/pu/vid/720x720/s7rti8y6V8uXnN_U.mp4?tag=12

https://www.lafionda.org/wp-content/uploads/2023/05/video-incriminato.mp4

Particolare scalpore ha invece destato un video che è diventato di gran lunga il più diffuso dai media e sui social network e che mostra l’arrivo e l’esplosione del secondo drone.

Il filmato ha infatti scatenato diversi giornalisti e opinionisti che hanno sollevato diversi dubbi e alimentato teorie cospirazioniste. In realtà soltanto decontestualizzando il video in oggetto tali domande possono sorgere, ma se si mettessero a sistema tutte le informazioni che si hanno a disposizione si arriverebbe a delle risposte piuttosto coerenti, come di seguito:

1) Domanda: perché il video è stato registrato proprio nell’esatto momento dell’attacco? Chi registrava sapeva che stava avvenendo l’attacco?

Risposta: no, non lo sapeva. Con ogni probabilità chi ha fatto il video ha iniziato a registrare dopo aver udito l’impatto del primo drone contro la cupola avvenuto quindici minuti prima e solo fortuitamente ha registrato l’esplosione del secondo drone. Infatti l’unico video disponibile dell’impatto del primo drone è di una telecamera fissa.

2) Domanda: perché ci sono due persone che salgono una scala sulla cupola? Sapevano esattamente dove il drone sarebbe esploso e che non li avrebbe colpiti?

Risposta: le due persone che sono state riprese salire le scale stavano raggiungendo il luogo dell’impatto del primo drone per verificare i danni, senza dubbio non stavano guidando il secondo all’esplosione e di conseguenza è molto difficile ipotizzare che sapessero che fosse in arrivo.

3) Domanda: se la cupola è la stessa che è stata colpita dal primo drone perché non si vedono i segni del fuoco lasciati dall’impatto del primo drone?

Risposta: perché il primo drone ha impattato la cupola dalla parte opposta (ovest) rispetto a chi ha girato il video, il cui punto prospettico è coperto dalla struttura stessa della cupola.

Questo video è stato oggetto di diverse speculazioni non solo da parte di giornali come “il Messaggero”, che ha messo ad un suo articolo un titolo da giallo anni ’80 “Il mistero degli uomini sulla cupola del Cremlino”, ma anche da parte di diversi esponenti politici e istituzionali, come Anton Gerashechenko, consigliere del Ministro dell’Interno ucraino, che sul suo profilo Twitter lo ha pubblicato chiedendo chi fossero gli uomini che salgono le scale e cosa ci facessero lì durante l’esplosione.

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Ovviamente, se non si tiene conto che l’attacco è stato portato con due droni a distanza di tempo l’uno dall’altro le immagini possono apparire fuorvianti, ma compito di media, politici e istituzioni dovrebbe essere quello di verificare tutte le informazioni e non di disinformare e creare sospetti per alimentare teorie che fanno comodo alla propria narrazione.

 

Le teorie dietro l’attacco

La teoria che sta circolando maggiormente in diversi ambienti euroatlantici è quella di un’operazione sotto falsa bandiera (in gergo “false flag”), ovvero un’operazione commessa con l’intento di incolpare un soggetto diverso rispetto a chi ha commesso l’atto. In questo caso, secondo chi sostiene ciò, Putin, o chi per lui, avrebbe ordinato questo finto attacco per scatenare una violenta repressione contro l’Ucraina e per avere il giustificativo per colpire elementi sensibili.

Questa ipotesi si spinge, oltre che sul video decontestualizzato di cui sopra, anche sul fatto che sarebbe impossibile che due droni riescano ad attraversare i cieli di Mosca senza essere intercettati.

Un’altra teoria vede responsabilità totalmente ucraine, con i droni che sarebbero partiti dalle basi militari poste al fronte, avrebbero sorvolato tutta la Russia e sarebbero arrivati indisturbati al Cremlino.

Infine, la terza possibilità è che i droni siano stati lanciati da Mosca o dalle immediate vicinanze da eventuali sabotatori.

 

Conclusioni e conseguenze

Se alcuni dubbi sulla vicenda permangono, altri devono con forza essere diradati. Prima di tutto quanto successo non può essere classificato come un attentato contro la vita di Vladimir Putin (come invece dichiarato dalle istituzioni russe), infatti il presidente della Federazione Russa non dorme nel Palazzo del Senato dentro il Cremlino e a quell’ora non si trovava nell’edificio. Inoltre, le cariche esplosive poste sui droni sono risultate essere di scarsa intensità.

È anche da escludere che i droni siano arrivati direttamente dal confine ucraino in quanto, anche volendo immaginare che siano riusciti a eludere l’apparato militare russo per oltre 600km, il tipo di veicolo utilizzato per questo attacco (apparentemente droni commerciali) non ha nemmeno lontanamente quel genere di autonomia in termini di distanza. Si può dunque dire con una certa sicurezza che abbiano preso il volo direttamente da Mosca o zone limitrofe.

Pensare che l’attacco contro il Cremlino sia stato un’operazione sotto falsa bandiera sembra allo stesso tempo una teoria complessa da argomentare fattualmente, seppur non totalmente escludibile in quanto per sapere con esatta certezza cosa è successo, non essendoci rivendicazioni di alcun genere, ci vorrà tempo, se mai si saprà.

È vero che la Russia ha installato già da mesi dei sistemi di difesa aera Pantsir su alcuni tetti di Mosca e che il Palazzo del Senato all’interno del Cremlino dovrebbe essere uno dei luoghi più attenzionati e resi sicuri dell’intero Paese, per questa ragione a molti sembra difficile che due droni si possano essere diretti indisturbati contro la cupola. I sistemi Pantsir sulla carta sono in grado di intercettare i droni, ma gli oggetti che volano a quote molto basse sono realmente difficili da individuare, quindi la possibilità che la difesa aerea moscovita non abbia funzionato è plausibile, anche se secondo l’agenzia russa TASS il personale militare avrebbe intrapreso “azioni tempestive utilizzando sistemi di guerra elettronica” per disabilitare i droni (ma ciò appare essere smentito dagli stessi video).

Allo stesso tempo, alla Federazione Russa non converrebbe mostrarsi così debole. Se è vero che un attacco al Cremlino potrebbe gettare acqua al mulino di chi dal primo momento ha sostenuto l’inizio della guerra, dall’altra parte una “false flag” nel cuore dello Stato sarebbe un’azione molto pericolosa soprattutto sotto il punto di vista dell’immagine interna ed esterna, rischierebbe di tramutarsi in un clamoroso auto sabotaggio ed appare implausibile che il governo russo possa puntare a questo. Dal punto di vista interno, se Putin non riuscisse a garantire nemmeno la difesa del centro nevralgico del suo potere nei cittadini si creerebbe un forte senso di sfiducia e paura, mentre dall’esterno gli avversari internazionali potrebbero prendere seri appunti su come colpire Mosca direttamente.

È vero che la narrazione russa è quella di una nazione sotto costante minaccia e sotto costante attacco da parte di molteplici attori, ma l’immagine che Putin ha sempre voluto dare della Russia è quella di una nazione forte, fiera e impenetrabile e che non ha bisogno di apparire debole come pretesto per colpire duramente sul suolo ucraino.

Qualora non si trattasse di una “false flag” rimane viva la possibilità che si sia trattato di un atto puramente dimostrativo poiché, vista la piccola dimensione delle esplosioni, chi lo ha messo in atto non aveva intenzione di apportare ingenti danni.

Le autorità ucraine hanno fatto la corsa a negare il loro coinvolgimento e a puntare subito il dito proprio contro la Russia, ma i sospetti potrebbero cadere anche sugli stessi servizi segreti ucraini o su oppositori interni russi. Un attacco di questo tipo può essere stato utilizzato per spaventare i russi e per alimentare il morale degli ucraini che combattono al fronte, dimostrando l’inefficienza dei sistemi di difesa russi e che non solo è possibile colpire il centro della Russia, ma che lo si può fare anche alla vigilia del 9 maggio, cercando di guastare a Putin la festa nazionale più patriottica che c’è in Russia.

A questo proposito, da Mosca ci hanno tenuto a puntualizzare subito che il programma della parata non subirà variazioni e che si svolgerà regolarmente, ma nel frattempo sono state adottate subito contromisure, come il divieto di far volare droni su tutto il territorio di Mosca a parte quelli impiegati in operazioni di sicurezza.

La reazione del Cremlino è comunque stata decisa e questa azione terroristica, qualsiasi sia la sua paternità, apre alla concreta possibilità di pesanti ritorsioni da parte della Russia, come dichiarato dal servizio stampa presidenziale e a un’ulteriore escalation del conflitto. Diventa difficile infatti immaginare che un attacco al cuore del paese possa rimanere senza conseguenze, si tratterebbe di un segnale di ulteriore debolezza che a questo punto Putin non si potrebbe permettere.

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