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Notizie sull'operazione speciale condotta dall'esercito russo in Ucraina
Nell’analizzare gli ultimi sviluppi del conflitto mediorientale sono molti i rischi, o le tentazioni, che possono portare fuori bersaglio. Anche l’analisi di classe mostra qualche limite, se si fa attenzione al concreto della struttura sociale israeliana – quanto meno – dove ai “cittadini a pieno titolo dello Stato ebraico” (la definizione è stata assunta nella “legge fondamentale”, para-costituzionale) sono riservati tutta una serie di diritti e privilegi, anche in termini di posizioni lavorative, mentre il “lavoro bruto” o lo sfruttamento...
Il mondo intero è di nuovo con il fiato sospeso, per il terrore di una grande guerra che infiammi il Medio Oriente. L’attacco di ritorsione lanciato dall’Iran, nella lunga notte tra sabato e domenica, ha lasciato senza sonno Israele. Per cinque ore oltre 300 munizioni sono state scagliate contro il territorio israeliano. La rappresaglia per l’attacco dell’1 aprile a Damasco è arrivata dopo quasi due settimane, ampiamente annunciata, lenta ma imponente. Secondo le stime ufficiali riportate dal New York Times, l’Iran ha utilizzato 185 droni...
Molti neuroscienziati notano come il nostro cervello-mente si sia lungamente evoluto, quindi formato, alle prese con problemi vicini (fame, sete, sicurezza), immediati (giorno per giorno, ogni giorno) relativamente semplici (amico/nemico, sesso, utile/inutile), in gruppi piccoli tendenzialmente egalitari, relativamente isolati tra loro, in cui ognuno conosceva ogni altro. Oggi ci troviamo associati in gruppi enormi, di una certa densità territoriale che si estende ormai alla dimensione planetaria, in cui i più ci sono sconosciuti, dentro...
Nonostante sia palese che la guerra ucraina è persa, l’Occidente resta aggrappato ai dogmi neocon, incapace non solo di trovare, ma anche solo di pensare una exit strategy da una guerra disastrosa per Kiev e per l’Europa, che il conflitto sta degradando sia a livello economico che politico. Quest’ultimo aspetto inquieta e interpella sia perché denota un asservimento della Politica europea ai circoli neocon, dipendenza mai registrata in tale misura in precedenza, sia perché evidenzia il degrado delle dinamiche democratiche, dal momento che...
Le parole dovrebbero essere annoverate nell’elenco delle droghe pesanti, e purtroppo a chiunque può capitare di farsi ogni tanto una “pera” eccessiva. Il quotidiano neocon “il Foglio” si è approfittato del “trip” di uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, per fargli fare una figuraccia postuma mettendo in evidenza alcune sue frasi poco felici in sostegno di Israele. Dopo averci ammonito sul fatto che anche Terracini considerava l’antisionismo una forma di antisemitismo, ci viene proposta una citazione nella quale il vecchio comunista...
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo. A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione. Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola...
1. Seguendo un copione creato a tavolino per ingannare la mente di chi si abbevera ai telegiornali della sera, gli Stati Uniti continuano a tirare il guinzaglio legato al collo del cagnolino d’oltremanica. Quel cagnolino era un tempo l’Impero britannico’, oggi solo un maggiordomo che esegue gli ordini dell’Impero Atlantico: tenere Julian Assange in prigione fino alla morte. Per la più grande democrazia al mondo – da esportare, se del caso, a suon di bombe e che ormai solo i politici europei (e italiani) credono sia tale – il rischio più...
Qualcuno parla di rischio di terza guerra mondiale davanti alla rappresaglia dell’Iran verso Israele, ma cari miei, una terza guerra mondiale sarebbe solo nucleare. Perciò, definitivamente distruttiva dell’umanità. Avete presente l’anime e il manga “Ken il Guerriero”? Lì, almeno, le armi nucleari sono state relativamente innocue: hanno distrutto il mondo, ma non hanno lasciato radiazioni. Ma nella realtà, una guerra di tale portata, ridurrebbe il mondo a una landa desolata radioattiva, invivibile. E per quanto noi siamo governati dai...
Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici. Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco...
Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale. L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare...
Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani. Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei...
Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo. Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili. Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati...
‘Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’. Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a...
I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto. La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale. Stesso manicheismo,...
L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi». Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina...
Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco. Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e...
In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per...
Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei...
È certamente corretto sostenere che le motivazioni che stanno spingendo Washington a mettere sotto assedio Pechino sono di natura economica. Paradossalmente questa tesi è stata infatti espressa indirettamente dalla stessa Segretario al Tesoro Yellen, in una intervista della settimana scorsa che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato nonostante anticipasse i temi che la stessa Yellen sta trattando con l'élite politica cinese nel suo viaggio diplomatico in corso in questi giorni. Di importanza capitale per comprendere la situazione a...
Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro “Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale” di Giorgio Monestarolo (Asterios, Trieste, pp.106, euro 13). L’autore è ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana e docente di Storia e Filosofia al liceo Vittorio Alfieri di Torino. La prefazione è del generale Fabio Mini, che tra le altre cose è stato generale di Corpo d’Armata, Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione...
Volete uscire dal dominio neoliberista, volete allentare la morsa della gabbia d’acciaio capitalista, volete invertire l’allungamento in corso da decenni della scala sociale di cui tra l’altro vi è vietato l’uso per provare a scalarla. Avete idee di mondo migliore, più giusto, qualsiasi sia la vostra idea di “giusto”. Tutto ciò è politico. Ma la vostra società non è ordinata dal politico, è ordinata dall’economico. È l’economico il regolamento del gioco sociale, è lui a dettare scala di valori, premi, punizioni, mentalità e cultura comune. E...
Nelle Conferenze di La Paz, nel 1995, il teologo e filosofo argentino, tra i pionieri della Teologia della Liberazione e in esilio dalla sua patria durante il regime fascista sviluppa la sua attentissima lettura di Marx dal punto di vista rivendicato dell’esternità e del lavoro ‘vivo’; ovvero della persona effettiva, reale, completa. Questo, declinato nelle sue diverse forme, marginali e ‘poveri’, stati subalterni e periferici, è il tema centrale della filosofia e della prassi politico-culturale ed etica di Dussel. Proviamo, dunque, a...
Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della scuola…. Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide suoi compagni. Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi, sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare...
L’apparente moderazione dell’Iran di fronte all’aggressione israeliana non dovrebbe essere confusa con la debolezza. Teheran esercita costantemente pressioni su Tel Aviv attraverso i propri metodi, preparando attentamente il terreno per il disfacimento di Israele. «La leggenda narra che una rana posta in una pentola poco profonda piena d’acqua riscaldata su un fornello rimarrà felicemente nella pentola d’acqua mentre la temperatura continua a salire, e non salterà fuori anche se l’acqua raggiunge lentamente il punto di ebollizione e uccide la...
Più passano i giorni, più Israele procede nella sua campagna di sterminio, più si isola dal resto del mondo, più comprendo che il pogrom del 7 ottobre, pur essendo, come non può che essere un pogrom, un’azione atroce moralmente inaccettabile, è stato un atto politico capace di cambiare la direzione del processo storico. La conseguenza immediata di quell’azione è stata lo scatenamento di un vero e proprio genocidio contro la popolazione di Gaza, ma il genocidio era in corso in modo strisciante da settantacinque anni, nei territori occupati, in...
Marx era consapevole della difficoltà che l’idea di classe poneva come categoria che rappresenta un insieme eterogeneo di lavoratori, perché sapeva che il proletariato era composto non solo dagli operai di fabbrica ma da tanti altri lavoratori che, al pari di oggi, avevano in comune il fatto di trovarsi nella stessa posizione nei rapporti di potere. Tuttavia, nel pieno del capitalismo industriale, la classe in termini marxiani ha rappresentato una categoria utile a descrivere l’asimmetria dei rapporti di produzione e come questi fossero...
Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo: Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per...
I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Alla base del divario, tra gli altri fattori, anche le eredità che in molti Paesi passano di mano senza essere tassate, o quasi. Così per la prima volta in 15 anni, secondo i dati di Forbes, tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza. Detto in altri termini: nessuno di loro ha un’estrazione socio-economica familiare differente e si è “fatto da solo”. Addio ascensore sociale: il “grande trasferimento di ricchezza” – 84.000 miliardi di dollari nei...
Il giornale statunitense Politico ha intervistato alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango che hanno prestato servizio sotto il generale Valery Zaluzhny silurato a febbraio da Zelenski. Le conclusioni sono che per l’Ucraina “il quadro militare è cupo”. Gli ufficiali ucraini affermano che c’è un grande rischio che le linee del fronte crollino ovunque i generali russi decidano di concentrare la loro offensiva. Inoltre, grazie a un peso numerico molto maggiore e alle bombe aeree guidate che stanno distruggendo le posizioni ucraine ormai...
L’assassinio del generale Reza Zahedi in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…). Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra....
Sul quotidiano La Stampa di ieri è stata pubblicata una significativa intervista al fisico Carlo Rovelli che ha preso posizione a sostegno delle mobilitazioni degli studenti che chiedono la sospensione della collaborazione tra le università italiane e le istituzioni israeliane. Qui di seguito il testo dell’intervista Carlo Rovelli, fisico teorico, autore dei bestseller di divulgazione scientifica “Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo”, non è uno da giri di parole. Nemmeno quando le idee rischiano di essere impopolari. Di...
Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono. Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista,...
Mi scuso con chi legge questo articolo perché era mia intenzione aprire alla grande con una congrua citazione marxiana dai Grundrisse, quella che si avvia con: «Der Krieg ist daher eine…». Poi ho assistito in TV a una pensosa trasmissione condotta dal noto filosofo con nome primaverile, Fiorello, e ho cambiato idea. Il pensatore ha introdotto la categoria post-postmoderna di Ignoranza Artificiale. A questo punto ho meditato. Grande LLM di GPR-3! Grandissimo PaLM-2 che è addestrato da 340 miliardi di parametri! Grandioso GPT-4 addestrato da un...
Terminata la lettura delle scarse 150 pp. del volume di Stefano Isola, A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale (Asterios, 2023), la sensazione è di inquietudine. Il dibattito sulle potenzialità della cosiddetta “intelligenza artificiale” (AI) è salito al punto da echeggiare i temi della fantascienza sulla “rivolta delle macchine”. Impressiona il fatto che la denuncia dei rischi venga non da qualche sorta di “primitivista”, ma da imprenditori del settore e da ricercatori. “Il 49% dei ricercatori di intelligenza artificiale ha...
Aleksandr Herzen diceva che il nichilismo non è il voler ridurre le cose a nulla, bensì riconoscere il nulla quando lo si incontra. La nulliloquenza non sarebbe difficile da individuare, dato che consiste nel muoversi costantemente su categorie astratte senza mai scendere nel dettaglio concreto. Purtroppo a volte è sufficiente drammatizzare la mistificazione nel modo giusto per far cascare l’uditorio nell’illusione. Nel gennaio scorso ci hanno raccontato la fiaba sul liberista, “libertario” e “anarco-capitalista” Xavier Milei, neo-presidente...
Ieri sera nel salotto di Floris il padre di Ilaria Salis ha pronunciato le seguenti parole: “Mia figlia è in carcere perché è una donna, perché è antifascista e perché non è ungherese”. Ora, un padre direbbe e farebbe di tutto pur di tirar fuori la propria figlia dalla galera, e questo ci sta tutto ed è ciò che lo nobilita. Dopo di che se crede o meno in ciò che dice o sia solo una escamotage per aiutare la figlia non lo sappiamo perché non siamo nella sua testa e, tutto sommato, è anche irrilevante saperlo. Chiarito questo, lo spropositato...
In prima serata per modo di dire, ovviamente. Come diceva qualcuno, se campi abbastanza ne vedi di tutte le specie. Aggiungerei che finisci per vedere tutto e il contrario di tutto. Esce su Netflix Il problema dei tre corpi e improvvisamente tutti parlano di caos deterministico, il che è molto curioso ai miei occhi. È molto curioso perché mi ricordo molto bene di quando iniziai a parlare di teorie del caos. Fu nel 2016 e il partito de lascienza ci mise poco a classificare la cosa: "le teorie del caos sono un marker dell'antivaccinismo". Mi...
Quattro autorevoli personalità tedesche – Peter Brandt, storico e figlio del cancelliere Willy Brandt, il politologo Hajo Funke, il generale in pensione Harald Kujat e Horst Teltschik, già consigliere del cancelliere Helmut Kohl – hanno presentato un piano di pace (qui il testo tradotto) altamente competente e realistico su come si potrebbe porre fine alla guerra in Ucraina attraverso un cessate il fuoco e successivi negoziati di pace. Si tratta probabilmente della proposta di pace più completa e innovativa che sia stata avanzata da un...
Quando il conflitto in Ucraina passerà alla storia, le passioni si placheranno e gli storici professionisti inizieranno ad analizzare gli eventi del recente passato, rimarremo tutti scioccati: come è potuto accadere che abbiamo accettato per oro colato un'ovvia menzogna? È consuetudine ironizzare sul passato di Vladimir Zelenskyj nel mondo dello spettacolo, ricordando come simulava suonare il pianoforte con i genitali per il divertimento del pubblico. C'erano altre battute di basso livello nel suo repertorio. Ma questo fu l’inizio, e...
Perché il Parlamento dovrebbe sfiduciare la Commissione
di Alberto Bagnai
Grazie Magdi per l'invito a questo incontro così importante. Vi parlerò in inglese, e in questo c’è un’amara ironia. Perché? Perché l'inglese è la lingua del paese dov'è nata la scienza economica, almeno così come la conosciamo oggi, e che forse per questo motivo non è entrato nell'euro e sta seriamente considerando l'uscita dall'Unione Europea.
È abbastanza paradossale che per poter essere capito dalla fetta più vasta possibile di cittadini europei io debba utilizzare proprio la lingua di questo paese. È una lezione importante per quanti credono che gli Stati Uniti d'Europa siano una possibilità vera, concreta. In effetti la lezione è duplice.
Primo: qui c'è una maggioranza di italiani e la soluzione più democratica sarebbe che io parlassi in italiano. Ma vi do una lezione di politica europea: io appartengo ad un'élite, ne vado fiero, quindi decido per voi e parlo in inglese. E questa è la prima lezione.
Seconda lezione: non sono contro l'Europa. Posso viaggiare in Europa, parlando nelle rispettive lingue con buona parte delle popolazioni che incontro. La prima volta che sono andato in Portogallo mio figlio ha detto a mia moglie: “Questo è il primo paese dove il babbo non parla la lingua locale!”, ed è vero, perché purtroppo non parlo il portoghese e non lo capisco. Ma con l'inglese si può praticamente girare il mondo, e anche l'Europa.
Fatta questa premessa, andiamo avanti con il contenuto.
Nel mio intervento cercherò di mettere i problemi che stiamo vivendo nella giusta prospettiva. La prima cosa che vi mostrerò è che gli squilibri finanziari, e quindi le crisi debitorie, derivano spesso da squilibri di distribuzione del reddito. Questo non va sottovalutato perché ci dà indicazioni positive rispetto a quello che dovremmo fare una volta fuori dall'euro. Secondo punto: il matrimonio tra moneta unica e riforme economiche è burrascoso. Ci è stato detto che la moneta unica ci avrebbe costretto a riforme che erano assolutamente necessarie, ma ora sappiamo che la letteratura economica presenta molte argomentazioni per confutare queste argomentazioni e sostenere la tesi contraria: i tassi di cambio fissi, o peggio la moneta unica, in realtà sono strumenti utili per procrastinare le riforme economiche. Poi andrò avanti presentando le due principali lezioni derivanti dalla crisi: la prima è che dovremmo cominciare da una riforma del mercato del lavoro a livello europeo, la seconda è che dovremo togliere di mezzo l'euro.
Queste sono due condizioni necessarie, per i motivi che presto vi spiegherò e che in parte sono stati spiegati anche da Antonio e da Claudio.
Un’altra premessa: la crisi della zona euro ha origine nella finanza privata. Gli squilibri finanziari nel settore privato sono stati promossi da problemi di competitività e da mercati finanziari non regolamentati. È un’impostura presentare la crisi della zona euro come crisi di debito pubblico. Questo non ve lo dice Claudio Borghi Aquilini, ma Vítor Constâncio...
E chi è questo Vítor Constâncio? Il vice presidente della Banca Centrale Europea. Sentiamo dunque la parola di questo signore con la “S” maiuscola:
“Gli squilibri han trovato origine principalmente dalle spese nel settore privato”, punto secondo:“finanziate dal settore bancario dei paesi creditori e debitori”, punto terzo: “il mercato finanziario europeo non ha funzionato in conformità con la teoria economica” (aggiungo: secondo la sua teoria, perché altri economisti invece avevano previsto quello che poi sarebbe successo e sta succedendo), punto quarto: “l’esposizione creditoria verso i paesi sotto stress è più che quintuplicata” (e questo ve l'ha mostrato Claudio, facendo vedere che l’Italia è stata il paese meno coinvolto in questa esplosione massiccia del debito estero), e infine: “ciò ha portato alla perdita di competitività”.
Sintesi: le economie periferiche sono state drogate dal debito estero proveniente dai paesi “core”.
Non c'è bisogno di applaudirmi perché è banale... è banale, tutto quello che dirò oggi sono banalità, qualsiasi economista lo sa, credetemi, credete a me, non a Mario Draghi!
Andiamo a vedere la spesa pubblica primaria nella zona euro. L'Italia spesso è accusata da persone provenienti da altri paesi, per lo più esportatori di zanzare, che l'accusano di essere uno dei paesi col settore pubblico più spendaccione, uno dei paesi meno accorti. Ciò è semplicemente falso.
Andate a vedere i dati: l'Italia ha un rapporto spesa pubblica/Pil che è vicino, e al disotto, della media della zona euro, se considerate la spesa pubblica primaria. Se aggiungete la spesa per interessi la situazione peggiora, ma non di tanto. Notate un altro dettaglio: la Francia, la Finlandia, l'Austria, il Belgio, l'Olanda, la Germania, insomma, i cosiddetti "virtuosi" spendono molto più, in rapporto al loro Pil, dell’Italia e dei cosiddetti PIGS: Portogallo, Grecia, Spagna e Irlanda. Suppongo che questi dati non vi fossero noti: molti non li conoscono, ma questi dati sono importanti perché mostrano una semplice cosa: un’intera classe politica, un intero sistema dei media vi sta mentendo. E siamo in democrazia, non è vero?
Andiamo avanti. Il mantra! Viviamo nell’economia dei mantra: dobbiamo diventare più competitivi, quindi dobbiamo comprimere i costi del lavoro (perché i costi delle materie prime sono in buona parte esogeni, per cui possiamo agire nel breve solo su quelli del lavoro), dobbiamo diventare più produttivi...
Andiamo a vedere l'esperienza storica di un’economia avanzata che spesso ci viene portata ad esempio. Perché? Perché qualcuno pensa che i nostri problemi possano essere risolti diventando gli Stati Uniti d'Europa. Andiamo allora a vedere cosa è successo negli Stati Uniti d'America.
Questo è un grafico interessante a mio modo di vedere: in blu vedete la produttività del lavoro, in rosso i salari reali. Sono indici che vanno dal 1890 al 2007, all'inizio dell’ultima crisi in sostanza. Cosa vedete? Vedete che ci sono stati periodi in cui la produttività è cresciuta più rapidamente dei salari reali, soprattutto alla fine del campione. Se crediamo al mantra, questi avrebbero dovuto essere periodi di prosperità, perché un paese dove cresce la produttività e i salari reali ristagnano diventa più competitivo. Ma guardiamo questa tabella, dove ho riportato i tassi di crescita medi delle variabili. Certo, siamo in una istituzione politica e qui le cifre forse non sono benvenute, ma vale la pena di dare un’occhiata a questi dati.
Ho sottolineato in rosso i due periodi in cui la produttività del lavoro è cresciuta più rapidamente rispetto ai salari reali; il primo periodo dal 1919 al 1932, quello nel quale è maturata e esplosa la crisi di Wall Street, il secondo periodo dal 1971 al 2011, nel quale è maturata ed esplosa la crisi della Lehman Brothers. Vedete anche che i salari reali sono cresciuti più della produttività durante il New Deal negli Stati Uniti, e allo stesso tasso di crescita della produttività dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo in cui gli Stati Uniti d'America hanno liquidato gli enormi debiti di guerra accumulati per liberare l'Europa da quello che sapete voi.
La domanda è: perché le cose vanno così male quando ci comportiamo “bene”? Perché ci sono crisi alla fine dei periodi in cui siamo così competitivi? E la risposta è semplice: perché il capitalismo funziona se c'è abbastanza domanda aggregata. Non si produce per produrre: si produce per vendere. Se si reprimono i salari la domanda deve essere finanziata attraverso l'indebitamento, e ci sono diversi tipi di indebitamento che possono essere utilizzati per questo scopo. Se siete keynesiani, proteste utilizzare il debito pubblico. È successo negli anni ’80 negli Stati Uniti d'America: sembra paradossale, ma è successo sotto il governo repubblicano di Reagan, e nello stesso periodo è successo anche in Italia col socialista Craxi. Se siete invece siete liberisti, economisti conservatori, diciamo, forse potreste apprezzare il debito privato: “lasciamo liberi i capitali, lasciamo funzionare il mercato”. Se infine siete tedeschi, preferirete utilizzare il debito degli altri, praticando una politica mercantilista: prestare (incautamente) agli altri per fare in modo che gli altri comprino i vostri prodotti, naturalmente comprimendo i salari a casa vostra. Questo è quello che ha fatto la Germania. Nel breve periodo è un metodo molto furbo, non lo contesto, ma purtroppo porta ad un sistema instabile, perché favorisce un eccesso di indebitamento estero, e ora stiamo pagando il prezzo di questa instabilità.
Nel periodo della globalizzazione abbiamo visto repressione salariale ovunque nel mondo. Qui abbiamo i dati per gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e l'Italia. La caduta principale della quota salari è stata pari -8% in Germania, in Italia -5%, comunque c'è stata una riduzione un po' dappertutto. La compressione dei salari nel breve periodo è una politica che frega il vicino: si cerca di fare dumping salariale, di pagare il lavoro a vile prezzo, per essere più competitivi e vendere di più all'estero, crescere sulla domanda altrui (finanziata dal debito) anziché sulla propria (finanziata dal reddito). Alla fine però diventa sempre una politica che frega se stessi, perché la compressione dei salari distrugge il mercato interno e in un'Unione Economica distruggere il mercato interno significa andare contro la logica dell'economia. Perché? Perché come ha detto Alberto Alesina, che insegna all'Università di Harvard (non alla Gabriele D'Annunzio), come ha detto Alesina molto chiaramente nel 1997, quando era contrario all'euro, il beneficio principale di una unione economica è quello di godere di un vasto mercato interno che può agire da ammortizzatore rispetto a choc esterni (qui, nel suo commento a Obstfeld). Insomma, se c'è una recessione da qualche parte nel mondo noi vendiamo di meno all’estero, certo, se c'è una domanda sufficiente a casa, nel mercato interno, se il mercato interno è molto grande, non fa niente: si continua a crescere. Ora, questo non è successo nella zona euro, ma perché? Perché l’Eurozona è stata gestita come un gioco a somma zero, dove quello che vinceva la Germania veniva perso dai paesi del Sud, come ha spiegato così bene Claudio.
Il gioco a somma zero sta diventando un gioco a somma negativa. L’euro è un morto che cammina.
Lo vediamo bene in questo grafico pubblicato dal Washington Post. Dopo lo shock Lehman, gli Stati Uniti, la zona euro e il Giappone sono caduti assieme, poi hanno ripreso a crescere. Ma nel 2011 c'è stato Fukushima in Giappone, Mario Monti in Italia e la troika nella zona euro. Lo tsunami è durato un giorno e poi il Giappone ha ricominciato a crescere. La troika c'è ancora, è ancora al potere nell’Europa periferica, e quel che fa davvero paura è che questo morto che cammina sta camminando nella direzione sbagliata: dovrebbe salire, invece sta scendendo. Ricordatevelo, questo grafico!
Quello che è veramente triste, dal punto di vista di un economista accademico, è che tutto questo era stato previsto dalla teoria economica. Sappiamo molto bene che i politici hanno scelto di prendere una decisione che andava contro la logica economica, perché ostacolando o alterando il funzionamento del mercato la moneta unica avrebbe avuto effetti perversi sia sul settore pubblico che su quello privato, sia dei paesi deboli che di quelli forti. Non dimenticatevelo mai: tutti questi effetti sono ed erano noti, e sono meno evidenti per i paesi forti, ma ci sono anche per loro, ed è per questo motivo, per gli effetti avversi, perversi, sui paesi forti che ritengo che l'euro presto finirà.
Quali sono gli effetti perversi sui paesi deboli? Le cose non stanno come ci era stato detto. Una moneta forte, dicevano, avrebbe avuto come effetto la “disciplina” del settore pubblico. La letteratura economica ci dice che le cose stanno al contrario, in realtà. Se adottiamo un tasso di cambio fisso e il governo pratica una politica fiscale o monetaria troppo espansiva, non ci sono effetti sul mercato valutario. Se invece il cambio è flessibile, una volta che il paese si impegna in una politica monetaria e fiscale troppo espansiva va in deficit estero, s’indebita col resto del mondo, e il tasso di cambio svaluta. In questo caso il deprezzamento del tasso di cambio dà al mercato un segnale immediato del fatto che le cose non stanno andando per il verso giusto.
Perché mai la gente ha continuato a prestare soldi alla Grecia al ritmo del 10% del Pil greco e oltre per anni? Perché la Grecia era credibile. E perché era credibile? Perché aveva l'euro, aveva un cambio fisso, e quindi non c'erano segnali provenienti dal mercato che potessero avvertire gli agenti economici che le cose stavano andando storte. Questo è il problema: AaronTornell e Andrés Velasco l'hanno spiegato sul Journal of Monetary Economics, non sulla Pravda o su qualche rivistella italiana di provincia, no: sulla più importante rivista scientifica nel campo dell’economia monetaria, pubblicata da Elsevier, la casa editrice scientifica più prestigiosa.
Poi c’è un altro problema, sempre riferito alla creazione di incentivi “perversi”, che Martin Feldstein sottolineò sul Journal of Policy Modeling: se si prende una valuta unica si avrà un unico tasso di interesse, e questo sarà troppo basso per i paesi deboli (sia per il loro settore pubblico che per quello privato). Ora la Germania ci accusa, ci dice che abbiamo avuto condizioni di credito troppo facili, troppo buone, ed è vero! È verissimo! Ma è proprio questo l’argomento che dimostra quanto sia illogico l’euro, perché diversi paesi devono avere tassi di interesse diversi per gestire bene le loro economie. Ribadisco: tra l'altro anche il settore privato nei paesi deboli ha un incentivo indebitarsi troppo, e questo fondamentalmente è quello che ha detto Vítor Constâncio, come ricordavo all'inizio della mia presentazione. Peraltro questa argomentazione era stata esposta molto chiaramente da Roberto Frenkel e Martin Rapetti in un'altra rivista scientifica di primissimo ordine, il Cambridge Journal of Economics, circa 4 anni fa. Sottolineo la rilevanza scientifica delle riviste per evidenziare come questi studi non potessero passare inosservati ai professionisti dell'economia (a meno che non intendessero ignorarli per motivi di tattica politica).
Attenzione: ci sono effetti perversi anche sui paesi forti, ed è importante sottolinearlo. Se si abolisce il rischio di cambio, se si eliminano i segnali legati ai tassi di cambio, le istituzioni finanziarie e private dei paesi forti presteranno troppo all'estero. Le banche tedesche hanno prestato troppo all'estero.Non ti puoi indebitare troppo se non c'è nessuno che presta troppo. Avete mai cercato di avere i soldi della vostra banca? E allora sapete come vanno le cose. La moneta unica poi ha un altro incentivo perverso, per i paesi forti, oltre a quello di spingerli a prestare troppo. Come ha spiegato Claudio, la moneta unica è troppo debole per i paesi forti, come la Germania, e consente dunque ad essi di fare grandi profitti rispetto esportando verso i paesi deboli. Il rovescio della medaglia è che questa facilità di far profitti col cambio drogato disincentiva gli investimenti produttivi. Il settore privato non finanziario dei paesi forti investe troppo poco a casa propria. Hans-Werner Sinn, un importante economista tedesco, ha presentato questa argomentazione, non un economista americano “invidioso”, o un “pigro” economista italiano, no, è un professionista bravo, che ammiro (non sempre), ed è soprattutto un economista tedesco.
Andiamo a vedere i dati: la Germania è il paese col più basso rapporto tra investimento e PIL in Europa nel periodo 1999-2007. Insomma: dimenticatevi la favoletta dalla Germania che è competitiva perché investe tanto. Scordatevelo,va bene?
Andiamo avanti.
Cosa ha fatto la Germania?
Ha fatto una politica assolutamente standard di dumping salariale, esattamente quella che, ironia della sorte, rimproveriamo alla Cina, dove però i salari crescono e la povertà cala. I paesi del Nord ci danno la colpa della crisi perché non avremmo fatto le riforme strutturali. Cosa sono le riforme strutturali? Sono pagare un po' meno i lavoratori. La Germania ha cominciato a farlo nel 2002. In nero vedete la quota salari in Germania dal 2002 al 2007, e il suo crollo dopo le cosiddette riforme Hartz, un tipo che pare avesse abitudini abbastanza simili a quelle di Berlusconi (ma questo è un altro discorso, non voglio entrare nei pettegolezzi). La discesa dei salari è impressionante, e ha reso possibile un aumento di competitività proprio perché il tasso di cambio coi principali partner era fisso (ne riparlerò dopo).
Ma questa politica dei redditi slealmente competitiva ha costi sociali nascosti.
Osservate l’andamento della disuguaglianza del reddito in Germania: vedete quanto è aumentata rapidamente dopo l'approvazione delle cosiddette riforme strutturali? La Germania è il paese della zona euro dove le diseguaglianze sono cresciute di più in questo periodo: la povertà cresce, cresce il divario fra Est e Ovest, e quello tra lavoratori strutturati e lavoratori precari o con contratti atipici.
Due condizioni sono necessarie per superare la crisi.
Primo, armonizzare i mercati del lavoro dei paesi membri, riportando i salari reali in linea con la produttività del lavoro ovunque nella zona euro, perché se un paese fa il giochetto sporco della Germania comprimendo le dinamiche dei salari reali al di sotto della dinamica della produttività alla fine saltiamo tutti. Dobbiamo regolamentare nuovamente i mercati finanziari europei, e naturalmente dobbiamo smantellare l'euro, e dobbiamo farlo ora, sia per motivi di breve termine che per motivi di lungo termine. Analizziamo questi punti.
Andate a vedere la linea rossa, che descrive un secolo di debito pubblico nei paesi avanzati. Abbiamo due picchi evidenti, e una evidente fase di discesa ordinata. Partiamo da qui: questa fase (nel box rosso) è quella in cui come vi ho detto prima i paesi avanzati hanno liquidato l'enorme debito accumulato a causa del secondo conflitto mondiale. È un periodo che va diciamo dal 1946 fino al 1971. Guardate la situazione attuale: c’è stato un aumento improvviso del debito pubblico, dovuto al bisogno di salvare la finanza privata, che ha imposto ai governi uno sforzo enorme, che si è tradotto in un massiccio e improvviso accumulo di debito pubblico. Per quanto riguarda il debito pubblico, la situazione attuale è molto simile a quella vissuta alla fine della Seconda guerra mondiale. Veniamo da trent'anni di guerra del capitale contro il lavoro. Cos’è successo a quel tempo, cosa è stato fatto dai governi dopo la Seconda guerra mondiale?
Due cose. La prima l'abbiamo già vista in precedenza: questo è il periodo in cui i salari reali sono cresciuti in linea con la produttività, quindi c'è stata una equa distribuzione del reddito. La seconda è che abbiamo regolamentato i mercati finanziari. Consideriamo questo punto. La liquidazione dell'enorme debito dopo la Seconda guerra mondiale è stato resa possibile da due cose: intanto, da quello che gli economisti chiamano "repressione finanziaria" (io la chiamerei piuttosto "regolamentazione finanziaria"). Carmen Reinhart eBelen Sbrancia hanno analizzato questo processo storico nel loro paper del 2011. La seconda cosa che ha facilitato il rientro del debito è stata l'equa distribuzione del reddito: il capitalismo funzionava come afferma (o pretende) di funzionare, cioè pagando i fattori della produzione in funzione della produttività. Ciò ha favorito la crescita e ha evitato l’accumularsi di ulteriori debiti per assorbire la produzione, rendendo possibile il rientro dai debiti pregressi, perché qualsiasi problema di debito è sempre un problema di crescita del reddito.
Cosa vuol dire repressione finanziaria? Dovremmo reintrodurre per esempio qualche forma di regolamento, di norma Glass–Steagall, cioè separare le banche commerciali dalle banche d'investimento, perché il modello tedesco di banca universale non ha funzionato. Dovremmo riconsiderare la posizione delle banche centrali. L'indipendenza della banca centrale è stata additata come una minaccia alla democrazia da economisti come Josef Stiglitz o Axel Lejonhufvud (che è meno noto al grande pubblico, ma è comunque un economista keynesiano molto importante).
Cosa vuol dire adeguata distribuzione dei redditi? Ci sono diverse proposte: ne prendo una di un economista tedesco, per mostrarvi che i tedeschi non sono i miei nemici, sono amici, perché viviamo nello stesso mondo e viviamo in questo mondo per un periodo molto breve: la vita è breve e non val la pena di viverla male quando abbiamo i mezzi tecnici per vivere molto meglio. Un'equa distribuzione del reddito vuol dire che il salario nominale contrattuale dovrebbe aumentare al tasso della crescita della produttività aumentato dall'obiettivo d'inflazione (se decidiamo di conservare un obiettivo d’inflazione comune fra paesi europei).
Questo significa equa distribuzione del reddito: che chi produce sia remunerato in proporzione al proprio contributo.
L'euro è un morto che cammina. Avete notato la dichiarazione di Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, quando ha detto che il prossimo stress test del settore bancario sarà eseguito considerando diversi coefficienti di rischio per i titoli sovrani? Capite cosa vuol dire? Vuol dire che il "whatever it takes", il "faremo qualsiasi cosa" di Draghi, era un bluff, perché se avesse ragione Draghi i titoli pubblici avrebbero rischio zero. Questo significa che in Germania qualcuno è stufo di questa situazione e vuole smantellare l'euro. Le dichiarazioni di Hans-Werner Sinn, sul fatto che Berlusconi sia stato messo da parte perché stava preparando l'uscita dall'euro dell'Italia dice molto: Sinn ha sempre detto che i paesi del Sud dovrebbero uscire dall’euro (e lui è un economista tedesco), e se è lui che fa questa affermazione, si tratta di un segnale politico molto importante. Le opinioni dei nostri Letta, Renzi, Napolitano, e dei loro bardi, sono irrilevanti.
I motivi di breve periodo per smantellare l'euro sono ovvi: la flessibilità del cambio consentirebbe un riequilibrio simmetrico degli enormi squilibri accumulati durante il periodo dell'euro. Ci sono però anche motivi di lungo periodo. Per integrare le rispettive economie i paesi europei non possono rinunciare a due caratteristiche dei tassi flessibili. La prima è la funzione di segnalazione (signaling): il tasso flessibile dà un segnale rapido e chiaro al mercato se c'è qualcosa che sta andando storto in un paese. La seconda è la funzione di adempimento degli accordi: questa funzione è stata evidenziata nel 1957 da James Meade, venti anni prima di vincere il Nobel (nel 1977). Si tratta, ve lo sottolineo, di un economista illustre, che poi è stato dimenticato, ingiustamente, perché molto attuale, e nel mio libro concludo la mia proposta di politica economica utilizzando appunto un articolo che lui scrisse nell'anno in cui sono stati firmati i Trattati di Roma (1957).
Meade dice che se un governo europeo vuole utilizzare politiche monetarie o di bilancio in modo non cooperativo, a esclusivo fine di stabilizzazione interna, se per esempio, usando le sue parole “nella presente situazione di surplus delle partite correnti le autorità tedesche dovessero usare la politica monetaria per contenere l’inflazione... bisognerà fare maggior ricorso all’arma della variazione del cambio”. La flessibilità del tasso di cambio è un'arma difensiva contro il comportamento non cooperativo di altri stati membri di un’Unione Economica e Monetaria, ed è l’arma più efficace, perché di fronte a politiche di dumping sociale così forti come quelle praticate dalla Germania il tasso nominale tedesco si sarebbe apprezzato. Sarebbe andata così: “Cari tedeschi, va bene, siete bravi, avete fatto le riforme senza aspettarci, che bello! Così facendo oggi violereste l'art. 5 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, ma che gli fa, siamo amici, va bene così. Ora i vostri prodotti costano di meno, fantastico! Ci piacciono molto, benissimo! Siete un paese in surplus, che bello, vi facciamo anche un applauso...” Ma se dieci anni or sono per comprare i prodotti tedeschi avessimo dovuto comprare la valuta tedesca, questa, essendo molto richiesta, si sarebbe apprezzata, e così alla Germania non sarebbe servito a molto schiacciare i salari dei propri lavoratori!
Noi viviamo in un sistema sovietico dove abbiamo pianificato il prezzo più importante per un paese, il prezzo della sua valuta.
Un’ultima osservazione.
Cosa dovreste fare, in qualità di deputati europei? Visto che difendendo l'euro a tutti i costi la Commissione sta distruggendo, con politiche di austerità rese necessarie dall'euro, le prospettive di sopravvivenza dell'unione europea, perché questo è quello che sta succedendo, allora voi deputati dovreste utilizzare il vostro potere di sfiduciare la Commissione Europea e costringerla a dimettersi. Perché la Commissione sta distruggendo l'Europa, e questo non è quello che ci si aspetta da lei. Forse non avete i numeri per farlo ora, ma dopo le prossime elezioni le cose potrebbero cambiare, come avevo previsto ormai due anni fa, e se non segnalate il vostro dissenso verso questa situazione assumete un rischio politico e probabilmente dovrete anche pagare un costo politico.
State attenti, e buona fortuna!
(avviso ai sognatori: potete anche far finta di non capire le parole in rosso. Fatti vostri. Quando vi inseguiranno coi forconi io, pur deprecando un simile comportamento inumano ed inelegante, non piangerò, perché mi avete veramente rotto i coglioni. Econ102 l'abbiamo fatta tutti, e voi spesso in università più prestigiose della Sapienza, dove l'ho fatta io. Quindi potete prendere in giro chi vi pare, ma non me, e fra un po' nemmeno tanti altri. Dite la verità, cazzo, ditela! Avete poco tempo, lo capite o no? Jens è vivo e lotta insieme a noi...)
* (il testo del mio intervento al convegno "Morire per l'euro?", organizzato dal gruppo EFD presso il Parlamento Europeo il 3 dicembre 2013. Qui il video originale)
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
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