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contropiano2

La moneta digitale cinese cambierà la finanza

di Giacomo Marchetti

In calce un articolo di China Daily sull'argomento

cina moneta digitaleDiana Choyleva, economista-capo di Enodo Economics, in un articolo sul Financial Times dal titolo illuminante – “Il Renmimbi si rafforza mentre la Cina si rafforza”afferma che:

«la Cina spera particolarmente nell’adozione di una nuova valuta digitale, ora in fase di sperimentazione avanzata, da parte di altri paesi. Mantenere alta la fiducia nel renminbi “analogico” sarà fondamentale per ottenere molti ‘convertiti’ al suo gemello digitale».

La sfida di Pechino è parte integrante di una strategia a tutto tondo per affermare un nuovo benchmark anche in quella terra di mezzo tra il massimo grado di sviluppo tecnologico e le tecniche finanziarie, continuando ad attrarre porzioni crescenti di capitale internazionale – tra cui i big di Wall Street -, tutto però sotto il ferreo controllo politico della direzione economica complessiva.

Si tratta di vincere la guerra digitale e quella monetaria, in uno scontro a tre tra titani, con Pechino che però sta ora disponendo di un differenziale strategico notevole grazie alla maggiore capacità dimostrata nella gestione dell’emergenza pandemica.

Come ha platealmente mostrato la “sospensione” della più grande IPO della storia finanziaria (prevista per il 5 novembre, ma stoppata pochi giorni prima) per la Ant, il più grande operatore privato di pagamenti digitali al mondo, che il miliardario Jack Ma sognava nelle borse cinesi (Shangai e Hong Kong).

Pechino non intende correre rischi e mostra che mentre il mondo economico naviga a vista in un mare in tempesta, lei tiene saldamente il timone ed segue la rotta che verrà formalizzata nel 14° Piano Quinquennale.

Da un lato si tratta di stabilire nuovi parametri in questo campo, che coniuga finanza e tecnologia; dall’altro, di neutralizzare gli effetti negativi sul corpo sociale di una finanziarizzazione non subordinata allo sviluppo dell’economia reale, e che potrebbe dunque rivelarsi negativa per i fenomeni che normalmente genera, quali: l’eccessivo indebitamento individuale attraverso il credito al consumo, l’aumento del margine di rischio degli investimenti finanziari digitali “non coperti” da parte dei singoli investitori, ed in generale quell’opacità che si portano dietro le transazioni finanziarie digitali.

Soprattutto, dal punto di vista politico, il governo cinese vuole a tutti i costi evitare l’eccessiva concentrazione di potere economico nelle mani dei soggetti privati che hanno spianato la strada al pagamento digitale, in grado di gestire una mole impressionante di “big data”, in bilico tra il rappresentare un eco-sistema complementare al sistema bancario pubblico o essere a questo antagonisti.

Ma quella di Pechino è una doppia sfida. Da un lato sul fronte interno, dove pianifica di spostare il baricentro degli assi del proprio sviluppo economico sui consumi interni anziché sull’export-oriented, con un processo – che comunque non si annuncia lineare – basato sulla de-conessione dalle filiere produttive nord-americane.

Dall’altro, la sfida si gioca sul fronte esterno, affermando con forza il ruolo della sua valuta, il Renmimbi, negli scambi internazionali e in prospettiva come moneta di riserva nella fase crepuscolare del Dollaro, moneta che alcuni analisti economico-finanziari  danno non solo in declino, ma in in irreversibile “crollo”.

Una prospettiva ormai fatta propria anche da autori certamente non marxisti come Spephan Roach.

In questo contesto, l’ambito ASEAN è in parte l’anello di congiunzione di quello che potrebbe essere lo sviluppo economico cinese di “medio periodo”, maggiormente calibrato su scala regionale, facendo ridiventare l’Asia il perno dell’economia-mondo post-pandemia.

Questo è uno dei due pivot di Pechino, insieme alla partnership strategica con la Russia, che ha una proiezione ed una capacità di penetrazione che si estende dal Medio-Oriente fino all’Africa e, al di là del Pacifico, all’America Latina.

Un passo importante sarà senz’altro il previsto annuncio del più grande trattato commerciale internazionale tra 15 Paesi asiatici in ambito Asean – compresa la Cina – a conclusione del Summit in Vietnam, in cui in un secondo tempo potrebbe rientrare  anche l’India.

Il Regional Comprehensive Economic Partenership, come si chiamerà il trattato di libero scambio, sarà il risultato di otto anni di trattative. Un ottimo “momentum”, vista l’impasse dell’Occidente, dove il mix di emergenza sanitaria e conseguenze economiche stanno generando un cocktail esplosivo, foriero probabilmente di ulteriore delegittimazione delle élite dominanti. Visto anche che gli Stati Uniti vivono un difficile processo di transizione da una amministrazione presidenziale all’altra.

Si tratta di 2 miliardi e 200 milioni di persone, con un prodotto interno lordo di più di 26mila miliardi di dollari.

Se a questo colleghiamo la guerra dei brevetti nelle cripto-monete, in cui Pechino è in pole position, il quadro è ancora più esauriente. La Cina come patent troll è leader mondiale dal 2019, aumentati del 200% negli ultimi 20 anni.

Per ciò che riguarda lo specifico delle blockchain, su cui punta Pechino, i numeri parlano da soli: 1100 sono in possesso da parte di differenti soggetti in Cina, solo 600 in campo nord-americano. Come affermano preoccupati Vincent Lorphellin e Christian Saint-Etienne, in un intervento su Le Monde, che suggeriscono una strategia europea al riguardo: “la nuova posizione della Cina è una minaccia terminale alla supremazia tecnologica”, anche nel raggiungimento del potere di regolamentare la blockchain nel mondo.

Senza capire queste radici sullo sfondo, il passaggio dal contante al digitale – per quanto riguarda i pagamenti – potrebbe sembrare solo una banale trasformazione della vita quotidiana, in cui la Cina risulta comunque più avanti dei Paesi Occidentali, tra cui in particolare l’Unione Europea.

Abbiamo tradotto questo intervento di Chen Jia sul China Daily, sullo stato dell’arte in questo decisivo passaggio, dove lo scarto evidente tra le capacità UE e la Cina produce visioni differenti, come si evince nell’articolo.

Se si sommano le quantità di “titoli tossici” che avranno in pancia le banche europee dopo l’emergenza pandemica – le stime parlano di 1.400 miliardi di euro – e la difficile transizione del dopo-Brexit, per la finanza made in UE di cui Londra era per ora l’insostituibile centro finanziario, si capisce come vi sia chiaramente una situazione di affanno in campo europeo.

“Mu della PBOC ha detto che la situazione in Cina potrebbe essere differente. Anche se la banca centrale non ha pubblicato ancora nessuna statistica, l’uso del contante è declinato significativamente. In vista di una potenziale crescita di vendite nel commercio, l’ammontare di soldi digitalizzati in circolazione dovrebbe essere sufficiente per agire come supporto a sistemi di pagamento elettronico nel caso incontrino rischi finanziari o operativi”,

ha detto Mu.

Buona Lettura

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Nuove forme di pagamento più veloci, più convenienti

di Chen Jia (China Daily)

Si prevede che la moneta digitale, specialmente quella emessa dalle banche centrali, sfiderà i metodi attuali di pagamento offrendo modi più veloci e convenienti per chiudere le transazioni.

Banconote, monete e perfino sistemi elettronici di pagamento potrebbero ad un certo punto essere consegnati ai libri di storia.

In tempi antichi, quando gli orafi emisero per la prima volta delle banconote col pieno appoggio delle loro riserve, facendo diventare i pagamenti molto più convenienti, poiché gli artigiani non dovevano più portare delle monete d’oro sempre con sé.

Anni dopo, quando emisero banconote o certificati di deposito che non erano sostenuti al 100% dalle riserve d’oro, fu generato denaro di credito – o non supportato da mezzi fisici.

Ora, con l’emersione del denaro digitale, la vera domanda è se la moneta tradizionale coesisterà con esso o semplicemente sparirà.

Un ufficiale della Banca Popolare di Cina, la banca centrale del paese, ha dichiarato che la moneta digitale dell’istituzione non rimpiazzerà banconote e monete, almeno a breve termine. Basato su un principio chiamato “inclusione finanziaria”, molte persone potranno usare questa nuova forma di pagamento.

Mu Changchun, capo dell’istituto di ricerca sulle monete digitali della PBOC (Banca Popolare della Cina, ndc), ha detto che tutti i capi delle banche centrali mondiali sono d’accordo sul fatto che ognuno dovrebbe scegliere il tipo di pagamento – fisico o digitale – che vuole utilizzare.

Anche quando il renmibi digitale sarà disponibile alla fruizione, la PBOC continuerà ad emettere banconote e monete. Faciliteremo inoltre un ulteriore sviluppo di un mercato integrato, innovativo e competitivo per le soluzioni del pagamento al dettaglio”, ha detto Mu.

Ha aggiunto che la decisione di rimpiazzare i contanti con la moneta digitale dovrebbe essere una scelta di mercato, piuttosto che il risultato di un ordine imposto dal governo.

Ad aprile, un meeting della PBOC con a capo Fan Yifei, il vice-governatore della banca, ha discusso i modi per migliorare la capacità di stimare la fornitura di contante, per soddisfare varie richieste quando l’economia digitale sarà pienamente sviluppata.

Con il proseguimento della ricerca e lo sviluppo della moneta digitale della banca, il meeting ha esortato a nuove riforme al flusso di contante della nazione ed il ritiro del sistema durante un uso in declino della moneta fisica.

Secondo un report della PBOC, nel primo quarto di quest’anno, le banche commerciali in Cina hanno registrato un totale di pagamenti pari a circa 90 trilioni di yuan ($13,5 mila miliardi), un aumento in un anno del 4,84%.

Nel frattempo, a fine marzo, il numero di bancomat in Cina è sceso a 1,08 milioni, in calo di quasi 15mila unità rispetto al quarto precedente, indicando una richiesta ridotta di ritiro di contante da quei terminali, rivela il report.

Secondo esperti finanziari, il trend verso una società senza contante sta guadagnando terreno tramite portafogli mobili e soluzioni di pagamento digitali abilitati su smartphone, assieme all’uso di carte di credito, trasferimenti online e liquidazioni tramite debito diretto.

Il numero e valore di transazioni senza contante in Cina è salito costantemente in anni recenti. L’anno scorso, le istituzioni finanziarie del paese hanno elaborato 331 miliardi di pagamenti senza contante, su del 50% in un solo anno. Queste transazioni valgono 3779,49 trilioni di yuan, una crescita dello 0,29% rispetto all’anno precedente, secondo la PBOC.

Un progettista della moneta digitale dalla PBOC ha detto che con filiali delle banche che chiudono, insieme ad un declino dei bancomat e POS, è importante assicurare che le persone, specialmente quelle che vivono in paesini remoti e poveri, abbiano le stesse opportunità di accedere a questa nuova forma di moneta.

Queste persone, che raramente usano pagamenti elettronici, sono ancora dipendenti dal denaro fisico e sono considerate “il gruppo svantaggiato della digitalizzazione”, ha detto il progettista, aggiungendo che ogni ordine a obbligare questo gruppo ad usare soluzioni di pagamento digitale innovativi non sarebbe giusto.

Sarà possibile scambiare il renmibi digitale per denaro liquido in banche commerciali qualificate o tramite bancomat, ha aggiunto. La PBOC ha aggiunto che nessuna commissione sarà aggiunta per quel tipo di transazione.

Yves Mersch, un membro del gruppo esecutivo della Banca Centrale Europea ha dichiarato: “Eliminare il ruolo di banconote e monete sarebbe un errore. L’impegno del pubblico per il contante è forte e sta diventando sempre più forte”.

Un sondaggio della BCE rivela che la maggior parte delle persone nell’Eurozona non vuole una società senza contante. Quasi l’80% delle transazioni in cassa nella zona della moneta sono condotte tramite contante, assieme a quasi il 50% dei pagamenti.

Secondo analisti finanziari, le banche centrali di tutto il mondo dovrebbero avere un buon mix di monete di carta e monete digitali, e dovrebbero aspettarsi che il contante resti in circolazione. La sicurezza è la considerazione più importante, siccome il contante è considerato un pagamento più sicuro in aree meno sviluppate dal punto di vista tecnologico, affermano.

Encik Abdul Rasheed Ghaffour, vice-governatore della Banca Centrale della Malesia, afferma “Assieme a facilitare pagamenti, il contante ha avuto un ruolo importante per le banche nel costruire fiducia e credibilità con il pubblico”

“Le monete emesse dalle banche centrali ci permettono un legame tangibile e diretto con le persone. Se eliminassimo il contante, le banche centrali potrebbero perdere i mezzi tradizionali per mantenere un brand forte”.

Ciò nonostante, Mu della PBOC ha detto che la situazione in Cina potrebbe essere differente. Anche se la banca centrale non ha pubblicato ancora nessuna statistica, l’uso del contante è declinato significativamente. In vista di una crescita di potenziali vendite nel commercio, l’ammontare di soldi digitalizzati in circolazione dovrebbe essere sufficiente per agire come supporto a sistemi di pagamento elettronico nel caso incontrino rischi finanziari o operativi, ha detto Mu.

Ha aggiunto che la banca continuerà ad emettere banconote e monete. Come merce pubblica, la moneta digitale sarà usata in modi più intelligenti, come ad esempio tramite occhiali o altri strumenti facilmente indossabili, non solo smartphone.

Gli analisti dicono che la pandemia da COVID-19 ha cambiato le abitudini finanziarie, con il contatto fisico che cede a soluzioni senza contatto. Questo potrebbe scatenare una corsa verso una società senza contante. Nonostante ciò, come le banconote fisiche, anche la moneta digitale potrebbe soffrire problemi di contraffazione.

Wang Yongli, ex vice-presidente della Banca di Cina, ha detto che mantenere soldi fisici potrebbe far risparmiare costi alla banca centrale fino a un certo punto.

Ma i sistemi di emissione e operativi richiesti per il renmibi digitale cambieranno definitivamente la struttura monetaria del settore dei servizi di pagamento, avendo un’influenza sugli emittenti di carte bancarie e istituzioni di pagamento non-bancarie in particolare, ha detto Wang.

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AlsOb
Tuesday, 17 November 2020 23:27
Suggestive considerazioni sulla moneta fittizia e digitale, specificamente della banca centrale cinese, in un modo però eccessivamente indulgente con la semplificazione e miticizzazione allineata alla propaganda cinese.
Le discussioni su una moneta digitale delle banche centrali sono abbastanza diffuse e logicamente collegate al ruolo e peso che la stessa banca centrale ha assunto nel capitalismo contemporaneo e alle innovazioni tecnologiche. Oltre alle diatribe sugli eventuali rischi di detenere moneta in sola forma digitale ve ne sono altre relative sulla modalità di introduzione in rapporto alla partecipazione diretta o indiretta della banca centrale e agli scopi perseguibili.
Tralasciando tutto ciò, nel caso specifico della Cina emergono due esigenze di fondo che inducono le autorità monetarie a diventare così interventiste in ambito innovativo monetario. Da un lato il desiderio di perfezionare il controllo monetario della popolazione, che,per inciso, è già tra le più moderne al mondo nell'usare tecnologie digitali di pagamento offerte da due imprese private e dall'altro soprattutto prepararsi al conflitto-confronto con gli USA, che dominano il sistema di pagamenti internazionali e che sono specialisti nella guerra finanziaria, mascherata dietro sanzioni create per i più opportunistici motivi.
Pertanto hanno l'assoluta necessità di studiare differenti strategie per non farsi trovare impreparate e ridurre l'impatto di eventuali attriti e limitazioni. Nonostante la moneta digitale della banca centrale non possa incrementare l'internazionalizzazione del renminbi per le politiche di restrizione esistenti, tuttavia, se si confermasse la fiducia e si consolidasse l'uso nelle transazioni, aumenterebbe notevolmente la convenienza da parte di importatori e chiunque intrattenga rapporti commerciali con la Cina a detenerne saldi per pagamenti diretti che bypassino le tradizionali carte di credito e monete digitali occidentali. Il che rappresenterebbe un notevole business sottratto a grossi intermediari oligopolisti esterni
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