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Mosca riconosce le Repubbliche popolari del Donbass

di Fabrizio Poggi

Donbass cartina 1 559x300Nella tarda serata di lunedì 21 febbraio, Vladimir Putin ha firmato il decreto di riconoscimento delle Repubbliche popolari di Lugansk e di Donetsk quali stati «indipendenti, democratici, sociali e di diritto», da parte della Federazione Russa. Insieme ai leader delle due Repubbliche, Leonid Pasečnik e Denis Pušilin, Putin ha sottoscritto anche un accordo di amicizia, collaborazione e aiuto tra L-DNR e FR, come era stato chiesto dai due leader del Donbass.

La firma di Putin è arrivata pochissime ore dopo il termine della riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza russo (organo consultivo), svoltasi nel pomeriggio, nel corso della quale praticamente tutti gli intervenuti – Ministri della difesa e degli esteri Sergej Šojgu e Sergej Lavrov, Primo ministro Mikhail Mišustin, Segretario del Consiglio di sicurezza Nikolaj Patrušev, ex Primo ministro e attuale vice presidente del Consiglio di sicurezza Dmitrij Medvedev, ecc.) – si erano pronunciati per il riconoscimento delle Repubbliche popolari.

Di fatto, subito dopo la seduta del Consiglio di sicurezza, al telefono con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, Putin aveva loro già annunciato che, a momenti, avrebbe messo la firma in calce al decreto. Ora la cosa è fatta.

In Donbass si esulta e si parla di data storica.

Dalle cancellerie europee, invece, come da copione, lamentazioni di «delusione» e annunci di sanzioni europeiste contro Mosca. «Condanna», anche questa scontata, da parte del Segretario generale NATO, Jens Stoltenberg e riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza ONU.

Alla riunione del Consiglio di sicurezza russo, Lavrov aveva messo alla berlina tutte le uscite occidentali e ucraine in aperto dispregio di ogni accordo e aveva dichiarato che il loro atteggiamento nei confronti del Donbass non lascia a Mosca altra scelta se non quella del riconoscimento delle Repubbliche.

Mišustin aveva dichiarato che, in effetti, il Governo russo già da mesi stava adottando misure che sottintendessero il prossimo riconoscimento di L-DNR. Medvedev ha tra l’altro ricordato come nel 2008, lui stesso Presidente russo, il riconoscimento di Abkhazija e Ossetija meridionale avesse impedito i massacri di popolazione civile nel corso dell’aggressione portata dall’allora presidente georgiano Mikhail Saakašvili, con l’aperto beneplacito di George Bush.

Il paragone non sembri così peregrino: i civili in Donbass continuano a morire anche in queste ore sotto i colpi delle artiglierie ucraine, mentre vengono alla luce ancora nuove fosse comuni coi resti di uomini e donne, spesso decapitati, massacrati all’inizio dell’attacco ucraino nel 2014 dalle spedizioni terroristiche dei battaglioni nazisti, così cari ai demo-liturgici di casa nostra.

La riunione del Consiglio di sicurezza russo si è svolta dopo che nei giorni scorsi la Duma aveva approvato pressoché all’unanimità la proposta di riconoscimento di L-DNR.

Ma, soprattutto, dopo che nella mattinata di lunedì i leader di DNR e LNR, Denis Pušilin e Leonid Pasečnik si erano rivolti ufficialmente a Mosca chiedendo il riconoscimento delle repubbliche anti-naziste (rifiutiamo di definirle “separatiste”, alla maniera dei giornalacci euroatlantici nostrani; ma di questo, più espressamente in altra sede), quale unica via rimasta per porre fine o, quantomeno, dare l’altolà ai nazisti ucraini, che in queste ore stanno attuando l’ennesima sanguinosa offensiva contro il Donbass, con nuove vittime tra la popolazione civile; vittime che vanno aumentando ogni ora che passa.

Nel corso della riunione, Putin aveva comunque tenuto a sottolineare che la decisione avrebbe in ogni caso riguardato il riconoscimento dell’indipendenza delle due Repubbliche popolari, ma non il loro ingresso nella compagine russa.

Ora, la decisione di Vladimir Putin sul riconoscimento delle Repubbliche popolari, che si aggiunge alla concessione – ormai effettiva da alcuni anni e che interessa già oltre 800.000 cittadini di L-DNR – della cittadinanza russa a qualsiasi abitante delle due Repubbliche che lo desideri, non può non portare con sé significative conseguenze, non solo nei rapporti tra Mosca e Kiev, ma soprattutto nelle relazioni tra la Russia e gli sponsor euroatlantici dei nazigolpisti ucraini.

Ma, a questo punto, già da settimane la scelta appariva quasi obbligata per Mosca, sia per salvaguardare la vita e l’incolumità di propri cittadini e connazionali a ogni effetto, sia per porre un argine alla sfacciataggine di Washington e di Bruxelles, una volta praticamente esaurita la strada della trattativa.

Nell’intermezzo tra la fine del Consiglio di sicurezza e la firma del decreto, Putin si è rivolto alla nazione, con un discorso di quasi un’ora, per illustrare la situazione e annunciare i passi del Cremlino. Ha messo in guardia Kiev, esigendo «l’immediata cessazione delle azioni di guerra. In caso contrario, ogni responsabilità per la possibile continuazione dello spargimento di sangue ricadrà interamente sulla coscienza del regime al governo sul territorio dell’Ucraina», ha detto.

Allargando il discorso alla situazione internazionale, ha ricordato come lo scorso dicembre, Mosca avesse proposto a Washington e Bruxelles di concordare garanzie di sicurezza, che escludano un’ulteriore espansione a est della NATO e il dispiegamento di armi da attacco anche in Ucraina. Rimaste senza risposta quelle proposte, ha detto Putin, Mosca «ha tutto il diritto di adottare misure di risposta per garantire la propria sicurezza» e questo è «proprio ciò che faremo».

Da sfondo a tali dichiarazioni, ancora una volta si sono però sprecate anche le imprecazioni di Putin contro i bolscevichi, Lenin, la “dittatura stalinista”, la fondazione dell’URSS come confederazione che, a detta di Vladimir Vladimirovič, sarebbero la causa anche dell’attuale situazione in un Donbass, “regalato” da Lenin all’Ucraina, «a spese di territori storici russi», del vecchio impero russo così caro alla nuova Russia.

Tant’è. Prendiamo atto anche di queste ennesime esternazioni putiniane. Ne parleremo. Ma non ora.

Sul momento, la questione principale e quasi esclusiva sul tappeto è un’altra. Era chiaro che il «ci hanno fregato», pronunciato da Putin all’indirizzo della NATO, non sembrava ormai più sufficiente. Sembrava arrivato il tempo di porre la domanda: «e allora?». Un primo passo, tutt’altro che da poco, è stato fatto.

Ora, parafrasando il Lenin così inviso ai nuovi russi, si può dire che la presenza di truppe e mezzi militari russi in Donbass, «di cui a lungo hanno parlato» i media cialtroni euroatlantici, si attua per davvero e mette fine alla pulizia etnica nazigolpista ai danni della popolazione russa e russofona del Bacino del Don, iniziata (come minimo) nel 2014.

Comments

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Marco 1955
Wednesday, 23 February 2022 13:30
La convinzione che l'affermazione di regimi come quelli di Russia, Cina, Venezuela, Iran, Corea del Nord et similia vada a beneficio del proletariato mondiale e di una molto ipotetica rivoluzione a venire è la prova più schiacciante della deriva intellettuale, politica e persino morale della c.d sinistra. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
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Paolo Selmi
Wednesday, 23 February 2022 14:54
Concordo con te Marco, per quello che la mia opinione può valere. Non c'è da tifare per nessuno.

A questo proposito ieri notte ho aggiustato una traduzione per i compagni di resistenze.org. E' un comunicato congiunto di formazioni comuniste ucraine, russe e del Donbass (Partito Comunista Operaio Russo, Organizzazione Comunista Operaia della LNR, Fronte Operaio del Donbass, Fronte Operaio dell'Ucraina).

Sicuramente non sono grandi come il KPRF di Zjuganov e il KPU di Simonenko (che infatti hanno anche altre posizioni). Ma, con tutti i limiti che possono avere, hanno il pregio di non avere peli sulla lingua. E dire che come l'Ucraina ha avuto e HA i suoi Bandera, anche la Russia ha avuto e HA i suoi Vlasov.

E' un comunicato che ormai per molti versi è datato, perché ormai rispetto a pochi giorni fa sembra passato un anno. Infatti probabilmente lo integreranno con un altro pezzo. Un'idea che mi è venuta è provare a riordinare questi appunti per ricostruire una specie di cronostoria, o pagine di diario. Il tempo è poco perché la rivista esce domani, vedo cosa riesco a fare stanotte.

Però già da venerdì secondo me troverai il numero nuovo, con quel comunicato: di buono ha che
- è unitario, a opera di partiti comunisti di Paesi che non sono in conflitto da oggi, ma dal 2014 e anche prima, molto prima.
- non nasconde le contraddizioni insite nelle dirigenze delle LNR e DNR, o in quella russa, in riferimento all'intreccio fra interessi economici e politici.
- non nasconde neppure la ribellione che ha percorso un intero popolo, quello del Donbass nel 2014, al vedere nel dopo Maidan il proprio territorio devastato da squadracce neonaziste (pravyj sektor, azov, e non solo), truppe regolari non meno criminali nella loro "operazione punitiva", come la chiamarono all'epoca.

Un popolo che ha resistito eroicamente, con civili divenuti miliziani e che il comunicato ricorda con i loro nomi e pseudonimi. La battaglia dell'aeroporto di Doneck, la cui presa, letteralmente metro dopo metro, macerie di hangar dopo macerie di hangar, ha messo in sicurezza la capitale e consentito a un'intera città di finire fuori dal tiro dell'artiglieria, e tornare a vivere, è per esempio un episodio ancora oggi vivo nella loro memoria.

Nell'aggiustare la traduzione in italiano, ho trovato alcuni elementi molto interessanti di analisi, da cui partire per non allinearsi ai rossobruni da una parte o agli ipocriti doppiopesisti dall'altra. E guardare la situazione sempre dall'ottica di chi, da un momento all'altro, potrebbe vedere la propria casa e i propri cari spazzati via dalla scarica di un Grad. L'unica ottica, a mio avviso che può smascherare le ipocrisie da entrambi i lati. E ce ne saranno...

Scappo
Un caro saluto.
Paolo
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Paolo Selmi
Wednesday, 23 February 2022 12:51
23/02 aggiornamento delle 12.30

L'Ucraina, in attesa di istruzioni più precise dai superiori, dichiara lo stato di emergenza per trenta giorni e richiama i riservisti dai 18 ai 60 anni.
https://ria.ru/20220223/chp-1774524484.html
https://ria.ru/20220223/prizyv-1774513954.html
e butta fuori i civili del Donbass da essi controllato per metter dentro le loro case i militari. accaduto nei villaggi di Zolotoe e Popasnaja.
https://ria.ru/20220223/lnr-1774532074.html

Nel frattempo, 6 appartenenti all'organizzazione neonazista pravyj sektor sono stati arrestati in Crimea mentre preparavano un ordigno artigianale da far esplodere in una chiesa.
https://ria.ru/20220223/terakt-1774522937.html

11.37 (ora locale, sempre da qui in avanti)
Una scarica di 21 razzi da 120 mm è piovuta su tre villaggi del Doneck
https://ria.ru/20220223/donbass-1774512705.html

11.54
Anche Dokuchaevsk è sotto il tiro dell'artiglieria ucraina, pezzi da 120 mm
https://ria.ru/20220223/donbass-1774514703.html

13.03
altri due centri abitati bombardati nella DNR (21 tiri in tutto)
https://ria.ru/20220223/obstrely-1774523895.html

13.37
Anche la città di Pan'kovka (LNR) sotto le bombe ucraine.
https://ria.ru/20220223/donbass-1774528027.html
Se guardate la foto, quel signore con la pettorina con СЦКК è quello che dovrebbe andare a constatare i danni e denunciare. Da otto anni "constata" ma poi finisce lì.

13.48
Altri tre centri abitati colpiti con armi proibite (16 da 120 mm)
https://ria.ru/20220223/donbass-1774528982.html

La situazione resta molto critica, per il momento l'unica strategia ucraina è continuare a sparare e distruggere il più possibile.
seguiranno aggiornamenti.
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Paolo Selmi
Wednesday, 23 February 2022 08:29
23/02 Aggiornamento delle 08.00

Il bilancio di ieri nella LNR è stato di 29 centri abitati finiti sotto il fuoco dell'artiglieria ucraina con 114 azioni distinte.
https://ria.ru/20220219/obostrenie-1773703803.html
Per la DNR le azioni sono state 66. Oggi in già meno di un'ora sono stati bombardati 3 centri abitati.
(ibidem)

Nella notte altro attentato
Questa volta a esplodere è stato un deposito dei tram a Lugansk.
(ibidem)

Bombardato stanotte Spartak, un paesino sul confine, con 5 proiettili calibro 82. uno di questi ha preso una cucina che ha mandato a fuoco una casa.
https://ria.ru/20220223/obstrel-1774489777.html
https://ria.ru/20220219/obostrenie-1773703803.html

Sempre stanotte bombardati i centri abitati di confine di Belaja Kamenka (con 22 proiettili di carro armato), Novaja Mar'evka, Petrovskoe, Sachanka, Bezymjannoe e Kominternovo.
https://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/13765359

Nel complesso, PARE che in questa fase i criminali dall'altra parte della barricata continuino a scaricare indistintamente quel che hanno accumulato in questi giorni, senza però che arrivino scorte da Kiev, dove le tonnellate di armamenti per "l'assalto finale" previsto dagli strateghi atlantici sono rimaste a prender la muffa. E senza neppure tentare azioni diversive eclatanti, prendendosela piuttosto con obbiettivi non protetti (il deposito degli autobus, automobili di civili inermi).
Siamo in questa fase in piena, rancorosa, odiosa perché criminale, rivolta ai più deboli e inermi, ritorsione.

Aggiornamenti a seguire
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Paolo Selmi
Tuesday, 22 February 2022 23:27
Aggiornamento delle 23.00

Due civili della LNR sono morti colpiti da un missile anticarro (sic!) lanciato dai militari ucraini in quella logica del "buttiamogli tutto addosso" cui Basurin accennava stamattina. Carbonizzati nella loro auto.
https://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/13814673

Altre sei case distrutte con proiettili da 122 mm, sempre nella LNR.
https://ria.ru/20220222/obstrely-1774457855.html

L'OSCE è dal 2014 che tiene gli occhi ben chiusi, continua a maggior ragione oggi a guardare altrove.

A domani.
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Paolo Selmi
Tuesday, 22 February 2022 18:53
22/02 aggiornamento delle 18.30

Ora siamo passati agli attentati
L'ex-ministro della difesa della DNR è appena scampato a un attentato. L'esplosione ha colpito un civile, fortunatamente solo ferito
https://ria.ru/20220222/pokushenie-1774447341.html

Sulla città di Doneck, dopo i Grad e i 122 mm di oggi, continua il fuoco di artiglieria. Tre esplosioni in centro, appena successe.
https://ria.ru/20220222/donetsk-1774396830.html

Il corpo diplomatico russo in Ucraina tornerà in Russia, "presto".
https://ria.ru/20220222/posolstvo-1774451109.html

La decisione della cancelleria tedesca di bloccare il Nord-Stream-2 ha causato la reazione opposta di Mosca. Il tweet di Dmitrij Medvedev dice testualmente:
Il cancelliere della RFT Olaf Scholt si è impegnato a fermare la certificazione del gasdotto Nord Stream-2. Pazienza. Benvenuti nel nuovo mondo, dove presto gli europei pagheranno 2000 euro per migliaio di mc di gas! (ora siamo a 1000...)
Канцлер ФРГ Олаф Шольц поручил остановить сертификацию газопровода «Северный поток – 2». Ну что ж. Добро пожаловать в новый мир, в котором уже скоро европейцы будут платить 2000 евро за тысячу кубов газа!

https://antifashist.com/item/nemcy-srubili-suk-na-kotorom-sidyat-dobro-pozhalovat-v-novyj-mir-s-cenoj-gaza-2000.html

Intanto i movimenti di truppe continuano. Da una parte e dall'altra.

Seguiranno aggiornamenti.
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Paolo Selmi
Tuesday, 22 February 2022 14:38
22/02 14.30 Aggiornamento

Lugansk e Doneck sempre sotto il fuoco ucraino.
oltre 128 mila persone a Doneck in questo momento sono senza acqua perché le bombe ucraine hanno distrutto l'acquedotto che le riforniva.

A Doneck (quartiere Kievskij) sono appena piovuti per la prima volta dal 2018 i razzi del Grad BM-21, 5 in tutto (https://it.wikipedia.org/wiki/BM-21, giusto per avere un'idea di quanto devastanti possano essere, giusto per capire come gli accordi di Minsk siano sempre stati carta straccia per chi oggi si lamenta della loro mancata attuazione) e 12 proiettili da 122 mm.

Al momento UFFICIALMENTE non è stato ancora dato l'ordine di dislocare basi e truppe russe nel Donbass. In pratica dubito che da ieri notte non sia entrato nessuno.

https://ria.ru/20220219/obostrenie-1773703803.html

Aggiornamenti a seguire.
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