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Crisi ucraina, la guerra più scontata della storia

di Matteo Bortolon

mappa nato.pngNumerosi esperti di strategia, diplomatici e figure politiche aveva previsto la strada verso il precipizio delle politiche occidentali verso l’Ucrania, eppure non si è cambiato strada.

La cosa più affascinante della guerra in Ucraina è il gran numero di grandi pensatori di strategia che hanno lanciato avvertimenti per anni che sarebbe arrivata se avessimo continuato sulla stessa strada. Nessuno li ha ascoltati ed eccoci qui.

Il primo è George Kennan, probabilmente il più grande stratega di politica estera americano, l’architetto della strategia americana della guerra fredda. Già nel 1998 aveva avvertito che l’espansione della NATO era un “tragico errore” che alla fine avrebbe potuto provocare una “reazione negativa da parte della Russia”:

«Penso che sia l’inizio di una nuova guerra fredda. Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e ciò influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c’era alcun motivo per questo. Nessuno stava minacciando nessun altro. Questa espansione farebbe rivoltare nelle loro tombe i Padri Fondatori di questo paese. Ci siamo formalmente impegnati a proteggere un insieme di paesi anche senza averne i mezzi o una seria intenzione di farlo davvero. [L’allargamento della NATO] è stata solo un atto spensierato da parte di un Senato che non ha reale interesse alla politica estera. Quello che mi infastidisce è quanto sia stato superficiale e mal informato l’intero dibattito al Senato. Sono stato particolarmente infastidito dai riferimenti alla Russia come un paese che muore dalla voglia di attaccare l’Europa occidentale.

Ma non capite che le nostre differenze durante la guerra fredda erano con il regime comunista sovietico? E ora stiamo voltando le spalle alle stesse persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime? Senza considerare che la democrazia russa è avanzata quanto se non più di quella dei paesi che ci siamo impegnati a difendere dalla Russia. Si tratta di una decisione che mostra una mancanza totale di comprensione della storia russa e della storia sovietica. Ovviamente ci sarà una brutta reazione da parte della Russia, e a quel punto [gli espansionisti della NATO] diranno “Vedete, ve l’abbiamo sempre detto che i russi sono cattivi” – ma questo è semplicemente sbagliato».

(Dal New York Times)

Altro parere autorevole è di H. Kissinger, che nel 2014 ha avvertito che “per la Russia, l’Ucraina non potrà mai essere solo un “paese straniero” e che l’Occidente ha quindi bisogno di una politica che miri alla “riconciliazione“.

Era anche irremovibile sul fatto che “l’Ucraina non dovrebbe aderire alla NATO” . Questo articolo che ha scritto nel 2014 sull’Ucraina sul Washington Post è incredibilmente preveggente, come è ovvio oggi.

Scrive infatti che “l’Occidente deve capire che, per la Russia, l’Ucraina non può mai essere solo un paese straniero. La storia russa è iniziata in quella che è stata chiamata Kievan-Rus. La religione russa si è diffusa da lì. L’Ucraina fa parte della Russia da secoli“. Sottolinea che l’Ucraina è divisa tra “l’ovest in gran parte cattolico” e “parlante ucraino” e “l’est in gran parte russo-ortodosso” e “parla russo“. Di conseguenza “qualsiasi tentativo da parte di un’ala dell’Ucraina di dominare l’altra porterebbe alla fine alla guerra civile o a una rottura“.

Questa divisione significa che “trattare l’Ucraina come parte di un confronto est-ovest farebbe affondare per decenni qualsiasi prospettiva di portare la Russia e l’Occidente, in particolare l’Europa, in un sistema internazionale cooperativo

Pertanto consiglia quanto segue: “Una saggia politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina cercherebbe un modo per consentire alle due parti del paese di cooperare tra loro. Dovremmo cercare la riconciliazione, non il dominio di una fazione“. È anche fermamente convinto che “l’Ucraina non dovrebbe entrare a far parte della NATO” e avvisa anche la Russia “non sarebbe in grado di imporre una soluzione militare senza isolarsi” e che “una politica di imposizioni militari produrrebbe un’altra Guerra Fredda“.

Nell’attuale congiuntura, sono comunque gli ucraini a restare l’elemento decisivo. Essi appartengono a una terra con una storia complessa e una composizione poliglotta. […] L’ovest è in larga parte cattolico, l’est è per lo più ortodosso; l’ovest parla ucraino, l’est per lo più russo. Qualsiasi tentativo di una delle due di dominare l’altra condurrà necessariamente alla guerra civile e alla fine dell’unità nazionale. […] Una saggia politica statunitense verso l’Ucraina avrebbe dovuto cercare il modo di favorire l’intesa tra le due parti del Paese. L’America avrebbe dovuto favorire la riconciliazione e non, come ha fatto, il dominio e la sopraffazione di una fazione sull’altra.

Questo era anche il parere di John Mearsheimer – probabilmente il principale studioso di geopolitica negli Stati Uniti attuale – che in un intervento del 2015 affermava: “L’Occidente sta guidando l’Ucraina verso il sentiero della rovina e il risultato finale è che l’Ucraina andrà in rovina […] Quello che stiamo facendo in effetti sta incoraggiando tale risultato“.

Anche Jack F. Matlock Jr., ambasciatore degli Stati Uniti in Unione Sovietica dal 1987 al 1991, parlando della crisi attuale segnala che aveva ammonito nel 1997 che l’espansione della NATO era “l’errore strategico più profondo, [che avrebbe indotto] una catena di eventi che potrebbe produrre la più grave minaccia alla sicurezza [ …] dal crollo dell’Unione Sovietica“:

Era prevedibile questa crisi?

Assolutamente. L’espansione della NATO è stato l’errore strategico più profondo commesso dalla fine della Guerra Fredda. Nel 1997, quando è sorta la questione dell’aggiunta di altri membri della NATO, mi è stato chiesto di testimoniare davanti alla commissione per le relazioni estere del Senato. Nelle mie osservazioni introduttive, ho fatto la seguente dichiarazione: “Considero la raccomandazione dell’amministrazione di accogliere nuovi membri nella NATO in questo momento fuorviante. Se dovesse essere approvato dal Senato degli Stati Uniti, potrebbe passare alla storia come il più profondo errore strategico commesso dalla fine della Guerra Fredda. Lungi dal migliorare la sicurezza degli Stati Uniti, dei suoi alleati e delle nazioni che desiderano entrare nell’Alleanza, potrebbe incoraggiare una catena di eventi che potrebbe produrre la più grave minaccia alla sicurezza per questa nazione dal crollo dell’Unione Sovietica”. In effetti, i nostri arsenali nucleari erano in grado di porre fine alla possibilità di civiltà sulla Terra.

Ma questo non è stato l’unico motivo che ho citato per includere piuttosto che escludere la Russia dalla sicurezza europea. Come ho spiegato alla Commissione del Senato per le Relazioni Estere: “Il piano per aumentare i membri della NATO non tiene conto della reale situazione internazionale dopo la fine della Guerra Fredda, e procede secondo una logica che aveva senso solo durante la Guerra Fredda. La divisione dell’Europa terminò prima che si pensasse di accogliere nuovi membri nella NATO. Nessuno minaccia di dividere l’Europa. È quindi assurdo sostenere, come alcuni hanno fatto, che sia necessario assumere nuovi membri nella NATO per evitare una futura divisione dell’Europa; se la NATO deve essere lo strumento principale per unificare il continente, allora logicamente l’unico modo in cui può farlo è espandersi per includere tutti i paesi europei. Ma questo non sembra essere l’obiettivo dell’amministrazione, e anche se lo è, il modo per raggiungerlo non è ammettere nuovi membri pochi per volta“.

Anche per l’allora segretario della Difesa di Clinton, William Perry, come spiega nelle sue memorie (My Journey at the nuclear brink, 2015, pp. 128-129), l’allargamento della NATO sarebbe stato la causa della “rottura dei rapporti con la Russia” e nel 1996 vi era così contrario che “forte della mia convinzione, ho pensato di dimettermi “:

Non credevo che fosse il momento giusto per spingere l’allargamento della NATO. Cosa più importante, dovevamo continuare ad andare avanti con la Russia e temevo che l’allargamento della NATO in tale fase ci avrebbe portato indietro. […] Sono andato dal presidente Clinton, ho spiegato le mie preoccupazioni e ho chiesto una riunione completa del Consiglio di Sicurezza Nazionale per esprimere le mie preoccupazioni e le mie argomentazioni per un rinvio. Il presidente ha convocato una riunione dell’NSC dedicata alla questione e io ho avanzato la mia argomentazione per ritardare l’adesione alla NATO di alcuni anni. […] Le argomentazioni opposte sono state invece avanzate dal vicepresidente Gore, che ha avanzato un argomento energico a favore dell’adesione immediata, un argomento più convincente del mio per il presidente. Il presidente ha accettato l’adesione immediata di Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, ma ha ritardato l’adesione degli stati baltici per una successiva considerazione. […] Forte della mia convinzione, ho pensato di dimettermi. […] Quando guardo indietro a questa decisione critica, mi rammarico di non aver combattuto in modo più efficace per il ritardo della decisione sulla NATO. […] E’ possibile che la rottura dei rapporti con la Russia si sarebbe comunque verificata. Ma non sono disposto ad ammetterlo.

Anche Noam Chomsky nel 2015, disse che “l’idea che l’Ucraina possa aderire a un’alleanza militare occidentale sarebbe del tutto inaccettabile per qualsiasi leader russo” e che il desiderio dell’Ucraina di entrare a far parte della NATO “non stava proteggendo l’Ucraina, stava minacciando l’Ucraina con una grande guerra.

Stephen Cohen, un famoso studioso di temi russi, ammoniva nel 2014 che “se spostiamo le forze della NATO verso i confini della Russia […] ovviamente la situazione verrà militarizzata [e] la Russia non si tirerà indietro, questo è per lei è questione di esistenza“.

Il celebre giornalista russo-americano Vladimir Pozner, nel 2018, nel corso di una conferenza significativamente intitolata “Come gli USA hanno creato Vladimir Putin” confermava che l’espansione della NATO in Ucraina era inaccettabile per i russi, che doveva esserci un compromesso in cui “l’Ucraina fosse garantito che non diventerà un membro della NATO”.

Più recentemente, subito prima dello scoppio della guerra, il famoso economista Jeffrey Sachs sulla sua colonna sul FT avvertiva che “l’allargamento della NATO è assolutamente fuorviante e rischioso. I veri amici dell’Ucraina, e della pace globale, dovrebbero chiedere gli Stati Uniti e la NATO un compromesso con la Russia“.

Anche l’ex vicesegretario delle Nazioni Unite Pino Arlacchi argomenta in tal senso, indicando l’esito attuale come lo sbocco di un processo trentennale.

L’attuale direttore della CIA William Burns scriveva nel 2008: “L’ingresso dell’Ucraina nella NATO è la più infuocata di tutte le linee rosse per [Russia]” e “Devo ancora trovare qualcuno che veda l’Ucraina nella NATO come qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi“:

Nel 2018 Burns scrisse un libro di memorie intitolato The Back Channel. In esso contraddice direttamente l’argomento offerto dall’amministrazione che ora serve. Nel suo libro, Burns ripete più e più volte che i russi di tutte le latitudini ideologiche, non solo Putin, detestavano e temevano l’espansione della NATO. Cita una nota che scrisse mentre prestava servizio come consigliere per gli affari politici presso l’ambasciata statunitense a Mosca nel 1995: “L’ostilità verso la prima espansione della NATO”, dichiara, “qui è quasi universalmente sentita in tutto lo spettro politico interno”. Sulla questione dell’estensione dell’adesione alla NATO all’Ucraina, gli avvertimenti di Burns sull’ampiezza dell’opposizione russa sono ancora più enfatici. “L’ingresso dell’Ucraina nella NATO è la più infuocata di tutte le linee rosse per l’élite russa (non solo Putin)”, scrisse in una nota del 2008 all’allora Segretario di Stato Condoleezza Rice. “In più di due anni e mezzo di conversazioni con i principali attori russi, dai tirapiedi negli oscuri recessi del Cremlino ai più aspri critici liberali di Putin, devo ancora trovare qualcuno che veda l’Ucraina nella NATO come qualcosa di diverso da un diretto sfida agli interessi russi”.

Anche importanti figure politiche di membri dell’Alleanza Atlantica esprimono valutazioni simili. Malcolm Fraser, 22° Primo Ministro dell’Australia (membro NATO), ammoniva in un articolo nel 2014 che “il movimento verso est [della NATO è] provocatorio, imprudente e un segnale molto chiaro per la Russia”. Aggiunge che questo porta a un “problema difficile e straordinariamente pericoloso“.

Anche Paul Keating, ex primo ministro australiano, nel 1997 affermava che espandere la NATO è “un errore che può essere classificato alla fine come gli errori di calcolo strategici che hanno impedito alla Germania di prendere pieno posto nel sistema internazionale [all’inizio degli anni ’20]“:

La grande domanda per l’Europa non è più come incorporare la Germania in Europa – che è stato raggiunto – ma come coinvolgere la Russia in un modo che metta in sicurezza il continente nel prossimo secolo.

Pare corretto affermare che raramente c’è stato un conflitto che così tanti esperti di strategia abbiano visto arrivare con tale chiarezza e contro il quale hanno messo in guardia per così tanti anni, eppure i loro consigli sono stati ignorati. Questo spinge a porsi una domanda: perché?

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