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La chiusura del cerchio

Elisabetta Teghil

In questa fase neoliberista del capitalismo, lo scontro tradizionale che avveniva per la conquista delle materie prime e la penetrazione nel mercato dei paesi del terzo mondo, oggi investe anche i paesi occidentali.

Questa è la chiave di lettura dell'improvvisa apparizione del debito nel panorama economico dei paesi dell'Europa occidentale.

I paesi più indebitati al mondo, sia in assoluto che in rapporto alla popolazione locale e alla ricchezza produttiva, sono gli Stati uniti e l'Inghilterra.

Allora vediamo che la vicenda- debito è strumentale e fa parte di un unico progetto: svendere l'economia dei paesi così detti indebitati alle multinazionali anglo- americane.

L'obiettivo, per rimanere in Italia, è di appropriarsi delle riserve auree dello Stato e mettere mano ai risparmi delle famiglie, due aspetti che caratterizzano il nostro paese rispetto agli altri, perché alcuni non hanno riserve auree consistenti come quelle italiane e, in altri, le famiglie sono fortemente indebitate e non ci sono risparmi da saccheggiare.

Lo stesso avviene per la casa. Anche in questo campo, in Italia, c'è una grande tradizione rispetto alla proprietà della casa. E anche questa è nel mirino di banche e finanziarie.

Per fare ciò, l'Italia si è dotata di un iperbolico apparato di controllo e, accanto alla guardia di finanza, ha messo su Equitalia, una struttura mastodontica, per mezzi e uomini, per poter raggiungere questo obiettivo.


Per poterlo, poi, far passare a livello di opinione pubblica ha coniato la "caccia all'evasore", fermo restando che non saranno certo toccati gli interessi delle multinazionali, delle banche e delle finanziarie.

Il vero obiettivo sono le tasche degli italiani.

Tutti gli italiani "avrebbero" tremila euro di debito a testa, compresi bambini, disoccupati, sottoccupati e precari.

Da che mondo è mondo, il debito dovrebbe pagarlo chi lo ha contratto: ma, questo, non è stato accumulato per la sanità, l'istruzione, le pensioni e lo stato sociale.

Sorvoliamo, poi, su spese, ICI e privilegi accessori e contributi a vantaggio del vaticano, anche se, rispetto a questo, correnti laiche trasversali il problema lo hanno sollevato.

E parliamo dei costi delle 113 basi americane in Italia, perché il mantenimento lo paghiamo noi e nessuno ha il coraggio di dirlo.

E parliamo dell'esercito che è evidente che non deve difendere i confini dell'Italia da nessuna minaccia, ma serve ad occupare militarmente la Val di Susa e la zona di Rho dove stanno piazzando l'Expò 2015 e a partecipare alle guerre neocoloniali in giro per il mondo, sia pure in ruolo subalterno e di appoggio agli Stati Uniti.

Da qui, la proposta del ministro della difesa dell'ultimo governo Prodi di reintrodurre la leva obbligatoria.

Quella del debito è una scusa, perché di scusa si tratta, per smantellare lo stato sociale e per la privatizzazione dei servizi pubblici, maniera elegante per darli in mano alle multinazionali.

Mentre avviene tutto questo, l'ultima finanziaria, la prima del governo Monti, rinnova le missioni all'estero con relativi costi.

Le assunzioni nella pubblica amministrazione sono bloccate da vent'anni, ma viene espletata una raffica di concorsi per la ps, i carabinieri, la guardia di finanza, la polizia penitenziaria. Hanno messo in preventivo le rivolte popolari e hanno costruito un apparato pronto a reprimerle e un sistema mediatico-giuridico per assolvere la repressione e gli autori.

In questo contesto, Equitalia fa parte del progetto ed è la chiusura del cerchio dello Stato di polizia in cui si è organizzato il paese.

Perciò, ha un fondamento dire che i paesi occidentali si stanno strutturando per un ritorno al secondo ottocento e, per certi versi, al medioevo.


Rimane ferma la contraddizione fra capitale e lavoro, ma è inadeguato porre speranze che in questa ci sia la soluzione del problema, perché, fermo restando che, chi ha il dominio del pensiero, può imboccare e far passare soluzioni autoritarie, la suggestione di soluzioni corporativiste, in mancanza di coscienza di classe, è sempre in agguato.


Il dominio del capitale è verticale, le lotte vanno ricondotte a sintesi e la coscienza di classe e la comprensione della natura di classe della società sono passaggi ineludibili.

Cominciamo dal rigettare l'impianto ideologico del neoliberismo con il rifiuto della gerarchia sociale, della meritocrazia, del culto delle istituzioni, del presunto prestigio dell'autorità, con il rifiuto della mistica del "farcela" e di "arrivare", contro il totemismo della legalità e dell'accettazione dei valori dominanti.


Teorizzare e praticare l'alterità rispetto al metabolismo sociale del capitalismo è una buona strada per creare terreno fertile alla presa di coscienza di classe.


Bisognerebbe risalire sempre ai contenuti economici e di classe della società e non fermarsi ai suoi vizi formali perché questi ultimi non sono sostanziati da vita propria, ma scaturiscono dai primi.

Per questo, è necessario riallacciarsi alla tradizione storica del movimento operaio, dei movimenti di liberazione nazionale, del movimento femminista per riannodare le fila della trasmissione e del rinnovamento del pensiero di liberazione, linfa vitale dei movimenti degli oppressi per la libertà: una e molteplici, tutti/e liberi/e o nessuno/a libero/a.


Che l’alternativa al neoliberismo vada cercata in possibili aggiustamenti neo keynesiani è un’illusione e una lettura mistificante.

Illusione perché dimentica che il neoliberismo è ideologia e forma compiuta del capitalismo nel suo processo autoespansivo e si risolve in una petizione , peraltro irricevibile, di correzione in meglio nell’accettazione di questa società.

Lettura mistificante perché pretenderebbe di far recuperare allo Stato un suo ruolo in contrapposizione alle teorie neoliberiste che vorrebbero la ritirata, entro presunti confini propri, da parte dello Stato stesso, omettendo che lo Stato è lo Stato del capitale, cioè è la forma ordinamentale della gerarchia capitale-lavoro e, del capitale, è strumento e linfa economica e repressiva nello stesso momento e perciò la sua partecipazione alle fortune del neoliberismo è continua e presente.

Alla fin fine, la richiesta di più Stato, in termini keynesiani, si risolve in un cinico travestimento della realtà.

E si dimentica completamente quella che per il capitale è una necessità sistemica, cioè l’autoespansione e la distruzione delle economie “altre”, comprese quelle pre- capitaliste, marginali e di autosussistenza, e, pertanto, il neoliberismo è una contingenza storica specifica, come altre passate o future.

L’ideologia neoliberista avversa e reprime ogni forma di alterità politica e la distruzione dell’avversario avviene, prima di tutto, nell’immaginario lessicale collettivo, per cui , oggi, ha sostituito l’etichetta di “comunismo” con quella di “terrorismo”, concetti fittizi, privi di corrispondenza con il significato effettivo di questi termini, mentre l’obiettivo è quello di togliere ogni legittimità politica e di designare come male assoluto ogni istanza di possibile rivolta al dominio del capitale e, pertanto, il vero destinatario è il lavoro e il lavoratore, questo sì suo principale antagonista.

E’ nell’ambito di questa impostazione che la polizia acquista un potere che non ha mai avuto in passato, che gli eserciti nazionali diventano truppe colonialiste ad uso interno e che la Nato si trasforma in un organo di polizia internazionale contro i pericoli di rivolta e organizzazione popolare in ogni luogo.

Polizia, eserciti nazionali, Nato hanno come scopo diretto e fondamentale la salvaguardia armata degli interessi del capitale contro il lavoro.

Ne deriva la necessità della fine del capitalismo, dello sradicamento del capitale, il passaggio ad una società dove non solo le forze produttive siano liberate dalla proprietà privata, ma dove sia esclusa l’idea della riproduzione allargata:” La ricostituzione dell’unità della sfera materialmente produttiva con quella politica è la caratteristica essenziale che definisce il modo socialista di controllo del metabolismo sociale.”(Socialismo o barbarie- Istvan Meszaros).

E ’necessario rifiutare, nella sostanza, la riproduzione del capitale, da chiunque sia gestita.

Dobbiamo rifiutare la categoria di “progresso” e di “crescita” associata alla riproduzione allargata.

E’ questa l’essenza del fallimento degli esperimenti sovietico e cinese, non frutto del sistema autoritario, ma della scelta di optare per la riproduzione allargata del capitale, sia pure associata all’idea- Stato e, pertanto, di non rompere con la riproduzione del metabolismo sociale del capitale, questo sì foriero di un sistema autoritario.

Da qui il carattere dei movimenti di massa attuali che, essendo senza base di classe e relativa teoria di classe, rimangono solo movimenti di opinione e, pertanto, riassorbibili.

Questo passa attraverso il riferimento generico all’appartenenza della maggior parte dell’umanità alla sfera degli oppressi, ma è insufficiente perché non passa attraverso la definizione del soggetto antagonista centrale.


Vediamo di strappare il monopolio dell’ideologia come concezione complessiva del mondo alla borghesia e di non permettere più che la sola borghesia abbia una visione di classe e pratichi la lotta di classe.

Checché ne dicano i saccenti, chissà quanto in buona fede ( e non siamo elementari e scolastiche, ma pratiche e armate di buon senso) abbiamo bisogno di un’ideologia, di una teoria e di una linea politica di classe.


Il debito, quello vero, c’è e sta negli Stati Uniti e, fatte le debite proporzioni, in Gran Bretagna.

L’aumento dello stock del debito statunitense è impressionante, prendendo come punto base i 10 miliardi del 1964, e riguarda sia quello dello Stato, sia quello degli Enti pubblici, sia quello finanziario interno delle imprese per finire a quello delle famiglie.

L’ampiezza ed il ritmo di crescita complessivo di queste singole sezioni ha prodotto dei fenomeni evidenti.

A livello statale, il bilancio militare degli Stati Uniti è l’equivalente dell’insieme di tutti gli altri Stati del mondo.

Nella società le disuguaglianze sono cresciute sotto tutti i parametri : la percentuale della ricchezza detenuta da pochi rispetto a quella detenuta dall’insieme della popolazione statunitense, la nascita di una iper-borghesia le cui ricchezze familiari equivalgono al bilancio di tanti Stati africani e sudamericani, la pauperizzazione dei ceti medi con relativo declassamento sociale a partire dalla borghesia colta socializzata dagli studi universitari ,la povertà che, negli Stati Uniti è un fenomeno di massa , la miseria a livello dei paesi africani più poveri, che è in crescita e che, ultimi dati ufficiali, colpisce 80 milioni di abitanti, l’attesa di vita e la mortalità infantile che è assestata anch’essa sui livelli dei paesi africani, un’ipertrofia penale che ha reso gli Stati Uniti il paese con la più alta percentuale al mondo di detenuti e di cittadini in libertà, ma sottoposti a varie misure restrittive della libertà stessa.

Le carceri americane sono un vero e proprio inferno per chi ha la sventura di entrarci, dove la legge permette le perquisizioni fisiche delle detenute da parte del personale maschile, dove le violenze sessuali da parte del personale in divisa e non, sono pratica ordinaria, nell’indifferenza della società civile che pure ne è a conoscenza.


Negli anni ’90, fu l’incontrollato indebitamento verso l’estero che permise all’economia americana, sia pure drogata, di continuare a girare. Una situazione difficilmente sostenibile, anche a breve termine, specialmente oggi che si assiste ai primi segnali di uscita dei capitali esteri dai mercati finanziari.


Da qui, l’aggressione economico-finanziaria all’Europa e l’opzione militare, che riacquista attualità, nei confronti della Cina.


L’economia americana, come un vero e proprio tossicomane, è totalmente “dipendente” dalle entrate di capitali stranieri. Perciò il ritmo sempre più serrato delle guerre, tenuto conto anche del fatto che gli Stati Uniti hanno già bruciato due carte a loro disposizione: battere moneta senza nessun aggancio alla realtà economica, seguendo solo il principio del fabbisogno, e utilizzare personale proveniente da ceti, etnie, generi svantaggiati che, in cambio della loro personale promozione sociale, dovevano concorrere all’oppressione degli ambienti di provenienza. Neri e ispanici nella polizia e nella magistratura, mentre la percentuale degli stessi come disoccupati, poveri e detenuti aumentava in assoluto e proporzionalmente.

L’arma segreta , la V2 americana, che si è rivelata spuntata come quella tedesca , era la nomina di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti, già decisa nel 2002 (John D. Skrentny- professore all’università di California a San Diego- maggio 2007).

Per questo la distruzione dell’Europa e l’appropriazione delle sue ricchezze e l’invasione del mercato europeo, per gli Stati Uniti e per l’Inghilterra, diventa essenziale, ai limiti della sopravvivenza.

Da un colloquio alla Casa Bianca tra G. W. Bush, presidente degli Stati Uniti e Y. Yakis, ministro degli Esteri turco nel febbraio del 2003:

“…….  Y.Y. La Turchia è inserita anche in un processo europeo e alcune voci divergenti si levano anche dall’Unione Europea.
G. W. B. Esiste ancora un’Unione Europea? L’ho rotta in tre parti……".
(Cumhuryet- La Repubblica- il più vecchio giornale turco-Questo dialogo non è stato mai smentito né dai Turchi, né dagli Americani).
 

Nella deriva dei continenti politici-partitici, la socialdemocrazia è diventata la destra moderna, conservatrice e reazionaria, e sposa in Italia e in Europa, la causa degli Stati Uniti, nella stagione in cui questi ultimi tentano di imporsi come impero.

Da qui l’adesione sperticata agli interessi statunitensi.

“Un impero non ha alleati, ma soltanto vassalli…….paesi che, in linea di principio, dovrebbero essere sovrani, si lasciano ridurre alla triste condizione di satelliti…… Nell’atmosfera di intimidazione di questa vigilia di guerra contro l’Iraq, molti dirigenti europei reagiscono con un riflesso canino, adottando nei confronti dell’Impero americano l’atteggiamento di servile sottomissione che si addice ai fedeli vassalli e giacché ci sono vendono in blocco indipendenza nazionale, sovranità e democrazia.”
(Ignacio Ramonet- Le monde diplomatique-ottobre 2002)


E, allora, appare in tutta la sua oscenità il richiamo ai valori della Costituzione, che peraltro è stata sempre disattesa nello spirito, da parte di chi per la prima volta l’ha addirittura violata, in occasione dell’aggressione alla Jugoslavia e del finanziamento pubblico alle scuole private.

Per non parlare di quello che dice Luciano Canfora “……..del tentativo di chiudere, una volta per tutte, in occidente, la questione comunista. In Italia ciò ha un preciso punto di riferimento: la stesura di una nuova costituzione in cui il peso che ebbero allora i comunisti nella stesura di quella del 1948 sia annullato. Da qui l’aspetto miserabile ( sul piano etico) dell’attuale lotta parlamentare in Italia: una partita in cui il “pentimento” e la “presa di distanza” dal rispettivo passato vengono contrattati sia a destra che a sinistra per pareggiare i conti di oggi facendo strame della verità storica di allora.” (Il Manifesto-28 febbraio 1998).


In contemporanea, i partiti e partitini che ,ineffabili, si autodefiniscono radicali, hanno sposato la causa della legalità i cui paladini sarebbero polizia e magistratura che diventano i referenti privilegiati nella lotta contro i “violenti ed estremisti”, ipotizzando una società figlia della Costituzione che non c’è mai stata, omettendo Reggio Emilia, Genova, Porta San Paolo, Battipaglia, Avola, Giorgiana Masi……e, attraverso una striscia di sangue, continua e dolorosa, Carlo Giuliani.

I violenti sono sempre gli stessi, gli operai di Corso Traiano, i minatori del Monte Amiata, gli autonomi e i ragazzi del 15 ottobre……


Questa mutazione ha prodotto un “mostro” che picchia i manifestanti del 15 ottobre 2011 a Roma e li consegna alla polizia così come fece, nel maggio del 1977, all’indomani dell’uccisione di Giorgiana Masi, il servizio d’ordine del PCI. “In quell’occasione, il servizio d’ordine del PCI agì in coordinamento con la polizia, grazie alla radio che noi gli avevamo dato. L’onorevole Pecchioli del PCI seguì la situazione in contatto telefonico con me. Farlo venire in Viminale sarebbe stato eccessivo. Portuali e operai gettarono gli autonomi nelle braccia della polizia da cui furono adeguatamente “smazzolati”.” (Francesco Cossiga- Corriere della Sera-22 marzo 2004)

Tanto più appare stridulo ed immondo questo richiamo alla legalità in un momento in cui la borghesia ha rinunciato ai valori penali liberali e ,la legalità, la viola quotidianamente.



Questo è il senso del presunto debito che l’Italia e gli altri paesi europei avrebbero.

Questo è il significato del governo Monti che ci è stato imposto.

La Gerit-Equitalia è il rappresentante per la riscossione nella zona Italia.


Se per Enrico IV, Parigi valeva bene una messa, portare a termine questa impresa vale bene la rinuncia allo stipendio di un presidente del consiglio e un piantarello di una ministra in televisione.

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