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Conferenza sulla sicurezza di Monaco. “Democrazie” in declino nella competizione globale

Quello della “Davos della Difesa” è un appuntamento internazionale che sfugge a molti. Non gode di molta pubblicità né della dovuta attenzione.  E’ un appuntamento annuale che si svolge nel lussuosissimo Hotel Bayerische Hof di Monaco. La conferenza, nota come la “Davos per la difesa”, infatti vede riunirsi in Germania l’élite mondiale della difesa e della sicurezza e arriva in un momento decisamente “delicato” per questa fase storica caratterizzata da una accresciuta competizione globale.

E’ dunque un appuntamento da tenere d’occhio, anche perchè ci dirà come se la caverà la leadership tedesca in questa crisi, visto che in occidente sono molti a volerla passare sulla graticola.

Il governo russo, diversamente dagli altri anni, ha deciso di non inviare un rappresentante alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di quest’anno, ha fatto sapere Wolfgang Ischinger, l’ex diplomatico tedesco che presiede l’evento che inizierà il 18 febbraio e durerà fino a domenica 20.

La conferenza è stata spesso contestata da manifestazioni contro la guerra e la Nato da parte dei movimenti antimilitaristi e alternativi tedeschi.

Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, parteciperanno molti dei più importanti decisòri mondiali, tra cui più di 30 capi di Stato e di governo, 100 ministri e i capi delle più importanti organizzazioni internazionali come l’ONU, la NATO e l’UE. La conferenza sarà aperta dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. La delegazione del governo tedesco sarà guidata dal cancelliere Olaf Scholz in persona, mentre gli USA saranno nuovamente rappresentati da una delegazione di livello particolarmente alto composta da rappresentanti dell’amministrazione e del Congresso.

Appare evidente come sulla Conferenza di Monaco – un nome e un luogo evocativo di molte cose nella storia – pesino le inquietudini delle potenze e del mondo occidentale, alle prese con una crisi sistemica più profonda di quanto desiderato, con una competizione globale che sembra non risparmiare colpi e rotture significative del vecchio ordine mondiale imposto dall’occidente, ma anche con un declino dell’egemonia del proprio modello politico-ideologico sul mondo attuale.

“Il nostro mondo è in pericolo. Le tradizionali certezze si stanno sgretolando, le minacce e le vulnerabilità sono in aumento e l’ordine basato sulle regole è sempre più attaccato. La necessità del dialogo non è mai stata così grande” scrive nella nota di presentazione il presidente della conferenza Ischinger.

“Da quando ho assunto la presidenza della conferenza sulla sicurezza nel 2008, non ci sono mai stati così tanti sviluppi critici come oggi“, ha affermato l’ex diplomatico.

Il nuovo Munich Security Report 2022, presentato a Berlino da Ischinger, elenca meticolosamente la maggior parte delle minacce attuali: dalla possibile guerra in Ucraina e dal fallimento dell’Occidente in Afghanistan e Mali alla pandemia non ancora superata, ai cambiamenti climatici e alle crescenti tensioni geopolitiche con la Cina .

Ma nelle considerazioni di Ischinger si affacciano preoccupazioni non solo sul piano geopolitico e militare.“Continua la tendenza al ritiro della democrazia. Non sorprende quindi che un sentimento di impotenza sembra crescere in Europa e oltre“, ha affermato Ischinger.

Secondo il quotidiano tedesco Handesblatt, alla conferenza di tre giorni sulla sicurezza a Monaco il cancelliere tedesco, Scholz dovrà anche sopportare le critiche degli alleati che trovano l’approccio della Germania alla crisi ucraina troppo esitante e vago . Come noto il principale punto di contraddizione è il gasdotto Nord Stream 2 del Mar Baltico , la cui messa in servizio non è stata ancora ufficialmente esclusa dal Cancelliere in caso di attacco russo all’Ucraina.

Nel loro nuovo rapporto, i ricercatori di MSC giungono alla preoccupante conclusione che i cittadini di molti paesi corrono rischi crescenti, ma allo stesso tempo hanno la sensazione che il loro paese non possa più controllare gli eventi mondiali.

In Germania , la metà dei cittadini intervistati condivide questa valutazione. Ma anche nel resto del mondo le”percezioni” non sono più lusinghiere Sono state intervistate 12.000 persone provenienti dalle sette principali nazioni industriali (G7), nonché da Brasile, Russia , India, Cina e Sud Africa (paesi Brics).

Molte persone soffrono di “impotenza appresa”, tanto che anche le società possono arrivare a credere di non essere più in grado di gestire le sfide che devono affrontare, afferma il rapporto. “Le democrazie liberali sembrano sentirsi particolarmente sopraffatte.” Questa percezione è estremamente pericolosa perché potrebbe diventare una profezia che si autoavvera.

Soprattutto in Europa, la sensazione di impotenza si sta diffondendo, ha sottolineato il presidente della Conferenza. “Nonostante il suo notevole potere economico, l’Europa sembra spesso aver perso la fiducia nella sua capacità di influenzare gli affari mondiali”, ha affermato Ischinger.

Allo stesso tempo, ha sottolineato il fatto che organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione Mondiale del Commercio stiano diventando sempre meno importanti. “Le organizzazioni internazionali non sono più considerate indispensabili quando si tratta di apportare cambiamenti positivi o aggiungere valore. Questo è un grosso errore“, ha detto Ischinger. In questo senso, l’impotenza è autoinflitta.

Ma nel mondo occidentale desta particolare preoccupazione il dato secondo cui mentre più della metà degli intervistati si sente impotente nei paesi a governo “democratico”, secondo il rapporto, la cifra scende a poco più 40% negli stati considerati come autoritari. Di conseguenza, anche le democrazie liberali stanno subendo una crisi di credibilità, come confermato dal nuovo “Democracy Index” del think tank Economist Intelligence Unit.

Secondo questo indice, ormai meno della metà della popolazione mondiale vive in paesi considerati come “democratici”. Più di un terzo, invece, è governato in paesi ritenuti “autoritari”. Il problema “politico” ed “ideologico” è che questi paesi sembrano avere maggiore successo dentro la competizione globale.

Secondo questo “indice della democrazia”, l’America Latina è quella che ha registrato il calo più forte nel 2021. “Il debole impegno della regione per la democrazia ha permesso ai populisti illiberali di prosperare e un fitto calendario elettorale non ha sempre promosso la causa della democrazia”.

Ma, come rileva L’Economist Intelligence Unit nel suo rapporto, anche alcuni paesi occidentali perdono punti nel loro loro indice democratico. “Per il secondo anno consecutivo, la pandemia è stata la più grande fonte di tensione sulla libertà democratica in tutto il mondo. Attraverso blocchi e restrizioni di viaggio, le libertà civili sono state nuovamente sospese sia nelle democrazie sviluppate che nei regimi autoritari”.

Il Canada, ad esempio, ha subito una battuta d’arresto molto più grande, di 0,37 punti. “Ancora una volta, le restrizioni pandemiche sono state la principale causa di frustrazione e disaffezione. Secondo il World Value Survey, utilizzato in alcune delle sezioni quantitative del sondaggio dell’EIU, solo il 10,4% dei canadesi sentiva di avere “molta” libertà di scelta e controllo. Mentre il 13,5% ha espresso una preferenza per il governo militare”.

Insomma il come le democrazie occidentali hanno affrontato l’emergenza pandemica ha offuscato non poco la loro credibilità di immutabile assetto democratico. E poi ci sono le tensioni geopolitiche che entreranno come un elefante nella discussione alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco.

Infine un altro aspetto del problema che viene emergendo è che molta parte del mondo non riconosce più al modello liberale il monopolio della democrazia. Colpire come una clava tutti i paesi e i modelli che ormai divergono dall’occidente non solo è foriero di guerre, ma è anche l’ammissione che al declino del modello liberale/liberista il capitalismo non riesce a indicare revisioni di modello nè, tantomeno, alternative credibili.

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