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Guerra in Ucraina

Cosa accadrebbe se la Russia decidesse di invadere davvero l’Ucraina

Lo scenario più probabile in caso di un’invasione dell’Ucraina è il seguente. I russi occupano una porzione del Paese variabile tra il 15 e il 20%, nella parte Est e Sud. Per poi fermarsi e dividere in due l’Ucraina.
A cura di Fulvio Scaglione
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Ucraina, militari scavano trincea nei pressi del confine con la Russia
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Ma se siamo tutti così sicuri che l’invasione russa dell’Ucraina sia alle porte, perché non proviamo anche a immaginare che cosa succederebbe dopo e in che mondo vivremmo, gli ucraini e noi tutti, a invasione compiuta? Diamo un’occhiata alle forze in campo. Dal punto di vista degli armamenti, l’Ucraina, nonostante sia stata rifornita negli ultimi mesi da molti Paesi occidentali con gli Usa in testa, non può competere con la Russia. Soprattutto per quanto riguarda la guerra aerea e missilistica. Alla fin fine, lo strumento più importante sul lato ucraino sono i droni Bayraktar forniti dalla Turchia. Efficaci contro le milizie del Donbass, poca cosa contro l’apparato russo.

Diciamo quindi che l’invasione potrebbe cominciare proprio dall’aria, con una serie di bombardamenti russi sulle basi (soprattutto sui due aeroporti militari) e sulle infrastrutture essenziali dell’Ucraina: centrali elettriche, autostrade, centri di controllo.  E già qui bisognerebbe cominciare a contare i morti perché, come ben sappiamo da esperienze come quelle in Afghanistan, in Iraq o in Siria, le “bombe intelligenti” sono solo un mito. Subito dopo toccherebbe alle truppe di terra, e anche qui bisogna fare due conti. Secondo le diverse fonti, i soldati russi già mobilitati vanno da 110 a 170 mila. E pare un’enormità. Ma secondo i portavoce delle Repubbliche filorusse autoproclamate del Donbass, l’esercito ucraino avrebbe a sua volta ammassato lungo il confine orientale 130 mila soldati.

La questione delle fonti non è poca cosa, perché la propaganda impazza e non saranno certo i Governi di Russia, Ucraina e Usa (o, per meglio dire, i loro servizi segreti) a dirci la verità. Prendiamo per buone le cifre che circolano. E anche le cartine geografiche che circolano, con diverse ipotesi d’attacco per i russi. Si sente di tutto, come al Risiko. Ma questo non è un gioco e l’ipotesi più probabile è la più semplice e brutale: un’offensiva diretta sulla città di Kharkiv, la seconda in Ucraina per numero di abitanti (1,5 milioni), a una mezz’ora in auto dal confine con la Russia. Perché qui? Perché Kharkiv è vicina, è un grande centro industriale, la sua popolazione è in parte significativa russofona (e forse russofila, perché le parentele sui due lati del confine si sprecano), e soprattutto perché la regione di Kharkiv confina con le Repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk. Fatto questo, le truppe russe potrebbero cercare di conquistare il grande porto ucraino di Mariupol, più a Sud, per ottenere il controllo del Mare di Azov che, unito alla già notevole superiorità esercitata nel Mar Nero, di fatto consentirebbe a Mosca di tagliar fuori l’Ucraina dal traffico (e dai rifornimenti) via mare.

A quel punto, dopo due-tre giorni di combattimenti, sarebbe quasi inevitabile una pausa, perché i comandi russi dovrebbero analizzare i risultati e decidere se accontentarsi di una conquista parziale del Paese (saremmo a circa il 15-20% del territorio totale) o se muovere su Kiev. Questa seconda scelta pare improbabile, e in ogni caso, se il Cremlino avesse questo come obiettivo finale, in quei tre giorni avremmo già visto i russi arrivare dalla Bielorussia, assai più vicina alla capitale ucraina.

L'evoluzione del conflitto fra Russia e Ucraina

Le truppe ucraine, nel nostro scenario sconfitte, hanno comunque resistito. Centinaia di morti? È una stima al ribasso, considerati i bombardamenti iniziali, la conquista di Kharkiv, l’avanzata russa. Con due elementi difficili da valutare. L’Ucraina in questi anni ha organizzato una milizia territoriale forte di 130 mila uomini, la cui anima sono le formazioni para-militari di forte impronta nazionalista, e spesso filo-naziste, che hanno combattuto nel Donbass. Hanno grinta, convinzione, esperienza di combattimento. Ma non si sono mai cimentate con un vero esercito che dispone di armi pesanti. Si batteranno? Per quanto tempo? E come? L’altro elemento sono i civili che, proprio per iniziativa di tali formazioni, in queste settimane si sono armati e hanno seguito “corsi” di formazione militare. A Kharkiv, è notizia di ieri, i negozi di caccia e pesca e gli armaioli hanno finito le cartucce, tutte vendute nell’ansia dell’invasione. Se questi civili dovessero provare a resistere, il computo dei morti salirebbe ancora. Da diverse centinaia ad alcune migliaia.

E i russi? Nel primo impatto perderebbero uomini ma non troppi, grazie alla copertura aerea e ai mezzi corazzati. Diciamo cento. Ma poi? Il territorio conquistato andrebbe tenuto. E da lì in avanti le cose per i russi, costretti a installare uomini e mezzi in Ucraina, potrebbero farsi complicate. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali comincerebbero a reagire, e potrebbero farlo in diversi modi. Le sanzioni economiche contro la Russia produrrebbero effetti solo sul medio-lungo periodo. Ma intanto, come è già stato accennato in diversi rapporti che i servizi segreti hanno avuto cura di far trapelare, le relazioni con i Paesi dell’Est inseriti nella Nato e ostili alla Russia, dalla Polonia ai Baltici alla Romania, permetterebbero di organizzare e coordinare un movimento di resistenza con cui non sarebbe facile fare i conti. L’Ucraina è grande due volte l’Italia ed è chiaro che più l’occupante russo si spingesse verso Ovest, più crescerebbero le difficoltà da affrontare. Servirebbero più uomini: le forze armate russe ne hanno un milione, ma sono impegnate anche altrove, per esempio in Siria, e comunque devono difendere un Paese enorme. Più linee di rifornimento, più basi in terra ostile. E se dovesse nascere un movimento partigiano ucraino, le conseguenze potrebbero essere drammatiche.

Secondo noi, lo scenario più probabile in caso di un’invasione dell’Ucraina è il seguente. I russi occupano una porzione del Paese variabile tra il 15 e il 20%, nella parte Est e Sud. Poi si fermano e di fatto spaccano in due l’Ucraina. Nello scontro, tra civili e militari, muoiono almeno 3 mila uomini e donne, poi ci sarebbe il “prezzo” dell’occupazione. La parte occupata dell’Ucraina viene annessa alla Russia. Nella parte rimasta libera si forma un nuovo Governo con l’aiuto degli Usa e dei Paesi occidentali, che devono di fatto mantenerlo. L’Ucraina occidentale viene subito ammessa nella Nato, che dispiega le proprie forze sul suo territorio. Si torna alla politica della “distruzione reciproca assicurata” che fu tipica della Guerra Fredda. L’Europa tronca i rapporti diplomatici e soprattutto commerciali con Mosca, scatenando in Russia una crisi economica e in Europa una crisi del gas. In Russia cresce lo scontento della popolazione, già provata dalla crisi dell’economia, comunque ostile a una guerra e particolarmente ostile a una guerra con l’Ucraina. Vladimir Putin e il Cremlino prendono misure di controllo sociale e repressive ancor più stringenti. Di fatto, tra la Russia e il mondo occidentale, rinasce il Muro.

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