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"Per la propaganda del Dominio, nulla può giustificare il terrorismo; in compenso la lotta al terrorismo può giustificare tutto."

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Anche il più orribile dei crimini, come il genocidio a Gaza, può essere un espediente per distrarre da qualcos’altro, magari da qualche orribile segreto. Peccato che sia la stessa propaganda israeliana ad aver lasciato tracce di quel segreto.
Dieci anni fa uno dei principali organi della lobby israeliana, la Anti-Defamation League, pubblicava un lungo articolo in cui ci si intratteneva con la descrizione della minaccia costituita dai tunnel di Hamas al confine tra Gaza e Israele. L’IDF (Israeli “Defense” Force; Israele si difende sempre, specialmente quando ammazza i bambini) aveva scoperto che uno di quei tunnel sbucava addirittura nel vano mensa di un kibbutz. L’articolo si concludeva con un’amara riflessione sulla cattiveria di Hamas che, invece di pensare ai bambini di Gaza, spendeva i suoi soldi per scavare tunnel con cui minacciare Israele (e pensare che questo slogan Corrado Augias ce l’ha propinato di recente come una propria ponzata). Il punto è però che la narrazione dell’Anti-Defamation League di dieci anni fa smantella la narrazione attuale sui fatti del 7 ottobre come un “pogrom”. Persino se fossero autentiche tutte le fake news sugli stupri e sgozzamenti da parte di Hamas, il termine “pogrom”, così caro a Travaglio, non sarebbe appropriato, poiché presuppone una popolazione civile ignara e inerme, ed invece quella è una zona di confine presidiata ed ultra-militarizzata in cui ogni kibbutz è un avamposto armato e monitorato. Visto che la questione dei soldi l’hanno tirata fuori per primi loro, si può chiedere a quelli dell’Anti-Defamation League di non pensare solo a come li ha spesi Hamas, ma soprattutto a come li ha spesi il governo israeliano. Il 7 ottobre scorso infatti l’ipertecnologico e plurimiliardario sistema di difesa israeliano si è dissolto di fronte ad una delle tante e prevedibili incursioni da parte di Hamas. Alla fine i soldi li ha spesi meglio Hamas, e servendosi di semplici ingegneri edili.

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Di comidad (del 27/03/2024 @ 10:17:14, in In evidenza, linkato 1426 volte)
L'AMARA VITTORIA DEL SITUAZIONISMO

Gianfranco Marelli
L’AMARA VITTORIA DEL SITUAZIONISMO, Storia critica dell’Intenationale Situationniste 1957-1972
MIMESIS/ETEROTIPIE

Amara vittoria, quella di divenire mito. Quasi delle Cassandre del Novecento, i situazionisti hanno presagito l’alienazione quotidiana, l’anestetica del mercato, le bulimie di un’epoca pericolosamente tesa alla superficialità. Nell’anniversario dell’Internazionale Situazionista (1957), Gianfranco Marelli traccia in un saggio che bilancia perfettamente la narrazione con la puntualità delle fonti, un dettagliato ritratto di uno dei movimenti più emblematici del Secolo Breve.

Qui di seguito riportiamo l’EPILOGO del libro.

Sì, da quando scrissi le poche righe di presentazione del mio lavoro a Guy Debord nel freddo inverno del 1994, mi sono più volte chiesto se il situazionista parigino mi avrebbe risposto e cosa avrebbe scritto se non si fosse suicidato. Confesso che, in questi lunghi decenni in parte dedicati a ricercare nuove fonti, nuovi testi critici in grado di farmi comprendere aspetti e sfumature dell’Internationale Situationniste, allora non colti per incapacità personale e mancanza di indizi più prossimi, originali, inediti, per indagare sul variopinto gruppo di persone che l’animarono, ho provato a darmi delle risposte. Variavano a seconda del mio umore: propositive e stimolanti rispetto a quanto ero riuscito a condurre a termine; negative e demolitrici su quanto avevo scritto, affidandomi a documenti raccolti con paziente difficoltà in quanto problematico era separare loglio e grano, soprattutto ad un anno di distanza dalla morte di chi era ormai considerato non più soltanto il padre putativo dell’ultima avanguardia di artisti e di intellettuali del XX secolo, ma il maître a penser che grazie al concetto di “spettacolo” aveva saputo interpretare la contemporaneità di un sistema economico-produttivo trasformatosi in una dimensione sociale totalizzante tale da cambiare il modo d’intendere la vita quotidiana dinnanzi alle possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico e dal progresso scientifico.

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Di comidad (del 21/03/2024 @ 00:07:54, in Commentario 2024, linkato 6579 volte)
Mai fidarsi di quegli esseri orribili che sono i “putiniani”, infatti te li ritrovi sempre a sostenere la NATO e le sue guerre; come è successo alla principessa e decana dei putiniani europei, la “sovranista” Marine Le Pen. La putiniana non solo si è astenuta in parlamento per non ostacolare l’ennesimo invio di armi di Macron a Kiev, ma ha persino avallato la fiaba/spot sull’eroico popolo ucraino che avrebbe fermato la Russia. In realtà le tre linee difensive le ha costruite la Russia e non l’Ucraina, ed è Kiev, insieme con la NATO e l’UE, a dichiarare che l’obbiettivo non è “fermare Putin”, bensì riconquistare i territori perduti; territori peraltro popolati da civili russofoni che vengono bombardati dall’esercito ucraino.
Qualcuno potrebbe pensare che Marine Le Pen si sia “melonizzata”, mentre invece le sue prese per i fondelli sono sempre state evidenti; come quando proponeva di far uscire la Francia non dalla NATO ma solo dal suo comando, per segnalare così la propria indipendenza. Oltre a produrre queste barzellette, Marine Le Pen è sempre stata una sostenitrice acritica delle spese militari, senza mai fare domande sul modello di difesa per cui sarebbero dovute servire; perciò si lasciava campo libero agli affari delle lobby delle armi.
Anche in Italia i media “progressisti”, come “il Post”, cercano di propinarci la narrativa pubblicitaria secondo cui più spese militari si tradurrebbero automaticamente in maggiore capacità militare, quindi il problema starebbe nei pacifisti che si oppongono all’acquisto di armi. Questa formula è funzionale soltanto alla cleptocrazia militare, cioè alla produzione ed all’acquisto di armi da vetrina, inutili per le vere guerre, come i caccia F-35; cioè armi non solo costosissime, ma anche talmente fragili da aver bisogno di continue e dispendiose manutenzioni. Le “minacce” di Trump agli europei di non difenderli se non spendono di più per le armi sono quindi musica per la cleptocrazia nostrana, che peraltro aveva già deciso di aumentare la spesa militare.

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Di comidad (del 14/03/2024 @ 00:08:23, in Commentario 2024, linkato 6682 volte)
La locuzione “ha stato Putin” è diventata popolare, addirittura proverbiale, e indica il vezzo occidentalista di ritrovarsi un colpevole già pronto per l’uso, in modo da coprire le proprie responsabilità. Sarà difficile però spiegare la quasi unanime adesione del parlamento italiano alla missione navale “Aspides” nel Mar Rosso con un “ha stato Biden”, cioè nascondendosi dietro la consueta denuncia della servile fedeltà italica all’alleato americano. Una linea politica può non essere nelle condizioni di prevalere, ma deve comunque reggere sul piano comunicativo, cioè non smentirsi da sola. Se dico che sono contro ogni imperialismo compreso il nostro, e quindi anche contro le velleità dei nostri oligarchi di ritagliarsi uno spazio sub-imperialista all’ombra della potenza dominante, allora c’è un senso. Se invece faccio appello all’interesse nazionale, mi riferisco ad un’astrazione fumosa che viene screditata dal fatto stesso che gli oligarchi di un paese ritengono di avere altri interessi da seguire.
Se la critica non ha una logica, poi te la dovrai rimangiare nella pratica. Nel dicembre scorso Giuseppe Conte aveva accusato il governo Meloni di “turbo-atlantismo” per la decisione di inviare una fregata nel Mar Rosso, ed infatti ora i 5 Stelle si allineano al mantra ufficiale della “missione difensiva”. In realtà prima di infilarci da soli in questo conflitto, non solo non ci minacciava o filava nessuno, ma c’era anche la possibilità di accampare ogni genere di pretesto o intoppo “tecnico” per sottrarsi all’escalation militare. Il problema sta nell’eterno costume dell’oligarchia dell’Italietta: si cercano sponde estere e “vincoli esterni” da utilizzare come alibi; in tal modo la propria avarizia e le proprie vendette sociali le si possono spacciare come “europeismo”, mentre le proprie pulsioni colonialiste e sub-imperialiste le si possono nobilitare come “atlantismo”; invece è tutto “cosa nostra”.
La nostrana cleptocrazia militare ha il suo interesse all’escalation e quindi nessuna intenzione di sottrarsi. Il ministro della Difesa, e lobbista di Leonardo Finmeccanica, Guido Crosetto, ci ha raccontato che mandare la nave “Caio Duilio” a combattere i cartaginesi nel Mar Rosso gli dà doppia soddisfazione, perché è come far guerra anche a Cina e Russia. Il ministro arriva poi al sodo dicendo che la missione “Aspides” richiede “fondi aggiuntivi”. Nessuno ne aveva dubitato. Pare che siano in arrivo anche fondi europei, visto che la missione ha il crisma dell’UE, perciò l’affare promette bene. Peccato che il governo Meloni si sia dimenticato di distribuire una fettina della torta agli umili, cioè un’indennità di rischio ai marinai impegnati nella missione, come era invece avvenuto in analoghi casi precedenti. Ci saranno però sicuramente proteste dei militari e l’ingiustizia verrà sanata, altrimenti il prossimo drone che passa da quelle parti faranno finta di non vederlo.

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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


28/03/2024 @ 09:47:28
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