Un gravissimo atto di sabotaggio è avvenuto nei giorni scorsi contro il gasdotto Nord Stream 2 che, prima del boicottaggio orchestrato dagli Stati Uniti, avrebbe dovuto raddoppiare le forniture di gas naturale russo alla Germania. Le autorità svedesi hanno emesso un’allerta nella giornata di martedì in seguito al rilevamento di alcune perdite di gas nelle acque dello stesso paese scandinavo e in quelle della vicina Danimarca. Le cause sono da attribuire appunto a danni molto gravi subiti sia dal Nord Stream 2 sia dal Nord Stream 1, dovuti, secondo lo stesso governo tedesco, a eventi tutt’altro che accidentali.

Il gasdotto Nord Stream 2 è stato dunque oggetto con ogni probabilità di un “attacco mirato” e “senza precedenti”. Nelle ultime settimane, l’infrastruttura che avrebbe potuto garantire l’indipendenza della Germania dai gasdotti che transitano dall’Europa continentale era stata al centro delle richieste sempre più insistenti di imprese e normali cittadini tedeschi, decisi a chiederne l’apertura immediata per dare respiro a un’economia in rapido declino.

 

A livello ufficiale, non erano emersi elementi che facevano pensare a una possibile attivazione del Nord Stream 2 e, quindi, a un ripensamento delle politiche suicide adottate dal governo del cancelliere Scholz. Le pressioni su Berlino erano però aumentate sensibilmente in parallelo al peggioramento delle prospettive economiche della Germania. Economisti e osservatori indipendenti sostengono d’altra parte da tempo che la crisi energetica con cui la prima economia europea deve fare i conti avrebbe potuto essere risolta in larga misura mettendo finalmente in funzione il Nord Stream 2, soprattutto dopo lo stop probabilmente definitivo deciso da Putin ad agosto delle forniture di gas dalla Russia tramite il Nord Stream 1.

Il sabotaggio registrato questa settimana sembra dunque una nuova autentica iniziativa di guerra contro la Germania, la cui responsabilità non è però di Mosca ma, quasi certamente, dei suoi partner nominali in Europa e/o nella NATO. La vicenda riapre così la discussione sui veri obiettivi del conflitto in Ucraina. Oltre al tentativo di piegare la Russia, quella che è in atto è cioè un’offensiva aperta contro l’economia europea e tedesca in particolare. Già ai primi di febbraio, il docente di economia americano, Michael Hudson, aveva spiegato che il senso dell’escalation delle pressioni sulla Russia, sfociate nell’inevitabile invasione dell’Ucraina, andava ricercato sostanzialmente nelle manovre di Washington per sganciare l’Europa e, quindi, principalmente la Germania dalle direttive commerciali e dai piani di integrazione infrastrutturale euro-asiatici.

Se non esistono ragioni razionali per voltare le spalle alle opportunità prospettate dalla Cina e per fare a meno del gas a basso costo della Russia, si chiedeva Hudson, perché i paesi europei dovrebbero rinunciare a tutto ciò e agire contro i loro stessi interessi? Se Mosca e Pechino non rappresentano una minaccia militare, perché l’Europa dovrebbe sacrificare il benessere dei suoi abitanti per sottomettersi ai diktat della NATO e vincolarsi a meno vantaggiose relazioni economiche, finanziarie ed energetiche con gli Stati Uniti.

La creazione della minaccia russa attraverso ripetute provocazioni iniziate con la finta rivoluzione di “Maidan” del 2014 ha avuto perciò lo scopo di spingere l’Europa ad abbracciare la crociata contro Mosca a costo di un suicidio economico. Il primo paese a rimetterci è appunto la Germania, il cui governo socialdemocratico, con un clamoroso atto di autolesionismo, aveva sottoscritto precocemente le imposizioni americane, cancellando di fatto l’entrata in funzione del Nord Stream 2 lo scorso mese di febbraio.

Tornando ai danni rilevati sui gasdotti, la discussione è aperta circa i possibili responsabili del sabotaggio. Il blog Moon Of Alabama ha puntato il dito contro la Polonia, anche se, in tal caso, difficilmente Varsavia avrebbe agito di propria iniziativa. Il governo di estrema destra polacco, oltre a essere ferocemente anti-russo, continua a ostentare un atteggiamento fortemente critico verso la Germania. Negli ultimi tempi Varsavia ha alzato i toni, accusando Scholz di non volere sostenere il regime ucraino poiché continua a rifiutarsi di inviare a Kiev i propri carri armati di ultima generazione. Varsavia ha anche chiesto recentemente una cifra esorbitante a Berlino come riparazione di guerra relativamente al secondo conflitto mondiale, nonostante la questione, secondo la Germania, sia stata risolta di comune accordo decenni fa.

In passato, la Polonia aveva poi provato in più di un’occasione a ostacolare la costruzione del Nord Stream 2. Nella primavera del 2021 il responsabile per Gazprom del gasdotto aveva ad esempio denunciato pubblicamente le attività di navi da guerra di paesi stranieri nelle vicinanze dell’impianto, che rischiavano di provocare danni, formulando accuse specifiche proprio nei confronti di Varsavia.

L’opposizione polacca al Nord Stream 2 dipende non solo dall’inclinazione tradizionalmente anti-russa del governo di Varsavia, ma anche dal timore di perdere i diritti di transito derivanti dalla rete di gasdotti che passano sul proprio territorio, evidentemente bypassati in caso di completamento del progetto russo-tedesco. La Polonia aveva d’altra parte espresso rammarico e delusione nel maggio del 2021, quando la stessa amministrazione Biden sembrava avere temporaneamente sospeso gli sforzi per boicottare il nuovo gasdotto.

Il lavoro di sabotaggio potrebbe essere stato portato a termine anche dagli stessi americani. Martedì è circolata la notizia che un distaccamento della Marina USA si trovava qualche giorno fa nelle acque del Mare del Nord a una trentina di chilometri dal gasdotto Nord Stream 1 e a non più di cinquanta dal Nord Stream 2. Nel pomeriggio di martedì, ad ogni modo, il deputato europeo dell’opposizione ultra-atlantista polacca, Radek Sikorski, ha pubblicato un tweet con l’immagine della fuga di gas nelle acque del Mare del Nord con la scritta “Grazie Stati Uniti”. Poco dopo, Sikorski ha sostituito quest’ultima frase con un presunto detto polacco: “[da] una piccola cosa, così tanta gioia”.

Che non si sia trattato di un incidente è stato confermato dai sismologi svedesi, che martedì hanno fatto sapere di avere registrato due esplosioni nell’area interessata dalle fughe di gas, una nella notte di lunedì e un’altra poco dopo le 19 dello stesso giorno. Questa zona non è solitamente interessata da fenomeni sismici naturali, così che è possibile escludere con un certo margine di sicurezza un evento di questo genere.

Se, come appare pressoché certo, si fosse in presenza di un atto deliberato, la definizione più corretta per questo genere di operazione sarebbe quella di terrorismo. Se poi dovesse essere confermata la responsabilità degli USA o di qualche loro alleato dell’Europa orientale, è evidente che l’accaduto rappresenterebbe una sorta di dichiarazione di guerra contro la Germania o, più precisamente, contro l’economia e l’industria tedesche. Gli Stati Uniti stanno già iniziando a trarre vantaggio dall’aumento vertiginoso dei costi energetici in Germania, con svariate grandi aziende tedesche che hanno pianificato il trasferimento in America dei loro impianti produttivi.

Il regime ucraino e alcuni media ufficiali in Occidente hanno invece accusato apertamente Mosca per l’incidente ai due gasdotti, ma come di consueto si tratta solo di propaganda. La Russia, nonostante l’attitudine ultra-provocatoria dell’Europa, aveva insistito nel dare la propria disponibilità ad attivare in qualsiasi momento il Nord Stream 2 e, in generale, a fornire gas alla Germania e agli altri paesi in caso di sospensione delle sanzioni imposte dopo l’inizio delle operazioni militari in Ucraina a febbraio.

Non è chiaro inoltre quali vantaggi un atto distruttivo contro un’infrastruttura strategica che ha contribuito a costruire avrebbe potuto portare alla Russia. Per fermare il gas diretto verso la Germania, come si sta osservando in queste settimane, a Mosca è sufficiente chiudere i rubinetti, mentre, in teoria, eventuali azioni di sabotaggio a proprio favore sarebbero state se mai dirette contro gasdotti gestiti da altri paesi.

Se mai fosse stato necessario, l’incidente che ha interessato i due gasdotti Nord Stream deve fare aprire definitivamente gli occhi alla ridicola classe politica tedesca sul vero e proprio complotto che il suo principale alleato, in collaborazione con i lacchè polacchi e non solo, sta mettendo in atto contro il sistema Germania. Sperare in un cambio di rotta a Berlino è però fin troppo ottimistico, visto che è lo stesso governo Scholz che ha contribuito attivamente a scavare la fossa all’economia e all’industria del suo paese e di quelle del resto d’Europa.

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