L’amico tedesco

Per chiunque si senta cittadino d’Europa è stato triste vedersi sbattere in faccia la prova provata che il nostro compatriota di lingua tedesca Olaf Scholz pensa essenzialmente ai comodi suoi. Non pago di avere spalleggiato il compare olandese nel fare orecchie da mercante (è il caso di dirlo) alla richiesta di mettere un tetto al prezzo del gas, il cancelliere di Berlino ha dirottato duecento miliardi del bilancio tedesco sulle bollette dei tedeschi, con tanti saluti a chi — per esempio il bilancio italiano — quei duecento miliardi non li ha. Questo statista con la visione strategica di una talpa non solo ha impedito agli altri soci del condominio Europa di comprare l’energia a cifre decenti, ma ha pagato di tasca propria gli aumenti nella sua piccola patria, condannando le altre famiglie e aziende del continente — per esempio quelle italiane — a correre il rischio di andare in malora.

La pandemia e le sanzioni alla Russia ci avevano illuso che l’Europa stesse diventando una cosa seria. Invece restiamo sempre a metà del guado: fieri europeisti quando si tratta di dare una patente di sovranismo agli altri, ma fierissimi sovranisti quando entrano in ballo gli interessi di bottega. Senza renderci conto che sono proprio «scholzate» come questa ad alimentare la diffidenza di vasti strati della popolazione verso un’Europa che non sarà mai di nessuno finché non si deciderà a mettere insieme i soldi di tutti.


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1 ottobre 2022, 07:03 - modifica il 1 ottobre 2022 | 09:19

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