Querela di Meloni a Saviano, inizia il processo a Roma per il reato di diffamazione: lo scrittore rischia fino a tre anni

Fuori dall’Aula presenti, tra gli altri, gli autori Sandro Veronesi, Michela Murgia, Nicola Lagioia. Il vicepremier Salvini si costituisce parte civile

Sono tre i membri di questo governo ad aver citato in giudizio Roberto Saviano, in occasioni diverse. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Oggi, nello specifico, inizia il processo per la querela mossa allo scrittore dalla leader di Fratelli d’Italia. L’autore di Gomorra, sotto scorta dal 2006 per le minacce subite dalla criminalità organizzata, rischia fino a tre anni di carcere. L’accusa è di diffamazione. Rinviato a giustizio dal giudice delle indagini preliminari, lo scorso anno, è stato querelato per aver aggettivato con il termine «bastarda» Meloni – e anche Salvini – a proposito della propaganda dei due sul tema immigrazione. Fuori dall’aula di tribunale, il 15 novembre, sono presenti fra gli altri Kasia Smutniak, gli scrittori Sandro Veronesi, Michela Murgia, Nicola Lagioia e il direttore de La Stampa Massimo Giannini.


«La querela nasce dal livore utilizzato. Io ho insegnato a mio figlio che la parola “bastardo” è un’offesa. Valuteremo comunque se ritirare la querela», ha affermato, prima di entrare in udienza, Luca Libra, legale della presidente del Consiglio. L’udienza è durata solo pochi minuti ed è stata aggiornata al 12 dicembre. Saviano, al termine, ha annunciato che Salvini ha presentato un’istanza per costituirsi parte civile nel processo. «Salvini lo avrò contro sia in questo processo sia nel processo l’anno prossimo per la frase “il ministro della malavita”. In aula si è detto che non dovevo fare il comizio, ma io voglio solo difendermi. Credo di avere il record di giornalista, personalità, individuo più processato da questo governo», ha commentato Saviano all’uscita.


Meloni aveva querelato Saviano per il suo intervento nella trasmissione Piazzapulita, nel mese di dicembre 2020. Si parlava di migrazione e faceva ancora discutere il caso del bambino di sei mesi, originario della Guinea, morto il mese precedente prima di raggiungere Malta. «Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: “taxi del mare”, “crociere”. Mi viene solo da dire “bastardi” – affermò Saviano – a Meloni, a Salvini: bastardi. Come avete potuto? Come è stato possibile descrivere così tutto questo dolore?».

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