Sabato 20 novembre si è svolta a Milano la seconda conferenza stampa nell’ambito di quelle previste per illustrare i cinque “pilastri” su cui, secondo un nutrito gruppo di medici e ricercatori, con cui collaboro, dovrebbe basarsi la strategia di contrasto a Covid-19; presenti rappresentanti di quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale: dai Comunisti Italiani a Fratelli d’Italia. Se il 23 ottobre si erano illustrati i farmaci accessibili e risultati efficaci sulla base di studi scientifici di buona validità per combattere fin dall’esordio Covid-19, sabato scorso si è affrontato un tema parimenti delicato ed importante, cioè quali farmaci evitare, non solo perché inutili, ma perché addirittura potenzialmente dannosi. Come facilmente prevedibile, si è parlato soprattutto del paracetamolo.

La conferenza stampa del 20 novembre è stata tuttavia di grande rilievo anche per quanto personalmente mi riguarda: dopo la parte più strettamente “scientifica” svoltasi all’interno dell’Auditorium della scuola Andersen, infatti, l’evento è proseguito all’esterno (dove non era richiesto il green pass) unitamente al Coordinamento 15 ottobre – esponenti della galassia no green pass, ndrrappresentato da Roberto Perga, Stefano Puzzer, Dario Giacomini e dall’avvocata Stefania Cappellari. Questa seconda parte è servita a sancire pubblicamente una “alleanza” fra il mondo medico/scientifico critico e le istanze della “piazza, rappresentate dal Coordinamento 15 ottobre, nato come si ricorderà a Trieste in seguito alle proteste dei portuali.

Credo che nessuno possa più negare il crescente malessere di buona parte dei cittadini che sempre più numerosi ormai riempiono ogni sabato le piazze italiane e che con sempre maggior forza chiedono trasparenza, verità e giustizia. Nei quasi due anni dall’inizio della pandemia, si sono accumulate una serie enorme di conoscenze, dati, numeri, studi su cui purtroppo continua a mancare un confronto scientifico, trasparente e degno di questo nome, confronto che sempre più i cittadini reclamano.

Credo che nessuno, in buona fede, possa negare il fatto che tutte le voci che si discostano dalla narrativa ufficiale, anche se provenienti da esperti di indubbio prestigio, sono state regolarmente non solo inascoltate e silenziate, ma spesso ridicolizzate o liquidate come “fake news”. Così non si può più davvero continuare: le persone hanno diritto di accedere ad informazioni scientificamente valide, verificabili e non gravate da conflitti di interesse, questo al fine di compiere con piena consapevolezza scelte delicate ed importanti quali quelle che coinvolgono la salute propria e dei propri figli.

Ma cosa c’entro io in tutto questo? C’entro perché l’alleanza fra mondo scientifico indipendente e Coordinamento 15 ottobre ha portato alla nascita di una Commissione medico-scientifica cui mi è stato chiesto di partecipare. Oltre a me della Commissione fanno parte: Alberto Donzelli, medico specialista in Igiene e Medicina preventiva, già dirigente di sanità pubblica e già membro del Consiglio Superiore di Sanità; Paolo Bellavite, ematologo ed ex docente di Patologia generale a Verona; Marco Cosentino, docente ordinario di Farmacologia all’Università dell’Insubria; Giovanni Vanni Frajese, endocrinologo e professore associato all’Università di Roma ‘Foro Italico’; Eugenio Serravalle, pediatra a Pisa con competenze in strategie vaccinali per l’infanzia e dalla sottoscritta.

Il Coordinamento 15 ottobre – che ha individuato nei componenti la Commissione i propri esperti di fiducia – tramite il proprio avvocato ha quindi inviato al Ministero della Sanità, al Presidente del Consiglio e all’Istituto Superiore di Sanità formale richiesta di avvio di un tavolo di confronto scientifico su alcune prime cruciali questioni: andamenti della mortalità totale 2021 vs 2020 ed anni precedenti, mortalità totale negli studi randomizzati controllati con vaccini a mRNA, ruolo degli attuali vaccini nella prevenzione dall’infezione, opportunità della vaccinazione in età pediatrica, rischi di infezione di bambini ed adulti vaccinati vs non vaccinati ed infine sorveglianza attiva vs passiva e nesso di causalità nella stima degli eventi e delle reazioni avverse.

Ho accettato questo nuovo impegno non certo a cuor leggero, perché sono ben consapevole della delicatezza della situazione e del clima non certo sereno presente nel paese, ma l’impegno che ho profuso in tutti questi anni per informare sui rischi ambientali al fine di proteggere la salute, specie dei più piccoli, è lo stesso che ora mi anima e mi guida: dati e conoscenze decisivi per indirizzare scelte a livello politico ed individuale devono emergere in piena trasparenza e verità.

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