Print Friendly, PDF & Email
Print Friendly, PDF & Email

tysm

Uscire dal lavoro?

Intervista con Anselm Jappe

image 608x400Innanzitutto sgomberiamo il campo da un’ambiguità: i pensatori legati alla Critica del valore (Wertkritik) vengono spesso tacciati di “teoricismo”, forse per il testo seminale del gruppo Krisis, il Manifesto contro il lavoro (2002). Una facile obiezione consiste nel dire che, in teoria, si può certo congedare il lavoro, ma la realtà sociale ben presto ci rimette al lavoro. Che cosa rispondi a questo genere di critiche?

Non si può dire che il Manifesto contro il lavoro sia stato “seminale”. In Germania è stato pubblicato nel 1999, una dozzina di anni dopo il primo numero della rivista Krisis. Piuttosto, è stato il primo testo del gruppo a raggiungere un vasto pubblico – e il primo a circolare in Francia. Secondo me, tuttavia, presenta qualche lacuna che riflette certe indecisioni di allora, soprattutto la propensione di una parte del gruppo a considerare la sostituzione del lavoro umano con le tecnologie come la base possibile dell’emancipazione sociale.

Fin dall’inizio, quello che mi ha interessato nella Critica del valore è la volontà di assumere una posizione teorica che cerca di rifondare la critica sociale dalle sue stesse basi, mentre la tendenza più diffusa a sinistra consisteva nel sostenere che la teoria dovesse mantenersi in una posizione ancillare rispetto ai movimenti sociali (che si trattasse del movimento anti-nucleare, del femminismo, del terzo-mondismo, ecc.).

Print Friendly, PDF & Email

marx xxi

Sul marxismo occidentale e sulla crisi del comunismo in Italia

di Fosco Giannini*

Dal compagno Fosco Giannini riceviamo la sua recensione dell’ultimo libro di Domenico Losurdo, “ Il marxismo occidentale, come nacque, come morì, come può rinascere”

losInizio questa mia recensione all’ultimo - importantissimo, al fine di un rilancio d’un pensiero e di una prassi comunista, antimperialista, rivoluzionaria in Italia e in Occidente - libro di Domenico Losurdo ( “ Il marxismo occidentale - Come nacque, come morì, come può rinascere”, edizioni Laterza, prima edizione aprile 2017 e già alla seconda edizione) mettendo in campo alcuni ricordi personali.

 

1. Ricordi di un recensore non accademico

Il metodo non è, accademicamente, dei più ortodossi, ma l’eterodossia mi sarà forse perdonata se riuscirò a renderla funzionale a un obiettivo: dimostrare come la degenerazione del “marxismo occidentale”, che ha segnato e segna, purtroppo, di sè una parte considerevole anche del marxismo italiano, sino a divenire egemonica, abbia trovato nel “marxismo orientale” un proprio, primario, nemico; come Domenico Losurdo si sia da decenni collocato  e tuttora si collochi - con grande coraggio intellettuale e rischiando la solitudine filosofica e politica - sul fronte del marxismo orientale (tanto per non seminare equivoci : sul fronte materialista, marxista e leninista) e come questa collocazione lo abbia - consapevolmente - posto perennemente sotto il fuoco di tutta l’ala dominante - quanto liquidatoria della prassi comunista - del “marxismo occidentale” italiano.

Print Friendly, PDF & Email

gramsci oggi

Gramsci e l’egemonia. Complessità e trasformazione sociale

Alexander Hobel

02 Lenin has many fellows leaders 1927Qual è, tra gli altri, il fattore forse decisivo della popolarità del pensiero e dell’opera di Gramsci presso un vasto pubblico, che va ben al di là della ristretta cerchia degli studiosi e consente di parlare di una sorta di “ricezione di massa” della sua elaborazione? Qual è insomma “il segreto” della sua “egemonia” - relativa, certo - tra i pensatori politici della contemporaneità?

Certamente l’onda lunga della salvaguardia e valorizzazione del suo contributo teorico, dovuta in primo luogo a Palmiro Togliatti, al Pci, alle sue strutture di ricerca e ai suoi intellettuali, è tuttora alla base di questo successo, costituendo una sorta di rivincita postuma, a 25 anni dalla Bolognina, rispetto alla sciagurata liquidazione di quel grande partito.

Ma il motivo determinante mi pare stia proprio nella natura del pensiero di Gramsci che, più che come teorico della “rivoluzione in Occidente”, può essere definito un teorico della complessità dei processi di transizione, e dei processi di transizione in società complesse, articolate, più o meno avanzate. In questo senso la sua elaborazione costituisce davvero una pagina decisiva nell’evoluzione del marxismo; è tutta interna a quella concezione del mondo e della storia, e ne rappresenta - direi al pari del pensiero di Lenin - uno sviluppo fondamentale nel XX secolo.

Print Friendly, PDF & Email

conflitti e strategie 2

Esistono condizioni di possibilità del comunismo?

di Gianfranco La Grassa

fabbrica 21. Com’è mia abitudine, partirò da alcune affermazioni althusseriane (in Sulla Psiconanalisi, Raffaello Cortina editore, 1994, pagg. 81-84) e poi, dopo essere passato per Marx, concluderò rispondendo alla domanda del titolo. Nel testo appena citato, ad un certo punto, criticando il concetto di genesi, A. parla della formazione del modo di produzione capitalistico che, nell’ambito del marxismo tradizionale, è sempre stato considerato un prodotto necessario dell’evoluzione del precedente modo di produzione feudale; il capitalismo nascerebbe proprio per gestazione interna all’evoluzione del feudalesimo. Vediamo i passi di A.

“….il modo capitalistico di produzione non è stato ‘generato’ dal modo feudale di produzione come un figlio. Non c’è filiazione in senso proprio (preciso) tra il modo feudale di produzione e quello capitalistico. Il modo capitalistico di produzione sorge dall’incontro ….. di un certo numero di elementi molto precisi, e dalla combinazione specifica di questi elementi ….. Il modo feudale di produzione genera (come un padre genera suo figlio……) soltanto questi elementi, alcuni dei quali d’altra parte (l’accumulazione del denaro sotto forma di capitale) risalgono al di qua di esso o possono essere prodotti da altri modi di produzione.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

Teoria marxista della conoscenza e lavoro intellettuale

di Italo Nobile

marx eng3C’è una teoria marxista della conoscenza? Ci sono brani di Marx che si possono integrare in una teoria della conoscenza, c’è la concezione materialistica della storia (quella espressa ad esempio nell’Ideologia tedesca) che ha anche aspetti rilevanti per una teoria della conoscenza, ci sono gli scritti engelsiani (l’Anti-Duhring e la Dialettica della Natura) ma una vera e propria questione di teoria della conoscenza la abbiamo con la polemica tra il realismo epistemico (conoscitivo) di Lenin (di ispirazione engelsiana), il marxismo di ispirazione neokantiana di Plechanov e l’empiriomonismo di Bogdanov (variante del cosiddetto empiriocriticismo di Mach e Avenarius). A questa polemica hanno fatto riferimento tutta una serie di scritti sia in Urss che in occidente, ma da essa hanno tratto ispirazione anche pensatori del marxismo più o meno eretico (si pensi ad Alfred Sohn Rethel, ad Adam Schaff e di conseguenza agli studi incentrati sul linguaggio, sulla sua natura sociale e sulle sue implicazioni cognitive di Ferruccio Rossi Landi oppure si pensi alla conoscenza come pratica teorica di Althusser). Nell’elaborare una teoria marxista della conoscenza e del lavoro intellettuale bisogna tenere presente questi dibattiti che ci hanno preceduto.

Print Friendly, PDF & Email

carmilla

La rivoluzione non è (soltanto) affare di Partito

di Sandro Moiso

Rosa Luxemburg, La rivoluzione russa, (a cura di Massimo Cappitti), con un testo di Pier Carlo Masini con la sua traduzione di Problemi di organizzazione della Socialdemocrazia russa, BFS Edizioni 2017, pp. 128, € 12,00

Rosa Event “I passi falsi che compie un reale movimento
rivoluzionario sono sul piano storico
incommensurabilmente più fecondi e più
preziosi dell’infallibilità del miglior
comitato centrale” (Rosa Luxemburg)

Nel centenario di una rivoluzione che nemmeno la Russia di Vladimir Putin sembra voler celebrare, la ripubblicazione del testo di Rosa Luxemburg sull’esperienza bolscevica e delle masse sovietiche a cavallo tra il 1917 e il 1918 appare ancora di sorprendente attualità. Non solo per i commenti “a caldo” che dalle sue pagine è possibile raccogliere ma, e soprattutto, per comprendere come tale esperienza rivoluzionaria sia stata liquidata tanto da chi, ieri ed oggi, l’ha voluta osteggiare quanto da coloro che l’hanno voluta e continuano ad esaltare.

Tanto da far sì che a cent’anni di distanza siano realmente pochi gli scritti e le ricostruzioni critiche, ovvero tese a ricostruirne fasi, errori, vittorie, possibili esperienze sia da rivalutare che da abbandonare o da rifiutare decisamente.

Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

Per un approccio a “Sulle orme di Marx” di G. Carchedi

di Mauro Luongo

boicottahp5La recente pubblicazione del lavoro di Guglielmo Carchedi “Sulle orme di Marx. Lavoro mentale e classe operaia”, da parte delle Rete dei Comunisti e Noi restiamo, è una scelta politica- editoriale che non passa inosservata.

Quello di Carchedi è un lavoro che, in piena continuità con la sua elaborazione, potremmo definire di “frontiera”, il cui ancoraggio al metodo analitico marxiano, alla dialettica, si impone prepotentemente nella ricerca di categorie analitiche idonee a comprendere il modello di accumulazione nella attuale fase di sviluppo. Non dovrebbe essere necessario ma, a scanso di equivoci, non si tratta di un lavoro di filosofica teoretica, una speculazione intellettualistica sulla conoscenza, bensì di una ponderata e articolata, pur nella sua forma sintetica dell’opuscolo, indagine sulla funzione della conoscenza nel processo di produzione del valore e del ruolo svolto dall’appropriazione capitalistica del sapere, conoscenza-informazione, nel punto più alto del generale processo di produzione nell’attuale modello di accumulazione, la cosiddetta economia digitale.

Print Friendly, PDF & Email

blackblog

Sulla confusione fra le funzioni di "misurazione dei valori" e di "modello dei prezzi"

di Eleutério F. S. Prado

La questione del denaro, nell'opera matura di Marx, è stata oggetto di grandi controversie. E non sembra che siano arrivate alla fine. Si cerca qui di compiere uno sforzo per chiarire la confusione fra il denaro inteso come "misura del valore" ed il denaro visto come "modello per i prezzi". Si ritiene che questo qui pro quo si trovi all'origine della tesi secondo cui la teoria del denaro di quest'autore sia diventata anacronistica. Da una parte, si pensa che, per Marx, il denaro si configuri soprattutto, necessariamente, come una merce reale, ad esempio l'oro. E che la cartamoneta, per il fatto di non essere niente di più che una rappresentazione del denaro-oro in circolazione, dev'essere per questo ufficialmente convertibile in quello. Dall'altro lato, si vede che il denaro circolante oggi risulta essere puramente fiduciario, vale a dire, come non convertibile in oro. Il testo che segue sostiene non solo che quest'opinione è sbagliata, ma afferma anche che gli argomenti sostenuti da Marx vengono in generale equivocati

moneta51. Introduzione

La questione del denaro nell'opera matura di Marx è stata al centro di controversie che non appaiono essere arrivate ad una conclusione positiva. Lo stesso denaro, in quanto una delle categorie più centrali delle teorie che si sforzano di cogliere il capitalismo, è stato al centro di polemiche interminabili. Marx stesso sottolinea nella sua opera maggiore, facendo riferimento al suo stesso tempo ed ai migliori autori, che in generale mancava chiarezza nella comprensione di questo oggetto misterioso. Ora, sembra che il passare del tempo non abbia migliorato tale situazione che - sembra, al contrario - è peggiorata e di molto.

È noto che esistono autori non marxisti e perfino autori marxisti che ritengono inadeguata, per la comprensione di questa forma sociale nel capitalismo contemporaneo, la teoria del denaro che si trova nel Capitale.

Print Friendly, PDF & Email

palermograd

Introduzione al «Capitale»*

di Karl Korsch

51Pr4napc2LI. Come l’opera di Platone sullo Stato, il libro di Machiavelli sul Principe, il Contratto sociale di Rousseau, anche l’opera di Marx, Il capitale deve la sua grande e duratura efficacia al fatto che ad una svolta storica ha colto ed espresso in tutta la sua pienezza e profondità il nuovo principio irrompente nell’antica configurazione del mondo. Tutti i problemi economici, politici e sociali, attorno ai quali si muove teoricamente l’analisi marxiana del Capitale, sono oggi problemi pratici che muovono il mondo e intorno ai quali viene condotta in tutti i paesi la lotta reale delle grandi potenze sociali, gli Stati e le classi. Per aver compreso a tempo che questi problemi costituivano la problematica determinante per la svolta mondiale allora imminente, Karl Marx si è rivelato ai posteri come il grande spirito preveggente del suo tempo. Ma neppure come massimo spirito del suo tempo egli avrebbe potuto cogliere teoricamente questi problemi e incorporarli nella sua opera, se essi non fossero già stati nello stesso tempo posti in qualche modo anche nella realtà di allora, come problemi reali. Il destino singolare di questo tedesco del Quarantotto fece sì che egli, scagliato fuori dalla sua sfera d’azione pratica dai governi assoluti e repubblicani d’Europa, grazie a questo tempestivo allontanamento dalla retriva e limitata situazione tedesca, venisse inserito proprio nel suo autentico peculiare spazio storico d’azione.

Print Friendly, PDF & Email

marxismoggi

Teorie del valore

Giorgio Lunghini e Fabio Ranchetti*

VM 229 01Introduzione

Per 'teoria del valore' si possono intendere due cose distinte: la determinazione quantitativa dei rapporti secondo cui le merci vengono scambiate sul mercato, cioè dei loro prezzi relativi; oppure la ricerca dell'origine del valore delle merci, dunque l'indagine circa il fondamento stesso, l'oggetto e il metodo del discorso economico. Circa la sostanza che conferisce valore alle merci, le due spiegazioni rivali possono essere definite l'una 'oggettiva', l'altra 'soggettiva'. La prima riconduce il valore delle merci al lavoro che direttamente o indirettamente è stato impiegato per produrle: essa sarebbe oggettiva in quanto il lavoro impiegato per produrre una merce dipende dalle tecniche di produzione adottate, e queste in ogni dato momento sono date. La seconda spiegazione del valore delle merci nega che questo dipenda da loro proprietà intrinseche: il valore delle merci dipenderebbe dall'apprezzamento, da parte dei singoli soggetti, dell'attitudine dei beni economici a soddisfare i bisogni.

La teoria del valore utilità intende spiegare i prezzi delle merci a partire da quanto appare sul mercato; la teoria del valore lavoro, a partire da quanto avviene nella sfera della produzione.

Print Friendly, PDF & Email

paroleecose

Il giovane Marx. Un film

di Federica Gregoratto

201719017 21Sono già passati circa dieci anni dall’inizio dell’ultima crisi finanziaria che ha messo in ginocchio l’economia mondiale, soprattutto occidentale. Una delle trasformazioni sociali, politiche e culturali più evidenti che sta segnando la fase attuale (e terminale?)[1] della società capitalista è la presa di coscienza dei limiti, intrascendibili, e dei fallimenti, irreversibili, del progetto social-democratico e liberale. Le procedure democratiche e il sistema dei diritti non sembrano più soluzioni adeguate, o quantomeno sufficienti, per domare la volontà di potenza e violenza delle classi dominanti, mediare le relazioni con il “diverso”, godere delle libertà rese disponibili dal capitalismo tenendone sotto controllo, allo stesso tempo, le derive (auto)-distruttrici.

A destra, si cercano nuove ricette appellandosi a rozzi demagoghi o a nuove ladies di ferro. L’obiettivo principale è quello di rimuovere tutto ciò che appare sopraggiunto solo di recente: nuove forme di vita e religione arrivate con gli ultimi copiosi flussi migratori, nuove preoccupazioni, per esempio sul futuro del pianeta, cui la scienza ci mette ora di fronte, o nuovi generi sessuali, fluidi, aperti, negoziabili.

Print Friendly, PDF & Email

palermograd

Karl Korsch

di Riccardo Bellofiore

211424. UY475 SS475 Breve premessa (2017). Gli amici, e compagni, di PalermoGrad mi chiedono un testo che ‘introduca’ all’incontro del 11 luglio sull’attualità del Capitale (qui i dettagli dell’incontro), a 150 anni dalla pubblicazione del primo libro. Scartabellando tra vecchie cose, è saltato fuori questo mio pezzo su Karl Korsch: testimonianza di un interesse e (per molti versi) di una sintonia mai rinnegati per il consiliarismo, e per quel filone marxiano e non marxista (la distinzione si deve a Maximilien Rubel) che da Luxemburg va a Paul Mattick e, appunto, Korsch. È un testo scritto per un gruppo di studio a Torino, a Palazzo Nuovo (non ricordo in che corso), quando l’università era aperta fino alle 23 per facilitare la frequenza degli studenti-lavoratori, nel lontano 1976 (fanno giusti giusti 41 anni …). Le mie pagine possono forse utilmente fungere da ‘apripista’ ad una ben più sostanziosa “Introduzione” di Karl Korsch alla ripubblicazione in Germania del primo libro del Capitale nel 1932. Il testo venne tradotto da Gian Enrico Rusconi nella raccolta di scritti di Korsch intitolata Dialettica e scienza nel marxismo. Molte delle tesi di quella “Introduzione”, come anche del Karl Marx di pochi anni dopo, hanno retto al tempo, e rimane da chiedersi in che misura sia vero che il Capitale “per molti aspetti solo ora inizia a vivere il suo tempo”. Altre, com’è naturale, vanno messe in discussione, come cerco di accennare nel mio scritto. Quello che è certo è che, come anche Korsch non manca di rilevare, la teoria di Marx non è strettamente economica, è più propriamente di scienza sociale in senso lato eppure profondo,‘una teoria storica e sociologica’ che mal sopporta gli steccati disciplinari, che certo non si superano con un vuoto stile inter-disciplinare (vale qui la lezione di Adorno).

Print Friendly, PDF & Email

marxismoggi

La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione

di Stefano Garroni

schiele127“Tempo, incomincio qui la storia di Lenin.
Non perché la tristezza sia spenta,

ma perché quell’angoscia
s’è fatta chiaro cosciente dolore.
O tempo, scatena ancora
Le parole d’ordine leniniste.
Dobbiamo forse affondare
In uno stagno di lacrime?”
(Majakovskij)

Quelle che qui seguono sono schematiche osservazioni, spero raccolte con una certa logica e sistematicità, il cui scopo è prospettare una possibilità di lettura d’un groviglio di eventi, quanto mai complicato e dalle molte sfaccettature, che – nonostante certa uggiosa retorica <novista> – costituiscono tuttora la nostra contemporaneità. Che si tratti di una possibilità di lettura significa non solo il limite della mia cultura (ad es., non sono un economista, né uno storico), ma anche che la cosa stessa si dispone secondo diverse prospettive e angolazioni (aspetto questo che certamente non meraviglia chi abbia qualche familiarità con la dialetticità della storia).

Print Friendly, PDF & Email

materialismostorico

Henri Lefebvre lettore di Antonio Gramsci?

André Tosel (Université de Nice)

Pubblicato su "Materialismo Storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane”, E-ISSN 2531-9582, n° 1/2017, dal titolo "L'egemonia dopo Gramsci: una riconsiderazione" a cura di Fabio Frosini. Link all'articolo: http://ojs.uniurb.it/index.php/materialismostorico/article/view/1017/951

Se non diversamente indicato, questi contenuti sono pubblicati sotto licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.

7649028

Quando con Domenico Losurdo e Fabio Frosini abbiamo deciso di varare la rivista “Materialismo Storico” e abbiamo cominciato a costruirne il Comitato scientifico, tra i primissimi nomi ai quali ci siamo rivolti c’è stato subito quello di André Tosel, con il quale in passato tante volte avevamo collaborato - ricordo tra le altre cose il convegno di Nizza della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx su L 'idée d’époque historique, del settembre 2000 - e al quale ci legava non solo un’immensa stima culturale ma anche un grande affetto.

André accolse con entusiasmo la proposta e ci incoraggiò nella nostra iniziativa inviandoci per l’occasione due testi inediti. Il primo è stato pubblicato sul numero 1-2/2016 della nostra rivista, con il titolo Althusser e la storia. Dalla teoria strutturale dell’intero sociale alla politica della congiuntura aleatoria e ritorno (pp. 161-84). Il secondo è un saggio sul mancato incontro intellettuale di Lefebvre con Gramsci, che pubblichiamo in questa circostanza.

Adesso che André ci ha lasciati. Continueremo nei prossimi numeri a pubblicare i suoi lavori inediti in Italia: ci sembra il modo migliore e culturalmente più fecondo per ricordare un intellettuale e un compagno al quale tanto dobbiamo e che tanto ci mancherà [Stefano G. Azzarà].

* * * *

Per quanto ne sappiamo, la questione dei rapporti tra il pensiero di Henri Lefebvre e quello di Antonio Gramsci non è mai stata studiata. Il punto interrogativo è particolarmente giustificato dal momento che l’autore dei Quaderni del carcere è assai poco citato nell’opera sovrabbondante di Henri Lefebvre.

Print Friendly, PDF & Email

marxismoggi

"Il marxismo occidentale" di Domenico Losurdo

Recensione di Elena Fabrizio

2c3qqIn un testo del 1993 (Cultura e imperialismo) lo studioso palestinese Said, nell’indagare la complicità della cultura occidentale con il progetto egemonico imperialista, imputava a Foucault, alla teoria critica della Scuola di Francoforte e in genere il marxismo occidentale di non essersi dimostrati «alleati affidabili della resistenza all’imperialismo», addirittura di fare parte «di quello stesso, offensivo “universalismo” che ha per secoli collegato la cultura all’imperialismo».

Sul versante africano, lo storico ed economista Hosea Jaffe (Abbandonare l’Imperialismo, 2008), nel denunciare il più grande «abbandono» della storia dell’umanità, il «terzo mondo» abbandonato dall’imperialismo del «primo mondo», richiamava alla lotta di classe anti-imperialista attraverso un’azione collettiva, politica ed economica di contro abbandono marcata dalla distanza che separa il marxismo-leninismo dal marxismo occidentale. Quest’ultimo, concentrandosi sulla dicotomia socialismo versus capitalismo e avendo amputato il capitalismo della sua radice imperialistica, meritava l’appellativo di «eurocentrico e amerocentrico» e convinceva Jaffe a guardare alla Cina, il paese che ha realizzato la più grande rivoluzione anticoloniale della storia, e alla sua economia «anti-imperialista in sé e nei suoi effetti» quali possibili sostegni di una storia rivoluzionaria alternativa dei paesi anti-imperialisti.

Print Friendly, PDF & Email

marxismoggi

Marxismo Oggi: dalla rivista al sito

di Alexander Höbel

20170518 100247 D6CCB4B3.jpg 9973136091. Perché “Marxismo Oggi”

Più volte nella storia si è assistito a fasi di crisi del marxismo; più volte, anzi, lo stesso marxismo è stato dato per morto. Eppure la materialità e irriducibilità delle contraddizioni reali hanno ogni volta posto di nuovo all’attenzione di studiosi e opinione pubblica, intellettuali e masse, il valore e l’utilità del marxismo come strumento analitico della realtà.

Negli ultimi decenni si è assistito a un’offensiva più decisa, una sorta di destrutturazione-delegittimazione dell’approccio e dello stesso lessico marxista, ad opera dei sostenitori del “pensiero unico” e dalle loro “corazzate” mediatiche. L’ondata neoliberista iniziata già negli anni Settanta, l’omologazione culturale avanzata nel decennio successivo e il crollo del “socialismo reale” nel 1989-91 hanno determinato le condizioni fondamentali per tale controffensiva ideologica, celata dietro il velo della “fine delle ideologie”.

L’approccio marxista veniva il più possibile espunto dalle università, dalle case editrici, dai centri di ricerca, oltre che ovviamente dai mass-media.

Print Friendly, PDF & Email

centrostudieiniz

Il Comunista negato

Un soggetto in bilico tra regresso e coazione a ripetere

di Giovanni Mazzetti

page 1Presentazione quaderno n. 7/2017

Quando cadde il muro di Berlino, e i paesi del cosiddetto comunismo reale attraversarono un profondo cambiamento sbarazzandosi dei preesistenti regimi, l’Associazione per la Redistribuzione del lavoro aveva appena avviato il suo cammino con la pubblicazione dei primi due libri dedicati ai profondi mutamenti che stavano intervenendo nel processo della riproduzione del lavoro. Ma il rivoluzionamento politico in corso, col crollo della prima disastrosa esperienza di comunismo, imponeva di non eludere un confronto approfondito con quanto stava accadendo. Il gruppo di ricerca dell’epoca si concentrò così su un’analisi delle cause del crollo di quei regimi e sulle ripercussioni che probabilmente avrebbero avuto sui paesi del mondo occidentale. Questo lavoro, durato tre anni, portò alla pubblicazione di due testi: Dalla crisi del comunismo all’agire comunitario (Editori Riuniti) e L’uomo sottosopra (Manifestolibri), oltre alla pubblicazione di numerosi saggi su giornali e riviste tesi ad approfondire singoli aspetti della questione.

Nonostante quelle riflessioni avessero una buona circolazione non trovarono un terreno favorevole al loro attecchimento, né sollecitarono una confutazione critica. D’altronde, invece di sfociare in un nuovo approccio culturale, la crisi del comunismo si trasformò pian piano in un progressivo sfilacciamento delle precedenti convinzioni e dei valori che le accompagnavano.

Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Se Il Capitale fosse stato scritto oggi

di Pietro Basso (*)

bbbOgni grande opera dell'ingegno umano risente, inevitabilmente, del suo tempo. Questo è vero anche per Das Kapital, un monumento dell'ingegno umano che non perde forza né attualità con il passare del tempo, e semmai, sull'essenziale, ne acquista. E tuttavia chi lo affronta non può non sentire fin da subito, nella forma dell'esposizione anzitutto, l'eco delle dispute scientifiche e culturali di metà Ottocento. Non mi riferisco tanto allo stile della scrittura che ricevette un'impensabile stroncatura senza appello proprio dalla più acuta allieva di Marx, Rosa Luxemburg, che in una lettera del marzo 1917 ebbe a scrivere: "il famosissimo primo volume del Capitale di Marx, con il suo sovraccarico di ornamenti rococo in stile hegeliano, per me adesso è un orrore"1 . Mi riferisco piuttosto alla struttura, alla sequenza della esposizione della materia. E, nello specifico, al modo in cui la materia è organizzata e esposta nel I Libro. Pongo la questione nel modo più chiaro possibile: perché Marx comincia dalla immane raccolta di merci, cioè dal modo di produzione capitalistico già formato, dal capitale-merce come risultato del processo di sviluppo dei rapporti sociali capitalistici, e non invece dalla cosiddetta accumulazione originaria, e cioè dal punto di partenza del modo di produzione capitalistico? Cosa l'ha obbligato a fare questa scelta?

Print Friendly, PDF & Email

blackblog

Appropriazione indebita teorica

di Peter Samol

La strana versione del concetto di "lavoro improduttivo" in Robert Kurz e come la sua risposta alle critiche aumenti la confusione

mezzogiorno riposo dal lavoro van gogh analisi4Presentazione

Uno dei dibatti più importanti sull'opera marxiana è quello che tratta della definizione di lavoro produttivo. Fondamentale, ai fini della comprensione più profonda dei significati della critica dell'economia politica, questo dibattito non si è mai trovato ad essere in primo piano fra gli epigoni, gli interpreti o i detrattori di Marx, diversamente da quel che è avvenuto con le polemiche intorno agli schemi della riproduzione, o della trasformazione dei valori in prezzi. Tuttavia, dal punto di vista categoriale, il problema del lavoro produttivo precede dal punto di vista logico: non sarebbe possibile comprendere gli schemi allargati di riproduzione, senza una distinzione rigorosa fra il "lavoro che aggiunge valore" ed il "dispendio improduttivo di forza lavoro" (Marx), così come non ha senso discutere su come il valore si manifesta sotto forma monetaria se non si mette al centro la "sostanza" del valore e, di conseguenza, senza conoscere la differenza fra valorizzazione e capitalizzazione.

Nel corso del XX secolo, alcuni autori hanno affrontato questo tema, come è avvenuto per quel che riguarda Isaak Rubin, nel 1923 (La teoria marxista del valore) ed Ernest Mandel, nel 1967 (Il capitale: cento anni di polemiche sull'opera di Marx), ma entrambe le riflessioni hanno naufragato.

Print Friendly, PDF & Email

il rasoio di occam

Adorno e Marx

di Stefano Petrucciani

Il confronto di Theodor W. Adorno con il pensiero di Marx è un elemento costante della sua riflessione. Ne parla Stefano Petrucciani nel suo appena uscito "A lezione da Adorno" (manifestolibri), una raccolta dei suoi studi più significativi come interprete di Adorno. Ringraziamo l'autore e l'editore per averci autorizzato a pubblicare il seguente estratto

adorno marxUn punto d’arrivo molto interessante di questo “corpo a corpo” è un testo che Adorno scrive nel 1968; esso viene presentato dal filosofo francofortese prima come relazione introduttiva al XVI congresso della Società tedesca di sociologia che, per ricordare il centocinquantesimo anniversario della nascita di Marx, aveva scelto di mettere a tema la domanda: Tardo capitalismo o società industriale?[1]. Successivamente il testo viene letto nel grande simposio su Marx che si tiene a Parigi dall’8 al 10 maggio 1968 (mentre la rivolta studentesca è in pieno svolgimento) per essere poi pubblicato negli atti del suddetto convegno col titolo È superato Marx?[2]

[…] Nel modo in cui la interpreta Adorno, invece, la contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione è vista principalmente sotto l’angolo visuale della questione della tecnica. Le forze produttive non entrano in contraddizione con i rapporti perché gli sviluppi della tecnica sono determinati dai rapporti capitalistici in cui si inscrivono, e non possono dunque costituire una minaccia per tali rapporti. Già il Marx del Capitale segnalava come lo sviluppo di nuove tecniche di produzione non fosse solo funzionale  a una maggiore efficienza, ma ancor più al controllo sul lavoro.

Print Friendly, PDF & Email

palermograd

Prima di andare oltre, leggiamolo

di Marco Palazzotto

È una “grande costruzione letteraria”, piena di citazioni e battute di spirito? È “sociologia dell’Ottocento”? È teoria astratta? È un libro di storia? Il Capitale di Carlo Marx è un po’ tutte queste cose insieme e, soprattutto, 150 anni dopo la pubblicazione del Primo Libro, rimane il testo da cui partire per comprendere il presente e immaginare il futuro del capitalismo. Un contributo di Marco Palazzotto

after capitalism5Quest’anno ricorrono i 150 anni della pubblicazione (1867) del Primo Libro del testo che avrebbe poi cambiato la storia del Novecento, ovvero la principale opera di Karl Marx: Das Kapital.

Dopo un secolo e mezzo dalla prima edizione tedesca, ci si chiede se un’opera che ha influenzato la politica mondiale del secolo scorso sia oggi ancora utile ad offrire strumenti di analisi a chi si pone come obiettivo la trasformazione della società in senso più egualitario.

Il Capitale, per il livello di astrazione utilizzato da Marx, non poteva fornire dei consigli politici pratici, mentre è parere consolidato che la teoria del testo più importante del filosofo di Treviri non abbia eguali, ancora oggi, quanto a capacità di comprensione e analisi del modo di produzione capitalistico. Molte delle teorie allora presentate possono essere ancora applicate all’interpretazione di svariati fenomeni sociali.

Parlo ad esempio della crisi quale elemento strutturale del capitalismo, o della scienza e l’automazione come cause di diminuzione del lavoro necessario, tendenza che crea una disoccupazione endemica, ma che allo stesso tempo deve creare le condizioni per l’accumulazione.

Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Ciò che ha veramente detto l’‘ultimo Engels’

di Eros Barone

Fil sofo Federico Engels1. L’‘ultimo Engels’: problemi di periodizzazione

Per definire correttamente il modo con cui l’ultimo Engels affronta sia il problema dello Stato che il problema della elaborazione di una strategia del movimento operaio per la conquista del potere è necessario, in primo luogo, risolvere, oltre alle difficoltà che sono proprie di uno studio rigoroso del pensiero dei fondatori del socialismo scientifico, una difficoltà specifica, consistente nel determinare in modo esatto l’argomento che si intende trattare, cioè, nel nostro caso, l’“ultimo Engels”. Così, l’esigenza di circoscrivere tale argomento può portarci, in prima istanza, ad estendere o a contrarre le frontiere cronologiche dell’indagine in funzione di criteri, che possono tutti risultare degni di interesse, senza però che nessuno di essi risulti pienamente soddisfacente. Se, ad esempio, si prende il 1890 come confine, abbiamo, ad un tempo, l’inizio di un decennio e il punto di partenza degli ultimi cinque anni della vita di Engels, in cui si còllocano almeno tre opere di capitale importanza: assieme alla Critica del programma di Erfurt (1891), l’Introduzione alla Guerra civile in Francia (1891) e l’Introduzione alle Lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 (1895), cioè due scritti con cui Engels non si limita a presentare le analisi socio-politiche di Marx, ma ne mette in rilievo il valore teorico e ne applica il metodo alla congiuntura specifica di quegli anni1 . Il limite di questa periodizzazione risiede tuttavia nel separare le opere testé citate da altri scritti che, per quanto anteriori, sono strettamente connessi a quelle opere dall’identità del tema, come la famosa Lettera a Bebel del 1875, da cui non si può prescindere se si intende svolgere un serio esame del pensiero di Engels sul problema dello Stato2.

Print Friendly, PDF & Email

manifesto bologna

Korsch e Marx: oggi la sinistra rinasce se si riparte dalle origini

di Aldo Tortorella

a altrotempoSergio Sabattini ha scritto Da un altro tempo. Marx e Engels, la rivoluzione, la Russia (Edizioni Punto Rosso), un libro che è, come dice, il libro di una vita. Una vita spesa bene per i compiti rilevanti e difficili cui ha assolto come militante politico e dirigente comunista, ma anche, come qui possiamo leggere, per questa sua ininterrotta riflessione che ora rende pubblica. Spesso, quando si volge verso l’età più avanzata, si indulge al racconto delle proprie personali memorie. Si tratta di documenti sempre utili sia per i lettori che desiderano informarsi sul tempo passato, sia per gli storici professionali che hanno così modo di paragonare vari punti di vista interni a un medesimo tempo, a medesimi eventi, a medesime esperienze umane. Ma il testo di Sabattini è ben altra e più impegnativa impresa.

È un testo di riflessione storica e teorica, un itinerario dentro la storia e dentro il pensiero di coloro che insoddisfatti del loro presente e del futuro che esso prometteva – come furono gli iniziatori del movimento socialista – si sono sforzati di leggere la intima costituzione della società e dello stato al fine di prospettare un futuro migliore.

Print Friendly, PDF & Email

commonware

Sulla centralità della riproduzione

Alcuni appunti di ricerca a partire dal lavoro di Romano Alquati

di Anna Curcio

alla vanga 1Nel lavoro di Romano Alquati, uno dei testi più densi e di maggiore interesse politico nel presente è senz’altro l’inedito Sulla riproduzione della capacità-umana-vivente oggi. Si tratta di un corposo manoscritto risalente ai primi anni Duemila finora mai pubblicato, che anticipa molte delle trasformazioni sul terreno dei processi produttivi, del lavoro e della riproduzione che oggi viviamo.

Esistono di Alquati svariati testi, per lo più inediti o pubblicati da piccole case editrici indipendenti, poco o per nulla in circolazione, che un gruppo di ricercatori militanti, a Torino, sta discutendo con l’intento di cogliere l’attualità politica di un pensatore ancora per molti aspetti poco conosciuto. Ed è all’interno di questa discussione che i miei appunti si collocano.

Nel ricco corpus teorico di Alquati, la riproduzione della capacità-umana-vivente rappresenta uno dei baricentri politici, dentro quel modello – o «modellone» come lui stesso lo chiama – di ricerca e analisi sull’odierna «civiltà capitalista», la «società specifica».

Print Friendly, PDF & Email

trad.marxiste

Il mito dell’imperialismo russo: in difesa dell’analisi di Lenin

di Renfrey Clarke e Roger Annis

Il testo seguente è una versione più ampia di un precedente saggio: Perpetrator or victim? Russia and contemporary imperialism, di Renfrey Clarke e Roger Annis, pubblicato sul sito Links International Journal of Socialist Renewal, nel febbraio del 2016

lenin 2In tempi recenti, un’aspra controversia si è sviluppata in seno alla sinistra internazionale riguardo al posto occupato dalla Russia nell’odierno sistema capitalistico mondiale. Nello specifico, si tratta di una potenza imperialista, parte integrante del “centro” del capitalismo globale? Oppure le sue caratteristiche economiche, sociali e politico-militari la rendono parte della “periferia”, o semi-periferia, globali – ovvero, parte della maggioranza dei paesi che, a diversi livelli, sono oggetto dell’aggressione e del saccheggio imperialisti? [1]

Tradizionalmente, la sinistra marxista ha utilizzato il termine “imperialismo” con un alto grado di discernimento. Dunque, per i marxisti, l’imperialismo non è un qualcosa che emerge misteriosamente quando i leader si lasciano sovrastare dall'”avidità”. Né può essere ridotto alla semplice azione militare esterna, per quanto aggressiva. Per i marxisti, viceversa, l’imperialismo attuale nasce da specifiche caratteristiche dell’ordine economico e sociale dei paesi capitalistici più avanzati.

La classica definizione marxista di imperialismo nell’epoca moderna è stata fornita da Lenin nel suo pamphlet del 1916,  L’imperialismo, fase suprema del capitalismo. Secondo il punto di vista del leader bolscevico, il capitalismo avanzato emerso nei decenni precedenti presentava le seguenti caratteristiche salienti: