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idiavoli

Complotti!

di Leonardo Bianchi*

Dai Protocolli dei Savi di Sion alla pandemia, passando per QAnon e l’assalto al Congresso degli Stati Uniti. “Complotti!” di Leonardo Bianchi costruisce un quadro organico delle teorie del complotto, spiegando come e perché nascono e si diffondono, cosa rivelano della società in cui viviamo

joiuvgefL’idea generale sul complottismo è che si tratti di un fenomeno estremamente marginale, alimentato da un manipolo di pazzoidi. Una convinzione che conforta la maggior parte delle persone: noi non siamo come loro. Ma la realtà è un’altra, che i complottismi affondano le loro radici in un lontano passato e le dispiegano nella contemporaneità a un livello più trasversale di quanti si pensi. Chiunque – in una o più fasi della sua vita – ha creduto ad almeno una favola cospirazionista: in gergo, è finito «nella tana del Bianconiglio».

Già autore di La Gente (Minimum Fax, 2017), Leonardo Bianchi – uno degli indagatori più autorevoli sul tema, una delle voci più credibili del giornalismo italiano per rigore e capacità d’analisi – in Complotti! Da QAnon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto (Minimum Fax, 2021) costruisce un quadro organico delle teorie del complotto scavando a fondo e decostruendo in superficie, per spiegare come e perché nascono e si diffondono. Soprattutto: cosa rivelano della società in cui viviamo.

Su gentile concessione di autore e casa editrice, che ringraziamo, pubblichiamo di seguito un estratto da Complotti!

Il libro inoltre sarà presentato dall’autore insieme a Christian Raimo martedì 7 dicembre h.18 presso la Sala Venere di Più Libri Più Liberi (la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che si terrà a Roma, al Convention Center - La Nuvola di viale Asia 40, dal 4 all’8 dicembre 2021).

* * * *

Introduzione: dentro la tana del Bianconiglio

Sebbene le definizioni si sprechino, ormai il campo è stato sufficientemente circoscritto in decenni di studi e pubblicazioni.

Per il giornalista David Neiwert, autore di Red Pill, Blue Pill, una teoria del complotto è sostanzialmente «un’ipotesi che sostiene che un gruppo di individui agisca nell’ombra per raggiungere fini malevoli e illegali». Lo storico Daniel Pipes afferma che «una teoria del complotto è la paura di un complotto inesistente». Lo psicologo Rob Brotherton scrive in Menti sospettose che «nella loro essenza più profonda» le teorie cospirative sono «domande senza risposta», mentre i cospiratori sono sempre ritratti come «persone dotate di competenze fuori dal comune e straordinariamente malvagie».

Il politologo Michael Barkun, autore di A culture of conspiracy nonché uno dei massimi esperti di cospirazionismo, sostiene le teorie del complotto siano contrassegnate da tre principi di base: «1) nulla è come sembra; 2) nulla accade per caso; 3) tutto è connesso».

Secondo lo psicologo Jan-Willem van Prooijen, gli ingredienti fondamentali sono invece cinque. In primis c’è la schematicità: una teoria cospirativa traccia connessioni dirette tra attori, obiettivi e persone, andando a formare una catena causale tra eventi. Poi ci sono la capacità di azione dei cospiratori (praticamente illimitata), il vincolo associativo tra di loro, la segretezza prolungata nel tempo (a volte anche per secoli) e infine l’ostilità.

In American Conspiracy Theories, i politologi Joseph Uscinski e Joseph Parent descrivono le teorie del complotto come «spiegazioni di eventi storici, presenti o futuri, in cui il principale agente è un gruppo ristretto di persone che trama in segreto contro il bene pubblico».

Usando un’analogia efficace, Uscinski e Parent aggiungono che le teorie del complotto sono come un liquido che si adatta sempre al recipiente che le contiene, prendendo la sua forma. E infatti esistono teorie sui governi o sulle istituzioni pubbliche, su aziende e multinazionali, sulle case farmaceutiche, sullo sport, sul posto di lavoro, e così via.

Le teorie del complotto sono ulteriormente catalogabili in diversi sottotipi. Michael Butter le differenzia tra cospirazioni «esterne» - operazioni dal basso verso l’alto, quando lo stato non è in mano ai cospiratori – e cospirazioni «interne», dall’alto verso il basso, quando i cospiratori sono al potere.

Barkun, dal canto suo, ha elaborato la famosa suddivisione tra «cospirazioni-evento», «cospirazioni sistemiche» e «supercomplotti».

Le prime si concentrano su un singolo evento che è il risultato di un piano preordinato – come l’omicidio di Kennedy, il falso allunaggio o l’11 settembre, giusto per dare un’idea.

Le seconde si focalizzano su un gruppo di potere, che di solito punta a ottenere il controllo di una regione, un paese o addirittura del mondo intero (in questa direzione vanno le teorie sui Templari, la massoneria, i Rosacroce e gli Illuminati). I «supercomplotti» sono infine un agglomerato di «cospirazioni-evento» e «cospirazioni sistemiche», di solito ordinate gerarchicamente tra loro; è come se formassero una piramide, con la cima occupata da una forza oscura e onnipotente da cui discende tutto il resto.

Una simile varietà evidenzia come qualunque aspetto della vita umana sia suscettibile di trasformarsi in una teoria cospirativa. Dopotutto, scrive Brotherthon, il complottismo è «una lente attraverso la quale possiamo vedere il mondo, ma che falsa tutto ciò che si trova nel suo campo visivo».

Grazie a questa distorsione prospettica, le teorie del complotto sembrano sempre più ordinate, coerenti e convincenti della realtà stessa. «Denunciando un complotto», afferma il filosofo Brian Keeley, «esse possono spiegare sia le informazioni del rapporto ufficiale, sia i dati erranti che il rapporto ricevuto evita di spiegare».

In altre parole, continua Brotherton, le teorie del complotto sono immuni da qualsiasi confutazione:

Se sembra un complotto, significa che era un complotto. Se non sembra un complotto, era sicuramente un complotto. Le prove contro la teoria del complotto diventano prove del complotto.

Questa non confutabilità è sia un punto di forza delle teorie – perché permette loro di rimanere dentro uno spettro di plausibilità – sia una grossa vulnerabilità, dal momento che le pone in aperto contrasto con le moderne scienze sociali, in particolare la psicologia, la sociologia e la politologia.

Butter ricorda che, da Freud in poi, la psicologia ha dimostrato che «in molti casi non sappiamo varamente ciò che vogliamo, e che è difficile agire in base alle proprie intenzioni». Anche se lo facessimo, non sempre otteniamo ciò che vogliamo; i sistemi sociali e politici hanno infatti «una vita propria e generano conseguenze che nessuno si aspettava».

Le teorie del complotto, invece, ingigantiscono oltre ogni misura l’intenzionalità: tutto si svolge seguendo meticolosamente i piani dei cospiratori; non ci sono mai intoppi, e nessuna persona coinvolta nella cospirazione si lascia sfuggire il minimo segreto. In ultima istanza, la storia è pianificabile e completamente manovrabile dagli esseri umani. […]

L’idea generale sui complottisti, che chiunque si è fatto consultando i media o la cultura popolare, è piuttosto univoca: si tratta di persone disturbate, ai margini della società, che vanno in giro con cappelli di carta stagnola in testa o pensano di essere inseguiti da elicotteri neri – un po’ come Mel Gibson nel film del 1997 Ipotesi di complotto.

Un assunto del genere conforta la maggior parte delle persone: noi non siamo come loro. Da una parte, come affermava il politologo statunitense Richard Hofstadter nel celebre Lo stile paranoide nella politica americana, c’è una «piccola minoranza» segnata da «accesa esagerazione, sospettosità e fantasia cospiratoria» ; dall’altra ci sono individui altamente razionali e istruiti, del tutto immuni da certe derive.

Peccato che la faccenda sia molto – ma molto – più sfumata di così. Come hanno rilevato diversi sondaggi e studi, tra cui quello già citato di Uscinski e Parent, le teorie del complotto permeano ogni strato della società e si distribuiscono più o meno equamente sullo spettro demografico, socioeconomico, occupazionale, di genere, culturale e ideologico.

A riprova di ciò basti pensare al fatto che molti uomini di potere fanno – e hanno fatto – un ampio ricorso alle teorie del complotto; e questo atteggiamento non riguarda solo populisti di destra radicale alla Donald Trump o autocrati alla Jair Bolsonaro, ma figure storiche insospettabili come Winston Churchill e Abraham Lincoln.

Del resto, le teorie cospirative sono davvero inestricabili dalla politica. Nel senso che, come sostiene sulla Boston Review il professore di storia intellettuale Nicolas Guilhot, vanno a colmare la «mancanza di visione politica» e «costruiscono ponti» (magari non solidissimi) per attraversare un «presente catastrofico».

Insomma: se davvero credere in una teoria del complotto fosse l’indicatore di una patologia mentale, scrive Jan-Willem van Prooijen in The Psychology of Conspiracy Theories, «allora vivremmo in una società altamente patologica». Ma così non è; come puntualizza Rob Brotherton,

Non esiste un “noi contro loro”. Esistiamo solo noi. Loro sono noi. Noi siamo loro. Presentando il complottismo come un bizzarro tic psicologico che affligge le menti di un manipolo di pazzi paranoici, ci assolviamo con aria di sufficienza dai pensieri sconclusionati che siamo così pronti a vedere negli altri. La propensione a credere in una teoria del complotto è universale: tutti, almeno una volta nella vita, siamo finiti nella «tana del Bianconiglio» – ci siamo convinti dell’esistenza di qualche cospirazione fittizia.

I motivi sono vari. Anzitutto, argomenta sempre Brotherton, le teorie del complotto «rendono spiegabile l’inspiegabile» e «comprensibile la complessità», riuscendo a «lastricare una realtà caotica, sconcertante e ambigua con una spiegazione semplice: la colpa è loro».

La funzione ordinatoria del cospirazionismo crea una «rete di credenze» che si autosostentano, visto che «tutte [le teorie] si confermano reciprocamente»; una volta che si accetta una cospirazione si spalancano le porte alle altre, pure a quelle in contraddizione l’una con l’altra. […]

Anche van Prooijen – insieme ad altri studiosi – ritiene che le teorie del complotto affondino le loro radici in processi psicologici e cognitivi sviluppatisi perché comportavano un vantaggio evolutivo, e che questi processi solitamente siano amplificati da sentimenti negativi quali la paura e l’insicurezza. Tra i principali figurano la propensione a scorgere (o creare da zero) degli schemi ricorrenti in quelle che sono delle coincidenze; l’attribuzione della capacità d’azione e di pianificazione a un gruppo ostile; e la gestione dei pericoli. Per Uscinski e Parent, le teorie del complotto fungono appunto da meccanismo di difesa per affrontare le minacce – reali o percepite come tali – verso un gruppo o un individuo.

Poi entrano in gioco vari bias, pregiudizi. Molte teorie fanno leva sul bias di conferma, che ci porta a selezionare solo le informazioni che collimano con le nostre convinzioni personali – ignorando quelle che le smentiscono o le mettono in crisi.

Tante altre si fondano sul bias di proporzionalità, nella convinzione che a un evento di grande importanza debba necessariamente corrispondere una causa altrettanto grande. Il caso dell’omicidio Kennedy è paradigmatico: è davvero difficile accettare che una figura insignificante come Lee Harvey Oswald abbia alterato in maniera così dirompente il corso della storia.

A ogni modo, ribadisce van Prooijen, il complottismo non è affatto ristretto a una dimensione puramente patologica e irrazionale; al contrario, può essere addirittura considerato «un aspetto naturale della condizione umana».

Non solo, come sottolinea la psicologa Karen Douglas, le teorie del complotto «soddisfano dei bisogni psicologici che in un dato momento sono irrisolti»; costituiscono pure, per usare un’espressione del filosofo Paolo Virno , il «doppio agghiacciante» dei periodi segnati da sconvolgimenti epocali : li pervertono e al tempo stesso li affiancano come un’ombra, contribuendo a plasmarne la memoria per le generazioni future.


* Giornalista e blogger, è news editor di VICE Italia. Ha collaborato, tra gli altri, con Valigia Blu e Internazionale. Per Minimum Fax è autore di La Gente (2017) e Complotti! (2021).
Il libro sarà presentato dall’autore insieme a Christian Raimo martedì 7 dicembre h.18 presso la Sala Venere di Più Libri Più Liberi (Roma Convention Center - La Nuvola di viale Asia 40).

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E Sem
Thursday, 09 December 2021 10:24
Complotto = Intrigo rivolto copertamente a danno di enti o persone. Forse nel giardino dell' Eden, se ecludiamo il comportamento leggermente scorretto (al servizio della concorrenza) del venditore di mele voler usare la parola complotto, forse, il nostro intento potrebbe sembrata una forzatura. Divertente definire persona non sospetta il buon Abraham Lincoln cospiratore degli stati del nord in bancarotta che per procurarsi manodopera a bassissimo costo "aboli' " la schiavitu' con una guerra fraticida e svuoto' le casse delle banche degli stati del sud, naturalmente la storia ufficiale cerca di dire altro. Forse i cosiddetti complotti "bislacchi" vengono creati ad arte per coprire azioni "corali" di stati ed organizzazzioni. Dimenticavo: mafia, neoliberismo, capitalismo nelle sue varie eccezioni non esistono: sono solo fantasie dei complottisti!
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E Sem
Thursday, 09 December 2021 10:23
Complotto = Intrigo rivolto copertamente a danno di enti o persone. Forse nel giardino dell' Eden, se ecludiamo il comportamento leggermente scorretto (al servizio della concorrenza) del venditore di mele voler usare la parola complotto, forse, il nostro intento potrebbe sembrata una forzatura. Divertente definire persona non sospetta il buon Abraham Lincoln cospiratore degli stati del nord in bancarotta che per procurarsi manodopera a bassissimo costo "aboli' " la schiavitu' con una guerra fraticida e svuoto' le casse delle banche degli stati del sud, naturalmente la storia ufficiale cerca di dire altro. Forse i cosiddetti complotti "bislacchi" vengono creati ad arte per coprire azioni "corali" di stati ed organizzazzioni. Dimenticavo: mafia, neoliberismo, capitalismo nelle sue varie eccezioni non esistono: sono solo fantasie dei complottisti!
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E Sem
Thursday, 09 December 2021 10:20
Complotto = Intrigo rivolto copertamente a danno di enti o persone. Forse nel giardino dell' Eden, se ecludiamo il comportamento leggermente scorretto (al servizio della concorrenza) del venditore di mele voler usare la parola complotto, forse, il nostro intento potrebbe sembrata una forzatura. Divertente definire persona non sospetta il buon Abraham Lincoln cospiratore degli stati del nord in bancarotta che per procurarsi manodopera a bassissimo costo "aboli' " la schiavitu' con una guerra fraticida e svuoto' le casse delle banche degli stati del sud, naturalmente la storia ufficiale cerca di dire altro. Forse i cosiddetti complotti "bislacchi" vengono creati ad arte per coprire azioni "corali" di stati ed organizzazzioni. Dimenticavo: mafia, neoliberismo, capitalismo nelle sue varie eccezioni non esistono: sono solo fantasie dei complottisti!
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Mario M
Saturday, 04 December 2021 18:53
Leonardo, l'attentato dell'11 Settembre alle twin tower fu sicuramente un complotto: orchestrato da Bin Laden o, molto più credibile, dagli apparati interni. I complotti ci sono sempre stati, si tratta di capire l'origine e le motivazioni.
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Raul Schenardi
Saturday, 04 December 2021 14:02
Ma meno male che le tv e i giornaloni ci dicono la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità
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Cumpluticus
Sunday, 05 December 2021 18:50
E inoltre che fortuna hanno tv e giornaloni ad avere alle spalle fior di professori e filosofi anti-complottisti!

Con certe teorie anti-cpmplottiste a-prescindere non c'è storia.

Anzi, ormai forse il lemma "complotto" è talmente inutile e superfluo che bisognerebbe cancellarlo dia dizionari.

Scherzi a parte, c'è bisogno di capire la fondatezza di ciascuna presunzione di complotto, perchè di complotti ce ne sono smempre. Piuttosto bisogna stare attenti a non avallare il bisogno del dominio di pasturare una cultura anti-cospirazionista a prescindere, da cui poi varare nuove norme giuridiche "ad complottum" con l'aiuto decisivo dei soliti asini cattedratici de' sinistra.
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