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Totalitarismo liberale e struzzi di sinistra

di Carlo Formenti

pascale totalitarismoliberale macrocopertinaIl governo Meloni cade come il cacio sui maccheroni per una sinistra alla disperata ricerca di un nemico di comodo su cui dirottare l'attenzione delle masse, nella speranza che queste non le chiamino a rispondere delle loro responsabilità. Così si evoca l'immagine anacronistica di un fascismo da operetta, con tanto di orbace, saluti romani e inni al nuovo duce in gonnella, associandola a una forza politica che incarna piuttosto l'ala più duramente e coerentemente neoliberale della borghesia, mentre opera in piena coerenza e continuità con tutti (senza distinzioni ideologiche) i governi che l'hanno preceduta negli ultimi decenni: attacco ai salari e all'occupazione, smantellamento dello stato sociale, privatizzazioni, svendita degli interessi nazionali al "partito dello straniero" come lo chiamava Gramsci, infeudamento agli interessi strategici della NATO e d'una UE totalmente allineata (contro i suoi stessi interessi) ai comandi di Washington.

Mentre milioni di francesi sfilano per le strade di Parigi contro la riforma delle pensioni voluta da Macron, e mentre i lavoratori inglesi tornano a scioperare contro la politica economica imposta dal governo conservatore, le preoccupazioni della sinistra de noantri sono tutte per l'arretramento dei diritti civili e individuali, che considerano la più grave, se non l'unica, minaccia generata dalla svolta a destra sancita dalle ultime elezioni. Svolta dovuta al fatto che milioni di proletari, avendo ormai perso fiducia nelle sinistre, hanno preso sul serio le esternazioni "populiste" e "sovraniste" della destra, o hanno comunque sperato che sarebbero state seguite dai fatti, (considerati gli ultimi sondaggi, sembra non abbiano ancora perso le illusioni in merito).

Ma torniamo al grido "allarmi son fascisti". Questa mistificazione ideologica non si spiega solo con la giovane età di molti di coloro che la alimentano, cioè con il fatto che quasi nessuno di essi ha la minima idea di cosa sia stato il fascismo storico, per tacere del nazismo. Le radici vanno piuttosto cercate nella svolta culturale di mezzo secolo fa, allorché le sinistre radicali iniziarono ad accusare l'Unione Sovietica e i Paesi socialisti dell'Est Europa di essere regimi totalitari, liberticidi e sostanzialmente "di destra", con la benedizione del proclama berlingueriano sull'esaurimento della spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre. Calmate le smanie antagoniste, e liquidate le residue velleità rivoluzionarie, le generazioni dei giovani intellettuali post sessantottini si sono imbevutele delle idee dei vari Deleuze, Guattari, Derrida, Foucault, nonché dei loro cascami in salsa Nouveau Philosophe e delle loro varianti para marxiste, ispirate alle teorie postoperaiste di Antonio Negri.

Se la caduta del Muro di Berlino è stata celebrata come il trionfo della libertà e della democrazia, e non compianta come la morte dell'idea stessa che sia possibile una civiltà alternativa a quella capitalista, o come la catastrofe che ha generato un arretramento generale dei rapporti di forza, delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di proletari occidentali (quelli di Asia, Africa e America Latina si sono fortunatamente incamminati in tutt'altra direzione), ciò è avvenuto perché quegli strati intellettuali si erano già trasformati in una "sinistra nietzscheana", individualista, libertaria, sostanzialmente antisocialista e organicamente funzionale alla cultura mainstream liberal-progressista, associata al progetto cosmopolita della pax imperiale americana. Una cultura che ha partorito i movimenti single issue come il femminismo, l'ecologismo, il movimento lgbt e la retorica del politicamente corretto, sancendo il divorzio fra "ceti medi riflessivi" e classi subalterne che, dagli anni Ottanta a oggi, ha causato il progressivo spostamento del consenso di queste ultime verso i movimenti populisti-sovranisti e/o il loro ripiegamento in una sorta di rassegnata apatia politica.

Solo questa evoluzione può spiegare la sostanziale indifferenza con cui le cosiddette sinistre hanno accolto la Risoluzione del parlamento europeo del 19 settembre 2019, che ha equipara nazismo e comunismo, rinnegando il ruolo decisivo svolto dall'Unione Sovietica nella sconfitta dell'orrore nazifascista. Quell'aberrante atto di revisionismo storico (la storia la scrivono sempre i vincitori, ha detto qualcuno, e, dopo la caduta dell'Urss, l'Occidente capitalista la sta riscrivendo a proprio uso e consumo) significa, di fatto, avallare le tesi del filosofo revisionista Ernst Nolte, il quale, pur non negando i crimini nazisti, li ha giustificati in quanto reazione, ancorché "eccessiva", alla minaccia bolscevica.

Se in Europa esistono ancora partiti comunisti degni di questo nome (alcuni ne esistono, ma sono pochi e deboli) uno dei loro compiti consiste nello spiegare che, se oggi una minaccia di totalitarismo pende sulla nostra testa, non è quella incarnata da figure come Meloni e Le Pen, bensì quella associata alla piena attuazione dei principi e dei valori dell'ordoliberalismo tedesco (che ha il suo pendant nell'ideologia neocons americana, e del quale le destre alla Meloni sono rappresentanti di secondo piano). Il totalitarismo liberale è una realtà in atto, incarnata dai vertici della UE e della NATO, che organizzano la sistematica aggressione contro tutte le nazioni, le idee, le formazioni politiche e i movimenti che si oppongono alla messa in pratica delle politiche economiche e sociali formalizzate nel consenso di Washington. In nome dell'imposizione manu militari di questo consenso, l'Europa si è fatta trascinare nella guerra contro la Russia al fianco del regime neonazista di Kiev.

Il pacifismo "di sinistra" ignora le ragioni che hanno indotto la Russia a scendere in guerra per pura necessità di autodifesa di fronte all'aggressività di una NATO che, in barba agli impegni presi all'atto dell'unificazione tedesca, si è spinta a pochi chilometri dai confini di Mosca (a riconoscerlo è persino papa Francesco), si beve la propaganda occidentale che punta il dito contro il "mostro" Putin e regala una improbabile aura di difensore della democrazia a un cialtrone come Zelensky, ultimo rampollo di una dinastia di leader ucraini di ascendenza nazifascista inaugurata dall'eroe nazionale Bandera. Così non riesce ad andare, nella migliore delle ipotesi, oltre una blanda equidistanza fra le forze in campo, e sottovaluta il rischio di un Terzo conflitto mondiale, che gli Stati Uniti si preparano a scatenare per contrastare la propria perdita di egemonia a livello mondiale.

Questa sinistra è incapace di assumere un ruolo coerentemente antimperialista perché dall'altra parte del fronte ci sono Paesi "totalitari" come la Cina, il Vietnam, Cuba, la Bolivia, il Venezuela e la Russia, che socialista non è ma si oppone alla colonizzazione dell'Asia Occidentale e Centrale da parte della NATO. Ne è incapace perché l'anticomunismo che da quattro decenni penetra come un veleno nelle sue ossa la rende cieca di fronte alla realtà, e questo è lo stesso motivo che le ha impedito di cogliere la gravità della Risoluzione del parlamento europeo sopra richiamata, e che oggi le impedisce di cogliere la gravità di quanto sta succedendo in queste settimane a Praga, dove è in atto una inedita e inaudita operazione di repressione giuridico ideologica descritta da un articolo della rivista Marx21 di cui riporto qui di seguito uno stralcio.

Il primo febbraio si svolgerà a Praga il processo contro Josef Skála e gli studiosi di Praga incriminati per aver sollevato dubbi sui responsabili del massacro di Katyn. Il 31 ottobre 2022, Tomáš Hübner, giudice unico del Tribunale distrettuale di Praga 7, ha condannato a otto mesi di reclusione Josef Skála, noto intellettuale marxista, ex vicepresidente del Partito comunista di Boemia e Moravia (KSCM), insieme con Vladimír Kapal, e Juraj Václavík, tutti e tre incriminati, in base all’articolo 405 del Codice penale della Repubblica ceca, per aver messo in discussione la versione che attribuisce alla dirigenza sovietica il massacro di Katyn (l’uccisione di migliaia di prigionieri di guerra polacchi sul territorio dell’URSS, occupato dalla Wehrmacht nell’estate del 1941). Due anni prima, il 2 luglio 2020, i tre avevano partecipato al forum di discussione pubblica – organizzato, su richiesta degli ascoltatori, da www.svobodne.radio.czsul massacro di Katyn, divenuto uno dei principali argomenti della crociata antisovietica e anticomunista delle forze politiche e sociali andate al potere nel 1989, la cui versione dei fatti scarica sui sovietici premeditazione ed esecuzione del crimine. Tale versione, sulla base dell’analisi dei documenti e delle prove disponibili fino al 2020, è contestata da ricercatori e studiosi di diversi Paesi, che l’hanno attribuita agli occupanti nazisti. Nel forum del 2 luglio 2020 J. Skála ha sottolineato che l’obiettivo era quello di stimolare ulteriori discussioni senza alcuna affermazione dogmatica. Né lui né gli altri relatori hanno negato o messo in dubbio il massacro dei prigionieri polacchi, né tantomeno lo hanno avallato o giustificato in alcun modo. Sono entrati esclusivamente in un dibattito, che dura da oltre tre quarti di secolo, sull’attribuzione delle responsabilità. La loro colpa è quella di essersi opposti alla versione oggi spacciata come canone inviolabile, argomentando con riferimento a fonti e documenti, compresi quelli emersi dagli archivi nel periodo successivo al crollo dell’URSS. La trasmissione ha avuto molti commenti positivi e non ha sollevato polemiche. Il 18 marzo 2022 – quasi due anni dopo – tutti e tre i partecipanti al forum sono stati convocati dal Comando nazionale per la lotta alla criminalità organizzata della Polizia della Repubblica Ceca per fornire spiegazioni. Era la fase iniziale del procedimento penale, che ha avuto il suo primo epilogo nella condanna a 8 mesi del 31 ottobre, alla quale hanno fatto opposizione. Il processo si svolgerà l'1 febbraio 2023.

E' evidente il filo rosso che lega l'atto del parlamento europeo che equipara nazismo e comunismo alle leggi approvate nei Paesi dell'Est Europa, già socialisti e oggi governati da forze anticomuniste e filo americane, leggi che pongono sullo stesso piano il negazionismo nei confronti delle persecuzioni naziste contro il popolo ebraico (già di per sé criticabile in quanto, come ha scritto Stefano Levi Della Torre, è “aberrante colpire per legge reati di opinione, anche perché ciò propone indirettamente che esista una verità ufficiale sancita per legge. La falsità per legge presuppone una verità per legge, e questa è un’idea familiare alle inquisizioni e ai totalitarismi, e ostica per la democrazia e per la ricerca scientifica") al negazionismo nei confronti dei presunti crimini commessi dal regime sovietico. Eppure le sinistre europee preferiscono ignorare questo filo rosso che pure in prospettiva è foriero di minacce anche nei loro confronti.

Infine devo purtroppo prendere atto che anche molti partiti comunisti, in Italia e in Occidente, non appaiono meno timidi nel denunciare questa tendenza, quasi non si rendessero conto che la criminalizzazione di certe opinioni è il primo passo verso la criminalizzazione - e la conseguente messa fuori legge, ciò che in vari Paesi europei dell'est è già avvenuto - delle organizzazioni politiche che le professano. O forse se ne rendono conto fin troppo bene e optano per la politica dello struzzo, nascondendo la testa sotto la sabbia invece di tenerla ben alta per denunciare quanto avviene. A voler essere maligni, si potrebbe dubitare che la scelta di nascondere la propria identità dietro sigle genericamente "nazional popolari" in occasione delle elezioni, faccia parte di tale politica: se non ci facciamo troppo vedere corriamo meno rischi. Beata illusione: meno si difende in campo aperto la propria identità più si accelera la sua totale delegittimazione ed espulsione dal discorso pubblico.

Comments

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Dario D'Annunzio
Wednesday, 25 January 2023 19:49
Tutto Molto condivisibile… purtroppo…
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Enzo Rossi
Tuesday, 24 January 2023 17:39
Caro compagno Formenti

il tuo contributo è interessante e stimolante ma permettimi di opporre almeno un paio di osservazioni critiche.
Attribuisci l'origine di tutti i mali sofferti in Italia agli intellettuali della sinistra radicale sessantottina; questo giudizio, sproporzionato, mette in ombra l'aspetto principale del problema e cioè il fatto che oggi la società italiana sta cogliendo i frutti velenosi che sono stati seminati negli anni dal PCI post 1956 e dal suo erede PD, forze egemoni della cosiddetta “sinistra” italiana e veri responsabili della nostra attuale disfatta.
Rispetto all'identità comunista affermi:“meno si difende in campo aperto la propria identità più si accelera la sua totale delegittimazione ed espulsione dal discorso pubblico”. Qui non si tratta di difendere la propria identita comunista ma, tenuto conto dei rapporti di forza, si tratta di lavorare per costruire un fronte democratico nel quale i comunisti devono esserci e nel quale devono contare per la loro coerenza nella teoria e nella pratica di lotta mettendo, come nel ventennio sfociato nella IIa guerra mondiale, il proprio impegno prioritario alla difesa della pace, al diritto dei popoli di decidere liberamente del proprio destino, di continuare la lotta antimperialista contro il pericolo principale rappresentato, dopo la sconfitta del nazifascismo, dall'imperialismo USA sostenuto dal nuovo “asse” reazionario, formato dall'UE, Regno Unito, Canada, Ucraina ecc.
L'identità della forza unificante che oggi vede schierati con i comunisti come Rizzo (e tanti altri meno noti ma altrettanto saggi che si riconoscono nelle sigle “nazional popolari” protagoniste delle ultime elezioni), deve essere espressione del popolo e non dei soli comunisti. I risultati si vedranno poi così come si son visti dopo la Resistenza nella forte affermazione del Partito come riconoscimento popolare del suo ruolo effettivo.
Semmai c'è da chiedersi perchè come comunisti non siamo riusciti a proseguire la resistenza nella stagione postbellica per affermare i diritti sanciti dalla Costituzione, in primo luogo quelli inattuati sul lavoro e la piena occupazione, qualificanti il carattere di classe del nuovo regime post-albertino. Qui siamo in discussione anche noi, i nostri limiti, i nostri errori, la nostra storia, le nostre scissioni. E finchè non saremo capaci di un progetto sorretto da una analisi appropriata e condivisa ed una sana autocritica i simboli che rappresentano la nostra identità sono come “l'ombra di un sogno fuggente”, inadeguato ad affrontare gli eventi che si profilano all'orizzonte con la caduta del sistema capitalista.
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Pantaléone
Wednesday, 25 January 2023 08:58
Tutte le strade dei socialdemocratici portano al riformismo, che può esistere solo se il sistema se lo può permettere.
Per quanto riguarda l'occupazione, siamo sinceri: lo sfruttamento di massa è chiaramente un ricordo del passato.
L'intero problema è: come può il sistema capitalistico, al momento attuale, nell'aumento del plusvalore relativo (guadagni di produttività) sfruttare milioni di soprannumerari e popolazioni straripanti? La risposta non esiste, perché se l'avessimo avremmo in mano la soluzione completa alla crisi contemporanea del capitalismo e del tardo keynesianesimo.
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nico
Tuesday, 24 January 2023 07:21
Giusto. L'unica cosa su cui non sono d'accordo è che Rizzo non fa parte di quella categoria di comunisti. Si tratta di essere comunisti nella tattica e nella strategia e non di fare i comunisti come i rifondaroli o Marx21, un gruppo di tromboni che non ha capito niente della scienza, che non è neutra e non può diventarlo davanti alle "soluzioni" capitaliste per es. sulla pandemia, quindi nulla dei movinenti che nascono nei contesti specifici. Rizzo ha ragione, punto.
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Pantaléone
Monday, 23 January 2023 21:45
Un communiste authentique ne devrait jamais prendre position pour n'importe quel conflit capitaliste, la guerre c'est les riches qui l'a font et c'est le prolétariat qui crève.
Un communiste devrait lutter contre la propriété privée des moyens de production.
Produire pour les besoins et non pas pour du profit.
A partir de là on pourra enfin parler d'un nouveau modèle de civilisation, avant que la valeur dévore la planète et l'espèce humaine.
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Pantaléone
Monday, 23 January 2023 21:47
Un vero comunista non dovrebbe mai schierarsi a favore di un conflitto capitalista, la guerra è combattuta dai ricchi e a morire è il proletariato.
Un comunista deve lottare contro la proprietà privata dei mezzi di produzione.
Produrre per i bisogni e non per il profitto.
Allora potremo finalmente parlare di un nuovo modello di civiltà, prima che il valore divori il pianeta e la razza umana.
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Pantaléone
Monday, 23 January 2023 20:33
Interessante, ma con molteplici obiezioni.
La riforma delle pensioni francesi è già in cantiere, con il 49/3, che permette al presidente eletto di scavalcare l'assemblea nazionale e l'opposizione di connivenza.
I sindacati guideranno il gregge per qualche giorno e tutti torneranno all'ovile.
Sarebbe stato molto più produttivo astenersi dal lavorare mezza giornata alla settimana per un periodo indefinito.

Inoltre, il socialismo da caserma non è stato in alcun modo un'altra modalità di civilizzazione, bisogna davvero dimenticare queste vecchie lune che non hanno alcuna presa sul nostro tempo.

Per quanto riguarda l'Ucraina, abbiamo a che fare con un conflitto inter-imperialista del tardo capitalismo di crisi.
Più precisamente, un capitalismo che cerca di superare temporaneamente le proprie contraddizioni attraverso espansioni territoriali o esportazioni in deficit dell'impero.
Non c'è solo una povera Russia sotto attacco e un'Europa vassalla degli Stati Uniti, la crisi sta colpendo anche parti dell'ex impero sovietico, con manifestazioni di massa in Kazakistan, Armenia e Bielorussia, di cui si dice che i servizi occidentali siano interamente responsabili, senza tuttavia negarne alcune implicazioni.
Un confronto inter-imperialista Cina Russia Europa USA.
Il sistema capitalistico mondiale sta subendo una contrazione globale più o meno avanzata a seconda della periferia e del centro.
In questa crisi aggravata, gli Stati stanno collassando.
Come per l'ascesa del fascismo, di cui una certa sinistra borghese connivente porta la piena responsabilità, non vedendo altro orizzonte che il capitale eternizzato.
Quanto alle pecore che immaginano di resistere all'impostura attraverso la porta di destra, non fanno altro che rafforzare il sistema verso la sua schizofrenia di controllo assoluto.

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