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sinistra

Potere al popolo critica i limiti del Patto per la Costituzione e rilancia la lotta di classe dal basso

di Luigi Ficarra

pattoRitengo positiva la risposta data dalla portavoce di Potere al Popolo, Viola Carofalo, ai firmatari del Patto per la Costituzione, Felice Besostri e altri costituzionalisti (*).

La Carofalo evidenzia innanzitutto che le condizioni minime poste nel ‘Patto’ sono “insufficienti ad assicurare davvero a tutti i lavoratori la difesa dei diritti costituzionali alle ferie, al riposo, a un salario decente, alla pace, alla salute, perché essi sono stati sistematicamente negati”.

E negati, dice la Carofalo, non solo con le leggi ordinarie, tipo il Jobs Act ed il decreto Poletti, ma anche con leggi di revisione costituzionale che la classe dominante borghese ha compiuto specie con la modifica degli artt. 81 e 97 cost., per non parlare di quella, anch’essa molto rilevante, dell’art. 118, ultimo comma , cost..

Per cui giustamente dice che in conseguenza delle suddette modifiche molti “principi costituzionali (elencati nel ‘Patto’) sono oggi lettera morta”. Si che quella vigente non è più la Costituzione liberaldemocratica del ’47, ma una costituzione liberale.

Scrive ad esempio la Carofalo che, introdotto l’obbligo del pareggio di bilancio con gli artt. 81 e 97 novellati, non è (oggi) possibile attuare l’articolo 3 cost . Invero, non potendosi fare spese fuori bilancio, non possono “rimuoversi gli ostacoli di ordine economico e sociale ”di cui in esso si parla. Il secondo comma dell’art. 81 prescrive infatti che “il ricorso all’indebitamento è consentito  solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”. Non quindi per motivi sociali e di giustizia.

Anche il principio della programmazione economica a fini sociali, affermato dall’art. 41, terzo comma, cost., è reso anch’esso inoperante dalla nuova formulazione dell’art. 81 ed anche da quella dell’art. 118, ultimo comma, affermante il principio di sussidiarietà, che pone in primo piano l’iniziativa privata e come solo sussidiaria quella pubblica, introducendo in tal modo in Costituzione, come regola, che il mercato è arbitro e regolatore primario dell’attività economica.

Facendo cadere ogni velo ipocrita, la Carofalo scrive poi che “la pace e il ripudio della guerra (di cui all’art. 11 cost.) appaiono vuote parole, fermi restando i vincoli della Nato. L’adesione ad essa ci impedisce infatti la stessa messa al bando delle armi nucleari di cui il nostro territorio è pieno, e ci ha portato a partecipare alle guerre in Iraq, Afghanistan, Kosovo, Libia, etc. Infine l’intervento imperialista e colonialista odierno, coordinato con l’UE, in Niger e nel mare libico, per il controllo anche militare dell’emigrazione, dopo aver costretto con le nostre scelte i dannati della terra nei lager, rende meno di un’ombra il citato art. 11.

Nella sua risposta a Besostri la Carofalo scrive pure che “ci è naturale impegnarci a non modificare la forma parlamentare del nostro modello repubblicano”. Così dicendo non tiene a nostro parere conto che la forma parlamentare voluta dalla Costituzione del ’47 è stata già modificata dalla Costituzione materiale vigente. Invero nell’ultima legislatura - e lo stesso può dirsi almeno per le tre precedenti – col frequente ricorso alla decretazione d’urgenza ed al voto di fiducia nella procedura di formazione delle leggi e col ricorso molto intenso all’emanazione da parte del governo di decreti legislativi sulla base di leggi delega approvate dal parlamento su proposta del governo medesimo, oltre ¾ della funzione legislativa, compresa quella essenziale delle leggi di bilancio ed elettorali, è stata svolta dall’esecutivo e comunque per sua diretta e assorbente iniziativa, non dal Parlamento, ridotto ormai ad un ruolo del tutto marginale.

La Carofalo ritengo abbia voluto dire, esprimendo la posizione avanzata di Potere al Popolo, che dobbiamo essere contrari e opporci ad ogni modifica costituzionale che voglia introdurre (come volevano prima la ‘Commissione Bicamerale’ presieduta da D’Alema e poi le proposte di riforma di Berlusconi e di Renzi, bocciate nei referendum) una Repubblica Presidenziale. E’ infatti una negazione della stessa democrazia borghese, come scriveva Marx ne “Il 18 Brumaio di L. Bonaparte”, concentrare il potere in un solo individuo.

La Carofalo è consapevole, come lo fu Luciano Gallino, che la lotta di classe l’hanno fatta e vinta negli ultimi quaranta anni i padroni e che la questione non si affronta come fosse un mero problema tecnico giuridico di ingegneria costituzionale, ma ritornando a far rivivere al massimo la lotta di classe dal basso. Scrive infatti – ed è il punto chiave e conclusivo della sua risposta - che “continueremo a difendere la Costituzione non tanto firmando appelli ma sostenendo ogni giorno nelle lotte le lavoratrici e i lavoratori, gli studenti, i migranti e tutti i ceti popolari che si stanno battendo nelle piazze, nelle università e nei luoghi di lavoro per difendere e conquistare i diritti costituzionali negati.

Luigi Ficarra (del Prc e aderente a Potere al Popolo) 31 gennaio 2018

 

* * * *

(*)

In risposta all’appello di Felice Besostri (**)

Viola Carofalo, Portavoce Nazionale Potere al Popolo

pap21Abbiamo letto l’appello rivolto alle liste da parte di Felice Besostri e altri costituzionalisti a sottoscrivere un patto che impegni i firmatari a contrastare “ogni ulteriore proposta di riforma che miri a modificare, palesemente o surrettiziamente, la forma democratica e parlamentare del nostro modello repubblicano” e ogni ulteriore tentativo di “costituzionalizzare principi neoliberisti o a limitare la sovranità popolare, i diritti fondamentali delle persone, i diritti politici e la partecipazione politica degli elettori” nonché a “garantire, nell’ambito del programma elettorale e dell’azione politica della propria Lista o della Lista che sosterranno, la piena e completa attuazione dei principi fondamentali della Costituzione e del dettato costituzionale”.

Per Potere al popolo si tratta di un impegno scontato: la nostra è la lista del NO sociale al referendum del 4 Dicembre, è la lista di chi non prende ordini da Jp Morgan, dalla finanza internazionale, dalla troika e di chi negli ultimi 25 anni ha sempre anteposto il liberismo autoritario dei trattati europei alla Costituzione.

Non possiamo dunque non aderire al Patto che pone le condizioni minime per qualunque lista che abbia a cuore la difesa dei diritti. Condizioni che riteniamo però insufficienti ad assicurare davvero quei diritti a tutti i lavoratori, le donne, gli studenti, i pensionati, i richiedenti asilo, i senza casa, i malati, i precari, i disoccupati, gli abitanti delle periferie ai quali i diritti costituzionali alle ferie, al riposo, a un salario decente, alla pace, alla salute, alla possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero sono stati sistematicamente negati.

L’appello è costretto a richiedere di non violare “ulteriormente” la Costituzione, prendendo atto che in questi anni le violazioni sono state molte e ripetute persino da parte di chi oggi aderisce al Patto.

Molti tra i candidati più in vista di Liberi e Uguali – firmatari dell’appello – come Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema hanno infatti deliberatamente modificato la Costituzione che oggi si impegnano a difendere. Lo hanno fatto insieme a Berlusconi riscrivendo l’articolo 81 della Carta e inserendo l’obbligo del pareggio di Bilancio imposto dalle oligarchie europee.

Conosciamo l’impatto disastroso che questa misura ha avuto sulla vita delle persone che la Costituzione avrebbe dovuto proteggere.

Sappiamo come l’obbligo imposto alle regioni e ai comuni di tagliare i servizi pubblici per sottostare ai vincoli di bilancio abbia leso il diritto alla cura dei malati che non possono permettersi la sanità privata, il diritto a un’esistenza libera e dignitosa di chi non ha avuto la fortuna di ereditare una casa e ha perso il posto, o non guadagna abbastanza per pagare un affitto, e si è ritrovato a vivere in strada o ancora con i genitori, poiché gli stessi Governi che hanno concesso permessi e agevolazioni fiscali ai palazzinari per le loro speculazioni immobiliari hanno investito lo zero per cento del pil nell’edilizia popolare.

Comprendiamo che chi in passato ha tradito il ripudio della guerra bombardando gli inermi e votando a favore delle manovre finanziarie che ogni anno hanno aumentato le spese militari tagliando i servizi pubblici non possa oggi promettere davvero la pace e il ripudio della guerra sottraendosi ai vincoli della Nato che chiede a tutti i paesi aderenti di destinare il 2 per cento del Pil alle spese militari invece di investire quei fondi per alleviare le sofferenze dei cinque milioni di italiani in povertà assoluta, 10 in povertà relativa, 11 milioni che rinunciano alle cure mediche perché non possono permettersele. Impossibile non notare che firmatari come Bersani, Speranza, Epifani e tanti altri candidati di Liberi e Uguali, fino a ieri nel Pd con Pietro Grasso, hanno votato i provvedimenti che hanno piegato la legge ai principi neoliberisti che l’appello invita a contrastare: la riforma Fornero che ha allungato l’età pensionabile, il Jobs Act (e le norme che lo hanno preceduto) che ha precarizzato il lavoro, il Decreto Poletti che ha ulteriormente esteso la precarietà consentendo alle aziende di sostituire i lavoratori stabili con quelli a tempo determinato, l’abolizione dell’articolo 18 che ha reso ricattabili i lavoratori e incerto il loro futuro.

È colpa di queste leggi e di una lunga serie di pseudo-riforme liberiste se oggi i principi costituzionali sono lettera morta, se un lavoratore atipico su 3 e un lavoratore autonomo su 4 è a rischio povertà, se  500 mila lavoratori “somministrati” lavorano con contratti che durano in media 12 giorni, addirittura un solo giorno in un terzo dei casi. È colpa delle leggi votate da molti dei candidati che oggi sottoscrivono l’appello e che ben sapevano che la Costituzione prevedeva invece che ogni lavoratore avesse diritto al riposo e alle ferie retribuite e a una paga “in ogni caso sufficiente a garantire al lavoratore e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. È per questo che noi che non abbiamo alcun imbarazzo ci impegniamo a fare di più per questi lavoratori resi precari e ricattabili, di più per garantire a tutte e tutti l’effettivo rispetto dei principi fondamentali della Costituzione. Noi di Potere al Popolo siamo stati in prima linea nella battaglia per il No al referendum del 4 Dicembre. Tutti i soggetti promotori della nostra lista hanno organizzato centinaia di assemblee, volantinaggi e iniziative per contrastare la riforma della Costituzione voluta da Matteo Renzi e suggerita da Jp Morgan, Confindustria e Marchionne. Per questo ci viene naturale aderire all’appello di Besostri e impegnarci a non modificare la forma parlamentare del nostro modello repubblicano come invece intendeva fare chi ha votato sì a quel referendum.

Ad esempio, Giuliano Pisapia, incoronato prima di Pietro Grasso leader della formazione politica che oggi firma come noi questo Patto in difesa della Costituzione. Noi ci impegniamo però a fare di più per garantire l’effettiva applicazione della Costituzione e dei suoi principi fondamentali. Ci impegniamo cancellare l’obbligo del pareggio di Bilancio che ha sfigurato la Costituzione e a contrastare l’austerity imposta dai trattati europei. Non è altrimenti possibile attuare l’articolo 3 che assegna alla Repubblica “il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Ci impegniamo a cancellare le leggi che hanno invece alzato muri tra le persone e limitato i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, degli omosessuali, dei richiedenti asilo, prevedendo per ciascuna categoria una specifica discriminazione e facendola diventare legge ordinaria.

Ci impegniamo a prevenire e punire “ogni violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restrizione di libertà”, come prevede la Costituzione, e a garantire che le pene “non siano contrarie al senso di umanità e tendano alla rieducazione del condannato”. Ci impegniamo a combattere ogni forma di restrizione della libertà di manifestare il proprio pensiero di tutti i cittadini, oggi sottoposti con il pretesto dell’ordine pubblico e del decoro urbano alle restrizioni del Decreto Minniti e minacciati dal tentativo di imbavagliare tutte le voci che contrastano il sistema dominante. Aderiamo con l’auspicio che la Costituzione, patrimonio di tutti i cittadini italiani e non di una o più liste candidate alle elezioni, possa in futuro essere modificata non per negare i diritti come hanno fatto nel 2011 quanti sostenevano il Governo Monti e oggi firmano questo appello, ma per meglio garantire a tutte e tutti “un’esistenza libera e dignitosa”. Esplicitando ad esempio il diritto di tutte le persone, religiose e non, a godere della stessa libertà di pensiero senza i privilegi oggi accordati a un’unica religione in virtù del Concordato tra lo Stato Italiano e il Vaticano inserito nell’art. 7 (è in nome di questi privilegi che la giustizia italiana è stata ostacolata nelle indagini contro i preti pedofili o le emissioni elettromagnetiche di Radio Vaticana) o prevedendo che sui trattati internazionali il popolo possa esprimersi mediante referendum. O prevedendo che sui trattati internazionali il popolo possa esprimersi tramite referendum. O inserendo la tutela del diritto di ogni persona, anche delle future generazioni, a vivere in un ambiente salubre e a godere delle risorse naturali.

Sono temi dei quali non si avvertiva l’urgenza quando è stata varata la Costituzione ma sono centrali oggi che l’ambiente viene depredato dalle multinazionali private e a miliardi di persone viene negato l’accesso all’acqua potabile. Una cosa è certa: Potere al popolo si opporrà a ogni tentativo di fare della prossima una “legislatura costituente”.

Un parlamento eletto col Rosatellum non ha la legittimità di toccare la Costituzione e continueremo a combattere chi sostiene che i problemi del paese derivino dalla Costituzione e non dalla sua mancata applicazione. Siamo l’unica lista che si pronuncia per l’approvazione di una legge elettorale proporzionale finalmente costituzionale dopo i disastri dell’epoca del bipolarismo e del maggioritario. Soprattutto, continueremo a difendere la Costituzione non tanto firmando appelli ma sostenendo ogni giorno nelle lotte le lavoratrici e i lavoratori, gli studenti, i migranti e tutti i ceti popolari che si stanno battendo nelle piazze, nelle università e nei luoghi di lavoro per difendere e conquistare i diritti costituzionali negati.

Viola Carofalo, Portavoce Nazionale Potere al Popolo

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Un patto per la costituzione e per la democrazia

La vittoria referendaria del 4 Dicembre e il rifiuto da parte del corpo elettorale, per la seconda volta, di una riforma verticistica, che avrebbe stravolto natura democratica e modello parlamentare della nostra Carta fondamentale , ridotto gli spazi di democrazia e compromesso il primato della sovranità popolare, impongono un impegno stringente a quanti vogliano rispettare le indicazioni del corpo elettorale e farsi garanti delle ulteriori richieste che da quella vittoria sono scaturite: l’attuazione  e la messa in sicurezza della Costituzione.

Per questo i sottoscritti si impegnano a contrastare ogni ulteriore proposta di riforma che miri a modificare , palesemente o surrettiziamente, la forma democratica e parlamentare del nostro modello repubblicano , ovvero a costituzionalizzare principi neoliberisti o a limitare la sovranità popolare, i diritti fondamentali delle persone, i diritti politici e la partecipazione politica degli elettori. Altresì, si impegnano a garantire, nell’ambito del programma elettorale e dell’azione politica della propria Lista o della Lista che sosterranno, la piena e completa attuazione dei principi fondamentali della Costituzione e del dettato costituzionale, con particolare riferimento:

1) All’art. 1 Cost., nell’inscindibile relazione che, nella nostra democrazia, lega l’esercizio della sovranità popolare alla garanzia del diritto al lavoro, e all’inclusione nei percorsi lavorativi delle persone con disabilità, impegnandosi a rendere effettivo tale diritto nella sua accezione più ampia e comprensiva dei diritti assistenziali e pensionistici, parimenti remunerato e tutelato per donne e uomini, per i lavoratori di tutte le categorie e di tutte le generazioni in attuazione del precetto dell’art. 36 Costituzione, per assicurare un’esistenza libera e dignitosa.

2) All’art 3, 2° comma Cost., riaffermando il ruolo della Repubblica, in tutte le sue articolazioni e poteri, nella rimozione delle diseguaglianze economiche, sociali, di genere, generazionali, territoriali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la piena partecipazione di tutti i cittadini e di intere generazioni, gruppi sociali, ampie fasce della popolazione alla vita sociale, politica e democratica del Paese. A tal fine è imprescindibile garantire la piena effettività di tutti i diritti civili e sociali e il rilancio del modello universalistico dei servizi, a partire da un alto e uguale livello di tutela della salute, come fondamentale diritto garantito dall’art. 32 Cost., e dell’assistenza sociale su scala nazionale e senza discriminazioni territoriali, dal rilancio e rifinanziamento della ricerca e dell’istruzione pubblica, dal diritto di accesso a una giustizia rapida e certa, parimenti accessibile con pari chance e possibilità per tutti i cittadini a prescindere dal reddito.

3) Alla piena attuazione del Titolo III della Costituzione sui “Rapporti economici” tramite un opportuno e necessario intervento pubblico in economia per la garanzia dei diritti fondamentali e dei diritti sociali, alla cui previa effettività devono essere conformate le scelte di bilancio e l’equilibrio dei conti pubblici.

4) All’interpretazione e revisione dei Trattati europei alla luce dei principi inderogabili dettati dalla Costituzione e della previa e preminente effettività dei principi e dei diritti fondamentali, nonché dell’autonomia politica del Paese, anche nell’ambito di una rafforzata cooperazione nella UE, nelle scelte di governo e nel modello di sviluppo più coerenti con il carattere democratico, personalista, pluralista e solidarista della Costituzione.

5) Agli art. 10 e 11 Cost., tramite la firma e la ratifica dei trattati per la messa al bando delle armi nucleari, la revisione delle politiche sui flussi migratori alla luce della piena effettività dei principi costituzionali sul diritto d’asilo, la cancellazione degli accordi che non garantiscano il pieno rispetto della dignità e dei diritti fondamentali delle persone, dei migranti economici e di quanti a qualsiasi titolo fuggano da regimi totalitari, territori di guerra o colpiti da crisi, carestie, disastri ambientali e violazioni dei diritti umani.

6) Alla piena garanzia, anche giurisdizionale, dei diritti di elettorato attivo e passivo, nonché dei diritti di partecipazione politica, impegnandosi a promuovere una legge elettorale conforme al prioritario rispetto del principio di rappresentanza democratica, dell’autonomia e della centralità del Parlamento e dei parlamentari, tale da sancire il diritto degli elettori a partecipare attivamente alla selezione delle candidature e alla scelta degli eletti, nel rispetto della parità di genere e dell’equilibrio fra generazioni. Di queste tutele è premessa essenziale l’attuazione dell’art. 49 Cost. e la messa in sicurezza dell’art. 138 Cost. da modelli elettorali e composizioni parlamentari che falsino il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti.

Felice BESOSTRI, Anna FALCONE, Vincenzo VITA, Lara TRUCCO, Gianni FERRARA, Emma IMPARATO, Paolo MADDALENA, Giovanni PALOMBARINI, Antonio ESPOSITO, Antonio CAPUTO, Aldo GIANNULI, Pietro ADAMI, Giovanni SCIROCCO, Aldo FERRARA.

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