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Le regionali di Renzi

 

aldogiannuli

Analisi del voto delle regionali: “Matteo stai sereno”

di Aldo Giannuli

Manca ormai una manciata di sezioni che, a questo punto, sono totalmente ininfluenti rispetto al risultato finale, per cui possiamo, pur con un minimo di approssimazione, fare un ragionamento più compiuto sull’accaduto e partiremo da un ragionamento sui numeri assoluti.

Nelle sette regioni considerate i vito validi espressi sono stati 2.130.000 circa, l’anno scorso (arrotondando per comodità) furono 4.260.000 dunque, il numero è letteralmente dimezzato. In minima parte questo è dovuto a fluttuazioni demografiche, ma nella quasi totalità si tratta di un astensionismo aggiuntivo a quello già abbastanza alto degli ultimi anni ed, in diverse regioni, i votanti sono scesi sotto il 50%. Ormai si è presa l’abitudine di non comunicare il numero delle schede bianche e nulle, per cui non sappiamo quanto in questo dimezzamento incida questa componente.

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fattoquotidiano

Regionali 2015, Renzi ha già il fiatone

Dieci riflessioni sul voto

di Andrea Scanzi

Renzi ha già il fiatone. Da vecchio democristiano quale è, dirà di avere vinto anche quando ha perso. In realtà ha preso una botta in fronte (quella fronte così inutilmente spaziosa) così grande che ancora deve accorgersene. Dieci considerazioni.

1. E’ difficile perdere quando si vince 5-2: è proprio un controsenso logico palese. Renzi però ce l’ha fatta. Quattro regioni erano scontate (Toscana, Marche, Umbria, Puglia) e ciò nonostante in Umbria – regionali e comunali – il Pd ha rischiato tanto. Inoltre i candidati in queste regioni non erano renziani della prima ora, ma più spesso politici che c’erano già molto prima di Renzi, e talora anche poco ortodossi (Emiliano, Rossi).

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coordinamenta

“Cinque a due”

di Elisabetta Teghil

Commentare l’esito delle recenti votazioni, che hanno interessato sette regioni italiane e un cospicuo numero di comuni, presuppone partire dalla campagna elettorale. Per la prima volta ambienti e singolarità di sinistra hanno dichiarato che il PD non andava votato perché sarebbe stata un’occasione per dare una lezione a Renzi, ridimensionarlo e, magari, liberarsene.

Potremmo dire meglio tardi che mai.

Invece questo proverbio non ci può consolare perché una lettura di questo tipo dimentica che Renzi è figlio legittimo del PD e che non c’è un PD cattivo rappresentato da Renzi e un PD buono che fa capo ai suoi oppositori interni.

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megachip

Renzi schiacciato da destra e 'sinistra'

di Giulietto Chiesa

Le elezioni erano regionali e parziali (solo in sette regioni), quindi a metà strada tra quelle politiche e amministrative. Quindi è difficile trovare punti di riferimento per vedere chi è andato "avanti" e chi "indietro".

Dunque ci sarà la solita gara a tingere di bianco  la propria sconfitta, per trasformarla in vittoria. Ma alcune cose sono apparse subito chiare e "non verniciabili". La prima è che Matteo Renzi, il premier fino ad ora invitto (anche se mai eletto in una regolare consultazione politica) esce da questa consultazione con le ossa rotte.

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left

Se posso essere cattivo (sulle regionali)

Giulio Cavalli

Matteo Renzi (e il suo PD) ci hanno sfracellato l’anima per anni insistendo sui meriti, su una classe dirigente vecchia e incapace, da sostituire con gente veramente nuova.

Poi hanno candidato:

– in Veneto la portavoce di Bersani che dopo avere sputato in faccia a Renzi è diventata ultrarenziana ma purtroppo sempre poco preparata e ha collezionato gaffe per tutta la campagna elettorale.

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ilsimplicissimus

Renzi #staisereno

di ilsimplicissimus

Non c’è bisogno di profonde analisi per capire che il progetto renziano ha subito un colpo di arresto: non certo sul piano parlamentare, ma su quello politico nel quale non è più vero, anche se continueranno a dirlo fino allo spasimo, che il renzismo e il Partito della nazione  sono l’oscuro oggetto del desiderio dei cittadini. Il risultato delle regionali non restituisce affatto un pareggio 5 a 2 come certamente si dirà per carità di patria piddina, perché, appunto il renzismo avrebbe dovuto trasformare e in qualche caso ribaltare assetti di 5 anni fa, quando ancora c’era in sella il Cavaliere: invece dovunque il Pd ha avuto risultati inferiori a quelli delle precedenti elezioni regionali.

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gliStatiGenerali

La disfatta delle figurine di Renzi

Andrea Daniele Signorelli

E meno male che doveva essere 6-1; con il sogno iniziale di poter conquistare addirittura un 7-0, cappotto che avrebbe distrutto definitivamente un agonizzante centrodestra che, dopo queste elezioni regionali, si ritrova invece con un po’ di ossigeno in più. È finita 5-2, ed è pure andata bene al Pd e a Matteo Renzi, visto che a un certo punto è sembrato che pure l’Umbria (!) fosse a rischio.

La vittoria è solo nel risultato numerico, che se fosse calcistico darebbe spazio a pochi dubbi. Ma la politica è cosa ben diversa, e quindi non si può affermare altro che quella a cui abbiamo assistito nella notte è la sconfitta di Renzi, pura e semplice.

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ilsimplicissimus

Il Nuovo che indietreggia

di ilsimplicissimus

Non ho voglia di insistere sul risultato delle elezioni, anche se le grottesche interpretazioni che vengono elucubrate dal bamboccio di Rignano e dal suo cerchio magico dopo il fallimento del gioco di prestigio, gridano vendetta. Ma insomma ciò che ho detto ieri a botta calda mi sembra sufficiente anche se scritto a risultati ancora parziali: soprattutto mi pare evidente che con queste regionali il potere renziano (o meglio i poteri che lo hanno assunto come co.co. premier), passa da una legittimazione mediatico – salvifica a quella di ultima spiaggia. Un giro di boa nel quale ciò che ora garantisce il disegno reazionario di una terza repubblica oligarchica, non è tanto l’apparente spinta propulsiva verso il nuovo, ma la semplice mancanza di un’opposizione organizzata ed efficace.

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