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L'Italia è malata, bastoniamola

Roberta Carlini

Tremonti si accoda nel vento europeo con la sua manovra di emergenza. Nelle stesse ore, l'Istat diffonde i numeri del paese, che mostrano i guasti già fatti da una recessione che con i nuovi tagli potrà solo approfondirsi, in una spirale pericolosa. La contro-manovra di Sbilanciamoci

Il debito pubblico italiano è troppo alto in rapporto al Pil? Certo che sì. Serve a qualcosa, la manovra da 24 miliardi sobriamente definita da Tremonti “un tornante della storia”? Certo che no. Da tempo gli economisti (solo alcuni per la verità) cercano di spiegare quello che i bambini di solito studiano in quarta elementare, cioè le frazioni: se scende il numeratore, ma contemporaneamente scende anche il denominatore, non è detto che il valore del rapporto si riduca. Anzi può persino aumentare: dipende (nell'aritmetica) dall'entità delle rispettive riduzioni, e (nell'economia politica) dalla strada che si prende per la discesa. In parole povere: se scende il debito, ma scende anche il Pil, il rapporto può persino peggiorare. Il Rapporto annuale dell'Istat sulla situazione del paese, diffuso per coincidenza nello stesso giorno della manovra ci aiuta a capire che proprio questa è la dinamica in cui ci siamo infilati; mentre un documento come la “contromanovra” di Sbilanciamoci! ci aiuta a pensare a strade alternative per una discesa sostenibile.

Le cifre dell'Istat. La quantità di informazioni è sterminata, e ciascuno se ne può fare un'idea direttamente (prima che il Gasparri di turno dica che a lui risultano altri numeri, o che si decida di chiudere anche l'Istat dopo l'Isae e l'Isfol). Semplificando al massimo, l'Istat quest'anno ci dice due cose: 1) che la crisi economica in Italia è peggiore che in altri paesi europei: nel biennio 2008-2009 la flessione del Pil è stata del 6,3%; 2) che l'hanno pagata, finora, soprattutto i giovani, protagonisti della fascia del mercato del lavoro sterminata dal taglio dei contratti atipici, e le donne, che vanno ad aumentare la fascia degli inattivi per “scoraggiamento”. Di tutto il capitolo 3 (Gli effetti della crisi su individui e famiglie) andrebbe data pubblica lettura nelle sedi in cui si discuterà e voterà la manovra; basti citare due dati: nel 2009 il reddito disponibile delle famiglie è sceso del 2,9% e il potere d'acquisto procapite è sceso sotto il livello del 2000. Ma, restando ai conti pubblici, concentriamoci sulla prima parte della storia: l'avvitamento tra crisi, deficit e debito. I governi dei paesi europei hanno speso di più, mentre le entrate rallentavano e il Pil scendeva. Così per l'insieme dall'area dell'euro il rapporto tra debito e Pil è passato da 69,4 a 78,7%, mentre l'indebitamento netto (il deficit annuale) è salito dal 2 al 6,3%. In questo quadro, l'Italia occupa una posizione particolare: mentre gli altri hanno speso molto di più per sostenere le banche, la nostra spesa pubblica è cresciuta di meno e soprattutto in relazione all'aumento della cassa integrazione; inoltre, anche la riduzione delle entrate è stata meno forte di quella degli altri (per effetto dello scudo fiscale). Però, “in ragione della forte caduta del Pil e del livello elevato del debito”, i conti alla fine sono peggiori di quelli degli altri: il rapporto debito/Pil sale da 106,1 a 115,8 e l'indebitamento da -2,7 a -5,3. Siamo partiti da un debito più alto (numeratore), siamo scesi con una caduta più rapida del Pil (denominatore).

Emergenza pubblica. Di fronte a queste cifre, chi vuole può continuare a pensare che l'emergenza sia nei numeri del debito pubblico – che è troppo alto sì, ma da qualche decennio – e non in quelli della disoccupazione, inoccupazione, spreco di risorse. Può dimenticarsi l'opportunistica riscoperta keynesiana di qualche mese fa, buona per tamponare le falle finanziarie, e tornare a una visione smemorina dell'economia e della politica economica, quella che dice che affamando lo stato (e i suoi impiegati, nel caso specifico) si risolleva l'umanità. Deve comunque poi spiegare come fa a togliere risorse all'economia senza deprimere l'economia; a tagliare gli stipendi agli insegnanti convincendoli però ad andare a fare shopping e vacanze nel tempo libero; a bloccare le assunzioni e i nuovi contratti chiedendo nel contempo ai ragazzi di uscire di casa e magari comprarsela anche, una casa; a continuare a dare cassa integrazione in deroga senza far niente perché le deroghe cessino di essere la norma. E' vero che in questa trappola – il rigore in recessione, bastonate sul malato – è caduta tutta l'Europa, ma è anche vero che ci sono malati e malati, bastonate e bastonate (nonché medici e medici: la lotta all'evasione fiscale fatta subito dopo il regalo ai capitali evasi all'estero e in contemporanea col condono edilizio è uno spettacolo inedito persino per il paese che costruisce ad Agrigento nella Valle dei Templi).

Si può fare qualcosa di diverso, per raddrizzare i conti e re-indirizzarli? Qualcuno pensa di sì, e ci prova. Il documento della campagna Sbilanciamoci!, che si può leggere qui, mostra in successione una serie di mosse possibili. Sulla base delle quali vorremmo far partire su questo sito una riflessione: criticatele, smontatele, integratele, proponetene altre. Discutiamone.

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Commenti

 

L'Italia è sana, spaventiamola

Alberto Bagna
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Giovedì, 27 Maggio 2010 01:09:57

Purtroppo non possiamo essere imprecisi. Sarebbe anche auspicabile non essere faziosi, perché controproducente. Esempio: da qualche giorno Bersani ripete come un disco rotto “lo avevamo detto che la crisi era grave, Berlusconi ci ha ingannato col suo ottimismo, ecc.”. Nel suo tentativo di dimostrare le colpe del governo (che ci sono, per carità...) Bersani però riesce solo a portare acqua al mulino di chi vuole lacrime e sangue, perché in fondo se la situazione è grave allora le manovre drastiche sono giustificate, o no? Siamo insomma entrati nella simpatica trappola per cui fare catastrofismo è “di sinistra”, visto che fare “ottimismo” è “di destra”. Del resto, a suo tempo (intorno al 2003) entrammo nella simpatica trappola (uguale e contraria) per cui Maastricht era “di sinistra” perché il governo Berlusconi aveva violato (due anni dopo Germania e Francia) il vincolo del 3%. Allora aveva speso troppo, oggi (pare di capire) troppo poco. Rispetto a cosa?
Forse dovremmo andare alla ricerca di definizioni non eteronome di cosa sia “di sinistra”, perché non mi sembra che queste aiutino molto.
L’affermazione secondo cui in Italia la crisi “è peggiore che in altri paesi” è abbastanza esemplare in tal senso, perché alla fine equivale a dire che in Italia la crisi “è migliore che in altri paesi”. Se non vediamo quali paesi, e perché, non facciamo un gran regalo a chi ci legge (che infatti ogni tanto prende il coraggio a quattro mani e dice che non ci capisce).
Per le cifre lascerei perdere l’Istat, data la sua performance sull’inflazione da qualche anno a questa parte. Preferisco il FMI, almeno so con chi ho a che fare (e non me ne frega niente se dell'Istat non si fida Gasbarri!). Gli ultimi dati del FMI, usciti ad aprile, dicono che in Italia nel 2009 il Pil è sceso del 5%, come in Germania. Se la sono cavata meglio (dice il FMI) la Francia (-2.2%), perfino il Portogallo (-2.7%) e la Spagna (-3.6%).
Quindi ha ragione Bersani? Siamo sull’orlo della catastrofe (per l’incoscienza dei “cattivi”)?
Dipende.
Un semplice elemento di riflessione: tutti i paesi che sono andati meglio di noi in termini di Pil hanno avuto deficit di bilancio più consistenti (con la sola eccezione dell’Austria). I dati: Francia -7.9%, Portogallo -9.3%, Spagna -11.4%, ecc. Cosa vuol dire? Vuol dire che questi paesi hanno “resistito” alla crisi allentando i cordoni della borsa. È un bene o un male?
Non c’è spazio qui per entrare nei singoli casi, che sono tutti diversi. Certo la valutazione non può essere fatta in base al criterio che se chi ha speso è di destra allora ha fatto male (pare sia la diagnosi più accreditata del caso greco) e se invece è di sinistra ha fatto bene! Ci sarà pure qualche altro criterio meno estemporaneo, no? Ad esempio: bisognerebbe vedere se chi ha speso poteva permetterselo, magari perché aveva un debito relativamente piccolo. Magari aiuterebbe smettere di far confusione fra debito e deficit, e in questo senz'altro il contributo è utile.
Io mi chiedo solo una cosa: se Berlusconi avesse portato il deficit pubblico a livelli spagnoli (raddoppiandolo), ottenendo quindi una minore perdita di Pil (nel breve periodo), Bersani cosa direbbe? Torneremmo al 2003, con la sinistra che predica il rigore fiscale (son quelle finezze che fanno la gioia degli intenditori).
In altre parole: ce la facciamo a uscire dal battibecco e a ragionare sulle regole che ci siamo (democraticamente?) dati? Perché se il problema è che i sacrifici “li chiede l’Europa”, come ci dicono i giornali, allora i casi sono due: o si china il capo, o ci si pongono domande su questa Europa.
Ma questa riflessione non decolla...

 

CONTROMANOVRA DI SBILANCIAMOCI

antonia sanna

Mercoledì, 26 Maggio 2010 18:21:42

Ottima idea e ottimo articolo! Bisogna avere il coraggio di fare delle controproposte motivate.
Chiedo agli autori ancora uno sforzo di semplificazione espositiva che non banalizzi i contenuti ma che li renda di comprensione immediata ai profani di economia come me.e anche a quelli che si interessano poco di economia e di politica.
Si potrebbe usare per fare informazione documentata e raccogliere consensi ampi.
Provateci per favore ! Penso e spero che altre persone come me possano contribuire alla sua diffusione.
Non possiamo più permetterci che ragionamenti come i vostri restino privilegio di alcune categorie mentre dilaga l'informazione faziosa e strumentalizzata.
Buon lavoro a tutti e grazie per esserci
antonia sanna
P.S. un'osservazione rispetto alle proposte del documento
Davvero ritenete condivisibile e sufficiente - anche dal punto di vista dell'impatto sociale - che il vostro documento non proponga un ritocco sostanziale del trattamento economico dei nostri parlamentari e di tutti i lavoratori annessi e connessi alla loro attività?
Ho scoperto di recente che un commesso del Senato percepisce una retribuzione mensile di Euro 5.000,00 ( leggasi cinquemila) .
Non voglio e non mi interessa togliere dignità al lavoro svolto da un commesso del Senato ma mi chiedo: quali motivazioni, e quali responsabilità professionali aggiuntive, sostengano un tale divario retributivo rispetto al collega commesso che lavora al mio fianco nel S.S.N.?
E rispetto a tutti gli altri operatori che condividono con me il lavoro nella sanità pubblica italiana ?
E rispetto agli altri lavoratori italiani in genere? Forse sono equiparabili solo ai lavoratori delle Stato del Vaticano, ma lquesti ultimi, è risaputo godono di protezioni speciali ........

 

manovra e settore pubblico

Pietro Spirito

Mercoledì, 26 Maggio 2010 18:19:15

C'è nella manora economica del Governo una scelta di campo netta: bastonare l'amministrazione statale/territoriale ed i servizi pubblici. Concretamente: sanità, istruzione, trasporti. I risultati si vedranno nel tempo, e logoreranno quel tessuto di solidarietà e di Stato sociale che ancora tiene assieme il Paese. Ne saranno penalizzati i giovani, con una minore offerta formativa, gli anziani, con servizi sanitari ridotti, i cittadini tutti. Una notazione sui redditi alti, che certamente debbono pagare più tasse: ma perchè solo il settore pubblico ? Dietro alla manovra c'è la voglia di evidenziare che il settore pubblico è figlio di un Dio minore. Ovviamente ciò non vuol dire che la situazione attuale sia lo stato migliore possibile, che non siano necessarie riorganizzazioni ed interventi per l'efficienza della macchina dei servizi pubblici. Ma l'intervento che si prospetta è con la roncola, ed il risultato sarà solo quello di minare il senso di futuro dei cittadini, aumentando il tasso di inicurezza. Lievito per il leghismo e per la destra in genere.

 

 

Manovra Finanziaria

luisa

Mercoledì, 26 Maggio 2010 17:24:27

Ho letto quanto scritto e sono direi d'accordo su quanto si scrive; ma c'è un settore di cui nessuno e dico quasi nessuno mai parla che potrebbe risanare l'Italia: IL TURISMO!!!! Abbiamo uno dei patrimoni culturali più grandi nel Mondo non in Europa, ma possibile che nessuno abbia mai pensato di fare seriamente qualcosa???

Vivo a Torino e non vi dico quanti stranieri ho incrociato per la Sindone che non è la Costiera Amalfitana o le Isole Tremiti etc. etc.

Vogliamo gridarlo a squarciagola che abbiamo uno dei più bei paesi al mondo???

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