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Il fascismo non è un fiume carsico, scorre da anni alla luce del sole.

di Enzo Pellegrin

Schermata del 2023 04 08 14 09 54Recentemente, in un efficace articolo, il prof. Angelo D'Orsi ha avuto modo di soffermarsi sulle ultime esternazioni dei governanti italiani sulla strage delle Fosse Ardeatine e sull'atto di guerra messo a segno dai GAP romani in via Rasella. L'articolo può essere letto qui.

Bene fa lo storico a ricordare la polemica tra De Felice e Bobbio. Il primo, impegnato a demolire il contributo della Resistenza alla genesi storica dell'Italia democratica, ha sempre insistentemente insinuato l'idea che fascisti e antifascisti fossero minoranze impegnate a difendere in buona fede una fede politica. Nel mezzo ci sarebbe stata la maggioranza degli italiani, che si "trovarono" dall'una o dall'altra parte, quasi per caso, per necessità o bisogno. Terribile è il bisogno. A questo artefatto, Bobbio semplicemente rispose che, se avessero vinto i primi, una discussione del genere manco si sarebbe potuta tenere, senza finire in guardina.

Non è però possibile negare che l'insinuazione di De Felice non abbia avuto fortuna egemonica. Essa è stata anzi veicolata anche all'interno di certa sinistra "democratica", con sfrontata nonchalance e benedizione istituzionale.

La lista è lunga e D'Orsi ne fa buoni esempi: Giampaolo Pansa e la sua rancorosa campagna antipartigiana, il saluto ai "ragazzi di Salò" del postcomunista Violante, per giungere alle ultime gesta del "Partito Democratico". Quest'ultimo è da anni impegnato nel servire un autoritarismo non così differente da quello del ventennio, nel rapporto con gli altri popoli del globo: lo stivale del Patto Nord Atlantico e dell'Unione Europea, strumenti antisovietici e antieuropei che gli USA imposero per tutelare i propri interessi.

Così, il PD è stato in prima fila nell'appoggiare la risoluzione antistorica del Parlamento UE, che ha equiparato nazismo e comunismo, addirittura addossando all'URSS la corresponsabilità del II conflitto mondiale. Il PD, o i governi di centrosinistra, hanno appoggiato tutte le guerre di aggressione della Nato, dalla Jugoslavia, all'Iraq, alla Libia, fino ad arrivare al sostegno del golpe di Maidan e all'appoggio dell'azione militare ucraina.

L'elenco è sufficientemente comprensivo, tanto da poter tralasciare gli ultimi sproloqui superficiali di massimo Fini sul Fatto Quotidiano, ma aggiungerei l'istituzione della giornata del ricordo e la propaganda aggressiva, antistorica e triviale che molte delle nostre massime istituzioni hanno veicolato sull'argomento "foibe" e sulla criminale occupazione italiana delle terre jugoslave.

Quanto alla polemica storica, vorrei ricordare che l'azione di via Rasella fu considerata ed approvata come legittimo atto di guerra ("causa non estranea alla guerra"). Tale considerazione storica e giuridica permise di considerare la strage delle Fosse Ardeatine come crimine di guerra, sfornito di ogni legittimazione quale rappresaglia. Ciò consentì di processare i responsabili anche secondo il diritto penale comune. (1)

Le sciocchezze sostenute da Meloni e da La Russa, oltre che antistoriche, finiscono per fiancheggiare le difese addotte dai rappresentanti del Terzo Reich per il loro crimine.

I martiri delle Fosse Ardeatine non furono uccisi perché italiani, ma perché si voleva punire ed offendere gli antifascisti insorti. In via Rasella l'obiettivo di guerra fu l'odiosa Polizia del Reich, non una banda di pensionati.

Tuttavia, nonostante ogni buon sforzo, un'idea negativa o anaffettiva sul movimento della Resistenza è ormai patrimonio comune di una parte di poco appassionati elettori e cittadini; molte forze politiche conseguentemente li assecondano o lisciano loro il pelo. Beppe Grillo disse che fascismo e antifascismo non erano un suo problema, il che va oltre le minimizzazioni del Professor Rusconi.

Verrebbe allora da chiedere: che cosa ha potuto legittimare questo efficace "rovescismo"?

L'egemonia delle forze di destra nei pochi elettori che vanno a votare non è una sorpresa, ma neppure D'Orsi negherebbe un ruolo alla assoluta condivisione, da parte della sinistra di potere, dela macelleria liberista dei diritti sociali.

Hanno avuto un ruolo anche l'assoluta impermeabilità della sinistra a qualsiasi opposizione al corso aggressivo e guerrafondaio di USA e NATO? Hanno avuto un ruolo soggetti equivoci come Renzi e Calenda? Il qualunquismo sfruttato da Beppe Grillo per raggiungere il potere?

Come spesso ricordano storici e sociologi, la vita della società è un processo complesso e multifattoriale, in cui si rischia di confondere cause per conseguenze, e dove contano - per la storia - anche le sfumature.

E' però assodato come i soggetti sociali siano immersi nelle loro contraddizioni, e laddove il progressismo in voga parla solo di libertà dei ricchi ed individualismo, non ci si può aspettare che frammentazione sociale e reazioni contrarie. Tra le poliedriche risposte può giungere pure l'appoggio rancoroso al rovescismo di cui parla D'Orsi.

Tuttavia, non si può scordare che, verso certi "democratici", e verso le loro gesta, anche gli intellettuali e i soggetti politici più asseritamente coerenti hanno avuto una quantomeno fallace indulgenza.

Quante, troppe volte, è stata conferita la patente del "meno peggio" a soggettività politiche non così dissimili - nei contenuti sostanziali - dai competitori di destra?

Per guardare ad esempi del passato, il governo di centrosinistra di Massimo D'Alema partecipò callidamente ed in prima persona all'aggressione militare della Jugoslavia (operazione Allied Force senza autorizzazione dell'ONU) senza neppure passare dalla necessaria autorizzazione parlamentare ai sensi dell'art. 78 Cost. In quel governo erano presenti anche forze di sinistra radicale che, pur non condividendo l'azione, finirono per rimanere nell'esecutivo o comunque non tolsero al medesimo la fiducia, nemmeno dopo l'atto di guerra.

Oggi, perpetuando un tradizionale posizionamento definito "atlantico", i "democratici" del PD sono stati in prima fila nel votare l'odiosa risoluzione anticomunista e antistorica del Parlamento UE. Continuando la callida servitudine al fascismo guerrafondaio e aggressivo della NATO, gli stessi "democratici" appoggiano l'invio di armi ad un governo autoritario, neonazista ed antidemocratico come quello ucraino, il quale ha abolito con legge ogni opposizione politica, ha perseguitato le minoranze etniche e politiche, ed ha accolto all'interno delle proprie forze armate e del proprio governo esponenti neonazisti, in nome di un nazionalismo che ha la stessa legittimità della Padania di Bossi, ed ha le stesse ragioni della finta fialetta mostrata all'ONU per legittimare l'aggressione all'Iraq.

Questa inveterata indulgenza viene spesso concessa in occasione delle competizioni elettorali. Quante volte il Prof. Zagrebelsky ha contestato ai rappresentanti del PD, inclusa l'ultima, la violazione dell'art. 11 della Costituzione nell'appoggio in armi all'Ucraina?

Come ben spiega Roger McKenzie in un bellissimo articolo su Peopledispatch [traduzione qui] spingetevi ad immaginare quale clamore potrebbe suscitare un paese - che non siano gli USA - il quale dichiari domani di voler esercitare un controllo militare su terra, mare, aria e spazio per proteggere i propri interessi e investimenti. Tuttavia gli Usa perseguono - quantomeno dal 1997,- questa dottrina dal nome "full spectrum dominance": "Gli Stati Uniti esigono che il mondo si pieghi alla loro leadership. Se non lo fa, si risponde con tutta la forza del complesso militare-industriale internazionale controllato dal governo degli Stati Uniti. L'applicazione di tali misure ha incluso il finanziamento delle forze di opposizione in nazioni sovrane, la rimozione o addirittura l'assassinio dei leader politici che si rifiutano di seguire la linea, le sanzioni economiche e l'intervento militare".

Nella biennale della Democrazia si è mai discusso di questa dottrina politica imposta dal governo di Washington a tutti i suoi "alleati" occidentali? La si è mai contestata al rappresentante di turno del Partito Democratico, il quale ha fatto pratico atto di fede nei suoi confronti?

Non è stato forse un errore, da parte di candidati sindaci di liste alternative al PD invitare al voto del "meno peggio" non potendosi presentare alle elezioni o essendo rimaste fuori dai ballottaggi?

Se allora a questi "democratici" finiamo per perdonare qualsiasi bruttura - dall'atlantismo alla macelleria dei diritti sociali, eguali in sostanza a quelli della Meloni - quale messaggio viene veicolato nel pubblico e nelle varie fasce sociali? Che forse fascismo ed antifascismo sono ormai vetusti distinguo che sia usano a mo' di bandierine?

Che tanto poi, alla fine dei conti, all'avversario di turno della destra viene perdonato anche il suo sostanziale e occulto fascismo?

Oggi, la Premier finlandese socialdemocratica Sanna Marin, elogiata e vezzeggiata dalla sinistra di potere, dopo aver interiorizzato a grandi dosi l'aggressività e la russofobia spacciata dal Pentagono, dopo aver fatto spazzatura della storica e ponderata neutralità della Finlandia, spingendola nella Nato, sconta una bruciante sconfitta elettorale nei confronti dei suoi rivali di destra. Come sempre, all'imitazione, alla fine, si preferisce l'originale. Italia docet.

Sorgono allora altri fondamentali interrogativi.

Forse che il fascismo non è un fiume carsico, ma un canale alla luce del sole cui si attinge sostanzialmente da anni?

Siamo in grado di correttamente insegnare ed analizzare, ma siamo in grado di imparare?

Le risposte sono aperte e il tempo è lungo: quanto una guerra della NATO od una legislatura reazionaria.


Note:
(1) Kappler e i suoi complici furono condannati in quanto:   "[...] agendo con crudeltà verso le persone, con successive azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, senza necessità e senza giustificato motivo, per cause non estranee alla guerra e precisamente in esecuzione di sanzioni collettive stabilite per un attentato commesso il 23 marzo 1944 in via Rasella, Roma, [...] cagionavano, mediante colpi di arma da fuoco esplosi con premeditazione, a cinque alla volta, alla nuca di ogni vittima, la morte di 335 persone, in grandissima maggioranza cittadini italiani militari e civili, che non prendevano parte alle operazioni militari". Ed ancora  "[...] trattasi, difatti, [...] di omicidi commessi in relazione all'attentato di via Rasella, cioè per una causa non estranea alla guerra, senza necessita`, [...] e senza giustificato motivo dal momento che va negata, [...] la sussistenza delle cause giustificatrici inerenti alla rappresaglia e alla repressione collettiva".  -- Processo Kappler, Tribunale Militare di Roma, sent. n. 631, 20/7/1948. Fonte: http://docenti.ing.unipi.it/a.domenici/resistenza/rasella.html

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