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sinistra

L’irrazionalismo che fa comodo

A partire dall'ultimo rapporto del CENSIS

di Paolo Bartolini

26651114977 6e241a1cf7 oLa gran cassa della comunicazione mediatica ha dato risalto agli esiti di un recente rapporto del Censis, che evidenzierebbero la presenza di sacche di irrazionalismo abbastanza diffuse nel tessuto sociale del nostro Paese. Ecco allora che scopriamo di vivere gomito a gomito con sedicenti terrapiattisti, con nemici dei vaccini e del progresso scientifico, con negazionisti più o meno espliciti del Covid-19.

Dinnanzi a questi risultati potremmo reagire in due modi altrettanto superficiali, cioè privi di filosofica attenzione agli eventi che si stanno dipanando dinnanzi ai nostri occhi negli ultimi due anni. Il primo modo è quello di chi interpreta i dati emersi come la conferma alla propria sensazione di essere accerchiato da tribù di sconsiderati trogloditi, prigionieri di un regressivo pensiero magico, indubbiamente individualisti e fascisti. Si noterà che questo profilo si attaglia perfettamente al nemico pubblico no-vax costruito negli ultimi mesi per dirottare lo sdegno e la rabbia dell’opinione pubblica su un’entità nebulosa e polimorfa, talmente generica da poter assumere in un baleno le fattezze del tuo vicino di casa. Il secondo modo, simmetrico e complementare, immagina che questi studi sociologici abbiano solo il fine di indurre le istituzioni a inasprire le restrizioni – già notevoli – nei confronti di scettici e antagonisti che contestano i vaccini e/o il Green Pass. Per costoro chiunque la pensi diversamente mente sempre, è un venduto, un nemico del popolo e così via. Sarebbe assurdo negare la realtà: nella galassia dei critici verso la gestione dell’emergenza vi sono anche umani disabituati al ragionamento rigoroso, inclini ad abbracciare fantasie sciocche e caricaturali.

A mio avviso entrambe le letture/posizioni non aiutano a comprendere adeguatamente le dinamiche scatenate dal coronavirus nelle nostre vite. Dinamiche che testimoniano una crisi radicale del paradigma occidentale e un concomitante crollo di fiducia, da parte delle persone, nei confronti delle autorità preposte a risolvere i problemi ecologici, sanitari, economici e sociali innescati dall’odierna civiltà della dismisura. Una civiltà che ruota attorno al duplice asse simbolico del profitto capitalistico e del potenziamento fine a se stesso della tecnoscienza. Quale terza via ci si offre per cogliere il senso di un rapporto come quello del Censis e di alcune risposte sbalorditive che ne sono emerse?

Senza troppi giri di parole direi che le classi dominanti – appoggiate dal 90% della cultura e del giornalismo italiani – stanno tentando di approfittare della confusione per patologizzare ogni forma di dissenso. Del resto il futuro che ci aspetta è ricco di conflitti latenti. Il disastro ecologico incombente, unito a crescenti diseguaglianze sociali, prospetta non solo l’eventualità di ulteriori e periodiche pandemie/sindemie, ma rende indispensabile (non per noi, ma per chi detiene le leve del comando) una ristrutturazione in green stile del capitalismo stesso. Ci aspettano, per farla breve, nuovi dispositivi biopolitici di controllo adottati “per il nostro bene” e i soliti inviti pubblicitari a consumare, a volere di più, a competere in nome di un benessere pienamente mercificato. I sacerdoti di questo progresso calato dall’alto ovviamente devono avvalersi della potenza inaudita della tecnica e della scienza applicata, mantenendo entrambe dentro la cornice della valorizzazione capitalistica.

Ecco, dunque, che un numero crescente di umani da bollare come irrazionali e antimoderni fa molto comodo a coloro che intendono proporsi come legittimi custodi del sapere-potere occidentale, indispensabile per affrontare con successo le minacce che assediano il pianeta.

Guai a voltarci indietro, a fare domande. Nessuno deve notare che è stato proprio il tecno-capitalismo a gettare le basi per i cambiamenti climatici e per la recente esplosione del Covid-19. Rallentare il ritorno alla normalità è un reato, perché impedisce al mito occidentale del progresso di rilanciarsi nella sua nuova veste securitaria, di sorveglianza, sempre e comunque al servizio dell’accumulazione economica e del dominio sui viventi. Dicendo questo non sto insinuando che i semi di una rivoluzione culturale (per quella politica bisognerà attendere ancora a lungo) siano interrati là dove un certo numero di nostri simili si illude di trovare conforto nelle verità dispensate da qualche guru improvvisato.

Il punto della questione è, piuttosto, un altro. Ciò che dovrebbe essere discusso in maniera approfondita è l’irrazionalismo che pulsa al cuore del razionalismo calcolante/strumentale e industriale del sistema. Mi chiedo infatti:

  • può considerarsi razionale una civiltà che distrugge i processi formativi/educativi e li riduce all’anticamera del precariato e della visione aziendalista della vita?

  • Può dirsi razionale chi osanna la “crescita infinita” in un mondo con risorse limitate e vincoli biologici insuperabili?

  • Possiamo chiamare razionale un’impostazione economica che dimentica giustizia e diritti per mettere al centro del suo interesse solo l’accrescimento del capitale? E che tratta le persone come “capitale umano”, “risorse umane” e “scarti improduttivi”?

  • C’è qualcosa di razionale nel confondere le scienze reali – così belle, avventurose e aperte alla scoperta – con un arrogante principio di autorità che vorrebbe spacciarsi per la Scienza con la “s” maiuscola?

  • È razionale credere che le difficoltà negli ospedali e nelle terapie intensive dovute alla nuova ondata di Covid-19 possano essere scaricate interamente su una minoranza di non vaccinati, spesso costretti per lavorare a fare due tamponi a settimana?

  • Vi è stato qualcosa di razionale nel produrre in fretta e furia dei vaccini (approvati come farmaci per l’emergenza) sostenendo da ogni pulpito che sono vaccini sicuri che hanno superato tutte le normali fasi di sperimentazione e verifica?

  • È razionale il fatto che, mentre le case farmaceutiche si arricchiscono enormemente nei paesi ricchi, in quelli poveri i vaccini non arrivano causando morte e rischi concreti di nuove varianti pericolose?

  • È razionale continuare a tagliare fondi per la sanità, dopo lustri di impoverimento del sistema nazionale?

  • Può essere razionale una cultura incentrata sul culto del denaro come equivalente generale e sulla potenza di una tecnica sottratta a qualsiasi riflessione etica e filosofica?

Potrei continuare a lungo, ma il concetto penso sia chiaro. Aggiungo a scanso di equivoci che le mie riflessioni non costituiscono affatto un invito a disertare la scienza e la tecnica (le scienze e le tecniche) immaginando una fantasiosa vita “naturale” o pre-moderna in cui l’incanto e il sacro vengano contrapposti alle funzioni sane della ragione e della ricerca. Per quanto mi riguarda ragione e incanto, poesia e pensiero devono convivere senza che nessuno dei poli venga sacrificato.1 Una liberazione possibile non si darà di certo regredendo al di qua della ragione.

D’altronde scienza e tecnica – nella loro continuità e parziale divergenza rispetto ai pilastri concettuali della metafisica classica – configurano il destino dell’Occidente,2 e quindi vanno assunte responsabilmente, interrogate e contestualizzate. Non possono né essere cancellate con un colpo di spugna (come se noi occidentali, provenienti da una storia plurimillenaria fatta di pratiche e discorsi ben definiti, potessimo decidere di testa nostra, mediante uno sforzo di volontà, di aderire a cosmovisioni e paradigmi “altri” lasciando nel cassetto tutto ciò che inevitabilmente e irrevocabilmente ci ha messo in forma), né abbandonate alla loro distruttiva e feroce inconsapevolezza.

La posta in gioco è ben chiara: si tratta di non arrenderci alla creazione ideologica di uno scontro di civiltà tra scienza buona e credenze cattive, tra razionalismo e irrazionalismo, tra luridi egoisti asociali e cittadini provetti che credono nella parola illuminata degli esperti (fra l’altro non sarebbe un’accettazione siffatta qualcosa di profondamente antimoderno?).

La scienza adopera criteri di oggettività che sono sensati nel circolo delle sue pratiche. Altrove sono meno cogenti o persino svianti e controproducenti. Forse l’amore si riduce ai livelli di ossitocina presenti nell’organismo? I neuroni specchio spiegano interamente il fenomeno dell’empatia? L’opinione dei virologi sulle misure di contenimento necessarie per arginare la diffusione di un virus, devono tacitare questioni come quella dei diritti personali, del dibattito democratico, degli investimenti strategici (sempre rimandati) su sanità pubblica, medicina territoriale, cure domiciliari, trasporti, logistica delle scuole?

E se invece la polarizzazione razionalismo/irrazionalismo – nella sua verità e nel suo errore – fosse oggi l’effetto micidiale dell’irrazionalismo tecno-capitalista, un curioso ricordo di copertura che impedisce di scavare là dove dovremmo, cioè in casa nostra (dell’Occidente)?

Il potere ha già iniziato a riorganizzare i rapporti sociali secondo il suo metro utilitarista e non è disponibile a imparare nulla da questi due anni drammatici. Non riceveremo mai una scusa circostanziata dai governanti che hanno pensato bene di esporre al contagio milioni di lavoratori nella primavera 2020, per poi costringere gli stessi a fornirsi del lasciapassare verde per esercitare il diritto al lavoro nell’estate/autunno 2021. Non chiederanno scusa le virostar che, a ogni ora del giorno e della notte, hanno occupato militarmente la televisione italiana moltiplicando confusione e incertezza in chi sfortunatamente restava ad ascoltarle. Non chiederanno scusa i politici zelanti che hanno privatizzato la sanità e ogni bene comune, abbracciando la logica neoliberale in ogni sua sfumatura. Non chiederanno scusa tutti coloro che sono avvezzi a stroncare sul nascere qualunque domanda derivi dal caos del momento, affibbiando patenti di normalità o patologia ai propri simili e auspicando l’esclusione degli stessi dall’accesso a diritti fondamentali.

Il dovere degli intellettuali e di ognuno di noi, in questa transizione drammatica che stiamo vivendo, è quello di abbandonare l’illusione che esistano cose e fenomeni “in sé”, che la complessità possa essere affrontata mediante riduzionismi opposti e segretamente complici, che si possa agire eticamente senza riflettere sulle pratiche che definiscono gli oggetti del sapere, sui loro intrecci (la medicina e la biologia, per fare un esempio, non sono forse collegate a visioni del mondo, interessi economici, passioni umane-troppo-umane?).

Non so, sinceramente, se più del 5% degli italiani crede davvero che la Terra sia piatta. Sarebbe ben triste. Ma non posso fingere di non vedere che sono molti di più quelli che auspicano un dibattito democratico ancora più piatto e non tollerano alcun pensiero genealogico che metta in discussione le innumerevoli superstizioni presenti in tutti i campi del sapere e della vita civile. Di questo io mi preoccupo, e non poco.


Note
1 A tal proposito mi permetto di rinviare ai seguenti volumi: P. Bartolini, L. Demichelis, La vita lucida. Un dialogo su potere, pandemia e liberazione, Jaca Book, Milano 2021; P. Bartolini, T. Moglianesi, La grande confusione. New Age, Olismo terapeutico, Attenzione critica, Crac Edizioni, Falconara 2021; S. Consigliere, Favole del reincanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione, DeriveApprodi, Roma 2020.
2 Cfr. C. Sini, Da parte a parte. Apologia del relativo, Edizioni ETS, Pisa 2008.

Comments

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Paolo Selmi
Wednesday, 15 December 2021 18:32
Non ci resta che piangere...
ma ogni tanto ridere fa bene. Nel vero senso della parola. Allora vi giro questa pagina di un blog russo:
https://colonelcassad.livejournal.com/7297036.html

Titolo: "Aleskej" (Алескей, o Aleschèi che dir si voglia).

E tra me e me penso... cosa han da dire ora su Naval'nyj?

Infatti la foto è tratta dalla cerimonia di conferimento del cosiddetto "premio Sacharov" a Naval'nyj

Leggo il testo... guardo meglio la foto, e capisco tutto.
Invece di Aleksej c'è scritto Aleskej. Primo refuso

Secondo refuso: invece di "protiv korRupcii" (против коррупции) c'è scritto "protiv korupcii", con una "r" sola.

Firmato: David Maria Sassoli

Dico: è sicuramente un fotomontaggio. Recupero le foto da ricerca su google:
https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/foto/strasburgo-il-premio-sacharov-del-parlamento-ue-ad-alexei-navalny-la-figlia-daria-la-russia-parte-dell-europa_43160317-202102k.shtml

Andando avanti, vedo proprio un primo piano di David Maria con sotto il premio, in russo, errori inclusi.

Naturalmente, i cento commenti sotto sono tutti di presa per i fondelli di Sassoli&co. E che si aggiunge alla lista di belle figure che l'UE fa all'estero.

Aggiungo alle domande "è razionale". E' razionale avere al parlamento europeo e ai suoi massimi livelli dei cialtroni raccomandati (pardon... vincono concorsi! non possono esserlo... giusto? Non sarebbe razionale!) e pagati fior di quattrini che,
- mandano in stampa un premio, che l'UE peraltro ritiene fondamentale nella sua guerra fredda da due soldi contro la Russia (che per l'amor del cielo, lungi dall'essermi simpatica nella gestione attuale, ma non posso neppure dare torto a chi commenta "Perché non danno il Sacharov ad Assange?")
- gli organizzano sopra una grancassa mediatica tale da parlarne anche oltrecortina
- senza brigarsi neppure di fare il correttore ortografico (è qui gratis, gli do una dritta https://translit.ru/)... accumulando ben due errori in sette righe
- facendo passare immediatamente, tra l'altro, il povero "Aleschèi" come pedina di gente che pontifica sulla Russia senza avere nemmeno un cane che ne parla la lingua (e quindi rendendo del tutto controproducente lo sforzo propagandistico effettuato)?

Ma soprattutto... qualcuno avrà detto poi, a luci spente, a David Maria di rifare la targa... se non altro per rispetto della figlia? Che una cosa così non può neppure appenderla? David se ci leggi, prima di riconsegnare le chiavi (https://www.eunews.it/2021/12/14/david-sassoli-si-ritira-dalla-corsa-per-il-rinnovo-della-presidenza-del-parlamento-ue-non-si-ricandidera/165027)... correggi per favore, grazie!

Paolo
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E Sem
Wednesday, 15 December 2021 18:25
concordo: dare un giudizio definitivo sulla razionalità di una strategia in corso d' opera a volte potrebbe essere avventato, a maggior ragione quando si e' in possesso di dati insufficienti sul percorso che si vuole seguire, perché seguire quel percorso
e quali sono le premesse e gli obbiettivi. Se diamo per scontato sia le scarse conoscenze scientifiche attuali della materia "emergenze da progresso" che le tare della nostra specie di inetti onnipotenti autoassolverci dovrebbe esserci concesso. Le cose potrebbero complicarsi, se venisse appurato che stiamo vivendo una transizione pianificata indispensabile alla creazione di condizioni di passaggio soft da una situazione economica globale ormai al collasso (leggi denaro spazzatura fuori controllo, una crisi delle materie prime diventate indispensabili alla nostra sopravvivenza, una crisi alimentare ormai alle porte), via percorribile (ora) solo con un rigido controllo della popolazione. Questa pandemia potrebbe semplicemente usata in modo "incomprensibile" per evitare conflitti disastrosi per noi. Non ci siamo mai chiesto perche' contro ogni logica di mercato, continuiamo a mantenere quasi invariato il nostro piccolo gruzzoletto sotto il materasso?
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Redde rationem
Monday, 13 December 2021 22:29
"Senza troppi giri di parole direi che le classi dominanti – appoggiate dal 90% della cultura e del giornalismo italiani – stanno tentando di approfittare della confusione per patologizzare ogni forma di dissenso. Del resto il futuro che ci aspetta è ricco di conflitti latenti."

Questo mi sembra il succo concentrato del senso dle discorso.

IL'ennesimo rapporto del Censis può solo considerarsi come spunto e scusa per fare le dovute considerazioni sulla situazione, ma esso non deve essere assolutamente preso per vero o verosimile. E' solo un sondaggio su piccoli numeri che non significa proprio niente.

La questione razionale/irrazionale è solo una strumentalizzazione buttata nell'arena della propaganda per screditare chi vuole contestare il discorso dominante (o dei dominanti).

Come questione filosofica è altamente interessante perchè utile, ma necessita di un tale approfondimento che non può essere raggiunto nelle tensioni torsive dell'agone propagandistico <> contro-informativo.

la cosa primaria, secondo me, è che razionale/irrazionale è solo una modellistica duale umana di auto-interpretazione.

Definiamo il razionale e l'irrazionale come due modalità cognitive dell'umano. Di entrambe possiamo delineare i limiti nefasti, ma li possiamo fare con certezza cognitiva sugli effetti.

I vasi di Pandora scoperchiati dal razionale e i disastri applicati nel ì900 dovrebbero bastare a scrivere come avvertenza sul razionale "Via necessaria ma altamente pericolosa". Ancora deve essere ben delineata la follia lucida della razionalità nella sua concretizzazione tecnologica al servizio dei deliri del dominio.

Il fine, come gli effetti, sono sommamente indicativi. Le oligarchie seguono il delirio umano del dominio. Il delirio umano del dominio è razionale? Secondo meno!

Se il fine è irrazionale, come penso, crediamo forse che sia impossibile perseguire il delirio irrazionale del dominio con mezzi teorici e pratici razionali?

No, certo che no. Il '900 sta lì a dimostrarcelo e ricordarcelo. Se una cosa si può fare il dominio la fa. Puoi essere razionale quanto vuoi, ma se il fine è un delirio irrazionale, tutta quella razionalità produrrà solo un grande Armageddon irrazionale.

Mi pare razionalmente semplice afferrare questo malvagio meccanismo di base, dovrebbe essere una banalità di base.

Un punto importante è lo scarto cognitivo che tutti abbiamo come umani e che cerchiamo di colmare con le modalità razionale/irrazionale. Dividere la popolazione in irrazionali e razionali è una stupidaggine, perché non è possibile isolare gruppi solo razionali e gruppi solo irrazionali, proprio perché siamo tutti individualmente soggetti a scarti cognitivi verso il mondo esterno a noi. E’ una condizione umana universale.

Porto un esempio vissuto: sono un lavoratore non vaccinato e tamponato. Mi sono fatto spostare in un magazzino ancora più deserto per non dover stare a subire le paranoie infondate dei colleghi. Bene, nel nuovo plesso, malgrado siamo solo in quattro e io sono quasi sempre solo, un collega con lasciapassare e bi-inoculato mi ha chiesto copia del tampone, dicendomi “così siamo più sicuri”. L’ho mandato affanculo perché lui non mi può chiedere niente, al massimo si può far delegare per vedere se il mio pass è verde. Ma il punto allucinante che voglio mettere alla vostra attenzione è che si sono giustificati, quando gli ho detto che mi stavano discriminando, così; “Sai noi ogni giorno ci controlliamo il green pass a vicenda!”.

Ora vi rendete conto che questi esprimono proprio un “pensiero magico” indotto dalla propaganda del dominio? Secondo voi è stato utile il mio tentativo di spiegargli razionalmente che quello che facevano era una stronzata senza senso è che loro potevano essere portatori del virus perché non tamponati?

Non a caso prima del mio arrivo in quel plesso aziendale uno di loro, tutti bi-vaccinati, era a casa perché risultato positivo per un tracciamento esterno.

Ma queste evidenze razionali credete che li hanno smossi dal loro pensiero magico alimentato dalla paura?

Allora riusciamo a capire la portata della manipolazione propagandistica?
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daniela
Monday, 13 December 2021 18:32
è razionale chiamare vaccini delle terapie geniche sperimentali?
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