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analisidifesa

Tra maccartismo vaccinale e deriva illiberale chi valuta il rischio strategico?

di Gianandrea Gaiani

green pass ansaIn un editoriale intitolato “L’impatto della vaccinazione di massa: scommessa al buio?” pubblicato su Analisi Difesa l’8 agosto 2021, venne posta l’attenzione sul rischio strategico legato a vaccinazioni sperimentali di massa: un tema rimasto inspiegabilmente al di fuori dal pur ampio (anche se schizofrenico) dibattito sul contrasto al Covid.

In quell’articolo venne posto il focus sui rischi legati ai possibili effetti negativi su vasta scala dei vaccini sperimentali, effetti che neppure i produttori erano e sono in grado di valutare nel tempo, ma anche sulle prospettive politiche e sociali legate alle discriminazioni dei cittadini e dei lavoratori, le false informazioni utilizzate per indurli ad accettare la vaccinazione sperimentale, la fitta selva di limitazioni alle libertà individuali imposte con cadenza ora divenuta ravvicinata quanto isterica.

Dopo quasi un anno di “maccartismo vaccinale” e di assurda contrapposizione tra “pro-vax” e “no-vax”, che ha portato a tensioni e spaccature sociali e a una deriva autoritaria che non hanno eguali nella storia recente della Repubblica e dell’Europa, i fatti sembrano purtroppo confermare le valutazioni espresse in quell’editoriale.

Incredibile che nessuno prenda in considerazione il rischio che l’uso di massa di vaccini sperimentali possa minare le fondamenta stesse della società e della Nazione.

In un contesto di sperimentazione di sieri di tipologia mai utilizzata in precedenza e di cui le stesse aziende produttrici non sono in grado di valutare le conseguenze nel tempo né di assumersene la responsabilità, inocularli a gran parte della popolazione espone l’Italia, e tutte le nazioni che utilizzano su vasta scala quei tipi di vaccini, a un rischio strategico di portata mai vista fino ad oggi.

Specie ora che sono disponibili diverse cure per il Covid, non si può infatti dimenticare che i cosiddetti vaccini restano sperimentali e termineranno i test (trials) alla fine del 2023 e nel 2024 (o dopo).

Lo ha spiegato molto bene il professor Giovanni Frajese, endrocrinologo responsabile del Laboratorio di Scienze Tecniche Mediche Applicate dell’Università del “Foro Italico” di Roma in un confronto televisivo con il viceministro della Sanità Pierpaolo Sileri.

Anche negli ultimi giorni Frajese (uno dei pochissimi luminari a far precedere i suoi interventi dalla dichiarazione di assenza di conflitti di interesse con le case farmaceutiche che producono i cosiddetti vaccini), ha definito assurdo l’obbligo vaccinale (imposto con l’ultimo decreto agli over 50 ma di fatto a tutti i cittadini sopra i 12 anni che aspirino a vivere una vita normale o anche solo a praticare sport) esprimendo forti critiche al dogma dei vaccini sperimentali e ricordando che in Danimarca il 92 per cento dei positivi è vaccinato.

Per Andrea Crisanti, microbiologo dell’università di Padova «siamo all’improvvisazione. L’obbligo agli over 50 non si può imporre senza una revisione del consenso informato». Ha detto ieri all’agenzia di stampa AGI. «C’è anche un problema di carattere giuridico – osserva – perché lo si fa per impedire la malattia, ma non per limitare la trasmissione. Questo diventa un obbligo terapeutico, è una novità assoluta nella sanità pubblica». «Mi sembra solo frutto del panico. Tra l’altro lo si impone a tutti, anche a persone che magari non ne avrebbero bisogno. E’ una autentica follia».

Se nei prossimi mesi o anni dovessero emergere complicazioni gravi e inabilitanti in percentuali significative delle popolazioni vaccinate l’impatto sanitario, sociale ed economico avrebbe dimensioni mai viste e insostenibili anche sul piano economico e pure per le nazioni più ricche.

In Italia, dove la popolazione vaccinata è ormai quasi il 90% del totale (quindi oltre 50 milioni di persone), qualora si registrassero entro alcuni anni effetti indesiderati gravi e inabilitanti nel 10% di coloro che hanno ricevuto il vaccino avremmo 5 milioni di persone da assistere.

Un numero insostenibile che determinerebbe conseguenze gravissime anche sul piano economico e demografico: per farsi un’idea del rischio catastrofico e suicida a cui ci stiamo esponendo basta ampliare un simile scenario a tutta l’Europa, agli Stati Uniti e all’Occidente nel suo complesso.

Pur senza scomodare teorie complottiste, nessun governo dovrebbe correre un rischio simile e non si può non notare quanto appaia incredibile che simili valutazioni non vengano neppure prese in considerazione dai vertici nazionali: il risultato è una scommessa al buio sulla stessa sopravvivenza della Nazione.

Per sgombrare il campo da equivoci, non si tratta di negare il valore dei cosiddetti vaccini nel ridurre gli impatti gravi del Covid, che miete vittime quasi esclusivamente nella popolazione anziana e già affetta da diverse patologie gravi.

Occorrerebbe però usare la massima cautela per il rischio che ciò che oggi appare una risposta al Covid (non più l’unica con l’avvento delle cure e l’apparente affievolirsi dell’aggressività del virus) possa domani rivelarsi un problema ben più grave della malattia che ha cercato di ostacolare.

Per ridurre tale rischio su questo web-magazine evidenziammo l’estate scorsa l’opzione di puntare decisamente sulle cure, potenziare l’assistenza a domicilio dei malati per non rischiare più di intasare gli ospedali e incoraggiare la vaccinazione solo dei cittadini più anziani e fragili, maggiormente esposti agli effetti del Covid e che hanno una speranza di vita residua limitata.

Uno Stato che tuteli la salute pubblica come elemento fondamentale della sicurezza nazionale ha il dovere di preservare il resto della popolazione e soprattutto i più giovani, dai rischi potenzialmente devastanti di una vaccinazione sperimentale di massa.

Per questo obblighi e ricatti di Stato, oltre ad essere una follia e una grave violazioni dei diritti delle persone, costituiscono un azzardo senza precedenti nella storia per la stessa sicurezza nazionale.

Un alto esponente della Sanità britannica come il professor Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group e alla testa dell’UK Committee on Vaccination and Immunization, ha detto che “non possiamo vaccinare il pianeta ogni 4 o 6 mesi. Non è sostenibile” spiegando che la strategia di procedere con sistematiche vaccinazioni generali non è percorribile. “Bisogna concentrarsi sui soggetti fragili”, ha suggerito evidenziando che sono necessari ulteriori dati per stabilire “se, quando e come i soggetti vulnerabili avranno bisogno di dosi supplementari”.

Vaccini che non immunizzano, offrono una copertura limitata nel tempo e non impediscono di contrarre il Covid ma riducono per alcuni mesi effetti gravi.

L’ipotesi di doversi sottoporre a nuove dosi ogni tre o quattro mesi sembra confermare che si tratta più di terapie che di vaccini, con la necessaria valutazione che le cure si praticano solitamente ai malati, non ai sani.

Difficile anche ignorare che da mesi il prof. Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica, ha evidenziato l’inadeguatezza dei vaccini nei confronti delle varianti del Covid e a fine dicembre ha definito “sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati ed emanare nuove restrizioni solo per colpire i non vaccinati”.

Nonostante il pugno di ferro nei confronti dei cittadini, i dubbi sull’efficacia dei vaccini sembrano confermati anche dal fatto che gli esperti fautori della terza e domani quarta dose sono gli stessi che fino a pochi mesi or sono sostenevano senza dubbi di sorta che con le prime due dosi avremmo ottenuto l’immunità a vita dal Covid 19.

O gli stessi che sostenevano non fosse necessario vaccinare i bambini: tesi subito abbandonata appena i produttori dei sieri hanno chiesto e ottenuto il via libera a inocularli anche ai più piccoli. La Prof. Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio di microbiologia clinica e virologia del Sacco di Milano, ha espresso severe critiche alle procedure di autorizzazione di tali vaccinazioni ai minori di 12 anni.

Sugli effetti negativi a breve termine molti interrogativi stanno emergendo (tra tanti anche le miocarditi tra i giovani) e i siti Eudravigilance in Europa, AIFA in Italia e Vaers negli USA registrano un numero di effetti gravi e mortali che appare consistente ma al tempo stesso limitato rispetto alla sua portata reale dal momento che sono le stesse vittime a dover segnalare gli effetti indesiderati.

Un aspetto grave, perché teso ad alimentare il dogma vaccinale non ad affrontare il tema con un approccio scientifico, aspramente censurato il 10 novembre da un intervento del senatore Alberto Bagnai che non ha risparmiato critiche, severe ma circostanziate, neppure alle esternazioni di esponenti del Comitato Tecnico Scientifico del ministero della Sanità (CTS).

In seguito all’impiego di terapie sperimentali, la sanità pubblica avrebbe dovuto provvedere al monitoraggio attento e tempestivo di tali effetti circa i quali è in atto un vero e proprio scaricabarile.

Mentre i governi chiedono ai cittadini di fidarsi ciecamente “della scienza”, i contratti tra le società farmaceutiche e gli stati membri della Ue restano segretati mentre si continua a imporre la firma con cui si dichiara di vaccinarsi di propria spontanea volontà persino alle categorie che hanno già, per legge, l’obbligo di sottoporsi all’inoculazione come sanitari, personale militare, di polizia e della scuola.

Settori che possono venire considerati i “pilastri” dello Stato che sarebbero i primi a risultare esposti a eventuali gravi effetti negativi dei cosiddetti vaccini e che già oggi, a causa di questi provvedimenti discriminatori, registrano una diffusa crisi di motivazione e uno sconforto che rischia di tradursi in totale sfiducia nelle istituzioni.

Ricatto di Stato, soprusi contrari allo stato di Diritto e al buon senso e obbligo vaccinale estesi ormai a tutti i lavoratori e a gran parte dei cittadini italiani, obbligati a farsi inoculare farmaci sperimentali per poter accedere al luogo di lavoro, a mezzi di trasporto (incluso chi vive sulle isole, di fatto costretto a non potersi muovere), effettuare allenamenti o prendere un caffè al bar risultano esecrabili e indegni di una democrazia la cui Costituzione vieta discriminazioni e garantisce le libertà individuali: valori in teoria imprescindibili anche per l’Unione Europea.

Un ricatto ancor più ignobile, che getta discredito sulle istituzioni, perché getta le famiglie nella disperazione colpendo il diritto al lavoro e alla sopravvivenza penalizzando ancora una volta i redditi più bassi che non possono permettersi la sospensione dal lavoro, neppure se temporanea.

Dal “maccartismo vaccinale”…..

Duole notare come in Italia buona parte di politica e media, invece di alimentare un dibattito costruttivo che tenga conto della posta in gioco, si limitino per lo più a sostenere uno scontro tra dogmi opposti sulle vaccinazioni Covid che contribuisce a esacerbare le tensioni sociali e l’emarginazione di chiunque abbia dubbi o esprima scetticismo circa le inoculazioni di massa di cosiddetti vaccini che proprio in questa fase stanno mostrando i loro limiti.

Ridurre il dibattito, alimentando odio e demonizzazione, alla crociata dei pro-vax contro l’orco no-vax (che per la gran parte sono semplicemente “no-cavia”) è un esercizio più utile alla propaganda e agli interessi commerciali farmaceutici che a far fronte in modo razionale evitando pericolose scommesse al buio a un malattia che colpisce vaccinati e non vaccinati.

Difficile non accorgersi che il boom di positivi in Italia è esploso quando anche i vaccinati hanno dovuto farsi un tampone mentre i non vaccinati sono stati obbligati negli ultimi mesi a dimostrare ogni 48 ore di essere sani effettuando un tampone per prendere un treno, andare al lavoro o in un albergo.

Misure restrittive che infastidiscono molti cittadini, anche tra coloro che si sono vaccinati per poter continuare a vivere e lavorare normalmente, perché sospettate di costituire vere e proprie “prove tecniche di regime”.

Misure che non hanno alcun significato sanitario (anzi, il Green Pass, come previsto, ha favorito la diffusione del virus) ma che sembrano avere l’obiettivo politico del ricatto teso a penalizzare la minoranza di non vaccinati per garantire qualche “privilegio” alla moltitudine di vaccinati.

Maggioranza che avrebbe motivi validi di insofferenza ora che deve digerire l’accorciamento della durata dei Green Pass dopo aver scoperto che l’inoculazione sperimentale non immunizza, non ripara dal contagio e ha breve durata.

…alla barbarie politico-mediatica

In questo contesto il tasso di barbarie raggiunto dal dibattito politico e mediatico è senza precedenti. Impossibile scordare che il premier (che si è ben guardato, almeno fino a oggi, dal “metterci la faccia” per illustrare agli italiani il decreto più illiberale della storia della Repubblica) aveva dichiarato che chi non si vaccina si ammala e muore e che ci si deve vaccinare per vivere in mezzo agli altri sicuri di non contagiarci.

I fatti dicono però che per fortuna 6 milioni di persone che hanno contratto il virus (in gran parte non vaccinate) sono guarite mentre purtroppo anche i vaccinati contraggono il Covid, sono contagiosi, vengono ricoverati e a volte muoiono.

Più oggettivo e realistico sarebbe stato evidenziare che la stragrande maggioranza dei morti è composta da persone molto anziane con diverse gravi patologie, vaccinati o meno.

Arduo non ricordare lo slogan con cui nei mesi scorsi lo stesso CTS cercò di presentare il Covid come la “pandemia dei non vaccinati”, affermazioni smentite dai fatti anche se molti media continuano a ripetere che i non vaccinati diffondono il virus e sono gli unici a finire in ospedale e morire.

Difficile rimuovere dalla memoria un ministro che ammette che i provvedimenti adottati col Green Pass nei luoghi di lavoro sono “volutamente discriminatori” per indurre i cittadini a vaccinarsi mentre un altro si entusiasmava davanti a una platea plaudente raccontando di cotton-fioc infilati nel naso “fino al cervello” ai non vaccinati che si sottopongono a tamponi.

Dopo decenni di cultura della tolleranza, dell’accoglienza e del rispetto di ogni tipo di diversità (religiosa, razziale, etnica, sessuale, ecc) assistiamo oggi alla demonizzazione ed emarginazione di chiunque esprima dubbi o critiche sui vaccini o sulle iniziative del governo che limitano le libertà personali, inclusa quella di manifestare e di non fare la cavia facendosi inoculare sieri sperimentali.

Ogni “dissidenza” viene dipinta come fuorilegge, terroristica, criminale o folle e frutto di stupidità e ignoranza, addirittura “negazionista” (con il malizioso quanto arbitrario abuso di un termine che ha ben altro significato storico) da molti politici, medici, conduttori tv, giornalisti e opinionisti che non hanno esitato neppure a evocare segregazioni, rastrellamenti casa per casa, vaccinazioni forzate riesumando persino il defunto generale Bava Beccaris che fece sparare sui manifestanti a Milano nel maggio 1898.

In troppi sembrano aver dimenticato che Democrazia significa rispetto delle minoranze, non dittatura della maggioranza: se ce lo dimentichiamo siamo a un passo dallo sprofondare nella barbarie.

Siamo l’unica nazione d’Europa ad avere l’obbligo vaccinale, potenzialmente pericoloso per le sue conseguenze e ormai evidentemente inutile a contrastare la diffusione del virus, ma anche l’unica in cui i media parlano quasi esclusivamente di Covid.

Una tendenza probabilmente favorita dalle decine di milioni di euro stanziati dagli ultimi due governi ai media per sostenere la campagna informativa contro il Covid.

Tranne poche eccezioni, lo show che da due anni a reti unificate e tema unico ci inonda 24 ore al giorno di news e commenti tesi prima a terrorizzare l’opinione pubblica e poi a dividerla tra buoni e cattivi, ha raggiunto livelli indecenti.

In una democrazia i media dovrebbero svolgere una funzione di controllo critico del potere, non esserne i proni servitori a tempo pieno, con direttori di TG nazionali che annunciano fieramente di negare ogni spazio a chi esprime critiche e dubbi sui vaccini, con tanti saluti a decenni di dibattito sul pluralismo nell’informazione.

In molte nazioni del mondo i giornalisti subiscono la censura dai governi, non la impongono a sé stessi per difenderli. D’altra parte, è difficile vedere in altre nazioni capi di governo venire accolti in sala stampa dagli applausi dei giornalisti.

E’ indubbio che fare informazione sia obiettivamente un lavoro complesso e difficile ma fare propaganda lo è molto di più, come ben sanno anche in ambito militare gli esperti di Info Ops e Psy Ops.

Per questo non è sufficiente produrre un’informazione pilotata e faziosa per riuscire a esprimere una narrazione propagandistica credibile.

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Mario Galati
Thursday, 13 January 2022 21:02
Il sito che pubblica questo articolo si chiama Analisi Difesa.
Di seguito farò un po' di fantapolitica di scarso valore.
Questi cosiddetti vaccini ad Mrna potrebbero essere considerati sotto questo aspetto: sono vaccini NATO. Sono di concezione militare, non civile.
In effetti, per le loro caratteristiche (hanno un efficacia specifica, immediata e breve nel tempo) sembrano più sieri di risposta immediata in caso di attacco biologico che normali terapie mediche tendenti a preservare la salute complessiva dei pazienti. Reazione immediata, specifica e al diavolo i successivi effetti collaterali, perché non sono concepiti per la salute.
Pfizer e l'industria farmaceutica, così come quella informatica e del web, sono parte del complesso industriale militare. La ricerca medico-biologica è anche ricerca militare sulla guerra biologica, di attacco e difesa. Il confine tra civile e militare non c'è.
Questa natura di vaccini NATO potrebbe anche essere coerente con le misure di irregimentazione e autoritarie in corso. Si predispone la popolazione ad una situazione di guerra di aggressione e di risposta ad un ipotetico attacco biologico, come un'enorme esercitazione (fa parte della prospettiva di una guerra alla Cina e, in parte, alla Russia? Propaganda ossessiva; si cementa la popolazione, indotta a sottomettersi senza discutere e senza pensare all'autorità dei competenti, per combattere una minaccia esterna e insidiosa).
Quella al virus è una guerra e non sono ammessi disertori, si dice. Sarà un caso che il nostro amato duce ha posto a capo dell'organizzazione anti covid un generale della NATO?
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Paolo Selmi
Thursday, 13 January 2022 22:54
Ciao Mario,
spero proprio che tu abbia torto... per quanto riguarda il mio piccolo, siamo finiti da ieri in DAD in 23 famiglie per un bambino positivo (l'altra è la maestra che, ho letto il decreto, in teoria non dovrebbe contare nella "classe", visto che poi il decreto menziona il "personale della scuola" a parte... e quel giorno peraltro neppure c'era se non per una comparsata in mensa come sorveglianza... ma tant'è... senza preavviso da ieri sera a stamattina tutti in DAD, film che vedo da due anni...). Bambini sballottati, bestemmie che volavano perché su classroom non compariva il tasto partecipa, chi non aveva il portatile ha fatto fare tre ore al bambino col suo cellulare, che a metà si impiantava... io ho perso due ore di lavoro per questo scherzo perché il portatile non ha retto allo sforzo e son stato richiamato a forza ripiegando sulla combinazione PC per video e cellulare per telecamera, microfono e altoparlante. Dieci giorni così, di questo inferno.
Oggi ho letto le grida di bambini esasperati ("maestra non riesco ha (sic!) collegarmi" "maestra non ti sento" scrivono sulle chat di google meet), perché è da due anni che vengono trattati come pacchi postali, per poi essere colpevolizzati dalle stesse maestre di "essere indietro", queste ultime preoccupate più dei cazziatoni che arriveranno dall'alto quando usciranno i risultati dei testi invalsi e pronte a tutto, anche a suggerire la risposta giusta per quei test, ma morire cazzo se d'estate hanno mai fatto un'ora, dico una, di recupero... no, a settembre dritte a cannone col programma, come se nulla fosse successo!!!
Nel frattempo prima di scappare al lavoro ho letto le implorazioni sull'immancabile gruppo whatsapp del comitato genitori di aspettare a iniziare la lezione perché non ci si riusciva a collegare, perché il nonno non era ancora arrivato, perché la pila del telefono non teneva e non trovavano più il filo per metterlo sotto carica, più tutti gli improperi all'indirizzo di questo provvedimento idiota e ipocrita, laddove bar, ristoranti e alberghi lavorano e le scuole non volevano nemmeno aprirle.. e ora le stanno chiudendo di nuovo.
Oggi ti assicuro che non è stata giornata da "si cementa la popolazione, indotta a sottomettersi senza discutere e senza pensare all'autorità dei competenti"... poi forse hai ragione, tra due mesi torneranno in coro a dire "guai a chi non si fa la quinta dose"... ma forse anche no...
Sono andato a riprendermi i messaggi di un anno fa sul gruppo. Quando han chiuso la scuola e son passati alla DAD, l'unico a incazzarsi e a dire "poi quest'estate liberi tutti, vedrete!!!" ero stato io. Ieri e oggi erano altri, mamme e papà, a incazzarsi e non poco. Perché la tragedia quando si ripete diventa farsa, ma poi quando si ripete un'altra volta diventa presa in giro!
A furia di scottarci lo stiamo capendo.
Il problema è un altro, a mio modesto parere... oggi 1 italiano su 2 non vota, domani 2 italiani su 3 non votano, a quei figli di buona donna che ci governano e che vedo ripartiti proporzionalmente nei rituali interventi quotidiani su tutti i tg, importa meno di niente. Chi oggi capisce di essere stato preso in giro, è più facile, nel panorama politico attuale, che non voti. Che non cerchi più nemmeno "l'alternativa". Che non pensi neppure a unirsi, a disgraziati come lui, per cambiare le cose, per fare sentire di più la propria voce. Che sfoghi la propria rabbia in casa, o per un sorpasso azzardato o uno sguardo di troppo. E i bambini? Mia figlia ha fatto in tempo a fare una scuola dell'infanzia decisamente migliore della schifezza che fa da tre anni. E ha talmente un bel ricordo della prima che non ha mai accettato, in questi tre anni, che quello che gli hanno propinato fosse l'unico modo di relazionarsi con altri bambini e con i grandi. E lo vedevi che non si rassegnava, che appena poteva cerca un rapporto normale con gli altri bambini, con gli adulti, aderendo a tutte, ma proprio tutte, le iniziative che partono da qualsiasi punto: oratorio, amichette, gruppo di teatro, gruppo di minibasket e pallavolo, proloco, maneggio dei cavalli (scuola non pervenuta da 2 giugno al 2 settembre... d'altronde, gli insegnanti d'estate devono fare le loro meritate vacanze) ... tutto fa brodo! Pur di socializzare in maniera diversa da quello schifo che gli hanno propinato per sei mesi. Con un'ostinazione che neanche Papillon nel film omonimo.
Non so se lo stesso si potrà dire delle nuovissime leve... che non hanno un vissuto antecedente al 2019. Viviamo in un coacervo di contraddizioni, caro Mario. E non so come ne usciremo fuori.
Tantissimi auguri di un buon 2022! ne avremo bisogno...
Paolo
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Mario Galati
Friday, 14 January 2022 13:40
Siamo in pieno caos col governo dei migliori. A parte le ipotesi fantapolitiche, più o meno fondate, la logica della gestione capitalistica della pandemia non è la salute intesa come benessere degli umani, ma il ripristino della capacità lavorativa dei lavoratori senza cambiare nulla (anzi, approfittandone per peggiorarne la condizione). Una puntura e via a lavorare. Gli auguri sono necessari.
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