Print Friendly, PDF & Email

clarissa

Scienza e dibattito sui virus

Bertini Galileo Galilei Doge e1659972475691Non abbiamo titoli per entrare nei dibattiti scientifici. Tuttavia, normalmente dotati di buon senso, interessati alla ricerca della corretta informazione, stanchi di esaltazioni e demonizzazioni, crediamo giusto evidenziare le voci che si levano dal mondo scientifico nell’intento di andare alla radice di un problema: la definizione di virus in questo caso – una cosa non da poco, visto quanto accaduto negli ultimi due anni, ma tranquillamente potremmo dire negli ultimi decenni.

La scienza, come la storia, devono almeno ogni tanto avere il coraggio di mettere in discussione le proprie verità date per scontate, rivedendo se del caso le opinioni correnti: la scienza, quella vera, è sempre progredita così facendo. Il dibattito, a questo scopo, è essenziale. Drammaticamente pericoloso accusare di revisionismo quelli che la pensano diversamente: rivedere le opinioni correnti non può e non deve essere considerata una colpa. Altrimenti il principio della libertà di pensiero si dissolve.

Una delle opinione date per scontate è appunto che i virus siano entità indipendenti, dotate di proprie caratteristiche specifiche. Essi sono concepiti, dagli scienziati che hanno maggiore audience 1, come dei potenziali aggressori del corpo umano, come tali da combattere come può esserlo un nemico che invade uno Stato sovrano.

Una visione bellicista della medicina che è alla base anche delle strategie vaccinali di questi anni: tant’è che alla fine in Italia la loro messa in opera è stata affidata ad un alto ufficiale delle Forze Armate!

Ci sembra giusto dare quindi ampio spazio ad un punto di vista diverso: che ha il pregio tuttavia di non mettere solo in discussione la vulgata corrente, ma di suggerire una sperimentazione scientifica indipendente che la possa verificare, secondo l’impostazione galileiana (di cui troppo spesso la scienza si dimentica), coerente anche con i criteri a suo tempo enunciati da Robert Koch (anch’essi forse troppo spesso accantonati).

Il documento, sottoscritto da studiosi titolati, merita quindi tutta l’attenzione dei nostri lettori.

* * * *

Risolvere il dibattito sui virus

“Un piccolo parassita costituito da acido nucleico (RNA o DNA) racchiuso in un rivestimento proteico che può replicarsi solo in una cellula ospite suscettibile."2

Sono passati più di due anni dall’inizio della crisi del “corona”, che ha cambiato la traiettoria del nostro mondo. Il principio fondamentale di questa crisi è che un “virus” mortale e nuovo, SARS-CoV-2, si è diffuso in tutto il mondo e ha avuto un impatto negativo su ampi segmenti dell’umanità. Al centro di questo principio c’è la convinzione accettata che i virus, definiti come frammenti di materiale genetico replicanti e rivestiti di proteine, DNA o RNA, esistono come entità indipendenti nel mondo reale e sono in grado di agire come agenti patogeni.

Cioè si ritiene comunemente che la cosiddetta particella con rivestimento proteico e interno genico infetti i tessuti e le cellule viventi, si replichi all’interno di questi tessuti viventi, danneggi i tessuti mentre fuoriesce e, così facendo, si ritiene anche che determini la malattia e talvolta la morte del suo ospite – la cosiddetta teoria virale della causa della malattia. Si afferma quindi che le presunte particelle virali siano in grado di trasmettersi ad altri ospiti, determinando malattie anche in loro.

Dopo un secolo di sperimentazioni e di studi, oltre a incalcolabili miliardi di dollari spesi per questa “guerra contro i virus”, dobbiamo chiederci se sia il momento di riconsiderare questa teoria. Per diversi decenni, molti medici e scienziati hanno sostenuto che questa concezioone, comunemente accettata, dei virus si basa su presupposti erronei.

Fondamentalmente, piuttosto che vedere i “virus” come entità patogene, esogene e indipendenti, questi medici e scienziati hanno ipotizzato che essi semplicemente siano le normali ed inevitabili particelle di rottura di tessuti stressati e/o morti, o morenti. Non sono quindi agenti patogeni, non sono dannosi per altri esseri viventi e non esistono ragioni scientifiche o razionali per adottare misure per proteggere se stessi o gli altri contro di essi.

Le idee sbagliate sui “virus” sembrano derivare in gran parte dalla natura degli esperimenti che vengono utilizzati come prova per sostenere che tali particelle esistono e agiscono nel modo patologico di cui sopra. In sostanza, le pubblicazioni in virologia sono in gran parte di natura descrittiva, piuttosto che esperimenti controllati e falsificabili, guidati da ipotesi che sono il cuore del metodo scientifico.

Forse la prova principale che la teoria del virus patogeno è problematica è che nessun articolo scientifico pubblicato ha mai dimostrato che le particelle che soddisfano la definizione di virus sono state direttamente isolate e purificate da qualsiasi tessuto o fluido corporeo di qualsiasi essere umano o animale malato.

Utilizzando la definizione comunemente accettata di “isolamento”, vale a dire la separazione di una cosa da tutte le altre cose, vi è un consenso generale sul fatto che ciò non è mai stato fatto nella storia della virologia. Le particelle che sono state isolate con successo attraverso la purificazione, non hanno dimostrato di essere capaci di replicazione, di essere infettive e di causare malattie, quindi non si può dire che siano virus. Inoltre, la “prova” offerta di virus attraverso i loro “genomi” e gli esperimenti su animali deriva da metodologie con controlli insufficienti.

I seguenti esperimenti dovrebbero essere completati con successo, prima che la teoria virale possa essere considerata fondata:

1. una particella unica con le caratteristiche di un virus viene purificata dai tessuti o dai fluidi di un essere vivente malato. Il metodo di purificazione da utilizzare è a discrezione dei virologi, ma devono essere fornite micrografie elettroniche per confermare la riuscita purificazione di presunte particelle virali morfologicamente identiche;

2. la particella purificata è caratterizzata biochimicamente per le sue componenti proteiche e per la sua sequenza genetica;

3. viene dimostrato che le proteine sono codificate da queste stesse sequenze genetiche;

4. viene dimostrato che le sole particelle virali purificate, attraverso una via di esposizione naturale, causano la stessa malattia nei soggetti del test, utilizzando validi controlli;

5. le particelle devono quindi essere re-isolate con successo (attraverso la purificazione) dal soggetto del test di cui al punto 4 precedente, e devono essere verificate esattamente le stesse caratteristiche delle particelle trovate nella fase 1.

Tuttavia, ci rendiamo conto che i virologi potrebbero non eseguire i passaggi sopra descritti, probabilmente perché tutti i tentativi fino ad oggi sono falliti.

Attualmente evitano semplicemente questo esperimento, insistendo sul fatto che quelli che dicono essere “virus” non possono essere trovati in quantità sufficienti, nei tessuti di qualsiasi persona o animale malato, per consentire tale analisi.

Pertanto, abbiamo deciso di incontrare i virologi a metà strada.

In primo luogo, proponiamo di mettere alla prova i metodi attualmente in uso. I virologi affermano che questi virus patogeni esistono nei nostri tessuti, nelle cellule e nei fluidi corporei, poiché affermano di vedere gli effetti di queste presunte particelle uniche in una varietà di colture cellulari. Questo processo è ciò che chiamano “isolamento” del virus.

Affermano anche che, usando la microscopia elettronica, possono vedere queste particelle uniche nei risultati delle loro colture cellulari.

Infine, affermano che ogni “specie” di virus patogeno ha il suo genoma unico, che può essere sequenziato sia direttamente dai fluidi corporei della persona malata, sia dai risultati di una coltura cellulare.

Chiediamo ora che la comunità dei virologi dimostri che queste affermazioni sono valide, scientifiche e riproducibili. Piuttosto che impegnarci in inutili duelli verbali, mettiamo a tacere questa argomentazione facendo esperimenti scientifici chiari, precisi, che mostreranno, senza alcun dubbio, se queste affermazioni sono valide.

Proponiamo il seguente esperimento, come primo passo per determinare se esiste un’entità come un virus umano patogeno.

 

Primo passo

Cinque laboratori di virologia in tutto il mondo parteciperebbero a questo esperimento, e nessuno conoscerebbe le identità degli altri laboratori partecipanti. Verrà nominato un supervisore per supervisionare tutti i passaggi. Ciascuno dei 5 laboratori riceverà cinque campioni nasofaringei da quattro categorie di persone (ossia 20 campioni ciascuno), che: 1) non stanno attualmente ricevendo o non sono in cura per una diagnosi medica; 2) hanno ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni; 3) hanno ricevuto una diagnosi di influenza A (secondo le linee guida riconosciute); 4) hanno ricevuto una diagnosi di COVID-19 (attraverso un “test” PCR o un test del flusso laterale).

La diagnosi di ogni persona (o “non diagnosi”) sarà verificata in modo indipendente, e i referti patologici saranno resi disponibili nella relazione sulla sperimentazione. I laboratori saranno “accecati” sulla natura dei 20 campioni che riceveranno.

Ogni laboratorio tenterà quindi di “isolare” i virus in questione (influenza A o SARS-CoV-2) dai campioni, o concluderà che non è presente alcun virus patogeno. Ogni laboratorio mostrerà fotografie che documentano il CPE (effetto citopatico), se presente, e spiegherà chiaramente ogni fase del processo di coltura e dei materiali utilizzati, inclusi tutti i dettagli dei controlli o “finte infezioni”.

Successivamente, ogni laboratorio otterrà immagini al microscopio elettronico, verificate in modo indipendente, del virus “isolato”, se presente, nonché immagini che mostrano l’assenza del virus (presumibilmente, nelle persone sane e nelle persone con cancro ai polmoni).

I microscopisti elettronici saranno anche “accecati” in merito alla natura dei campioni che stanno analizzando.

Tutte le procedure saranno accuratamente documentate e monitorate.

 

Secondo passo

TUTTI i campioni verranno quindi inviati per il sequenziamento genomico e ancora una volta gli operatori rimarranno “ciechi” sulla natura dei loro campioni.

Ci si attende che, se 5 laboratori ricevono materiale dallo stesso campione di un paziente con diagnosi di COVID-19, ogni laboratorio dovrebbe riportare sequenze IDENTICHE del presunto genoma SARS-CoV-2. D’altra parte, questo genoma non dovrebbe essere trovato in nessun altro campione.

(Nota: questa affermazione è una breve descrizione degli esperimenti suggeriti – un protocollo completamente dettagliato dovrebbe ovviamente essere sviluppato e concordato dai laboratori e dai firmatari.)

Se i virologi non riescono a ottenere un risultato soddisfacente dallo studio di cui sopra, le loro affermazioni sulla rilevazione dei “virus” si riveleranno infondate.

Tutte le misure poste in essere a seguito di queste affermazioni dovrebbero essere sospese immediatamente. Se riescono in questo primo compito, li incoraggiamo a procedere agli esperimenti di purificazione richiesti, per ottenere l’evidenza probatoria dell’esistenza di virus.

È nell’interesse di tutti affrontare la questione dell’isolamento e dell’esistenza stessa di presunti virus, come SARS-CoV-2. Ciò richiede la prova che l’ingresso di particelle simili a virus morfologicamente e biochimicamente nelle cellule viventi è sia necessario che sufficiente per causare la comparsa di particelle identiche, che sono contagiose e causano malattie.

Accogliamo con favore il vostro supporto e i vostri feedback per questa iniziativa.

Firmatari:

Thomas Cowan, MD
Jitendra Banjara, MSc
Mufassil Dingankar, BHMS
Andrew Kaufman, MD
Paul McSheehy, PhD
Saeed Qureshi, PhD
Amandha Vollmer, NDoc
Mark Bailey, MD
Kelly Brogan, MD
Michael Donio, MS
Valentina Kiseleva, MD
Prof. Timothy Noakes, MD
Stefano Scoglio, PhD
Michael Yeadon, PhD
Samantha Bailey, MD
Kevin Corbett, PhD
Jordan Grant, MD
Christine Massey, MSc
Sachin Pethkar, BAMS
Mike Stone, BEXSc


Note
  1. cfr. R. Rappuoli, L. Vozza, I vaccini nell’era globale, Zanichelli, Bologna, 2022, passim.[]
  2. Definizione di virus tratta da Harvey Lodish, et al., Molecular Cell Biology, 4th ed, Freeman & Co., New York, NY, 2000: https://doi.org/10.1016/S1470-8175(01)00023-6[]

Comments

Search Reset
0
Mario M
Saturday, 13 August 2022 12:49 Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit