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moneta e credito

Victoria Chick (1936-2023)

di Maria Cristina Marcuzzo*

Abstract: Questo articolo ripercorre il tentativo di Chick, durato tutta la vita, di smascherare ciò che è stato ed è tuttora distorto nell’interpretazione e nell’applicazione della Teoria Generale. Per semplicità, ho elencato alcune delle distorsioni su cui Chick, insieme ad altri, ha richiamato l’attenzione nel corso degli anni. L’elenco non vuole essere esaustivo e alcune distorsioni sono correlate tra loro, ma spero che il mio catalogo catturi la maggior parte delle questioni che sono state al centro del dibattito e del confronto con la Teoria Generale che ha impegnato Chick per tutta la sua vita.

FmlWdj8WQAAzoVfLa scomparsa di Victoria (Vicky per tutti noi) Chick a Londra il 15 gennaio 2023, è un grave lutto per la comunità dei post-Keynesiani e degli economisti eterodossi di diverse scuole. Perdiamo una delle più intelligenti interpreti di Keynes che con tenacia lo ha difeso da tante riletture spurie e a volte fuorvianti, e una economista autrice di penetranti analisi della teoria e politica monetaria contemporanee.

Chick era nata a Berkeley, in California, nel 1936. Dopo la laurea e il master a all’Università di California, Berkeley, dove ha avuto come insegnante Hyman Minsky, si laurea di nuovo alla London School of Economics (LSE), nel 1960, a cui segue, tre anni dopo, il primo incarico accademico presso l’University College di Londra (UCL), dove rimarrà in vari ruoli, fino all’ultimo, quello di Professore Emerito.

I suoi corsi di macroeconomia, teoria monetaria e bancaria hanno ispirato innumerevoli studenti, di varie nazionalità, molti dei quali hanno ottenuto il Ph.D con la sua supervisione. Alcuni di noi, studenti italiani alla LSE, a metà degli anni Settanta andavamo a UCL a sentire le sue lezioni, come antidoto alla versione IS-LM del pensiero keynesiano che ci veniva somministrata nel corso di Macroeconomia.

Quest’opera è distribuita con licenza internazionale Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0. Copia della licenza è disponibile alla URL http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/

 

La cugina Julie Phillips, nell’annunciare la morte di Chick, ha raccontato di aver ricevuto “messaggi, biglietti, telefonate e visite da amici ed ex studenti di tutto il mondo, che dicevano quanto li avesse incoraggiati nel loro lavoro e quanto la sua stessa carriera fosse stata di ispirazione. La conoscevano come una persona pittoresca e iconica, impaziente con le idee che non le piacevano e infinitamente solidale con i molti amici e colleghi che le piacevano”.1

Il suo primo libro importante, The Theory of Monetary Policy (1973), era una valutazione critica degli approcci alla macroeconomia dominanti all’epoca, un prologo a quello pubblicato nel 1983, Macroeconomics after Keynes, ampiamente considerato come uno dei lavori più influenti del paradigma post-keynesiano. Nella Prefazione, Chick scrive che il suo scopo era “un esercizio [...] di restauro, che toglie gli strati di vernice ‘keynesiana’ in modo che si possa vedere l’oggetto originale” (Chick, 1983, p. vii).

I suoi scritti su come interpretare la Teoria Generale sono molteplici e vorrei soffermarmi qui su alcune ‘distorsioni’ interpretative, che Chick ha mostrato essere elementi estranei all’originale di Keynes. Mi riallaccio a quanto avevo scritto (Marcuzzo, 2018) in occasione della Conferenza in suo onore che si è tenuta a Londra nel 2016, i cui lavori sono stati successivamente pubblicati in Dow et al., (2018). Anche Chick contribuisce al volume con un saggio sulla rilevanza di Keynes (Chick, 2018), che mostra come poco dogmatica fosse la sua adesione al pensiero keynesiano, che deve sempre essere adattato ai tempi che cambiano.

 

  1. La Teoria Generale come modello

La traduzione della Teoria Generale in un sistema chiuso di equazioni simultanee, derivante dalla convinzione che l’espressione principale di una teoria sia un modello, è stata più volte denunciata da Chick, che scrive: “Una teoria è più ampia di un modello e può contenere molti modelli, a seconda di come i modelli (sottosistemi) sono creati da ipotesi e condizioni ceteris paribus” (Chick, 2004, p. 14). “I modelli sono sistemi chiusi” e “La Teoria Generale è un sistema aperto” (ibid.).

Lo stimolo di Chick è sempre stato quello di non rimanere irrimediabilmente impigliati nella traduzione della Teoria Generale in un modello chiuso, compatibile con la meccanica dell’analisi dell’equilibrio e le sue forze automatiche.

 

  1. La Teoria Generale come difesa della spesa in deficit

La Teoria Generale viene presentata come il manifesto del “deficit spending”, al servizio di una specifica agenda politica volta ad alimentare il sentimento anti-keynesiano a favore delle politiche neoliberiste, nonostante il messaggio, esplicitamente espresso nella Teoria Generale, di sostenere il livello degli investimenti “stabilizzando la fiducia delle imprese”, piuttosto che attraverso opere pubbliche finanziate dal debito.

Nella recente euforia del cosiddetto “ritorno a Keynes”, abbiamo visto questa distorsione all’opera, trascinando la discussione principalmente sull’efficacia della politica fiscale; questo focus ristretto ci ha riportato indietro agli anni ’70 allo scontro tra keynesiani e monetaristi sulla forma delle curve IS e LM, che Chick aveva così lucidamente esposto nella sua Theory of Monetary Policy (1973).

Una piccola digressione su ciò che è accaduto alle stime del moltiplicatore può essere istruttiva.

Negli anni Cinquanta e Sessanta, quando il keynesianesimo era al suo apice, il moltiplicatore era generalmente ipotizzato intorno a 2. Poi, negli anni Novanta e Duemila, queste stime sono gradualmente diminuite, lasciando il consenso in un intervallo di circa 0,5­0,7. Abbiamo dovuto aspettare il 2009 per vedere il Fondo Monetario Internazionale alzare la cifra a 0,9-1,7; sebbene il loro modello sia ancora lontano dalla Teoria Generale, il moltiplicatore è tornato a moltiplicare! (si veda Marcuzzo, 2014).

Comunque sia, la validità del principio del moltiplicatore - il meccanismo della spesa indotta - non è messa in discussione dalle stime empiriche di cui sopra, perché le specifiche dei modelli utilizzati per testarlo sono spesso derivate dall’approccio microeconomico alla teoria del consumo, piuttosto che dalla funzione aggregata del consumo di Keynes.

Chick ha dedicato un intero capitolo al moltiplicatore nel suo Macroeconomics after Keynes, sostenendo che ci sono tre possibili interpretazioni del moltiplicatore nella Teoria Generale. Dinamica: “cosa accadrà se la spesa autonoma cambia”; statica: “una dichiarazione della condizione necessaria per l’espansione del reddito a qualche nuovo livello predeterminato o per il mantenimento del reddito a un particolare livello” (Chick, 1983, p. 253). La terza, nella sua concezione, è quella del moltiplicatore logico, che - secondo le parole di Keynes - “è valido in modo continuo, senza ritardi, in ogni momento del tempo”. Secondo Chick, questa rappresentazione del funzionamento del moltiplicatore è solo una relazione ex post tra Y e I, non una teoria.

 

  1. Fraintendimento dell’argomento dello “scavare buche” come rimedio alla disoccupazione

Il punto di Keynes - non importa come viene speso il denaro pubblico, purché venga speso, in quanto genererà reddito e, attraverso il moltiplicatore, i risparmi necessari a finanziare la spesa iniziale - ha lo scopo di illustrare un principio, non di fornire un modello di schemi per descrivere un tipo di lavori pubblici “utili”. Le spese per beni o lavori che non hanno scopi utili dal punto di vista del consumo producono comunque gli effetti desiderati sul reddito e sull’occupazione, perché producono frutti che “non potrebbero servire ai bisogni dell’uomo essendo consumati” e quindi non “stentano con l’abbondanza” (Keynes, 1936, p. 131).

In un articolo del 2013 con Dow, Chick ha scritto che il passaggio molto frainteso dello “scavare buche nel terreno” “è un pezzo di satira che mira a ridicolizzare la visione del governo secondo cui tutto dovrebbe ottenere un profitto pieno o non essere fatto affatto” (Chick e Dow, 2013, p. 15).

 

  1. Microfondazione della Teoria Generale

La posizione di Chick sui tentativi impotenti e senza speranza di dare alla Teoria Generale le sue microfondazioni si trova in diversi suoi articoli. Su questo tema ci sono l’articolo del 2002 sulla teoria degli investimenti di Keynes e uno più recente sulla Review of Political Economy (2016). Nel primo dei due, Chick sostiene coraggiosamente che “la coerenza tra una teoria del processo decisionale (microeconomia) e il risultato complessivo delle decisioni (macroeconomia) non può, in generale, essere raggiunta. Qualche problema di coerenza interna è destinato a sorgere [...] perché le azioni individuali hanno conseguenze inaspettate” (Chick, 2002, p. 55). Nel secondo articolo, l’autrice rafforza il punto, invocando la ricerca di una via di mezzo tra i livelli micro e macro: “L’economia deve affrontare il fatto che la coerenza logica tra i due livelli non è possibile se non ai due estremi: quello di costruire la teoria a partire dall’agente rappresentativo oppure di supporre che i singoli agenti economici abbiano perfetta conoscenza dei risultati macro” (Chick, 2016, p. 112).

 

  1. Razionalità e ragionevolezza

L’interpretazione secondo cui l’incertezza di Keynes non è un rischio calcolabile, ha portato alcuni a dedurre che, mancando la possibilità di assegnare valori di probabilità agli esiti futuri, la scelta e il processo decisionale siano privi di qualsiasi razionalità. Tuttavia, l’incertezza di Keynes consente ancora di far riferimento a comportamenti razionali, anche se il termine ragionevole è più adatto a rappresentarli. Nel suo articolo sugli Australian Economic Papers del 1978, Chick fa riferimento con approvazione alla contrapposizione di Clower tra la razionalità walrasiana (essere perfettamente informati sul futuro e sul passato) e la ragionevolezza marshalliana (fare la cosa più sensata data la propria limitata conoscenza). L’azione ragionevole è guidata dal giudizio, tenendo conto delle circostanze contingenti e mutevoli nella misura in cui la nostra conoscenza ci consente di comprendere i fatti; Keynes la applica in contrasto alla ragione del vincitore o del creditore, come nelle Conseguenze economiche della pace o nelle trattative sul debito con gli Stati Uniti negli anni Quaranta.

 

  1. Austerità

Chick è stata in prima linea nella battaglia contro l’austerità e le misure devastanti promosse dalla troika in Europa. Gli effetti di peggioramento della produzione dei programmi di austerità fiscale previsti dal Trattato di Maastricht sono stati dimostrati per 100 anni di storia del Regno Unito nel suo lavoro congiunto con Pettifor nel 2011 e con Dow nel 2012, basandosi sulla Teoria Generale per la spiegazione teorica.

È ormai assodato che lo stimolo fiscale per frenare l’inizio della recessione del 2008-2009 sia stato del tutto inadeguato; la preoccupazione per la sostenibilità del debito pubblico, innescata dalla crisi del default greco, ha fatto apparire l’“austerità” come l’unica soluzione possibile. Gli appelli di diversi economisti eterodossi di varie scuole a intraprendere politiche espansive per sostenere la domanda aggregata sono stati riconosciuti come appropriati solo di recente, e solo parzialmente.

Keynes ha espresso molti commenti sprezzanti sull’atteggiamento prevalente contro la spesa in deficit, che potrebbero essere applicati agli odierni difensori dei programmi di austerità. Ne ricordo qui solo uno: “l’uomo che considera tutto questo [opere pubbliche finanziate da prestiti, in particolare la spesa pubblica per l’edilizia abitativa] come una stravaganza insensata che impoverirà la nazione, rispetto al non fare nulla e lasciare milioni di disoccupati, dovrebbe essere riconosciuto come un pazzo” (Keynes [1934] 1978, p. 338).

 

  1. Conclusioni

Lo stravolgimento della Teoria Generale ha assunto forme diverse che hanno portato a disattendere la sua lezione e a farne un pessimo uso. Credo, seguendo anche la lezione di Chick, che lo stravolgimento si possa riassumere in questo modo: tradurla in modelli con presupposti neoclassici, trascurare l’incertezza, ridicolizzare le proposte volte a illustrare i principi, enfatizzare il ruolo dell’intervento pubblico. La Teoria Generale ci insegna che i mercati e i comportamenti economici devono essere guidati da una logica di coordinamento e di regole, piuttosto che lasciati al perseguimento degli interessi individuali e alla libertà derivante dalla mancanza di intervento pubblico e di regolamentazione da parte delle istituzioni.

Gli economisti non occupavano il primo posto nella scala di valori e di apprezzamento di Keynes. Il senso di frustrazione che Keynes provava è testimoniato in molti casi durante la stesura della Teoria Generale. Una famosa lettera a Lydia, dell’ottobre 1933, ci dà un’idea dello stato di sconforto di Keynes: “Tutti gli economisti sono pazzi, tranne Alexander [R.F. Kahn] e me? Mi sembra di sì, eppure non può essere vero” (cit. in Moggridge, 1992, p. 566). Non era certamente vero, anche se questo commento testimonia le difficoltà che Keynes percepiva nel perseguire il suo obiettivo.

L’“incontro delle menti” a cui Keynes faceva riferimento quando riconosceva una comprensione empatica dei punti che stava esponendo, può non valere per molti interpreti passati e presenti di Keynes, ma vale per l’interpretazione di Chick. La sua immaginazione e creatività, la sua dedizione scientifica e il suo spirito libero l’hanno resa possibile.

Dei tanti ricordi di molte occasioni, accademiche e sociali, in cui ho incontrato, discusso e passato il tempo in allegria in compagnia di Vicky Chick, la cui amicizia mi ha accompagnato per 50 anni, vorrei riportarne uno. Vicky aveva una risata molto riconoscibile e trascinante. Una volta in un ristorante di Berkeley, dove andava spesso fino a quando aveva ancora casa lì (fino ai primi anni Ottanta, quando anche io vi ho abitato per tre mesi), il cameriere nel controllare la sua prenotazione le disse: “va bene il tavolo nella sezione ‘risate’ [laughing section]?”

Così mi piace ricordarla ancora.


* Sapienza Università di Roma e Accademia Nazionale dei Lincei,
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Per citare l’articolo:
Marcuzzo M. C. (2022), “Victoria Chick (1936-2023)”, Moneta e Credito, 76 (301): 101-106.
DOI: https://doi.org/10.13133/2037- 3651/17970
Riferimenti bibliografici
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Moggridge D. (1992), Maynard Keynes. An Economist’s Biography, London: Routledge.

Note
1 https://www.ucl.ac.uk/economics/news/2023/jan/remembrance-victoria-chick-emeritus-
professor-economics.
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