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mutanteassoluto

Dugin contro la fine

La Quarta Teoria Politica. I

di Nicola Licciardello

71PtnsSg8uLItalia oggi così ubriaca per il crollo d’affluenze ai referendum, e per il crollo di Lega e 5 stelle alle comunali, da quasi dimenticare la guerra della gloriosa Ukraina, la carestia mondiale dovuta al sanguinario Putin, come pure i balletti di Ursula e il Drago. Mentre il quasi premio Nobel per la Pace Zelensky piange per le armi promesse e non mantenute, o per non saperle usare, i russi sparano su chi non è ancora scappato fuori dai velenosi rifugi del Donbas, tanto che qualcuno di “Storia Segreta” (Sinistra in Rete 14 giugno) si spinge a decretare che La guerra è finita e che la Russia ha vinto. Situazione tuttora virtuale, ma certo probabile e conseguenziale.

E se “Storia Segreta” non esita a indicare in due esponenti della lucidità ebraica, Carlo De Benedetti ed Henry Kissinger, gli autori che per primi hanno definito la presente guerra dell’Occidente contro la Russia un “errore strategico” – in primis per l’ovvia conseguenza di favorire un’alleanza Russia-Cina, poi per l’incompetenza valutaria (il rublo, agganciato all’oro, premiato sul dollaro) infine per l’eccessivo squilibrio geopolitico di un’Europa occidentale succube della Nato – c’è chi aveva previsto alla lettera gli attuali eventi bellici, in effetti da Putin assai posticipati rispetto al 2014: si tratta di Aleksandr Dugin, “tradizionalista” moscovita e grande ammiratore della storia d’Italia, di cui parla anche la lingua.

Nella Prefazione all’edizione italiana (2020) de La Quarta Teoria Politica (forse il suo trattato più organico) Dugin infatti mostra una conoscenza anche della filosofia italiana contemporanea. Di Massimo Cacciari, ad esempio, riferisce su quel problematico ma suggestivo Geofilosofia dell’Europa (1994) che ribadiva il destino di un’Europa Arcipelago[1], mentre di Giorgio Agamben elabora una geniale lettura ‘sincretica’, in cui la “vera natura politica della Modernità è la nuda vita del lager”.

Correttamente adottando la denuncia agambeniana dello “stato di emergenza” quale denominatore comune prima di Fascismo e Comunismo quindi dello stesso Liberalismo attuale –  mostrandone quindi il comune carattere totalitario – Dugin salta poi a una doppia conclusione: da un lato, con la fine della storia di Francis Fukuyama (1992), additando nell’implosione dell’Unione Sovietica non il trionfo del vincitore americano, ma l’inizio del suicidio politico dell’umanità, nella figura della “piccola borghesia universale”.

Ma dall’altro lato, manifestando una radice heideggeriana di Agamben, col designare il qualsiasi di quest’ultimo al posto dei classici ogni e tutti del liberalismo filosofico, Dugin riafferma una potente risposta positiva, perché il qualsiasi corrisponde al latino quodlibet, “il libet che deriva dalla stessa radice della parola russa ljubov’ (amore) e di quella tedesca Liebe[2]. Il totalitarismo liberale, prosegue Dugin, non ha autorità su questo sottile elemento, che non è l’individuo, concetto totalitario come altri concetti politici, ma “qualcosa di mobile, sottile e indefinito, come un’impercettibile incertezza amorosa-volitiva (quasi un’aureola)” onnipresente ma non razionale. Su questo impalpabile dunque arditamente Dugin fonda una “metafisica del populismo”, quale Logos sostitutivo degli ismi dell’ultimo millennio.

E’ però già dalla Postfazione (1914) alla stessa opera, che Dugin illustra le ragioni della Guerra alla Russia nella sua dimensione ideologica[3], cioè per “incastrare Putin e salvare l’ordine liberale”. Qui, prima di partire con le sue puntualissime previsioni, egli elenca le caratteristiche dell’unica (“pensiero unico”) ideologia dominante rimasta, il liberalismo:

° individualismo antropologico: l’individuo è la misura d’ogni cosa;

° fede nel progresso: il passato era peggiore del presente, il futuro sarà migliore;

° tecnocrazia: sviluppo tecnologico e sue concrete declinazioni sono le misure essenziali per        giudicare il valore di una società;

° eurocentrismo: le società euroamericane sono considerate il banco di prova per tutta l’umanità;

° economia come destino: il libero mercato è l’unico sistema economico normativo – tutti gli altri vanno necessariamente riformati o distrutti;

° la democrazia è il governo delle minoranze: che si difendono dalla maggioranza, sempre sul punto di degenerare nel totalitarismo o nel “populismo”;

° la classe media è l’unico attore realmente esistente in campo sociale e l’unica norma universale, al di là del fatto che l’individuo abbia o meno raggiunto tale status;

° globalismo inclusivista: gli esseri umani sono in sostanza tutti uguali, con l’unica distinzione della loro natura individuale – il mondo dovrebbe dunque ruotare intorno ai perni dell’individualismo e del cosmopolitismo, in altre parole sulla “cittadinanza globale”;

Il liberalismo, soggiunge Dugin, può essere di destra, di sinistra o radicale, ma è fondato sul tratto etnico anglosassone, di cui la NATO costituisce il nucleo strategico della sicurezza: la NATO è liberale per natura, difende le società liberali e combatte per estendere il liberalismo ad altre aree d’influenza.

Qui Dugin commenta: ma la libertà liberale è davvero libertà –di ? o piuttosto libertà –da (tutti i dogmatismi religiosi etc) ? Assumendo questa seconda ipotesi negativa, Dugin rileva l’avversione liberale per “qualsiasi forma di identità collettiva, ogni genere di valore, progetto, strategia, obiettivo, metodo che sia collettivista o meramente non-individualista […] in prima battuta il comunismo e il fascismo, entrambi radicati nella stessa filosofia illuminista (da cui è disceso il liberalismo), che implicavano concetti non-individuali, la classe per il marxismo, la razza per il nazional-socialismo, lo stato nazionale per il fascismo.” Il nemico dunque esiste, è sempre in agguato. Tra il 1991 (la “fine della storia”) e il 2014 (Maidan) sembrava non esistessero più o quasi “stati canaglia” (Iran, Corea del nord, Cuba…), ma proprio lì in mezzo, nel 2001 dei nemici interni (presunti islamici esterni) abbattono le Torri Gemelle, da cui seguono le guerre di coalizione occidentale che conosciamo. Il nemico esterno da cui liberarsi è sempre necessario, altrimenti si scopre l’essenza nichilista del liberalismo, nota Dugin, proprio nei “tentativi di purificarsi dagli ultimi elementi non-liberali rimasti: il sessismo, il politicamente scorretto, la disuguaglianza tra i sessi”.

Ma, come quando si dice che a furia di esportare democrazia negli Usa ne è rimasta poca, il problema è che la libertà di fare qualsiasi cosa a livello individuale genera mostri sub-individuali, “la scoperta del fondamento nichilista della natura umana è l’ultima conquista del liberalismo”, significando la scomparsa dell’umano. Meglio il terrorismo, lo scontro di civiltà, l’immigrazione di massa: “Per salvare le élites liberali, esse devono fare un passo indietro, tornare a fronteggiare società non-liberali […], ed è qui che entra in scena la moderna Russia di Putin: non anti-liberale, né totalitaria, né nazionalista e nemmeno comunista, ma al tempo stesso non ancora liberal-democratica, cosmopolita o anticomunista. E’ piuttosto sulla via per diventare liberale, e sta intraprendendo quella trasformazione che questo implica (trasformismo nel senso gramsciano)”.

Comunque, ragiona Dugin, nel quadro del liberalismo rappresentato dagli Usa e dalla NATO, c’è bisogno di un altro attore, di un’altra Russia che giustifichi la permanenza del campo liberale, e contribuisca a mobilitare l’Occidente, che minaccia di frantumarsi per i suoi conflitti interni. Questo è ciò che ritarda l’irruzione del nichilismo, salva il liberalismo dalla sua inevitabile fine. “E’ per questo che hanno bisogno a tutti i costi di Putin, della Russia e della guerra (corsivo nostro) […] L’Islam radicale di Al-Qaeda era un altro candidato a questo ruolo, però mancava della credibilità sufficiente per diventare un vero nemico. Se ne sono serviti su scala locale: occupazione di Afghanistan e Iraq, rovesciamento violento di Gheddafi, guerra civile in Siria, ma era ideologicamente troppo debole e rozzo. La Russia è un nemico molto più serio. La russofobia è facile da coltivare, anche con mezzi rudimentali. Per questo penso che la guerra con la Russia sia una prospettiva concreta”.

Qui Dugin sottolinea alcune facili previsioni: “1. La maggioranza delle nazioni implicate nell’ordine liberale faranno di nuovo fronte comune sotto la bandiera dell’Occidente liberale nella sua crociata contro Putin l’illiberale; 2. Una guerra contro la Russia rafforzerebbe la NATO e gli europei tornerebbero leali agli Usa, loro protettori e salvatori; 3. L’Unione Europea, che cade a pezzi, tornerebbe a mobilitare popoli volenterosi di difendere i propri valori; 4. La Giunta ukraina di Kiev ha bisogno di questa guerra per giustificare e seppellire tutte le malversazioni che risalgono alle proteste di Maidan, ratificando la sospensione della democrazia, democrazia che avrebbe impedito loro di governare nei distretti sudorientali prevalentemente filorussi; 5. L’unica nazione che non vuole la guerra ora è la Russia, ma Putin non può lasciare che il governo ukraino, radicalmente anti-russo, governi un paese con una popolazione per metà russa e con molte regioni filorusse. Se lo permettesse, perderebbe ogni credibilità a livello interno e internazionale. Di conseguenza, seppur riluttante, Putin accetta l’eventualità di una guerra. E, una volta intrapreso questo cammino, non ci sarà altra via d’uscita che vincerla, questa guerra” (corsivo nostro).

Dugin evita di parlare espressamente di ukraini neonazisti, ma una nota chiarisce che Euromaidan, dal nome della Maidan Nezaležnosti (Piazza dell’Indipendenza) di Kiev, teatro degli eventi, è il nome con cui sono passati alla storia i moti di piazza che, tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, hanno causato la caduta del governo ukraino di Janukovyč, a vantaggio di un nuovo governo occidentalista e russofobo. Un’altra nota chiarisce chi sono i seguaci del nazionalista (nazista) Stepan Bandera. Con 8 anni di anticipo Dugin prevede come saranno trattati Putin e la Russia: “revanscista neo-sovietico”, e “la Russia diventerà l’oggetto da cui il mondo dev’essere liberato. L’obiettivo è liberare prima l’Ukraina, poi per estensione l’Europa e il resto dell’umanità, che sarà dipinta come in balia della minaccia russa, e si arriverà persino a dire che la Russia stessa ha bisogno di essere salvata dalla sua identità illiberale”.

Contro la sua stessa lucidissima previsione, Dugin propone un Piano Rivoluzionario complessivo: “contrastare tutte le provocazioni volte a incastrare la Russia nella sua fase di potenza pre-liberale. Dobbiamo impedire ai liberali di sottrarsi alla loro fine imminente. Piuttosto che aiutarli a temporeggiare, dobbiamo accelerarne il declino. Per farlo, dobbiamo presentare la Russia come una forza rivoluzionaria post-liberale che combatte per un futuro diverso per tutti i popoli del pianeta. La guerra russa non sarà solo a vantaggio degli interessi nazionali russi, ma sarà per la causa di un mondo multipolare più equo, per la dignità e la vera libertà – quella positiva, creativa (la libertà di-) non quella nichilista (libertà da-). In questa guerra la Russia darà l’esempio come tutrice della Tradizione, dei valori conservatori connaturati ai popoli, e rappresenterà la vera liberazione dalla società aperta e da chi ne beneficia, l’oligarchia finanziaria globale. Questa guerra non è contro l’Ukraina e nemmeno contro una parte della sua popolazione, e nemmeno contro l’Europa. E’ una guerra contro il (dis)ordine del mondo liberale. […] Per coloro che sono nella fazione della verità eterna e della Tradizione, della fede, e della natura umana spirituale ed immortale, questo sarà un nuovo inizio, l’Inizio Assoluto.

La più importante delle battaglie, al momento, è quella per la Quarta Teoria Politica. E’ la nostra arma, con la quale impediremo ai liberali di incasellare Putin e la Russia nei loro piani, e facendolo riaffermeremo lo status della Russia quale prima potenza ideologica post-liberale, in lotta contro il liberalismo nichilista, per il bene di un luminoso futuro, multipolare e veramente libero”.

Non si può non rilevare in queste parole, per quanto preveggenti e ispirate, una forte sottovalutazione della forza di propaganda dell’occidente massmediale.

Per quanto riguarda l’intera articolazione della Quarta Teoria Politica, rimandiamo invece alla prossima puntata su questo schermo.


Note
[1] A livello filosofico ancora più rilevante è la sua interpretazione del cacciariano Angelo necessario (Adelphi 1986): “Cacciari unisce l’orizzonte del sogno comunista alla natura angelica dell’essere umano, la scoperta della quale è l’ obiettivo stesso della rivoluzione” (corsivo dell’autore in La Quarta Teoria Politica, Aspis, Milano 2020, p. XXX).
[2] Dugin, La Quarta Teoria Politica, cit. pp. XXXI-XXXVIII.
[3] Aleksandr Dugin, La Quarta Teoria Politica, cit. pp. 381-395.

Comments

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Moreno
Thursday, 23 June 2022 15:32
@Fabio Rontini
ovviamente sono d'accordo sul fatto che tutti gli autori vadano letti. Vanno letti e contestualizzati, sempre ovviamente. Un altro discorso (immagino che sarai d'accordo anche su questo punto) è l'uso politico che si può fare di questi classi: Nietzsche è stato usato moltissimo a sinistra (per scopi politici di sinistra: pensiamo a tutto il poststrutturalismo francese); anche il contrattualismo di Hobbes è stato usato moltissimo a sinistra. Etc.etc. Bene, fin qui immagino che siamo tutti d'accordo.

Con gli scritti di un Dugin o di un De Benoist siamo su tutt'altro piano. Perchè sono scritti politici. Non si possono usare a sinistra. Il "filosofare con il martello" di Nietzsche può essere usato per scopi politici di sinistra: la decostruzione del patriarcato, per fare un esempio. Ma le tesi politiche di un Dugin (identitarismo nazionale, tradizionalismo, negazione della libera emancipazione della persona etc.etc.) non si possono usare a sinistra: sono già un programma politico. Di estrema destra (o da destra sociale, o rossobrunismo, come volete, ma quello è).
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Fabio Rontini
Friday, 24 June 2022 09:52
Felice che abbiamo trovato un'intesa provvisoria almeno su alcuni punti basilari della discussione.

Per il resto lo sviluppo di un discorso articolato su Dugin e gli altri punti di divergenza richiederebbero molto spazio, e al momento non sono in grado, anche per mancanza di tempo, di fare una sintesi soddisfacente; ma più o meno concordo con quanto dice, ci sarà modo di riprendere la discussione più avanti, per ora mi fermo qui.

Un saluto.
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Moreno
Thursday, 23 June 2022 15:36
Alla fine della seconda frase ho scritto "classi" (ho scritto "è l'uso politico che si può fare di questi classi") , ma volevo scrivere "classici".
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Franco Trondoli
Thursday, 23 June 2022 13:31
"Esistono, secondo Deleuze, due modi di intendere il filosofare, uno maggiore e uno minore. Il maggiore è il sistema omogeneo delle costanti universali e si esprime, quando crede di parlare in nome dell’essenza dell’uomo, della ragione pura, ecc., per mezzo del discorso diretto; il minore è invece una pluralità di sottosistemi o di fuori-sistema che si esprimono attraverso dei discorsi indiretti. Maggiore è il discorso che determina analiticamente l’ente come specie universale; minore è invece il discorso che determina l’ente come una pluralità di divenire potenziali o potenze di divenire. Maggiore è la determinazione dell’ente uomo in termini di specie universale (l’Uomo); minore la determinazione dell’ente uomo come i divenir-donna, -negro, -ebreo … della variabile uomini. In realtà Deleuze non sembra tanto voler ricondurre la filosofia a qualcosa come il suo “vero” significato, non è questa la linea abbozzata; piuttosto si tratta di mostrare che le operazioni possibili sono due: da un lato vi è come una elevazione a “maggiore” (di un pensiero si fa Dottrina, di un modo di vivere si fa Cultura, di un avvenimento si fa Storia), dall’altro vi è la possibilità di applicare un procedimento di “minorazione” consistente nello sprigionare dei divenire contro la Storia, delle vite contro la Cultura, dei pensieri contro la Dottrina, e così via".
Secondo me la "Sinistra", in pratica, per esistere, dovrebbe applicare questo procedimento di "minorazione".
Buona Fortuna
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Alfred*
Thursday, 23 June 2022 13:59
Non credo di avere capito bene, ho molti limiti e chiedo scusa. Sono uno pratico, quindi mi impegno per una mia migliore lettura di Deleuze e nel frattempo propongo un altro intervento su Carmilla che mi sembra abbia qualcosa da dire in merito alla discussione in corso merito.

Cito dalla parte finale di una recensione del libro Fascismo Mainstream
https://www.carmillaonline.com/2022/02/28/dacci-oggi-il-nostro-fascismo-quotidiano/

...Nel passaggio dal neofascismo al fascismo mainstream svolge un ruolo cruciale l’opera della nouvelle droite di Alain de Benoist e del Grece (Groupement de Recherche et d’Études pour la Civilisation Européenne), quel cosiddetto “gramscismo di destra” che vede nella – come dicono loro – “metapolitica” la riproposizione del vecchio bagaglio di idee della destra nostalgica, tradizionalista e fascista in una versione post-ideologica più digeribile, mescolando elementi caratteristici della sinistra, ad esempio l’ambientalismo, con altri propri alla destra radicale, come il comunitarismo, nell’ipotetica intenzione – anche questa attributo del fascismo storico – di andare oltre e al di là della destra e della sinistra.

In quest’ottica viene superato il “mito incapacitante del tradizionalismo” di vecchie icone del radicalismo di destra, feticci per necrofili come il “barone” Julius Evola, per riproporne l’essenza aggiornata in altra forma: così il razzismo biologico e la sua trasposizione pseudo-filosofica evoliana, il razzismo “spirituale”, diventa “differenzialismo”, cioè un razzismo culturale, spacciato per relativismo radicale, in cui del Blut und Boden nazista, sia il “suolo” a prevalere sul “sangue”. Non più razze inferiori biologicamente, untermenschen con i quali l’Herrenvolk non si deve imbastardire, ma razze diverse, con bisogni e desideri diversi, che non vanno assimilate ma “aiutate a casa loro”. Il vero razzismo dunque, diventa per i neo-destri l’universalismo – cristiano prima e liberale dopo – che annienta i particolarismi e le identità nella globalizzazione. Grazie a questi sotterfugi dialettici i vecchi “soldati politici” in rivolta contro il mondo moderno, gli uomini in piedi fra le rovine mentre il Kali Yuga imperversa e si consuma, hanno accalappiato nuove soggettività politiche da rappresentare: “le classi medie frustrate dalla crisi della globalizzazione, i maschi spaventati dall’emancipazione femminile, i proletari terrorizzati dal cadere ancora più in basso nella catena della gerarchia produttiva globale”. Ecc ecc
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Franco Trondoli
Thursday, 23 June 2022 14:47
Se è per questo ho molti limiti più di te di sicuro. Ma non è questo il problema. Comunque grazie per aver letto e commentato.
Ancora Buona Fortuna.
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Alfred*
Wednesday, 22 June 2022 20:46
Vado via subito
Se volete trovare qualche commento critico anche su Dugin
https://www.carmillaonline.com/2020/08/04/derive-rosso-brune/
Prima del mio periodo di riposo volevo condividere una qualche spiegazione
Saluti
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Fabio Rontini
Wednesday, 22 June 2022 21:44
Premesso che non c'entro niente con la pubblicazione di questo articolo, e che scrivo solo per amor di discussione, senza voler in alcun modo provocare, vorrei provare a dare una spiegazione formulando due domande:

E' possibile che un autore di destra possa scrivere qualcosa di interessante e condivisibile anche per un lettore di sinistra?

Se lettori di destra come Dugin o De Benoist commentano, rielaborano ed apprezzano autori di sinistra come Marx, Lenin e Gramsci, perchè lettori di sinistra non dovrebbero commentare, rielaborare ed apprezzare autori di destra come Dugin o De Benoist?
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Moreno
Wednesday, 22 June 2022 22:38
Fammi capire (te lo chiedo proprio per pura curiosità, per capire) cosa ci sarebbe di interessante in autori come Dugin o De Benoist (o Fusaro etc.) per un lettore di sinistra? Cosa ci sarebbe di interessante per un lettore di sinistra in tutte le rossobrunate che vengono pubblicate qui?
La critica al capitalismo può essere fatta anche dai reazionari, è vero, ma una persona di sinistra dovrebbe indignarsi di fronte a simile spazzatura: non trovi?
A sinistra si mette al centro la persona, non l'Etnos. A sinistra si mette al centro l'uguale dignità delle persone indipendentemente dalle sue origini (nazionali, religiose, linguistiche etc..), indipendentemente se hanno i riccioli o la pelle a colori.. A sinistra la lotta di classe non si traduce in difesa della tradizione, ma in libertà. A sinistra le persone sono libere di emanciparsi come vogliono, in uguale dignità. A sinistra non si mette al centro l'Identità Nazionale. Questa è roba da (neo)fascisti.
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Fabio Rontini
Thursday, 23 June 2022 00:37
Ripeto che può darsi che abbiate perfettamente ragione a criticare la selezione degli articoli di questo sito, che, pur definendosi di sinistra, ospiterebbe troppo spesso articoli che commentano e glorificano autori e tesi di destra.

Tuttavia. Ciò che volevo sostenere è un fatto che a me sembra piuttosto ovvio: non è che un autore o una tesi di destra sia per ciò stesso intellettualmente poco stimolante.

Nietsche è di destra, e non poco, ma non è che, per questo, si può dire che Nietsche è stupido oppure banale o poco importante, no? Marx apprezzava Adam Smith, che pure considerava il massimo ideologo del capitalismo.

E, fatte le debite proporzioni, Dugin può essere interessante per un lettore di sinistra quando fa una critica del liberalismo, oppure dell'imperialismo statunitense, che può essere apprezzata anche da un pensatore di sinistra, fermo restando che le sue proposte reazionarie, e il suo elogio del regime putiniano, non siano condivisibili.

Dire che da un autore di destra, solo per il fatto che sia di destra, non si può imparare nulla di interessante, mi sembra una presunzione di superiorità davvero eccessiva.

De Benoist lo conosco solo per sentito dire.
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Alfred*
Thursday, 23 June 2022 10:18
visto che non e' lei a porsi le domande: che cosa imparo da autori di destra? A cosa rispondono nel mio cercare e per i miei bisogni?
Fossi in lei mi farei queste e altre domande.
Ma non sono lei e visto che la butta sul generale e sul personale ...
Perche' scritti e scrittori di destra non sono interessanti, anzi generano disgusto in una persona di sinistra ha risposto Moreno e ribadisco riproponendo:
A sinistra si mette al centro la persona, non l'Etnos. A sinistra si mette al centro l'uguale dignità delle persone indipendentemente dalle sue origini (nazionali, religiose, linguistiche etc..), indipendentemente se hanno i riccioli o la pelle a colori.. A sinistra la lotta di classe non si traduce in difesa della tradizione, ma in libertà. A sinistra le persone sono libere di emanciparsi come vogliono, in uguale dignità. A sinistra non si mette al centro l'Identità Nazionale. Questa è roba da (neo)fascisti.

Per quanto mi riguarda, penso che la vita e' breve (un dato materiale importante) e dopo cinque minuti di attenzione che concedo anche a scrittori che non condivido ritorno a questa illuminante, articolata e precisamente sintetica, risposta di Valerio Evangelisti a un libro la cui autrice sintetizza il mondo che lei trova stimolante.
Le propongo il link, non e' lungo o noioso, anzi
https://www.carmillaonline.com/2004/04/18/oriana-fallaci-la-forza-della-ragione/
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Moreno
Monday, 27 June 2022 10:57
Non conoscevo l'articolo di Evangelisti che hai linkato. Ottimo articolo, sia per le informazioni su certi gruppi che per l'analisi di fondo.
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Moreno
Monday, 27 June 2022 11:02
Cioè non questo link al libro della Fallaci (orrenda autrice destrorsa); mi riferivo all'articolo di Evangelisti che hai linkato sotto
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Fabio Rontini
Thursday, 23 June 2022 11:05
Ma lasci perdere la Fallaci, che è un autrice mediocre, oltre che di destra.

Prendi "Così parlo Zarathustra" di Nietsche. Davvero avrebbe il coraggio di sostenere che leggerlo è una perdita di tempo?

Hobbes era di destra. Dovremmo ignorarlo?

Schopenauer "Il mondo come volontà e rappresentazione". Davvero crede che Evangelisti l'avrebbe considerato buono per pulirsi il culo?

Aristotele era per la schiavitù? Si butta via anche lui?

Se davvero pensate questo, beh, lasciatemelo dire, non siete di sinistra, siete fuori di testa!
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Alfred*
Thursday, 23 June 2022 12:12
sapere, conoscere, in senso ampio, gli autori che popolano e hanno popolato la terra di per se non ha nessun valore connottativo. Uno storico di sinistra che pubblica su hitler si deve essere letto anche la sua merda, forse chiedendosi quanto puzzassero quei neuroni, ma se ne deve scrivere gioco forza deve leggerlo e anche con distacco. Diverso e' se lo storico, lo studioso, il lettore o, peggio, la persona di sinistra dopo le prime dieci pagine pensa che su quel libro trovera' idee o cose interessanti per se e per il suo percorso. Quindi posso anche leggere Aristotele, le sue idee balzane su molte cose e anche sugli schiavi e contestualizzare il tutto e inquadrarlo in una lettura storica marxista o liberale o dell area cui si appartiene. Cosa ben diversa e' farsi coinvolgere dalle idee su donne o schiavitu' di Aristotele e farle proprie o rielaborarle mediandole con le proprie.
Non e' sbagliato a prescindere, ma comporta seri rischi per il modo di stare al mondo e anche le scelte di campo.
La sua posizione, mi corregga se sbaglio, e' che invece scrittori di destra (della peggiore) possano essere utili per la sinistra e lo dice prendendo spunto dal fatto che molti di loro attingono e pronuncuano frasi prese da pensatori di sinistra. Non le viene neanche il sospetto che lo facciano in maniera strumentale e distorcendo (adattando) idee fuori contesto per confermare deliri iniziali. Deliri (idee di destra) che restano intonsi, non variano sostanzialmente di una virgola, semplicente sono verniciati di fresco depredando citazioni che sembrano avvalorarli.
A lei non viene il dubbio che la destra sappia benissimo vendere le sue idee di merda preparandole dentro una veste che richiama i pensatori di sinistra?
Guardi che a proposito di Tradizione i destri in merito ne hanno piu di una, e durano da secoli.
Se permette ribadisco il concetto di Evangelusti e sono quasi certo (non sono lui e non voglio usurpare la sua memoria) che per una conoscenza e studio degli scritti di destra con il fine di ricavare utili idee per la sinistra avrebbe condiviso. Comunque ha fatto una breve carrellata sul mondo che la interessa e trova qui la sua voce https://www.carmillaonline.com/2010/07/21/i-rosso-bruni-vesti-nuove-per/
Saluti
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Alfred*
Wednesday, 22 June 2022 22:08
nel link sta la mia risposta. Condivido i contenuti di quel libro.
Ovviamente ciascuno puo ' trovare interessante cio' che vuole.
Trovo pero' che, a prescindere, a me la destra non parla, neanche quando scrive e dice che e' interessata alle mie idee.
Soprattutto quando e' interessata alle mie idee.
Ma siamo liberi di pensarla diversamente.
Se a lei un dittattore dicesse che e' interessato alle sue idee di liberta' e giustizia sociale, pur restando dittatore, non le viene il dubbio che stia cercando di fott... pardon di mettersi addosso un po' di vernice fresca? In alcuni casi la storia ci dice che hanno fatto ben di peggio, ma diamo loro un po'di fiducia, sia mai che noi si stia sempre a ricordare l' olio di ricino e gli stivali lucidati.
Ho la brutta abitudine di sentirmi diffidente e anche ostile verso la destra (quando la riconosco, non sempre si espone alla luce del sole), che ci posso fare?
Almeno posso frequentare ambienti in cui ho occasione di non incrociarli (tanto li si puo' studiare allo stato brado perche' sono pericolosamente in aumento)
Poi prendermi una pausa di riflessione mi sembra il minimo.
Saluti
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Alfred*
Wednesday, 22 June 2022 20:16
Dopo questo affresco di Dugin mi prendero ' un bel periodo di riposo.
Non tollero questo individuo e il suo 'pensiero' e soprattutto la presentazione acritica e celebrativa.
Indubbiamente sono io che sbaglio e ho sbagliato posto.
Vi lascio Dugin e a ... Dugin se vi piace tanto
Saluti
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