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La crisi, la finanza creativa e le leggi della fisica

di Noi non abbiamo patria

img 1274È sempre una questione di fisica e di strumenti di misura. Se poi lo strumento della misura, un elemento prodotto dall’uomo, che deve cercare di perfezionare per necessità, si distingue tra i popoli in diverse unità di misura, non muta la sostanza e non muta il rapporto con le leggi della fisica: lo strumento della misura deve poter rappresentare grandezze che esistono in natura secondo il suo ordine di spazio e di tempo. Tanto più l’azione dell’uomo lo costringe a comparare lo spazio ed il tempo in estensione, lo strumento di misura deve affinarsi, puó entrare in crisi, ma non puó sovvertire le leggi della fisica. Semmai l’uomo è costretto a specializzare le operazioni di calcolo attraverso sistemi numerici più complessi, ma sempre essi stessi sono rappresentativi della fisica come essenza della natura in termini di spazio e di tempo.

Oro, moneta e denaro, Bretton Woods, parità oro dollaro, sganciamento del dollaro dall’oro, e ora deglobalizzazione, dedollarizzazione dell’economia non sono nient’altro un momento della crisi tra quantità fisiche da comparare e lo strumento della misura. A tirare le fila della deglobalizzazione e dedollarizzazione dell’Economia, come ho sempre sostenuto, non sono i paesi nemici e concorrenti del dollaro, bensì gli Stati Uniti d’America stessi, rimettendo al centro il possesso delle materie prime sopra il dollaro, l’imperialismo neocoloniale milatare e della finanza sopra l’imperialismo basato solo sulla finanza e il monopolio.

“L’eredità dell’America come potenza dominante mondiale nell’industria dei semiconduttori è incisa nel nome del suo hub tecnologico più famoso, la Silicon Valley. Nel corso dei decenni, tuttavia, l’arte di realizzare microchip con wafer di silicio è diventata un’impresa davvero globale.

Le aziende americane sono ancora leader nella progettazione dei dispositivi. Ma i Paesi Bassi producono i macchinari più critici per produrli, mentre Taiwan, Corea del Sud e, sempre più, la Cina li sfornano. Nei prossimi giorni il presidente Joe Biden firmerà un disegno di legge volto a rafforzare la posizione dell’America nell’industria dei semiconduttori e riportare più produzione di microchip nel paese. Che la legge raggiunga o meno ciò, è l’esempio più chiaro della politica industriale più vigorosa ora in voga in America (come in gran parte del resto del mondo).

Il Chips and Science Act, come è formalmente noto, ha intrapreso un percorso tortuoso attraverso il Congresso. È stato proposto per la prima volta nel 2020 quando Donald Trump era ancora alla Casa Bianca. Nel tempo si è espansa in un atto legislativo molto più ampio, presentato come la risposta dell’America alla sfida di uno stato cinese aggressivo intento a dominare le industrie del futuro. Nella sua versione finale, il fulcro della legge sono 52 miliardi di dollari in sussidi e incentivi per sviluppare la capacità di produzione di semiconduttori in America. La maggior parte dei restanti 200 miliardi di dollari andrà a una ricerca scientifica più ampia, con particolare attenzione a campi all’avanguardia come l’intelligenza artificiale e l’energia da fusione…“

Ossia quando il dollaro non è più in grado di misurare la mole delle materie prime (incluso macchinari) prodotte altrove, deve necessariamente sprigionarsi nuovamente lo scontro sul terreno della fisica, ossia il rapporto materiale di possesso, mentre lo strumento della misura del valore attuale non è più in grado di esercitare la espressione di equivalenza nello scambio delle merci e di valori, quindi controllare la concentrazione della accumulazione attraverso l’accumulazione del credito, se lo strumento della misura rappresenta un valore al di sotto della quantità esistente in fisica. I segnali che l’imperialismo della finanza e della portaerei segnasse il passo era evidente, la ritirata Afghana lo ha confermato. Si va verso un diverso sistema numerico, che forse prelude alla messa in crisi dello scambio di valori e di rappresentazione delle merci.

L’accumulazione capitalistica si basa sulla sovraproduzione dei fattori necessari per la riproduzione del capitale, ossia delle materie prime e dei macchinari che producono macchinari, dunque di un capitale di credito per scambiare col valore della produzione successiva una massa di capitale fisso maggiore. Quindi anche il denaro deve essere in sovrappiù per consentire la circolazione della riproduzione del capitale ed a garanzia del valore complessivo serve una scorta oltre che di materie prime che di riserve valutarie. L’oro non poteva più rappresentare lo strumento della misura quando ad oggi l’oro storicamente estratto in tutto il mondo ammonta a 117 milioni di tonnellate. Ma anche l’attuale sistema monetario delle valute dominato dal dollaro entra in crisi quando la massa dei fattori della riproduzione del capitale esplodono nella globalizzazione.

“… Il termine “moonshot” è abusato per descrivere ambiziose iniziative high-tech. In questo caso è del tutto azzeccato, almeno in senso finanziario. In termini di aggiustamento per l’inflazione, i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo contenuti nell’atto superano leggermente gli investimenti del Progetto Apollo, il programma di volo spaziale degli anni ’60 che alla fine fece sbarcare le prime persone sulla luna, secondo Sarah Bauerle Danzman dell’Università dell’Indiana Bloomington.”

L’high tech digitale è la moderna industria di macchinari che assorbe e produce la maggior quantità del valore sociale prodotto. Già oggi la merce automobile contiene come prodotto finito una quantità di valore per più del 60% che è composto da produzioni di microchip, sensori, semiconduttori e software. L’automobile è un sistema complesso computerizzato su quattro ruote. Sia che la vendi o rimane invenduta, il produttore di componenti, microchip, software scambia la sua merce con il valore del capitale fisso del costruttore di auto. Per produrre un’automobile serve un impianto automatizzato con i moderni macchinari dove il microchip, semiconduttore e software sono lo strumento fondamentale della produzione, dunque la fonte principale della produzione del valore. Accumulare scorte di microchip significa concentrare i fattori essenziali della riproduzione del capitale.

Dopo l’accantonamento delle riserve d’oro come strumento della misura, si torna ad una misura in forma fisica di merce che necessariamente, affiancata dal resto delle materie prime necessarie per produrre microchip e semiconduttori, soppianta il dollaro. Dunque gli Stati Uniti devono deglobalizzare per accumulare e possederne l’intera filiera. Per rendere operativo il microchip e non fondere un consumo eccezionale di acqua è necessario per raffreddare il core della produzione, altrimenti si fonde, si squaglia in poche ore.

Non è un caso che la cryptovaluta si afferma, perchè la sua accumulazione dipende direttamente dalla potenza di calcolo dei processori concentrati. Più hai microchip e processori attivi sulla rete che elaborano velocemente transazioni di scambio tra valori equivalenti, più si puó accumulare cryptovaluta. Il valore assoluto della crytpovaluta circolante corrisponde alla potenza di calcolo fisica in esecuzione in enormi data center che bruciano volumi di energie e risorse naturali mostruose. Ma anche essa ha una grandezza finita dettata dal limite stesso del calcolo algoritmico.

“Tuttavia, i critici dubitano che l’impatto della legge sui chip sarà di portata simile. La più grande quantità di denaro contante, circa 39 miliardi di dollari, servirà come assistenza finanziaria per la costruzione e il miglioramento delle strutture di fabbricazione di semiconduttori in America. Tuttavia c’è una ragione per cui tale produzione si è spostata in altri paesi nel corso degli anni: costi di manodopera più elevati in America significano che il suo vantaggio risiede in parti più sofisticate della catena di approvvigionamento, come il software di progettazione e la ricerca fondamentale. Morris Chang, fondatore di tsmc, una società taiwanese che produce la maggior parte dei chip avanzati del mondo, ha previsto che la spinta americana sarà “un esercizio di inutilità dispendioso e costoso”. All’interno del settore in America si lamenta che la parte del leone del denaro affluirà ai produttori più anziani, in particolare Intel, piuttosto che ad aziende come Qualcomm e Nvidia che progettano i propri chip ma utilizzano partner per realizzarli.”

La globalizzazione con un botto ripiega su se stessa, come secondo alcune teorie dell’astrofisica l’universo in espansione è destinato a collassare su se stesso. In sostanza non puoi allargare la base della accumulazione e della domanda senza determinare un livello della concorrenza e della sovraproduzione senza scontrarti con la finitezza del mondo fisico in cui si esplica l’attività produttiva dell’uomo capitalistico.

La legge del valore e il processo dell’accumulazione di capitali fissi, la concorrenza e la crisi immanente che essa determina spiegata da Marx nel libro IV del Capitale – Storia delle teorie economiche – trova conferma in questo risvolto della contesa sui semiconduttori e microchip. Così come nel carattere duale del denaro che porta con sè sia come misura del valore che come merce che essa stessa contiene un valore, che solo una fase transitoria sembrava lo avesse svincolato dall’essere lo strumento della misura del valore in una specifica forma di merce.

“I sostenitori dell’atto sono entrambi più ottimisti e, credono, realistici. Sostengono che il vasto pool di nuovi finanziamenti per la ricerca scientifica, se ben gestito, potrebbe produrre innovazioni incalcolabili. Eppure ammettono anche che l’America non recupererà mai il suo dominio nella produzione di semiconduttori. Piuttosto, l’obiettivo è riportare più assembramenti nel paese come copertura contro l’eccessiva dipendenza dalle forniture dall’estero.

I semiconduttori sono parte integrante di tutto ciò che contiene elettronica, dai frigoriferi agli smartphone e dalle automobili ai moderni sistemi d’arma, il che significa che le reti di produzione globali disperse sono viste come un rischio. L’America è tutt’altro che sola in questo modo di pensare. A febbraio la Commissione Europea, il braccio esecutivo dell’UE, ha proposto una nuova legge che mira a generare investimenti pubblici e privati per un valore di quasi 50 miliardi di dollari nella ricerca e produzione di semiconduttori. Si stima che la Cina, nel frattempo, abbia già incanalato 150 miliardi di dollari nel suo settore.

Le dimensioni di sicurezza nazionale dei microchip hanno reso il chip Act un raro esempio di ampio accordo politico in America. Il disegno di legge è passato con 64-33 voti al Senato; secondo gli standard della polarizzazione odierna, che riflette un forte grado di bipartitismo. Alla Camera, 24 repubblicani hanno votato a favore della legislazione, nonostante la fustigazione dell’ultimo minuto contro di essa da parte della loro leadership, che era irritata per un inaspettato disegno di legge su tasse e spese lanciato loro dai Democratici.

Alla fine, è stata tanto la vista degli alleati americani che investono nei semiconduttori quanto la paura della Cina che ha contribuito a concentrare le menti al Congresso. “Francia, Germania, Singapore, Giappone: tutti questi altri paesi stanno fornendo incentivi alle società di chip per costruire lì”, ha detto Gina Raimondo, segretario al commercio americano, alla televisione cbs il 24 luglio. “Non possiamo permetterci di essere in questa posizione vulnerabile. Dobbiamo essere in grado di proteggerci”.

(The Economist – 29 luglio 2022 – L’America affronta la Cina con una gigantesca legge sui microchip)

La crisi della accumulazione fu la spinta alla globalizzazione il cui risultato fu espandere il volume della domanda e del consumo di massa, sfruttando una massa di forza lavoro a basso costo. Oggi la concorrenza spinge a deglobalizzare e multinazionali come Tesla sono già su questa scia:

riavviando in casa l’intero processo della produzione, dal semiconduttore, al microchip e all’automobile; alla predisposizione – in compagnia con Microsoft e Amazon – di nuove piattaforme di cryptovalute che spaventano le Banche Centrali e la Fed.

Il processo peró non è un moto perpetuo. Cosa serve per produrre il microchip e il semiconduttore in grande quantità non è in possesso a Tesla, mentre le nazioni che hanno abbondanza di minerali rari sono altre, stanno in Africa, in Cina, in Australia, in America Latina, perfino in Ucraina sud orientale e nella vasta Russia asiatica.

Inoltre la massa d’acqua che serve per raffreddare e non far fondere il microchip in esecuzione è nel vasto mondo. Il carbon coke fu la soluzione per espandere l’industria svincolandola dalla macchina a vapore e rendendo possibile la costruzione di stabilimenti lontani dai mulini ad acqua. Il microchip è una bestia assetata, mentre la rapina imperialista è sempre stata rapina di questa preziosa risorsa che consente la vita.

Debolezza e declino degli Stati Uniti come leader mondiale e prima potenza imperialista che ha dominato il mondo dallo scoppio della Prima Guerra mondiale ad oggi sta tutta qui e risiede nella crisi mondiale della accumulazione e nella accresciuta concorrenza nei settori chiave della produzione di merci. L’intero sistema numerico del valore basato sulle valute, lo scambio tra di esse e la supremazia del dollaro và a farsi fottere inevitabilmente. Torna la fame e la sete, mentre il mondo naturale viene distrutto nella collisione tra finitezza del mondo fisico e l’impossibilità della crescita infinita e l’istinto bestiale ad accumulare. La sovrabbondanza crea scarsità per la stragrande maggiornaza degli esseri viventi. Poveri reazionari coloro che guardano al ritorno delle valute nazionali. Mentre lo scenario che si apre è di scontro sociale, riproponendo in tempi moderni la deflagrazione che deriva dall’incontro tra popolazioni stanziali e quelle nomadi che entrambe si vuole sottomettere secondo gerarchie razziali alle necessità della accumulazione del valore e della produzione della merce come via per soddisfare il bisogno umano.

Siamo ai contorcimenti per tenere in piedi un intero castello di carte che comincia a scricchiolare?

Quando durerà questo scricchiolio prima che il proletariato sarà costretto al salto nel buio?

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Noi non abbiamo patria
Wednesday, 10 August 2022 10:40
L’articolo del The Economist da cui prende spunto questa digressione è del 29 luglio.
La digressione è alla vigilia del viaggio di Nancy Pelosi a Taiwan.

È evidente che il Chip Act approvato dal Congresso in modo bipartisan è il risultato della contesa mondiale sulla produzione di macchinari attraverso macchine che oggi domina la produzione del valore capitalistico: il semiconduttore e il microchip. Taiwan copre per più del 60% la merce finita.

Ma la catena del valore che va dal nichel, litio, e altri metalli rari è davvero complessa. Per esempio l’Australia è ricchissima di giacimenti e sue multinazionali per esempio stavano per soffiare alla UE i giacimenti di nichel in Ucraina prima dell’invasione Russa.

Questa catena vede una semilavorazione che per lo più è fatta in Cina, poi viene dirottata in gran parte a Taiwan. Il collegamento nella catena del valore tra Taiwan e Cina dipende da questo scalzando l’antica identità spezzata dal diverso schieramento durante la rivoluzione popolare contadina.

È ovvio che il Chip Act è una mossa politica dettata dalla necessità degli Stati Uniti di non essere soppiantata nella produzione di macchinari e che essa sia rivolta contro la Cina.

Hic Rodus hic salta. Lo è anche nei confronti di Taiwan se il capitalismo Statunitense “per non rimanere soffocato”, deve riportare in casa la parte decisiva di questa produzione.

Nancy Pelosi, speaker della Camera del Congresso, è costretta a compiere questo rischioso viaggio diplomatico. Il CEO della Taiwanese TMSC ha già chiarito che il tentativo degli USA sarà a perdere, comunque la Pelosi dovrà rassicurarlo circa la buone relazioni commerciali sui microchip?
Tutta la politica Americana ha visto questo viaggio diplomatico come una contraddizione, una debolezza da parte degli Stati Uniti, una perdita di capacita a saper rappresentare l’interesse generale del capitale nazionale. Lo ha esplicitato Trump (che le avrebbe ordinato anche con le cattive se fosse stato lui il Presidente), e il The Economist lo ha chiarito.
Gli interessi sono contraddittori ed anche le strategie economiche e “geopolitiche” sono governate dal caos della crisi di accumulazione del valore.
Le industrie occidentali e russe sono a corto di microchip, perchè grossi gruppi ne hanno fatto scorta, riserva di valore, negli ultimi due anni, soprattutto la Cina, mentre per realizzare da sè il prodotto finito che essa già semilavora e poi scambia con Taiwan ha messo sul piatto un finanziamento che è 4 volte superiore della spesa prevista dal Chip Act.
Il cosiddetto blocco del “supply chain” non è un treno che arriverà in ritardo, ma è il segnale di una crisi generale il cui nodo torna al pettine.

India e Cina fanno anche scorte di grano e cereali e non lo immettono sul mercato. L’occidente ha fame anche di grano e derivati.
Lombardia e Lazio sono in prossimità di chiamare lo stato di emergenza idrica.
In sostanza manca tutto nella sovrabbondanza di capitale accumulato.
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