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Published: 19 February 2022
Created: 13 February 2022
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paneerose

Lo shock pandemico accelera la tendenza capitalistica alla concentrazione e all'espropriazione

di Partito comunista internazionale

Ci è stato segnalato questo ampio contributo apparso su “il programma comunista”, n.3, maggio-giugno 2021. Ritenendolo utile ai fini del dibattito, lo pubblichiamo

Jappe1) Emergenza permanente

La “pandemia” da Covid è senz'altro uno di quegli eventi che determinano delle svolte, non solo come emergenza sanitaria, ma come avvio di una nuova emergenza più generale e indeterminata nel tempo, elevata a metodo di gestione politica dell'emergenza sociale ed economica.

La portata dell'evento, per le ricadute che sta generando, è paragonabile a quello che, ad inizio millennio, ha dato il via alla lunga stagione della “guerra al terrorismo” di matrice islamica, di cui ancora oggi si patiscono i postumi. Se è vero che quella guerra non è servita, com'era nelle intenzioni di chi l'ha scatenata, a riaffermare il ruolo degli Stai Uniti come unica potenza mondiale e a interromperne il declino, oggi che gli attentati si vanno riducendo per portata e frequenza rimane intatta la legislazione emergenziale che si è instaurata un po' ovunque, a cominciare dal Patriot Act negli Stati Uniti. Come l'attentato alle Torri Gemelle – i cui risvolti rimangono per molti aspetti tutt'altro che chiari – generò a suo tempo delle conseguenze planetarie, altrettanto accade con l'insorgenza Covid, le cui ripercussioni sembrano però estendersi ben oltre l'indirizzo securitario e guerrafondaio che seguì all'11 settembre, e assumere una valenza più generale e un'incidenza più profonda. Non siamo in grado di affermare quale sia stata l'effettiva origine di eventi così straordinari, accomunati dalla manifesta, clamorosa inefficienza degli organismi civili e militari preposti alla prevenzione e al contrasto di simili catastrofi, organismi per altro forti di una potentissima dotazione di mezzi di previsione e intervento. Tuttavia, anche accettando le versioni ufficiali, non v'è dubbio che quegli eventi abbiano avviato una azione generale di contenimento e soluzione delle contraddizioni capitalistiche. Come dopo l'11 settembre, anche l'emergenza pandemica ha portato all'introduzione di elementi propri di una situazione di guerra.

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Published: 18 February 2022
Created: 14 February 2022
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theunconditional

Non c’era un piano di uscita

di Robert Blumen

Robert Blumen: Sono passati due anni da quando ci dissero che dovevamo “abbassare la curva”

maggie chiang b660 hvvuiyn9482382Robert Blumen è un ingegnere e giornalista americano che commenta su vari argomenti di economia e di politica. Mi è sembrato il caso di tradurre questo suo articolo apparso sul sito del “Brownstone Institute” perché è un interessante esercizio di logica su come è stata condotta la campagna anti-Covid negli ultimi due anni. Più esattamente, dovremmo dire “un esercizio di mancanza di logica.”

Blumen parla di molti dettagli, ma c’è un punto fondamentale che viene fuori dal suo articolo: Qual è la “strategia di uscita” dall’emergenza? Il problema è che questo punto di uscita non è mai stato detto chiaramente nella infinita serie di “precauzioni” che ci sono arrivate addosso negli ultimi due anni. Ed è lo stesso per i vaccini, che ci sono stati presentati come l’arma finale contro il virus, ma che chiaramente non lo sono. E se non c’è una strategia di uscita, quando mai potremo uscire dallo stato di emergenza?

Dice Blumen: “Mi ci è voluto del tempo per dare un nome a questa strategia. Ho optato per “soppressione”. La ragione fondamentale per cui la soppressione non è una politica è che non ha uscita. Perché una cosa funzioni deve funzionare entro un tempo limitato. Se le misure per rallentare la diffusione sono riuscite a rallentarla, allora che si fa? La natura di una via di uscita è la risposta alla domanda: “Cosa succede quando smettiamo di fare una certa cosa?” Se la risposta è “Si ritorna indietro a quello che succedeva prima”, allora non è una via di uscita.”

Una critica che si può fare a Blumen è che non considera esplicitamente quella che in effetti sembra essere stata la strategia che i governi hanno cercato di applicare: quella dei vaccini come “arma finale”. Con un vaccino efficace, c’era una strategia di uscita: valeva la pena rallentare la diffusione dell’epidemia fino a quando non sarebbe stato possibile vaccinare la maggior parte della popolazione. In teoria, questo avrebbe debellato il virus per sempre e per sempre.

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Published: 18 February 2022
Created: 13 February 2022
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marx xxi

Allargare la NATO a est? Lezioni dalla Polonia. Editoriale

di di Francesco Galofaro

mosca natoLa crisi ucraina è una buona occasione per riflettere sull’identità e sul ruolo della NATO. Il 10 febbraio il suo segretario Jens Stoltenberg ha esposto la linea della “fermezza sui principi”; tuttavia, ha ricordato che sul tavolo dei negoziati vi sono nuovi briefing sulle esercitazioni militari e i temi della riduzione delle minacce nello spazio e in rete. La NATO non è disponibile a tornare allo status quo ante 1997 e ad accettare un qualunque limite alla propria “sfera di influenza”; allo stesso tempo, tenta un minuscolo passo verso la distensione propone scambi di informazioni e collaborazione che scongiurino incidenti militari. Il fatto è che, di fronte alle richieste della Russia, la NATO si dimostra una volta ancora un’istituzione decrepita, un fossile di quella guerra fredda che Washington in diversi contesti prova a riesumare. La NATO è sopravvissuta al nemico comunista e al momento tiene insieme due schieramenti diversi: anticinese e russofobo. La tattica imperiale americana è quella di spingere i due schieramenti in prima linea, manovrando entrambi. Nello specifico, russofobe, almeno ufficialmente, sono le repubbliche baltiche, Romania, Bulgaria, Regno unito e Polonia. Non sempre gli interessi dei due gruppi coincidono; soprattutto, talvolta l’orientamento di un Paese membro rispetto ai desiderata del socio di maggioranza può inaspettatamente cambiare.

 

Il caso polacco

In proposito, in questi ultimi giorni l’atteggiamento di Varsavia nei confronti della Russia, solitamente belluino, sembra insolitamente votato alla prudenza.

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Published: 18 February 2022
Created: 10 February 2022
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machina

Movimento e tempo in Aristotele (III parte)

La critica di Aristotele alla reificazione del tempo

di Franco Piperno

0e99dc f78e5f83193448c988a8b1f54204cce0mv2Continua la pubblicazione dei contributi di Franco Piperno dedicati alla questione del tempo e, in particolare, alla relazione sotterranea tra tempo comune e tempo scientifico. Questo rapporto era già stato indagato attraverso il racconto delle «due imprese di Pigafetta» (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/le-due-imprese-di-pigafetta). Ora l’autore si rivolge alla fisica aristotelica per sviluppare una considerazione sulla nozione di tempo naturale, cioè fisico (Qui prima e seconda parte).

* * * *

1. L’«ora» come istante indivisibile e l’«ora» come presente

Il resoconto aristotelico del tempo come «numero del mutamento» non include la relazione temporale di simultaneità. D’altro canto un modo per venire al significato di «istante indivisibile» è tramite il concetto e l’annessa definizione di simultaneità; inversamente, data la nozione d’«istante», il «simultaneo» è ciò che accade allo stesso istante.

Anche in questo caso, soccorre l’analogia tra il punto e il segmento di retta – il punto geometrico, in se stesso indivisibile, di lunghezza nulla, non è un elemento ma piuttosto il limite del segmento; analogamente si possono individuare i concetti temporali corrispondenti. Tuttavia sarà bene avvertire che l’analogia va agita con prudenza; infatti, mentre la lunghezza di un segmento si presenta tutta intera alla volta, simultaneamente, l’intervallo temporale comporta che il suo inizio e la sua fine non siano simultaneamente presenti.

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Published: 17 February 2022
Created: 16 February 2022
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cumpanis

Ucraina: la guerra americana

di Fosco Giannini

Dal “golpe” imperialista-fascista di Piazza Maidan al progetto di guerra Usa-Nato-Ue

IMMAGINE PRIMO EDITORIALE GianniniIl mondo intero, l’Europa, l’Italia, nell’indifferenza generale e nella totale accidia delle forze “di sinistra”, pacifiste e a volte persino comuniste, sono sul baratro della guerra.

Di una guerra che da “regionale” (Russia-Ucraina) avrebbe tutte le carte in regola per divenire mondiale. Poiché un conflitto militare Ucraina, Usa, Nato, Ue da un lato e Russia dall’altro, difficilmente potrebbe vedere neutrale la Repubblica Popolare Cinese. L’incontro tra Putin e Xi Jinping di questi primi giorni di febbraio 2022, in occasione delle Olimpiadi cinesi sulla neve, incontro sfociato in un rafforzamento del patto – politico, economico, militare – tra Mosca e Pechino, dice chiaramente che la Russia non è sola e una guerra imperialista contro di essa non potrebbe lasciare indifferente la Cina.

Un immenso arsenale militare nordamericano è già stato inviato, in queste ultime settimane, in Ucraina. Migliaia di soldati americani sono già partiti verso l’Europa e l’Ucraina a sostegno della possibile guerra. E altre migliaia sono già stati allertati negli Usa per partire verso la Polonia e la Germania con destinazione finale Ucraina. Lunghe file di carri armati americani sono stati avvistati anche in Austria.

Il governo svedese, in funzione anti russa, ha minacciosamente collocato su Gotland, l’isola del Mar Baltico a 90 chilometri dalle sue coste orientali, il proprio esercito in assetto da guerra e mezzi corazzati da combattimento. Col Ministro della Difesa svedese che ha motivato tale spostamento militare con l’“esigenza di difendere la Svezia dal pericolo delle navi da sbarco russe che incrociano nel Mar Baltico”. Ha ragione Putin: l’isteria Usa si allarga a tutto l’Occidente.

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Published: 17 February 2022
Created: 13 February 2022
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ilrovescio

Dal totalitarismo mediatico all’ingegneria genetica

Ritorno su due anni di controllo dei corpi e delle menti

biotecnologieTraduciamo e pubblichiamo questo testo contenuto nell’edizione francese dell’opuscolo Contro i vaccini dell’ingegneria genetica, contro la sperimentazione biotecnologica di massa (potete trovare il pdf nella rubrica “materiali” del nostro sito).

Al di là di ogni certezza sull’origine del virus Sars-CoV-2 – salto di specie o fuga da laboratorio –, è fin troppo plateale che, dalla Cina agli USA, gli Stati hanno innescato i propri dispositivi di guerra: ad Est, chiudendo nell’immediato e tutt’ora intere province al minimo caso di contagio; ad Ovest, ricorrendo il più in fretta possibile a quei “vaccini” a m-RNA il cui sviluppo è storicamente legato alle ricerche del Pentagono sulla protezione dei soldati esposti ad agenti virali – e cogliendo l’occasione per sperimentare queste tecniche genetiche su centinaia di milioni di persone.

Ecco allora che, mentre si discute sulla “efficacia” e sulla “sicurezza” dei vaccini, «le porte sono ormai spalancate per l’ingegneria genetica, che ha già acquisito la legittimità per sviluppare la “medicina del futuro”, così come i colossali finanziamenti e il quadro legale e sociale necessari». Ecco allora l’unica domanda sensata: «come attaccare dei progetti così vasti di controllo e di artificializzazione della vita?».

L’ingegneria genetica è una tecnologia tanto radicale quanto quella del nucleare non soltanto perché attaccano entrambe gli elementi costitutivi della materia e della vita, disintegrando ciò che era fino ad allora considerato come “insecabile” (l’atomo o la cellula), ma anche perché in un caso come nell’altro non si tratta più di esperimenti in senso proprio, dal momento che non esiste più alcuna insularità del campo di sperimentazione e che il “laboratorio diventa coestensivo rispetto al globo”.

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Published: 17 February 2022
Created: 10 February 2022
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operaviva

Resistere alla barbarie

Gaia secondo Isabelle Stengers

di Francesco Demitry

Claire Fontaine Untitled Nuclear Family 2013 1 1628x1375Questo libro, tradotto da Nicola Manghi e pubblicato dalla casa editrice Rosenberg&Sellier, Nel tempo delle Catastrofi. Resistere alla barbarie a venire, è ricchissimo di spunti e attraversa in circa centosettanta pagine alcune delle principali problematiche poste dall’autrice, Isabelle Stengers, nei suoi scritti. Nel tentativo di recensire questo testo ho cercato di connetterne alcuni passaggi con altri testi di Stengers, così da aprire ad altri rimandi e indicare possibili strade da percorrere.

Vorrei cominciare allora da una problematica, quella della Natura, affrontata e sviluppata continuamente dall’autrice, anche e soprattutto in rapporto con la scienza. Nel 1979 Ilya Prigogine e Isabelle Stengers scrivono La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, riprendendo, tra gli altri, Nietzsche contro l’approccio scientifico che aveva tentato di ridurre la natura all’impotenza: una scienza che si era accorta della potenza della natura «creatrice e distruttrice» e che aveva provato a «soffocarne i ruggiti»; una scienza che prova a far tacere le forze sotto il «segno dell’equivalenza» ma che deve fare i conti con le «differenze» che, come effetto, producono altre «differenze». E proprio da qua ripartono gli autori, scrivendo che:

Questa convinzione che la natura non sia un sistema ordinato, ma l’eterno dispiegarsi di una potenza produttrice di effetti antagonisti, contrapposti in una lotta per la supremazia e il dominio, ha certamente radici e risonanze filosofiche; tuttavia nulla ci vieta d’udirvi anche il rumore delle macchine; non degli apparecchi da laboratorio, ma delle macchine industriali che, in meno di un secolo, avevano prodotto effetti incommensurabili con quelli delle macchine semplici, le ispiratrici della scienza classica, mosse soltanto dall’acqua, dal vento e dal lavoro animale od umano1.

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Published: 16 February 2022
Created: 14 February 2022
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lafionda

Le relazioni tra Cina e Russia

di Alberto Bradanini

putin xiI rapporti russo-cinesi sono al centro della politica mondiale. Vediamone in sintesi genesi e sviluppi.

Se nel secolo scorso i bolscevichi avevano sovietizzato il marxismo, i comunisti cinesi lo hanno sinizzato. Conquistato il potere, i sovietici puntano inizialmente sulla dimensione internazionalista, presto tuttavia abbandonata per ragioni di sopravvivenza. I bolscevichi avevano raggiunto il potere in un paese dove gli operai costituivano una sparuta minoranza rispetto ai contadini/schiavi dell’impero zarista. Quella di Lenin fu una rivoluzione afferrata sul filo della storia, propiziata dall’immane macelleria della Prima guerra mondiale e realizzata in nome degli operai del mondo intero. Egli aveva il convincimento che di lì a poco gli operai europei sarebbero insorti anch’essi, rafforzando le chance della stessa rivoluzione sovietica, ancora fragile e nel mirino delle potenze borghesi.

Negli anni successivi, dovendo sopravvivere come avamposto socialista sotto assedio, l’Unione Sovietica aveva accettato il dialogo con le nazioni capitalistiche quale provvisoria linea di compromesso, nell’attesa di una rivoluzione proletaria universale, che diventava però ogni giorno più ipotetica. La vanificazione di tale speranza avrebbe portato alla russificazione del comunismo, al prevalere del nazionalismo sovietico sull’ideale internazionalista e infine – secondo la critica capitalistica e quella maoista dopo la destalinizzazione kruscioviana – all’accantonamento dei bisogni di operai e contadini.

La creazione ex-novo di un ceto relativamente privilegiato quale pilastro dei privilegi del Partito per la costruzione di una chimerica società mono-classista – un impianto edificato da J. Stalin alla scomparsa di Lenin e che poco aveva a che vedere con la dottrina di Marx – è alla base della disfatta storica del comunismo sovietico.

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Published: 16 February 2022
Created: 11 February 2022
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lordinenuovo

Il caso Alitalia-Ita: il nuovo modello di trasporto aereo pubblico nell'epoca delle low cost e delle liberalizzazioni

di Domenico Cortese

Aereo di Alitalia in volo 1 660x4002xIl passaggio Alitalia-Ita è sicuramente una delle decisioni politiche che più rappresentano il corso del 2021. Una risoluzione di una crisi annosa scaricata sulle spalle di lavoratori e consumatori, degli accordi con le istituzioni europee e con i sindacati concertativi che rispondono solo alle “leggi del mercato”, una esplicita rinuncia a comprendere e affrontare le cause profonde e i responsabili della crisi stessa. Tutti elementi che richiamano in modo più o meno evidente lo scenario politico-economico italiano nella sua generalità, con un esecutivo concentrato a minimizzare le perdite delle aziende scaricandole sulla qualità della vita dei dipendenti, senza affrontare le ragioni strutturali del cedimento del sistema di fronte alla sua causa scatenante. Ma la crisi definitiva di Alitalia, oltre a condividere con il Paese intero la pandemia come miccia della sua deflagrazione, è materialmente parte integrante di quel percorso di arretramento rispetto all’idea di programmazione industriale e tutela del personale che, sulla spinta delle lotte operaie e popolari del secondo Novecento e delle necessità oggettive della fase di allora del capitalismo, caratterizzata dall’esigenza di rinnovamento infrastrutturale e accumulazione di capitale a livello nazionale, contraddistingueva uno Stato borghese costretto a fare concessioni parziali alle istanze della collettività e dei lavoratori. Istanze che oggi può invece permettersi di trascurare completamente, in nome di una molteplicità di fattori che vanno da un differente contesto internazionale all’attuale debolezza del movimento operaio, dalla ricerca della competitività nel breve periodo alla retorica dell’efficienza del modello privatistico che caratterizza l’Italia come membro convinto del mercato unico europeo.

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Published: 16 February 2022
Created: 26 January 2022
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transform

Reddito di autodeterminazione: dubbi di una femminista eretica

di Giovanna Vertova

nato 15Ormai da decenni, più o meno dal pieno sviluppo del neoliberismo, è iniziata una riflessione, sia a destra che a sinistra, sull’idea che il welfare che si è venuto a creare nel secondo dopo guerra non sia, oggi, più sostenibile (destra) o non sia più in grado di creare un’adeguata rete di protezione sociale per le classi meno abbienti (sinistra). La posizione di sinistra è, inoltre, articolata su un’analisi della attuale fase capitalistica alquanto fantasiosa. L’ipotesi di base è che, da molti anni, sia in corso un declino della soggettività “lavorista”, in quanto il neoliberismo sarebbe incapace di garantire la piena occupazione, tipica del periodo storico precedente, spesso denominato fordista-keynesiano. Di conseguenza il welfare di matrice “fordista” sarebbe inadeguato a garantire le protezioni necessarie per costruire una risposta alla crescente insicurezza sociale della classe lavoratrice, in quanto concepito per una società “lavorista” e di “piena occupazione”. L’automazione dei processi di produzione (ove possibile), la rivoluzione tecnologica digitale, ultimamente il sistema Industria 4.0 concorrono a sostituire lavoratori in carne ed ossa con macchine, creando o aumentando la disoccupazione tecnologica. Per questo motivo i sostenitori di questa visione ritengono che il welfare non possa più essere legato alla condizione lavorativa1, ma andrebbe riformato per rispondere alle nuove insicurezze sociali figlie del neoliberismo. Un trasferimento monetario statale, sganciato dalla prestazione lavorativa sembra, quindi, essere la soluzione giusta per tutelare la classe lavoratrice.

Nonostante le basi teoriche della proposta, qui solo brevemente richiamate, potrebbero essere ampiamente smentite, non è questo l’obiettivo del presente lavoro.

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Published: 14 February 2022
Created: 11 February 2022
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bollettinoculturale

Foster e la frattura metabolica: alla ricerca di un pensiero ecosocialista in Marx

di Francesco Barbetta

amazon com thegreeningofmarxism9781572301191 tedbenton books 1285556913204Il dibattito sui nessi filosofici e politici tra produzione teorica marxiana e ambiente è sempre più attuale e urgente. La distruzione delle condizioni di vita così come le conosciamo, imposta dalla logica del capitale, dimostra inequivocabilmente la necessità di cambiamenti radicali nei rapporti tra economia e natura.

La trasformazione di tutto in merce impone dinamiche temporali e spaziali incompatibili con i processi naturali, portando il pianeta ad una situazione di totale squilibrio ed esaurimento. Certamente, qualsiasi dato che offriremmo sull'argomento sarebbe obsoleto e, sfortunatamente, in peggio.

Secondo l'SRC (Stockholm Resilience Center), dei 9 confini planetari (cambiamento climatico, perdita di biodiversità, variazione del ciclo biogeochimico dell’azoto e del fosforo, acidificazione degli oceani, consumo di suolo e di acqua, riduzione della fascia di ozono nella stratosfera, diffusione di aerosol in atmosfera e inquinamento chimico), 7 vengono superati, generando effetti di feedback che creano un ambiente di instabilità e insicurezza.

È all'interno di questi squilibri che dobbiamo cercare, ad esempio, le cause del Covid-19. Il dibattito sui vaccini, per quanto urgente e pertinente, si limita agli effetti piuttosto che ai nessi causali dei problemi.

Questo è il motivo che mi sta spingendo ad approfondire teoricamente i rapporti tra marxismo e pensiero ecologico.

Sollecitato dalla recensione che ho scritto per Effimera del libro di Ian Angus "Anthropocene. Capitalismo fossile e crisi del sistema Terra", ho approfondito lo studio del pensiero di John Bellamy Foster. Questo lungo e denso saggio spero possa essere utile per far conoscere ai compagni italiani le sue tesi. A maggior ragione in un momento di radicalizzazione del movimento ambientalista in cui si fa sempre più urgente la necessità di affrontare con gli adeguati strumenti teorici la sfida della transizione ecologica.

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Published: 14 February 2022
Created: 10 February 2022
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crs

Tra pulsioni presidenzialiste e voglia di proporzionale

di Alfonso Gianni

mattarella giuramento 2022 1Le votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica hanno lasciato persone e cose al loro posto. Tutto si è giocato attorno alla coppia Mattarella-Draghi e alla fine l’uno resta Presidente della Repubblica – si suppone per l’intero settennato – l’altro Presidente del Consiglio, probabilmente fino alla normale fine della legislatura. Ma sotto questo immobilismo nei ruoli apicali delle istituzioni, si verificano sommovimenti notevoli, quasi tellurici. Le coalizioni sono scombussolate; il ruolo dei partiti è apparso inesistente; mentre al loro interno si profilano lotte accanite, i loro leader sembrano come storditi in alcuni casi o palesano un’evidente incapacità in altri (e sono tutti puniti negli inevitabili sondaggi). Il Movimento 5 stelle viene addirittura decapitato e il suo Statuto cancellato da un tribunale civile, quello di Napoli – ed è la prima volta che si registra un intervento così pesante della Magistratura nella vita dei partiti –, accentuando le lotte interne che potrebbero prefigurare una scissione. Il Parlamento, per la seconda volta consecutiva nella storia della Repubblica, ha mostrato la sua incapacità di scegliere una nuova figura da far salire al Colle, disattendendo il monito che Giorgio Napolitano espresse nel discorso del suo reinsediamento nell’aprile del 2013, per cui “la non rielezione, al termine del settennato, è l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica”.

Il tema della non rielezione era già stato autorevolmente affrontato da Carlo Azeglio Ciampi, quando, il 3 maggio del 2006, rese pubblica una nota con la quale respingeva le proposte che erano emerse per un suo secondo mandato, facendo riferimento non solo a ragioni di carattere soggettivo – “l’età avanzata” – ma anche, se non soprattutto, a motivi di carattere oggettivo, riassumibili nella frase finale della sua dichiarazione: “il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.

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Published: 14 February 2022
Created: 14 February 2022
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cometa

Profilassi e trattamento della COVID 19: benefici, rischi e qualità dell’evidenza

di CoMeta

Riflessioni sul rapporto beneficio/rischio dei vaccini a mRNA e a DNA attualmente in uso: opportunità e principio di precauzione

vaccinomo86tNel documento allegato si possono reperire informazioni a oggi (30 Dicembre 2021) disponibili sulla malattia infettiva denominata COVID-19 e dichiarata pandemia causata dal virus SARS-CoV2 (della famiglia dei coronavirus influenzali). 

E' il frutto di un intenso e approfondito lavoro svolto da un gruppo di ricercatori, medici, accademici e addetti ai lavori, intrapreso e portato avanti al fine di contribuire al dibattito sulla attuale pandemia COVID-19 da un punto di vista interdisciplinare. Il documento è propositivo e intende offrire possibili soluzioni in alternativa a interventi coercitivi, i quali, in quanto tali, finiscono per sancire il fallimento del legislatore e della scienza nel far fronte alle sfide poste dalla cosiddetta “società della conoscenza” (Trattato di Lisbona, 2009).

A causa della pressione del succedersi degli eventi e della scarsa familiarità con gli strumenti scientifici utilizzati per affrontarla, i decisori politici non hanno avuto l’opportunità di vagliare adeguatamente l’attendibilità delle opinioni e evidenze offerte dagli esperti. In tali contesti il dissenso tra studiosi è un indice di salute che non va censurato, ma anzi utilizzato per il consolidamento delle ipotesi di lavoro. Ci preme anche sottolineare l’importanza di una visione complessa e dinamica del problema, caratterizzato da meccanismi epidemiologici e sociali ricchi di feedback negativi e di rinforzo, che possono vanificare soluzioni univoche o statiche. La letteratura del “mechanism design” (Börgers, 2015) ci insegna come la programmazione di politiche miranti ad influenzare il comportamento del cittadino mediante incentivi e deterrenti (ad esempio fiscali), sia compito altamente complesso e gremito di trappole. A volte lo strumento può sviluppare una cascata di effetti paradossali (opposti a quelli attesi), o controproducenti in ambiti inattesi, o fenomeni di feedback negativo (Lucas 1976), che ne neutralizzano l’efficacia (Hess e Martin, 2006).

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Published: 13 February 2022
Created: 27 January 2022
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materialismostorico

Recensione di "Il virus dell'occidente"

di Giovanni Andreozzi

Stefano G. Azzarà, Il virus dell’Occidente. Universalismo astratto e particolarismo sovranista difronte allo stato d’eccezione, Mimesis, Milano, 2020, pp. 425, ISBN 978-88­5757-155-3

mfront signoranapoletana iconaMentre il muro di Berlino cominciava a mostrare le crepe più profonde, Francis Fukuyama pubblicava un breve saggio intitolato The EndofHistory?. Il saggio riapparve qualche anno dopo in una forma ampliata, con un cambiamento significativo già a partire dal nuovo titolo: The End ofHistory andthe Last Man. L’interrogativo lasciava il posto all’amara consolazione: la storia era finita.

Con l’avvento del nuovo millennio si è andata rafforzando tutta quella congerie filosofica caratterizzata dal suo essere “post”. Post-umanesimo, post-strutturalismo, post­metafisica etc., tutte accomunate dal rifiuto della questione dell’ideologia e dei suoi ambiti performativi. Ecco allora che quando si sfoglia il testo di Azzarà si nota subito che, in quelle narrazioni, qualcosa non torna. Nonostante la sua “fine”, la storia continua a generare nuovi conflitti, i quali divampano massimamente proprio nei momenti di crisi. A palesarsi è, inoltre, il grande rimosso del XIX secolo: l’ideologia.

L’intento critico che anima le pagine de Ilvirus dell’Occidente. Universalismo astratto e particolarismo sovranista di fronte allo stato d’eccezione non è solo quello di svelare le carenze dell’ideologia liberale e delle sue inefficaci risposte di fronte alla catastrofe pandemica, ma anche quello di mostrare le continuità tra tale ideologia e le presunte posizioni alternative. Questo movimento critico-ricostruttivo è esemplificato dall’Autore attraverso la dialettica tra universalismo astratto (il liberalismo) e particolarismo (il sovranismo). Riprendendo un termine molto utilizzato in questo periodo, potremmo definire questi due elementi come le “varianti” ideologiche del capitalismo: l’una legata fortemente alla globalizzazione compiuta; l’altra contraria alla globalizzazione e tesa all’affrancamento da essa.

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Published: 13 February 2022
Created: 10 February 2022
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politicaecon

Il triste anniversario di Maastricht

di Sergio Cesaratto

trattato maastrichtLa flessibilità dei mercati e lo scioglimento dei lacci e lacciuoli sono stati gli strumenti giusti per la crescita economica dei Paesi europei? Il bilancio di tre decenni del Trattato di Maastricht e dei suoi precetti liberisti non è commendevole. E dovrebbe far riflettere tutti, specie a sinistra.

Lascio agli storici ricostruire le vicende internazionali e italiane che condussero alla ratifica del Trattato di Maastricht (1992). Vediamone qui qualche aspetto economico per giudicare se tale trattato abbia avuto o meno qualche senso.

 

Prima di Maastricht

Di un’unione monetaria europea si era discusso già dagli anni cinquanta. L’analisi economica ne aveva però scoraggiata la creazione per il diverso grado di sviluppo e istituzioni dei Paesi europei. In particolare, la cosiddetta teoria delle aree valutarie ottimali aveva predetto una tendenza deflazionistica di tale unione. Infatti essa avrebbe con tutta probabilità condotto a squilibri commerciali fra i Paesi membri a vantaggio dei più competitivi. Robert Mundell, che di quella letteratura fu il fondatore, aveva in testa la Germania che già dal 1950 perseguiva con gusto surplus commerciali. Questa avrebbe certamente rifiutato di ridurre tali surplus espandendo la propria economia e accettando un’inflazione più alta al fine di importare di più dai partner. Il modello tedesco prevede infatti un’inflazione al di sotto di quella dei concorrenti e che siano questi ultimi a espandersi importando in tal modo di più e accrescendo la loro inflazione, ampliando così il loro gap competitivo con la Germania.

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Published: 13 February 2022
Created: 10 February 2022
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chefare

La politica delle mascherine, un confronto tra Agamben e Bratton

di Adam Arvidsson*

Portare o non portare la mascherina è diventata per molti una dichiarazione politica e una questione di identità personale

vaccini obbligo green pass novax covid lapresse 2021 640x300A causa della pandemia da Covid-19, le mascherine si sono trasformate da dispositivi politicamente innocenti negli oggetti di un’intensa controversia. Portare o non portare la mascherina è diventata per molti una dichiarazione politica e una questione di identità personale. Negli Stati Uniti, Donald Trump e i suoi sostenitori rifiutano di indossarle, mentre la sinistra ‘liberal’ non si fa mai vedere senza. In Italia, i manifestanti no-vax marciano a volto scoperto mentre i sindaci introducono l’obbligo della mascherina all’aperto per fermarli. La mascherina è diventata un oggetto che, alla maniera dell’Actor Network Theory di Bruno Latour, distingue i sostenitori dell’approccio ufficiale alla pandemia dai suoi detrattori. Ma qual è la politica della mascherina?

Un modo per scoprirlo è attraverso il recente dibattito tra il guru californiano del design Benjamin Bratton e il filosofo italiano Giorgio Agamben. Nel suo recente libro The Return of the Real – un tentativo di articolare una nuova filosofia politica per il mondo post-pandemia – Bratton contesta una serie di post di Agamben scritti durante l’anno pandemico del 2020. In questi, il ​​filosofo italiano ha descritto le misure anti-Covid – lockdown, distanziamento sociale, smart working, DAD e, ovviamente, l’obbligo della mascherina – non come iniziative necessarie a sedare un’emergenza sanitaria, ma come parti di un nuovo paradigma di governance sociale imposto alla popolazione mondiale con la scusa della pandemia. Agamben ha visto in queste misure una nuova versione della biopolitica (termine da sempre centrale nel suo lavoro) che mira a trasformare la vita conviviale – per usare un termine di Ivan Illich a cui Agamben attinge spesso – di cittadini, lavoratori o amanti nella “nuda vita” di pazienti mascherati e sottoposti a un’emergenza medica.

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Published: 12 February 2022
Created: 09 February 2022
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maggiofil

Così parlò Saggio Massimo. Cronache marXZiane n. 7

di Giorgio Gattei

Cubo di ZarathustraSul pianeta Marx, questo corpo celeste improvvisamente comparso nella costellazione dell’Economia sul finire del XVIII secolo, è presente una estrema periferia dove non si pagano salari (così si dice, ma non è proprio così come vedremo). Qui abita Saggio Massimo (del profitto) che logicamente consegue, in un sistema di prezzi di produzione, da un Netto Y che si spartisce tra Salario W e Profitto P, con quest’ultimo misurato da un saggio generale del profitto r sul capitale K complessivamente impiegato:

Y = W + P = W + rK

quando il salario W risulta pari a zero:

max r = R = Y / K

(il che sembrerebbe una pacchia per i capitalisti perché i lavoratori non consumano nulla, ma nella condizione di Saggio Massimo tutto il profitto deve essere risparmiato per essere investito in accumulazione, così che nemmeno i capitalisti consumano nulla). Così Saggio Massimo misura quel rapporto tra Netto e Capitale che nella Cronaca marXZiana precedente abbiamo visto coincidere, mediante l’espediente sraffiano del “sistema tipo”, con quel Rapporto-tipo (R = R*) che prescinde dai prezzi e siccome nella periferia di Saggio Massimo il salario è nullo, R* non è influenzato nemmeno dalle variazioni della distribuzione del reddito che non possono esserci.

Si capisce perciò come quel luogo sia il più insolito del pianeta Marx e dove devono valere regole così particolari di funzionamento che quando Piero Sraffa nella sua esplorazione del pianeta ha incontrato Saggio Massimo, ha voluto farsele spiegare in un colloquio personale.

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Published: 12 February 2022
Created: 10 February 2022
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lacausadellecose

Camionisti e soggetto

di Michele Castaldo

14997136 small 1 690x362Carissimi compagni,

capisco che in una fase molto complicata, come più volte l’ho definita, si possa essere attratti da qualsiasi cosa si muova contro lo stagno della lotta di classe secondo almeno certi canoni, ma occorre lucidità proprio in certi frangenti per evitare di prendere abbagli.

Mi riferisco alla posizione dei compagni di Assemblea militante sulla lotta dei camionisti canadesi che, attratti da una mobilitazione contro le misure restrittive dell’agibilità sociale più che politica, si schierano con essa, la esaltano e si augurano « Che l’atto di forza in corso sul teatro canadese dia fuoco alle polveri, in una serie di pronunciamenti di massa e di piazza a catena in grado di far crollare il castello di menzogne e la realtà da incubo nella quale siamo piombati ».

Visti i tempi, sono costretto a parlare in prima persona, che non è buona cosa, ma quando è necessario esporsi è giusto farlo. Il mio approccio alla questione - ripeto molto complicata e chi la semplifica sbaglia e i fatti si incaricheranno di dimostrarlo – si rifà al metodo che usò Rosa Luxemburg rispetto alla mobilitazione dei contadini in Russia nel novembre del 1917, che pur appoggiando le ragioni del sostegno dei bolscevichi alla causa rivoluzionaria dei contadini, mise in guardia Lenin dicendo: « questi saranno i tuoi aguzzini».

L’aquila reale Rosa prese anche qualche abbaglio quando criticò lo scioglimento dell’Assemblea costituente, e molti comunisti di scuola trockista e democratici occidentali usano proprio la critica di Rosa contro Lenin, per denigrare la Rivoluzione russa e il comunismo.

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Published: 11 February 2022
Created: 09 February 2022
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thomasfazifacebook

Bollettino Covid 9 febbraio

di Thomas Fazi

273742889 nBenvenuti al nostro ormai consueto bollettino Covid, in cui mi prendo la briga di passare in rassegna le principali notizie della settimana in materia di Covid, così da permettervi di stare sempre sul pezzo con il minimo sforzo. Prego.

Qui trovate i bollettini precedenti:

– 13 gennaio: https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/4677039362389165.
– 3 febbraio: https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/4763053793787721.

Partiamo da alcuni studi freschi di stampa.

Da Israele arriva un (altro) importante studio peer-reviewed sull’utilità della vitamina D nel ridurre il rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, soprattutto nelle persone più anziane (cioè quelle maggiormente a rischio di ospedalizzazione e/o morte). Cosa in realtà già evidenziata in diversi studi fin dai primi mesi del 2020, ma mai recepita dal nostro Ministero della Salute, che anzi continua tutt’oggi a bollare tutta la questione come “fake news”. Ne ho scritto in maniera più approfondita qui: https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/4770204139739353.

Dall’Inghilterra, invece, arriva l’ennesima conferma che smentisce la campagna terroristica dei media (italiani ma non solo) sulla presunta pericolosità della Omicron per i bambini e sull’aumento di ospedalizzazioni pediatriche che sarebbero causate dalla Omicron. Come si legge in un articolo apparso sulla prestigiosa rivista “Nature”¹:

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Published: 11 February 2022
Created: 07 February 2022
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nicomaccentelli

Convoy… o senza di voy!

di Nico Maccentelli

Schermata 2022 02 02 alle 14.58.00 1L’ultimo episodio di un vasto movimento di massa mondiale contro le restrizioni pandemiche: la rivolta dei camionisti canadesi, mi ha indotto a proseguire le mie riflessioni a ruota libera, auspicando che possano essere utili nel confronto politico a sinistra. Oggi, anche in una situazione in cui il movimento italiano sta subendo una flessione dovuta in parte all’attacco fortemente aggressivo da parte del regime draghista (obbligo vaccinale per gli over 50, misure draconiane mediante il green pass e super green pass), preso allo stremo, vediamo entrare sulla scena conflittuale, segmenti politici e sindacali della sinistra di classe, vediamo una politicizzazione in senso marxista degli Studenti contro il green pass. Anche se in ritardo l’antagonismo anticapitalista fa la sua apparizione. Si tratta di recidere i cordone ombelicale di una sinistra gruppettara e autoreferenziale: per “convoy … o senza di voy” è più che altro un’affermazione pleonastica. Infime chiedo venia per il carattere di questo intervento che ha più la forma di un insieme di note sparse. Buona lettura.

Quando si affronta il tema della lotta di classe e quindi di una rivoluzione sociale – ma vale anche per una battaglia sociale riformatrice – c’è l’antico vizio di schematizzare le divisioni sociali e in particolare la divisione sociale del lavoro.

Non c’è solo in ballo il sistema di relazioni di classe, per esempio quali alleanze, dato che la questione è un po’ più complessa e riguarda in realtà l’ontologia stessa delle classi sociali, cosa sono in una data società, partendo dall’enunciato di Marx, che la loro definizione è basata sul posto che occupano nella produzione sociale.

Tra i marxisti si è già fatto sin troppo schematismo partendo con vecchie configurazioni sociali da operaio massa nel taylorismo e arrivando a definizioni sociologiche, nel puro campo dell’ideologia. Ce ne è per tutti gusti.

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Published: 10 February 2022
Created: 08 February 2022
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lantidiplomatico

"E' uno strumento di repressione del dissenso"

Lettera aperta di 'Universitari e Ricercatori contro il Green Pass' a Mario Draghi

720x410c50mo07f"È poi inevitabile che, in queste circostanze, l’estensione dell’obbligo vaccinale al personale universitario venga percepito come strumento di repressione del dissenso: ... Piuttosto che essere visto come un intervento dettato da urgenze di tipo prettamente sanitario, l’imposizione dell’obbligo in questione all’esigua minoranza di docenti e altro personale che finora avevano preferito non avvalersi dell’opportunità di vaccinarsi rischia quindi di essere interpretato, anche all’esterno del mondo universitario, come una misura vessatoria nei confronti di quanti propongono dall’interno degli Atenei analisi scientifiche e politiche di intervento non in linea con la posizione governativa." Il Prof. Cosentino rilancia sul suo canale Telegram la lettera aperta da parte di "Universitari e Ricercatori contro il GreenPass" al Presidente del Consiglio Mario Draghi che vi pubblichiamo in calce nella sua interezza.

* * * *

Al Ministro per l’Università e la Ricerca

e, p.c., ai Ministri della Repubblica Italiana

Ai Presidenti della Camera e del Senato della Repubblica

Al Presidente della Corte costituzionale

Siamo un gruppo di lavoratrici e lavoratori di Atenei, di Enti di Ricerca e di Istituti di Alta Formazione italiani (tecnici, amministrativi, bibliotecari, lettori, collaboratori ed esperti linguistici, ricercatori, docenti) che ha avviato una discussione sulle ricadute nel mondo universitario e nella società civile delle politiche di gestione della pandemia. Tra noi vi sono sia persone vaccinate che non vaccinate, altre sono guarite dalla malattia e altre ancora sono state esentate dalla vaccinazione.

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Published: 10 February 2022
Created: 05 February 2022
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cumpanis

Scacchiere europeo

Nuovi giochi e vecchie facce nello scacchiere europeo

di Spread It

Spread It, Collettivo di propaganda, informazione e discussione politica. Con questo articolo il Collettivo inizia la sua collaborazione a "Cumpanis"

IMMAGINE PRIMO PEZZO SEZIONE UE ASIA EURASIAIl giorno 25 i lettori della cronaca internazionale vengono investiti da una notizia, che, dati i toni usati da quasi tutta la stampa occidentale, sembra incredibile.

Un gruppo di imprenditori italiani, rappresentanti della Camera di Commercio Italia-Russia e del Comitato imprenditoriale italo-russo si incontra in video conferenza con Putin, ufficialmente per discutere dei rispettivi rapporti (1).

Notizia che spiazza il lettore medio, abituato a percepire tutto ciò che ha a che fare con l’occidente capitalista come baluardo del bene e della libertà, pronto, con la civiltà che esprime, a scagliarsi contro le autocrazie dispotiche dell’Est, contro i poteri personali che incrementano le distopie.

Notizia che spiazza gli ignari e defraudati lettori, ma che imbarazza anche il governo, guidato attualmente da uno dei campioni dell’atlantismo.

Un governo che si affretta ad avvisare gli Ad delle partecipate di cui fa parte, e che erano presenti all’incontro (ENI ecc.), di disertare il meeting e rientrare all’ovile.

Ma il meeting continua, nella mattinata del 26, segno che le cose da dirsi, insieme al presidente della Federazione Russa, hanno una certa importanza.

Questo appena riassunto, è un esempio di quanto le questioni aperte dall’espansionismo ad Est della NATO (in questa particolare contingenza) abbiano una complessità di fondo che non può essere ignorata.

Esistono due questioni, nell’attuale contingenza politica continentale, che sottendono alla situazione di stallo venutasi a creare tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa.

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Published: 10 February 2022
Created: 07 February 2022
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doppiozero

Il paradigma immunitario

di Rocco Ronchi

81tuNJD0ceLLa pandemia ha causato capogiri ai filosofi, a quelli italiani in particolare. Talvolta l’effetto è stato un capitombolo, talaltra un surplus di lucidità e di autocritica intelligenza. Purtroppo le cadute rovinose sono state enfatizzate dai media, con grave disdoro della filosofia che si è così trovata accomunata alle peggiori farneticazioni complottiste, mentre i miglior contributi che il pensiero ha offerto alla comprensione del presente sono stati, come sempre, bellamente ignorati. Va subito detto che il mal di testa non si doveva al fatto che, a causa della pandemia, la filosofia si misurava con qualcosa di nuovo, di inatteso e di stupefacente. La vertigine nasceva piuttosto dal contrario: da un eccesso di conferma dell’ipotesi di fondo intorno alla quale il cosiddetto italian thought si era costituito e grazie alla quale aveva acquisito negli ultimi trent’anni un prestigio internazionale.

L’ipotesi “biopolitica” di un potere che dal piano esclusivamente “politico” si estende alla vita biologica, assumendosela in carico, gestendola e amministrandola, era verificata puntualmente dai fatti di cui tutti siamo stati testimoni e che è inutile, per la loro evidenza, elencare. L’ipotesi di una “governamentalità” che eccede la dimensione giuridica dello Stato, ponendo l’esecutivo in un costante “stato di eccezione”, era confermata dalle decisioni prese, quasi all’unisono, dai governi “democratici” per fronteggiare l’epidemia. Insomma, tutto quanto era stato teorizzato come critica di una tendenza che percorreva la modernità trovava una scioccante conferma nell’attualità. E siccome il più clamoroso esempio storico che si adduceva a suffragio della ipotesi era la biopolitica nazista, ecco allora che il nazismo poteva diventare l’inevitabile termine di paragone del presente.

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Published: 09 February 2022
Created: 05 February 2022
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carmilla

Rieducational Channel. Il lockdown come dispositivo di rieducazione politica

di Stefania Consigliere, Alessandro Pacco, Cristina Zavaroni

LockdownUn’ipotesi fin troppo facile

Il fenomeno è noto e spaventoso: a fronte di quanto sta accadendo, la gran parte dei nostri connazionali non trova niente da obiettare, neanche quando il governo manda uomini armati alle fermate degli autobus per controllare il GP dei ragazzini. Qui come altrove, i meno alienati abbassano gli occhi e tirano dritto; gli altri neppure vedono.

Si è parlato di strage delle coscienze, di immensa vergogna, di maledizione pandemica. Un’ottava piaga biblica che ha colpito in modo strano, trasversale a qualsiasi categoria socio-economica, lasciando a terra moltissimi fra quelli che credevamo più attrezzati, resistenti, attenti: l’antagonismo e la “sinistra di movimento”, insomma, ivi inclusa larga parte del femminismo, delle forze LGBTQ+ e delle realtà solidali con i sans papiers, che sembrano cadute in una sorta di rimozione a getto continuo di ciò che, pure, è sotto i nostri occhi. Troia brucia, ha scritto Wolf Bukowski, ma guai alle Cassandre che lo dicono.

Cos’ha reso possibile un simile cedimento politico, cognitivo, psichico ed emotivo? In una serie di quattro testi scritti fra agosto e novembre 2021 (si trovano qui: 1, 2, 3, 4), il compagno Nicola ha identificato alcune cause strutturali profonde: (1) l’incrocio fra la precarietà esistenziale degli ultimi decenni e l’ideologia individualista, che induce a puntare tutto sul magic bullet vaccinale per poter tornare il prima possibile a produrre e consumare; (2) lo sbarramento mediatico opposto agli scienziati dissidenti che li ha indotti, spesso, a portare i loro argomenti su siti alternativi destrorsi; (3) la scomparsa del movimento operaio e della sua contronarrazione; (4) la confusione fra la collettività che protegge, e che è da proteggere, e lo Stato; (5) la confusione fra la libertà individuale di destra (quella dell’individuo borghese di sfruttare e consumare) e la pura e semplice libertà di vivere; (6) l’infantile entusiasmo per il presunto blocco dell’economia di una parte della compagneria, incapace di avvedersi che quel “blocco” significava solo la vittoria di alcune, specifiche bande del capitalismo contro altre ormai obsolete.

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Published: 09 February 2022
Created: 03 February 2022
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circolointernazionalista

Classe per sè o classe per altri?

di Circolo Internazionalista “Coalizione Operaia”

copÈ passato esattamente un anno dalla pubblicazione del nostro opuscolo su “Il marxismo e la questione fiscale”, terreno di lotta politica del proletariato sul quale, nel corso dell’ultimo anno, più di qualche sedicente “rivoluzionario” ha goffamente sdrucciolato. Non abbiamo la pretesa di ritenere che la graduale sordina calata su quella che sembrava dover diventare la madre di tutte le rivendicazioni politiche di classe – la “million tax” – sia merito nostro. Una rivendicazione che risponde ad interessi di strati sociali storicamente a rimorchio, che non ha nessun aggancio con la dinamica delle lotte reali del proletariato, che non risponde alle esigenze di questa lotta, ma soprattutto che non è in cima all’agenda politica borghese, non ha gambe proprie sulle quali camminare, e viene via via lasciata cadere dagli stessi che se ne fanno promotori, per essere magari sostituita da altre parole d’ordine “asso pigliatutto”. Altrettanto irreali, altrettanto sterili. Non è affatto escluso che la “patrimoniale di classe” ritorni alla carica, una volta che “l’aria che tira” alimentata dai mantici della classe dominante la riporti anche solo marginalmente nel dibattito. Per ora, nel bilancio da stilare ad un anno dalla battaglia contro le pretese di “marxificare” la “million tax”, possiamo solo riscontrare con moderata soddisfazione che quel tentativo è stato prontamente e severamente rintuzzato. Di seguito pubblichiamo il testo della relazione di presentazione al nostro opuscolo.

* * * *

Nonostante la chiarezza cristallina della nostra posizione in merito alla questione fiscale, siamo stati “bollati” dai propugnatori di una politica fiscale massimalista (leggi: Tendenza internazionalista rivoluzionaria, sic!) di “indifferentismo”, una banale etichetta di comodo, falsa fino all’inverosimile, che prova miseramente a distogliere l’attenzione dall’intrinseca inconsistenza di qualsiasi proposta di “million tax classista”.

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  1. Fausto Sorini: Note sulla vicenda del Quirinale e sull’Italia che verrà
  2. Claudio Paolantoni: Una lettura critica di “Antithesi/cognord. La realtà della negazione e la negazione della realtà”
  3. Fabio Ciabatti: La rivoluzione oltre il comunismo novecentesco
  4. Franco Piperno: Movimento e tempo in Aristotele
  5. Sandro Moiso: Studenti e operai uniti nella lotta…?
  6. Michele Di Mascio: Gli studi “randomizzati”sulle cure per il Covid-19 da fare a casa: un po’ pochini e un po’ poco raccontati
  7. Eric Toussaint: Rosa Luxemburg e il debito come strumento imperialista
  8. L’altra pandemia
  9. Eugenio Donnici: Il "bisogno di pazienti" e quel labile confine tra sanità pubblica e privata
  10. Alessandro Testa: Les jeux sont faits
  11. Giovambattista Vaccaro: L’eredità di Rosa Luxemburg
  12. Fabrizio Bondi: Fedeli al sogno
  13. Daniel Rees e Phurichai Rungcharoenkitkul: Le strozzature: cause e implicazioni macroeconomiche
  14. Scienze sociali e gestione pandemica: un invito al dibattito
  15. Sandro Moiso: Gli altri volti della Rivoluzione: considerazioni di un antimarxista
  16. Roberto Artoni: Passo d'addio
  17. Emiliano Brancaccio: Critica e crescita della conoscenza in economia
  18. Alessandro Visalli: Giacomo Gabellini, “Krisis”
  19. Gavin Mueller: “Tecnoluddismo. Perché odi il tuo lavoro”
  20. Nicoletta Cocchi: Io, terrapiattista femminista
  21. Melinda Wenner Moyer: Generazione COVID: la pandemia sta influenzando il cervello dei bambini?
  22. Raffaele Scolari: Note sul pessimismo climatico
  23. Sandro Mezzadra: Il modello cinese e lo spazio del conflitto
  24. Gigi Roggero: Dove non è il luogo e quando non è il momento (seconda parte)
  25. Michele Castaldo: Note di commento al documento Collettivismo … forzato? di Nico Maccentelli

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