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lacausadellecose

Note di commento al documento Collettivismo … forzato? di Nico Maccentelli

di Michele Castaldo

liberalismoPremetto che non conosco Nico Maccentelli, dunque la discussione verte solo su quello che scrive nel documento che qui commento. Lo faccio nel solito stile: senza lasciare nulla fra le righe perché la fase – come ho scritto più volte – è complessa e le questioni sono spinose e perciò difficili da affrontare.

Nico Maccentelli difende in modo indistinto « chi va in piazza » dalle critiche « degli euroglobalisti e “antagonisti” » circa il carattere individualistico delle proteste contro il green pass e l’obbligatorietà del vaccino. Non appartenendo a nessuna delle due categorie ideologiche, politiche e culturali menzionate, mi sono posto il problema nei seguenti termini: qual è la causa che muove le persone che sono scese in piazza e in quale prospettiva si muove un simile movimento? Dunque niente di ideologico preventivo, innanzitutto perché si è trattato, e si continuerà a trattare, di movimenti compositi, e, per chi ha un minimo di conoscenza delle dinamiche sociali della storia, quello che è composito è destinato a scomporsi e frantumarsi, dunque non a stabilizzarsi. Pertanto l’avvertenza nei confronti di Nico Maccentelli e di tante altre brave persone che si vogliono cimentare su questo terreno, è bene tenerla presente.

Chiarito che si è trattato, e si tratterà ancora, di movimenti compositi, cerchiamo di chiarire contro cosa sono scesi in piazza, il che è presto detto, cioè contro la vaccinazione obbligatoria, ma in modo particolare contro il green pass. Siamo però già a una equiparazione di due rivendicazioni differenti, una di sostanza, la vaccinazione, l’altra di forma, il modo di applicare la vaccinazione, ovvero l’obbligatorietà addirittura con l’introduzione del green pass.

Come ho già fatto con tutti gli scritti sin qui prodotti sul tema, non credo che la vaccinazione sia la soluzione contro questa pandemia, e che l’introduzione del green pass sia uno strumento conseguente alla vaccinazione obbligatoria. Come dire: se ti immetti su un certo percorso sei poi costretto a essere coerente fino in fondo. Il governo Draghi, in un certo qual modo e per quel che poteva, è stato coerente.

Entriamo più nello specifico dei movimenti che hanno cercato di opporsi ai vaccini, cioè i «No vax», per un verso, e chi si è opposto all’introduzione autoritaria del green pass, per l’altro verso, cioè contro la gestione autoritaria della pandemia. Si tratta di un movimento esegeta « del liberalismo borghese »? Non esageriamo, anche perché gli alberi vecchi non si possono rinverdire in modo particolare se si riduce l’ossigeno per l’inquinamento ambientale.

In questione non è il « il movimento No vax e No green pass » in quanto tale a pretendere di essere l’esegeta del liberalismo borghese, ma chi pretende di teorizzare su di esso per la sua portata di “libertà”, il voler decidere cioè del proprio libero arbitrio e la dimostrazione di questo la riscontriamo nel fatto che nell’articolo in questione vengono rimosse in toto le cause che hanno prodotto questa pandemia e quelle che potranno ancora produrne. Veniamo agli argomenti che usa Nico Maccentelli a dimostrazione della volontà e del senso politico collettivista contro chi critica di individualismo i movimenti « No vax e No green pass ».

Scrive Maccentelli: « Già il binomio individualismo collettivo è un ossimoro. » e prosegue: « E qui emerge la seconda truffa retorica, che nasconde un approccio per nulla marxiano e del tutto sociologico […] ». Andiamo con ordine: il fatto che più persone chiedano libertà, anche se richiesta in modo collettivo, non vuol dire assolutamente che si tratta di un criterio collettivo di porsi di fronte alla storia. I contadini in Russia chiedevano il diritto al possesso della terra, e gli fu accordata immediatamente dopo la presa del Palazzo d’inverno. Ma i contadini non chiedevano la terra per poterci andare a passeggio, no, la chiedevano per sviluppare la piccola e media azienda contadina, e vendere i propri raccolti agricoli. Dunque chiedevano collettivamente la terra per arricchirsi individualmente.

Lo possiamo definire un movimento collettivista? Chiedo a Maccentelli e a quanti si pongono sullo stesso piano, in modo particolare se di sinistra estrema.

Si dirà: ma la Russia degli anni ’20 del ventesimo secolo è ormai lontana, d’accordo, ma intanto cominciamo a stabilire su un dato storico se c’è differenza tra la lotta per la terra in Russia negli anni ’20 del ventesimo secolo e la libertà contro la schiavitù nera imposta dalle razze bianche nelle colonie europee nelle Americhe e durata per alcuni secoli.

Non voglio sottrarmi a nessuna delle questioni e degli argomenti che pone Maccetelli, non è nel mio stile, e vengo perciò all’argomento specifico dell’oggi, ovvero di chi si è mosso contro la gestione autoritaria della pandemia, poi discuteremo anche dei cosiddetti “modelli alternativi o/e di socialismo reale”, ma un passo per volta.

Scrive Macciantelli: « Per verificare, partiamo da una comparazione molto semplice. Prendiamo un operaio. Supponiamo ciò che è nella normalità delle cose: ciò che guadagna non è sufficiente per sbarcare il lunario, è a rischio licenziamento e le condizioni di lavoro sono malsane. Cosa fa? Si ribella. Ma come? Si unisce ad altri operai e lotta. Fior fior di marxisti a questo punto sfodereranno il “movimento operaio” e, se c’è un progetto di cambio di società, il “movimento comunista” ».

Per il momento non approfondiamo se si tratti di lotta di classe o lotta per il comunismo o movimento comunista, ci verrò poco più avanti. Cerchiamo di stare ai termini della comparazione che propone quando ancora scrive: « Secondo termine della comparazione. Prendiamo lo stesso operaio, ma potrebbe essere un impiegato, un artigiano o un commerciante. Non vuole sottoporsi (a torto o a ragione) a un trattamento sanitario impostogli: non si fida, non è convinto, ha paura. Cosa fa? Si unisce ad altri come lui e lotta. Qui però il movimento per i nostri collettivisti, per magia, non ha più un carattere collettivo. E invece la dimensione collettiva c’è, eccome. Ma per il primo si tratta di lotta di classe. Per il secondo ci si ferma furbescamente a una facile sociologia di superficie .».

E no caro Maccentelli, la comparazione non è possibile farla fra soggetti diversamente collocati nella realtà di un movimento storico quale il modo di produzione capitalistico; e ancor meno rispetto alla prospettiva per la quale si battono. Non si possono comparare quattro categorie che occupano quattro ruoli diversi come se si trattasse di comuni individui simili rispetto al diritto che lo Stato dovrebbe garantire. Questo è sì individualismo, ovvero l’uomo spogliato del proprio ruolo di fronte allo Stato. E paradossalmente in questo modo l’autore che vuole difendere il diritto eguale dei diseguali presenta l’individuo isolato al cospetto di una comunità capitalistica che cerca di curarsi come comunità. Insomma va per suonare ed è suonato.

Cerchiamo allora di mettere un poco di ordine nelle cose: l’operaio è operaio, un individuo collocato in un rapporto di produzione di valore attraverso la produzione di merce. In virtù di tale rapporto l’operaio è esso stesso merce fra le merci. Un impiegato è un individuo inserito in un rapporto non immediatamente inserito nella produzione di valore; mentre un artigiano è una unità che non è un operaio e nemmeno un impiegato, ma è esso stesso che produce un valore; mentre un commerciante è l’intermedio tra la produzione della merce-valore e la sua collocazione nel rapporto di scambio attraverso la moneta. Si tratta di ben 4 categorie citate da Maccentelli che vengono tenute insieme da un sistema monista per cui tutte si tengono, ma nessuna si può tenere da sola. Gregory Bateson in Mente e natura avrebbe detto che non è possibile applaudire con una sola mano. Per l’occasione vorrei ricordare all’autore dello scritto che sto commentando che un certo Lenin, di levatura certamente superiore al nostro nanismo cadde in una profonda confusione nel rapporto con i contadini all’indomani della rivoluzione: un giorno assegnava la terra per bocche ai contadini; il giorno dopo pensava al collettivismo e ancora pochi giorni dopo riteneva che bisognava sviluppare la lotta di classe nelle campagne. Nessuna meraviglia perciò se un Maccentelli ai giorni nostri sbatte con la testa al muro perché non sa come uscire da una contraddizione così potente cui va incontro il ceto medio, insieme a fasce di proletariato ulteriormente impoverite, e si dibatte tra il diritto individuale e l’azione collettiva in una fase di crisi del modo di produzione capitalistico.

Detto in modo esplicito e brutale: un conto è la rivendicazione del diritto alla sopravvivenza di fasce di proletariato ulteriormente impoverito, e fra questi gli immigrati costretti ad arrangiarsi, tutt’altra cosa è il diritto alla sopravvivenza di settori di ceto medio produttivo e non, che scendono in piazza contro il green pass, rivendicando la libertà di azione. E se Maccentelli li mette sullo stesso piano, proletarizzando tutti, sbaglia, perché nella crisi attuale il ceto medio è la vittima sacrificale; è bene dirsele queste cose. Sicché di fronte alla repressione da parte dello Stato, in modo particolare in Occidente, per i rivoluzionari la questione si pone nei seguenti termini: contrastiamo ogni azione repressiva dello Stato, ma senza sostenere le rivendicazioni del ceto medio. Perché un conto è chiedere un sussidio di disoccupazione o il reddito di cittadinanza, diritto collettivo per la sopravvivenza, tutt’altra cosa è il diritto individuale da esercitare per la libertà d’impresa (piccola o media).

Per essere ancora più chiari, visto che parliamo fra marxisti, dico che nel 1918 Rosa Luxemburg, pur esaltando il sostegno dei bolscevichi alla rivoluzione dei contadini di novembre, mise in guardia Lenin dicendo: questi saranno i tuoi aguzzini. Inoltre criticò lo scioglimento dell’Assemblea costituente, e non aveva tutta la ragione dalla sua. Pochi anni dopo, nel 1921 a Kronstadt i marinai, gran parte dei quali erano figli di contadini medi, rivendicavano il diritto per i contadini di commercializzare i propri raccolti agricoli. Dunque l’eccelsa Rosa aveva visto lungo. In quel caso – almeno per quel che mi riguarda – sarei stato contro l’azione repressiva da parte dello Stato bolscevico, ma non avrei sostenuto la rivendicazione dei contadini. Tra le due fasi c’è un secolo di straordinario sviluppo dell’accumulazione capitalistica mondiale e una crisi da paura, ed oggi a maggior ragione vale quel principio di distinzione. Non serve fare i ruffiani di un settore che guarda il futuro diversamente da come lo guardiamo noi, perché non c’è nessuna possibilità che il modo di produzione capitalistico possa riprodursi con una nuova espansione e crescita del ceto medio. È questa la questione teorica centrale che ci è posta davanti.

Semplificare come fa Maccentelli e con lui tanti altri pur bravi compagni non serve perché un personaggio come Draghi potrebbe a buon diritto obiettare all’affermazione di Maccentelli che alla «rivendicazione della difesa e l’applicazione di quell’insieme di diritti costituzionali calpestati e che vanno dal lavoro alla libera circolazione, a una normale vita fatta di fruizione di servizi» va anteposta la vita e la salute dei cittadini che è messa in forse in questo momento dalla pandemia per cui solo la vaccinazione di massa può garantire un certo ritorno allo status quo ante. In questo modo, ancora una volta, Maccentelli e quanti si muovono sullo stesso terreno teorico e politico ci fanno la figura dei fessi, perché il luogo del contendere non è – come si dovrebbe – il cosa ha prodotto la pandemia, no, ma il come combatterla. Così facendo Draghi esce come il colosso di Rodi e chi si oppone al vaccino e al green pass come l’impotenza fatta persona.

Sicché l’errore è a monte e non si può correggere a valle: l’attuale pandemia, con tutte le sue varianti è l’espressione di un degrado complessivo del rapporto degli uomini con i mezzi di produzione che comprendono la produzione intensiva delle bestie per l’alimentazione che a furia di iniettare antibiotici per farli crescere in fretta e aumentare di peso a scopo di profitto, li hanno resi talmente resistenti al punto che certi virus si sono replicati e hanno fatto il salto di specie, lo spillover dice Quammen, verso la specie umana e indebolita questa e resa perciò incapace di sviluppare i propri anticorpi e le proprie difese immunitarie. Sicché non puoi prendere il toro per la coda, perché ti sfugge. È chiaro il concetto?

Maccentelli e quanti la pensano come lui credono veramente che Draghi e l’insieme dell’establishment non sono consapevoli di tutto questo al punto da prestarsi come dei servi sciocchi agli interessi delle Big Pharma? Il punto teorico da cogliere è esattamente questo, il non voler capire che il modo di produzione capitalistico rincorre la sua ombra fino alla catastrofe.

Capisco che è complicato impostare una lotta generale degli oppressi e sfruttati contro il modo di produzione capitalistico, perché essendo impersonale si rischia di andare a caccia di farfalle, ma le scorciatoie alimentano l’illusione di poter fermare il toro legandosi alla sua coda e finire con esso nell’inferno del mattatoio. È questa la verità.

Attenzione, dico a Maccentelli e a quanti si collocano sulle sue posizioni, a scrivere « […] c’entra forse l’approccio individualistico di una visione liberale in chi rivendica a sé il diritto di decidere del proprio corpo? Se è così c’entra allora anche quella della donna che rivendica il diritto alla sovranità individuale sul proprio ». Perché uno come Cacciari, esegeta del liberalismo borghese, coerentemente con la difesa di questo modo di produzione, si vaccina e difende il libero arbitrio rinascimentale della grandezza delle città come Venezia, Genova, Firenze ecc. dei grandi mercanti. Ma Cacciari ha lo sguardo rivolto all’indietro e non ha capito, o fa finta di non capire stando al calduccio in poltrona, che l’attuale modo di produzione viaggia verso la catastrofe e che i suoi sermoni su La Stampa degli eredi dell’Avvocato possono incantare solo i fessi oppure quelli che vogliono credere in dio come nei vaccini.

Maccentelli sfiora, nel suo scritto, una questione dalle dimensioni astronomiche, come quella del diritto individuale della donna di decidere del proprio corpo circa la maternità. Non è un argomento da trattare per battute e chi lo fa rischia comunque perché cammina sul filo del rasoio. Dunque sarà oggetto di una prossima riflessione, spero non troppo a lungo. Qui anticipo la seguente tesi: la donna è passata dal Medio Evo e l’epoca capitalistico-mercantile al moderno modo di produzione capitalistico e alla democrazia liberale, ripeto, è passata da una schiavitù a un’altra. Basta osservare cosa è la donna oggi nel mondo occidentale e cosa è in Cina, mentre viene chiamata qui e là a divenire ancora uno strumento della riproduzione per l’accumulazione. Insomma non è più sufficiente utilizzarla come merce e immagine di merce di piacere sessuale, ma deve ritornare alle origini. Insomma la pressione dell’accumulazione diviene, ancora una volta una potenza per sottomettere la volontà degli individui, nel caso specifico la donna a riprodurre figli consumatori per smaltire l’accumulo di merce altrimenti mandata al macero. Altro che socialismo orientale e/o valori democratici occidentali, entrambe le posizioni, quella cosiddetta olista orientale e quella cosiddetta atomista occidentale, si richiamano a …quando e quanto era bella e verde la mia valle, proprio quando questa brucia e non solo metaforicamente.

 

Valore e valore

Cominciamo col rimuovere intanto la critica di chi si richiama al socialismo reale cinese alla Deng Xiaoping i cui sostenitori farebbero bene a interrogarsi sul saccheggio di materie prime in Africa cui quello cinese sta contribuendo in misura corposa, come quota parte del capitalismo mondiale. Dunque non si può proporre come alternativa a quello occidentale un capitalismo cinese semplicemente perché i criteri – cioè il modo di produrre le merci è lo stesso, anche se si differenzia la forma perché l’Oriente ci è arrivato un poco dopo ed è stato posto nella necessità di dover centralizzare le risorse per accelerare l’accumulazione. E sbagliano i sostenitori di Domenico Losurdo a tirarlo in ballo, perché un conto era la Cina maoista che lottava per l’indipendenza e uno sviluppo autoctono contro gli occidentali, un’altra cosa furono i tentativi maoisti di dare corso a uno sviluppo armonico tra città e campagna attraverso le Comuni; tutt’altra cosa è la Cina odierna. E qui non ripeto le critiche che giustamente Maccentelli muove ai difensori del “comunismo” denghista.

Ciò detto in premessa, prendiamo ora a esaminare la tesi di fondo dello scritto di Maccentelli che scrive: « Come non vedere il valore, la cifra libertaria e biopolitica della lotta contro l’obbligo vaccinale di vaccini che non funzionano, contro le costrizioni discriminatorie finalizzati entrambi a imporre l’autorità e il dominio del potere classista sui corpi individuali e su un intero corpo sociale? ». No, bisogna vederlo e come! Il punto è inquadrarlo correttamente come tendenza nell’attuale fase storica del modo di produzione capitalistico.

È un valore, scrive Maccentelli, « la cifra libertaria e biopolitica » che « […] pone il movimento green pass legittimamente dentro un’analisi di classe, delle contraddizioni che attraversano l’intero sistema del capitale »; e l’autore si richiama a Naomi Klein, che pubblicò nel 2007 Shock economy. Alla domanda se sia un valore « la cifra libertaria e biopolitica » rispondo di sì, ma non è risolutiva per la crisi di valore che Fabio Vighi richiamava nel suo libro Crisi di valore pubblicato con Mimesis nel 2018, perché in questione non c’è la lotta di classe, ovvero lo scontro tra due classi, che è l’effetto; in questione c’è il modo di produzione capitalistico in crisi, che come concausa della sua crisi ha prodotto la pandemia e che è costretto – come modo di produzione – a porvi rimedio con i suoi stessi criteri che l’hanno provocata. Sicché il valore alternativo alla produzione di valore capitalistico è l’abbattimento della modalità di produrlo. Perché o si tratta di una crisi generale a produrre valore della giostra infernale D-M-D* (denaro merce denaro aumentato), oppure ci sarebbe una crisi a produrre valore e il capitale avrebbe spostato tutte le sue risorse nel meccanismo della finanziarizzazione disponendo una gestione autoritaria di tale processo con la scusa della pandemia. Senza peli sulla lingua: siamo all’anti-materialismo, cari compagni. In questo modo l’uomo avrebbe trovato la quadra nel suo rapporto con i mezzi di produzione una volta per tutte, dunque il capitalismo non sarebbe un movimento storicamente determinato. A giusta ragione il filosofo inglese Fisher declamò nel suo libro «È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo », una tesi esposta anche da Slavoj Zizek, un autore citato da Fabio Vighi nel libro appena menzionato. Se così, se cioè effettivamente un pugno di uomini potenti può fare e disfare secondo le proprie convenienze le leggi del modo di produzione, non c’è da discutere, smontiamo la scopa, come si dice a Napoli, e buona notte. E badate bene, cari compagni, voi sostenete da un lato la crisi e dall’altro lato la capacità di una classe ultra-minoritaria di gestirla a proprio piacimento. Non a caso ci si richiama a Naomi Klein e all’antiglobalizzazione.

Sia detto senza giri di parole: il globalismo del modo di produzione capitalistico non è di oggi, ma di e da sempre. E da sempre il capitale, tanto mercantile quanto industriale ha trovato il modo di superare le frontiere per come la fase lo consentiva. Era globale durante l’Impero romano, era globale durante il Rinascimento al punto che si facevano migliaia e migliaia di chilometri coi cavalli e le carrozze per scambiare merci prima di trovare la via del mare e l’utilizzo del vento. Di conseguenza opporre alla globalizzazione del modo di produzione la non globalizzazione equivale a dire niente, e niente purtroppo abbiamo saputo dire, come correnti che si richiamavano al marxismo, di fronte a processi ineluttabili del modo di produzione che si globalizzava a tutto tondo massacrando e frammentando il proletariato occidentale contrapponendogli quello asiatico. Sicché i cosiddetti borghesi, quel “pugno” di potenti che oggi gestiscono in maniera autoritaria la pandemia sarebbero stati così coglioni da tirarsi la zappa sui piedi? O si è trattato invece di un processo tutto oggettivo dove il modo di produzione impersonale ha agito come l’apprendista stregone che è rimasto vittima delle forze che ha evocato? È su questo che siamo chiamati a rispondere.

Ma non è finita, perché a un certo punto Maccentelli scrive: « L’avanguardia politica, così come storicamente ha il compito di superare le barriere di un economicismo nelle lotte operaie e di politicizzarle, anche nella questione del green pass deve saper strappare alle organizzazioni borghesi l’egemonia sul comune terreno (tra lotte operaie e lotte popolari) della lotta al neoliberismo e al suo più pericoloso piano globale mai avuto e già poco sopra menzionato, di ristrutturazione dell’economia capitalistica e della società stessa ». Una tesi, quella di sconfiggere le direzioni borghesi sul movimento, trita e ritrita, tutta politicistica, il voler contrapporre alla direzione borghese la direzione rivoluzionaria; un concetto che possiamo leggere anche nel documento di Assemblea militante, pubblicato su sinistrainrete.info, e che ho commentato recentemente. Si tratta di una tesi non materialistica, che presuppone di introdurre la coscienza dall’esterno all’interno dei movimenti e la pre- esistenza di avanguardie politiche cadute da Marte piuttosto che maturate dall’interno delle cose in movimento, cioè dai fattori oggettivi dello scontro. È un linguaggio delle generazioni degli anni ’70 del secolo scorso, ereditato – ripeto – da Kautsky e Lenin. Tra l’altro, proprio i fatti, cioè le mobilitazioni contro la vaccinazione obbligatoria e il green pass, smentiscono la tesi che Maccentelli vuole sostenere.

Per concludere, dico che prendere di mira chi in Italia sostiene le posizioni del “comunismo” denghista cinese è strumentale, in realtà non si ha la forza teorica e la capacità politica per prendere di petto la questione: la modalità di produrre le merci, ovvero il modo di produzione che in crisi si dibatte in modo caotico perché non sa come venirne fuori. E ricorre perciò alla coercizione per tentare di uscire dall’inferno verso cui è diretto. Altrimenti detto: i militanti di sinistra in questa fase scambiano il caos e la debolezza strategica del modo di produzione capitalistico per sua forza e capacità di gestire le leggi impersonali del modo di produzione.

Concludendo dico che è in atto, un tentativo – imposto dalle necessità come scrive Abravanel in Aristocrazia 2.0 – di sviluppare una nuova aristocrazia, come nel Medio Evo, e per questa ragione viene preso nel mirino il ceto medio. Si tratta di una legge storica ineluttabile con una differenza: dal Medio Evo è esploso il modo di produzione capitalistico e con esso un ceto medio come ascensore sociale; mentre dal tentativo di questa fase, di procedere a una nuova aristocrazia, può solo implodere l’insieme del modo di produzione.

Comments

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Franco Trondoli
Tuesday, 08 February 2022 21:56
Non mi pare che Michele Castaldo abbia fatto un "cattivo" ragionamento. Certo, si conosce la visione di fondo di Michele, è quella dell'implosione del moto/modo di Produzione Capitalistico, le cui radici teoriche sono di tutto rispetto, anche se parzialmente minoritarie rispetto alle tradizioni classiche della vulgata marxista. A mio parere, la capacità di fare vivere nel presente le idee di qualsiasi grande pensatore del passato sta nell'avere la forza e l'intelligenza di aggiornarne ed integrare le categorie ed i concetti elaborati a suo tempo con altre composizioni che trovino riscontro nelle nuove realtà storiche. Insomma tenere conto dei nuovi accadimenti che si susseguono incessantemente. La dinamica storico sociale non può essere lasciata da parte quando si cerca di applicare una teoria che a sua volta è stata elaborata in un tempo diverso dal presente, che non può che essere il passato. Le teorie del "crollo" o "dell'implosione", quest'ultima una situazione che si protrae nel tempo, mentre la prima da l'idea di un taglio secco in un tempo limitato, non sono per niente digerite dai "marxismi" classici perché annullano sostanzialmente la visione e la pratica della Politica nella sua funzione di interpretazione, indirizzo e gestione dei processi Economici e Sociali. Salta quindi la visione, direi, anche Gramsciana, di una possibile creazione di "casematte" alternative già all'interno stesso del Sistema "Capitalistico". Ecco mi sembra di poter dire che sono fallite fino ad ora, sia le ipotesi riformiste che "rivoluzionarie" di transizione al Socialismo, proprio perché il cosiddetto Capitalismo è un sistema totalitario, circolare, e sopratutto "Automatico". Questo modo di vivere prende e macina dentro di sé tutte le "classi" sociali, I ricchi e i poveri, nessuno escluso, rendendo tutti dipendenti dal rapporto insieme astratto e concreto che le categorie feticistiche del Capitale mettono in atto nel loro movimento. Denaro, Merce, Valore, Lavoro, Mercato; esse formano delle relazioni sociali totali, appunto automatiche, che non possono essere rifiutate. Ad una totalità bisogna opporre un'altra totalità, nello stesso tempo, nello stesso spazio. Non proprio facile direi. Cordiali Saluti
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Lanfranco
Wednesday, 02 February 2022 05:51
Il povero Michele Castaldo è rimasto a sminuzzare il foglio di carta. Oggi è Maccentelli...domani chissà. Importante è che non cambi nulla. Osare ribaltare anche solo con l'immaginazione, il Potere Unico che ci ha reso schiavi, isolati, impotenti, disperati, non è affare che lo riguardi.
Ha il cervello devastato dalla sua ammuffita dottrina. Il covid narrato dal mainstream gli ha dato il colpo finale.
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Francesco Demarco
Tuesday, 01 February 2022 13:16
E' inutile che stò quì a risponderti per chilometri. Però sei chiuso in una gabbia mentale, tipo riferirti a concetti che sarebbero intesi come ultimi tipo, capitalismo o accumulazione... Chi è il Signor Capitalismo? E l'accumulazione perchè? E' come per zio Paperone? O serve a mantenere un vantaggio che comporta la miglior sicurezza di campare a dispetto degli altri? Ti riferisci a lotte fatte da persone anche nei tempi antichi, per ottenere una parte dell'inutile deposito di Paperopoli? Oppure erano i terreni che come la scacchiera una volta che sono riempiti nell'unità minima di sostentamento per una famiglia coniugale, serviranno solo al primogenito e gli altri scacciati via... E se questa dimensione è stata superata, grazie ad un sistema di coltivazione che comportava una maggior produzione, che non è una questione risolta così in via definitiva, ma ha solo rimandato il problema, posponendolo nel futuro. Questo ha permesso che certe persone che non potevano campare in campagna, poi invece campavano in città. Bisognerà dare il merito anche ai "Liebig", che non rappresentano un tentativo di accumulazione capitalistica forsennata, ma solo il modo forzato di campare, appunto sempre più innaturale, non usiamo anti ecologico, ma innaturale che è diverso, ed la soluzione al problema ecologico, dove le risorse non bastano. Compreso i maiali a cui ti riferisci. Se i piatti sono due e i commensali sono sei, la soluzione è che due uccidano gli altri quattro, ma per poterlo fare ci vuole che almeno due siano consapevoli e gli altri magari e meglio no... Per cui l'omicidio degli esuberi, avviene perchè i quattro non sono consapevoli, ed è per questo che verranno uccisi con una sortita segreta e non in una lotta. Il marxismo non seppe mai indicare come applicare il socialismo e poco me ne frega dell'adeguazione nel tempo, inteso pure come infinito, è una cazzata! Il marxismo non volle mai riconoscere la Questione Ecologica, perchè si trattava di intellettuali che intesero cavalcare la tigre momentanea e contingente della ribellione proletaria. Ora vorrei osservare il mezzo che ci porta alla situazione attuale, la Cultura... Mezzo perpetrato dall'800 ad oggi e dunque ne raccogliamo i frutti che sono proprio questi. A che serve la cultura se non a rendere consapevoli i vari soggetti? Ma questa preparazione è sufficiente o è solo una base che illuda l'individuo di agire correttamente e all'unisono con le dirigenze? E' questo che si auspicava vero? Ma non è così la preparazione a cominciare dalla tua non è sufficiente, ci presentano una questione millenaria e in questo acquisita come l'igiene e quindi tutti concordano e partecipano, mentre il fine è ecologico malthussiano, uccidere, ridurre, quante più persone... Tu dirai:" ma sono solo borghesi, piccoli commercianti e ristoratori. Questo però secondo una lente ottocentesca, mentre si tratta, vedi la cultura? Quella che tu propugni? Di convinti borghesi, ma solo perchè quelli come te così li definiscono e questo hanno appreso; mentre sono gli esclusi dai posti fissi, come gli operai e gli impiegati pubblici, che per ora se ne fregano ma faranno la fine dei famosi impiegati degli anni 70. Dei poveracci diciamo... Inconsapevoli di esser tali, ovvero in questo modo mistificano il fatto di essere i sacchetti di sabbia della mongolfiera. Tutti questi aggiustamenti però passano indiscussi ed è questo il punto della lite. Consapevoli e partecipi mai, perchè solo i Dirigenti marxisti sanno cosa è meglio per il popolo. Aggiungo che parli della Cina come se davvero fosse un'altra realtà, mentre si tratta di un'unica operazione per ridurre grandemente il popolo occidentale, in particolare quello italiano e tra questi ci sei anche tu. La pandemia non c'entra niente e lo sai benissimo, per questi motivi ti tengo inischifo, ed anche perchè sei del Nord. I comunisti del Nord Italia sono razzisti e quindi non sono mai stati comunisti, ma solo dei gruppi sociali che hanno fatto i cazzi loro ed in questo hanno sostenuto in alto i loro dirigenti. Altrimenti dovrei credere che si un idiota e invece sei una persona in aperta malafede.
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Francesco Demarco
Tuesday, 01 February 2022 13:29
Michele Castaldo, dimenticavo la cosa più importante, hai avuto l'ardire di scrivere che torneremo come prima... "Sì proprie nù strunze"!
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Francesco Demarco
Tuesday, 01 February 2022 13:26
E dimenticavo la cosa più importante, hai scritto che "ritornerà come prima". Cioè "sì proprie nù strunze"!
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Mario M
Monday, 31 January 2022 17:34
Non so quante volte ho posto l'obiezione di fondo a Michele Castaldo: che non c'è stata alcuna pandemia. Ma forse Castaldo ha fatto propria la definizione data dall'OMS, secondo cui anche il raffreddore, l'influenza, l'herpes ecc possono considerarsi pandemici. Se è così allora Castaldo è vittima delle peggiori menzogne del capitale che governa l'OMS, grazie alle elargizioni di Bill Gates.

Ho sempre avuto il sospetto che una certa sinistra, pensosa e libresca, detestasse il confronto con la propria base, magari poco acculturata, ma che rivolge obiezioni di un certo rilievo.
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Paolo Selmi
Monday, 31 January 2022 14:49
Ciao Michele


Il distinguo che operi sulla natura di classe nell'attuale e variegato movimento di opposizione al governo sul green pass è corretta. D'altronde, non si può dire che una stracciatella sia cioccolato fondente, pur essendo ANCHE cioccolato, e meglio se fondente.

D'altro canto, Maccentelli non ha torto quando afferma, per esempio, che "stavolta per scaldare la pentola d’acqua con la rana è stato usato il lanciafiamme." E la rana, a differenza delle altre volte, SE NE E' ACCORTA.

E la rana, ed è un dato di fatto, è soprattutto un povero cristo che non solo deve farsi bucare per il suo bene, ma meglio se lo fa di sabato, così se gli viene la febbre lunedì sarà ancora al lavoro, a pompare come un dannato perché via lui fuori c'è la fila, e sempre per il suo bene prima lo capisce e meglio è. E fa niente se bar, cinema, impianti di risalita e ristoranti vanno avanti, ma le scuole vanno in DAD, e suo figlio deve buttare nel cesso settimane preziose per la sua educazione con una scuola ridotta a tre ore al giorno di cui una e mezza passa a fare l'appello e a dire "Maestra non ti sento". Fa niente, è anche quello per il suo bene. E sua madre che resta a casa col 50% dello stipendio, a stargli dietro e a cercare di leggere una mail e portare avanti il lavoro perché anche lei via c'è fuori la fila di persone che di figli non ne hanno ancora, perché la "vigilanza" non consente neppure a un nonno, a una nonna, a uno zio, a un vicino, a un cane di qualcuno di entrare in casa a dare una mano, e sua madre deve farsene una ragione, per il suo bene il prima possibile. Come una pediatra che ormai cura con i whatsapp, un medico di base che fa lo stesso... ammalarsi su appuntamento, sempre per il suo bene. Poi a qualcuno capita sotto mano un articolo come questo:

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22150-ilsimplicissimus-tamiflu-la-truffa-di-prova-prima-dei-vaccini.html

e parte il bestemmione. Non il primo e non l'ultimo. Perché "per il mio bene ma mi state prendendo per il culo", pensa. Poi vede venerdì a fianco degli studenti che dicono: "bastardi, ci avete ammazzato un compagno con la vostra alternanza scuola lavoro", un cane di nessuno! A parte doverose eccezioni, encomiabili, ma pur sempre eccezioni e, sempre per il loro bene, premurose "cariche di alleggerimento". E parte un altro bestemmione. Non il primo e non l'ultimo. Poi vede venduti schifosi pagati trentamila euro al mese che, mentre plaudono al super super green pass, a bucare anche i bambini dai cinque anni in su, sempre per il loro bene, lasciano passare una settimana... per rieleggere mattarella. E parte un altro bestemmione.

E di bestemmione in bestemmione i giorni passano, parte il fegato, e non di alcol etilico, ma ben peggio. E parte il cervello, diventa sempre più difficile essere lucidi. Mantenere la necessaria calma per cercare di capirne come venire fuori, per capire chi sono i nostri amici e chi sono i nostri nemici, come diceva un tale oltremuraglia, chi ci sta usando e chi invece si mette al nostro fianco per portarci a un livello più alto di consapevolezza, a unire tutti insieme quei cavolo di puntini e giungere alle debite conclusioni, oltre che a rivendicazioni sempre più mirate a un progetto di trasformazione sociale dove non saremo carne da cannone, o pollame da vaccinare ogni quattro mesi.

Puntini a volte "invisibili", perché se accendi la televisione non senti nessuno che ha qualcosa da ridire sui 26 miliardi di euro stanziati per spese militari

https://www.milex.org/2022/01/10/litalia-e-il-paese-che-armo-il-governo-draghi-stanzia-26-miliardi-di-spese-militari-per-il-2022/

a fronte di soli 4.5 per la sanità!!!! Di cui poi screma che ti screma, per garantire i servizi essenziali restano ancora meno briciole.

https://www.mef.gov.it/focus/Legge-di-Bilancio-2021/#cont1_scheda

Con la gente che muore perché non riesce a fare chemio o operazioni o terapie con ospedalizzazioni e ambulatorizzazioni normali, perché "non ci sono posti"...

ma l'emergenza sono i regali al complesso militare industriale, certo...

E allora anche se oggi non c'è più rimasto nessuno, al di fuori della nostra disperazione, anche se non solo non c'è il secondo fronte, ma neppure il primo, preferisco tornare alle parole del poeta, e dire con lui: ¡Aunque mueras, no mueres!

Ciudad, Stalingrado, no podemos
llegar a tus murallas, estamos lejos.
Somos los mexicanos, somos los araucanos,
somos los patagones, somos los guaraníes,
somos los uruguayos, somos los chilenos,
somos millones de hombres.

Ya tenemos por suerte deudos en la familia,
pero aún no llegamos a defenderte, madre.
Ciudad, ciudad de fuego, resiste hasta que un día
lleguemos, indios náufragos, a tocar tus murallas
como un beso de hijos que esperaban llegar.

Stalingrado, aún no hay Segundo Frente,
pero no caerás aunque el hierro y el fuego
te muerdan día y noche.

¡Aunque mueras, no mueres!
Porque los hombres ya no tienen muerte
y tienen que seguir luchando desde el sitio en que caen
hasta que la victoria no esté sino en tus manos
aunque estén fatigadas y horadadas y muertas,
porque otras manos rojas, cuando las vuestras caigan,
sembrarán por el mundo los huesos de tus héroes
para que tu semilla llene toda la tierra.


(Città, Stalingrado, non possiamo
giungere alle tua mura, siamo lontani.
Siamo i messicani, siamo gli araucani,
siamo i patagoni, siamo i guaranì,
siamo gli uruguaiani, siamo i cileni,
siamo milioni di uomini.

E abbiamo altra gente, per fortuna, nella famiglia,
ma non siamo ancora venuti a difenderti, madre.
Città, città di fuoco, resisti finché un giorno
arriveremo, indiani naufraghi, a toccare le tue muraglie
con un bacio di figli che speravano di tornare.

Stalingrado, non esiste un Secondo Fronte,
però non cadrai anche se il ferro ed il fuoco
ti mordono giorno e notte.

Anche se muori non morirai!
Perché gli uomini ora non hanno morte
e continuano a lottare anche quando sono caduti,
finché la vittoria sarà nelle tue mani,
anche se sono stanche, forate e morte,
perché altre mani rosse, quando le vostre cadranno,
semineranno per il mondo le ossa dei tuoi eroi,
perché il tuo seme colmi tutta la terra.)

Prima o poi, finirà anche questo otto settembre. E dopo l'otto settembre, arriverà il nove. E prima o poi anche il venticinque aprile.

Ciao

Paolo
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