Landini contro le due destre descritte da Revelli
di Andrea Del Monaco
La rivolta sociale invocata da Maurizio Landini è contro le due destre descritte da Marco Revelli. Quelle due destre ci hanno condotto alla situazione attuale. Lo ha sintetizzato bene Melenchon: “Questa propaganda secondo cui la sinistra deve scendere a patti con la destra è pericolosa. Il risultato lo conosciamo tutti: Meloni. Noi rifiutiamo di tradire i nostri elettori in cambio di poltrone.”1. Occorrerebbe definire Destra chi vara politiche di Destra. Il segretario della CGIL2 ha giustamente osservato come “Non si è liberi quando c’è la guerra, quando si è precari, se non arrivi a fine mese, se non sei in grado di curarti o se addirittura muori sul lavoro. Quindi lo sciopero, la rivolta sociale e la lotta per la pace sono la stessa cosa”. Landini ha aggiunto: “… se non ti rivolti di fronte alle ingiustizie, che persona sei? Che vita fai?”. Marco Revelli, intervistato sulle parole di Landini su La Stampa3, ricorda come “la rivolta, oggi, e non solo oggi, sia un gesto salvifico. Una società priva di segnali di rivolta è bloccata, morente…Se non ci fosse quel vento di rivolta ciò vorrebbe dire che la nostra società è non solo sorda, ma morta”. Citando Albert Camus, nel mondo dell’assurdo, l’unica possibilità di restare vivi è rivoltarsi. La rivolta ha l’effetto di generare solidarietà. La rivolta “è tutta nel presente dove dall’io si diventa noi, un gesto istintivo che implica al più una forma di contagio: mi rivolto dunque siamo.”. L’Italia non è la Francia: perchè contro la riforma Fornero o il Jobs Act nessun io è diventato noi? Perché Giorgia Meloni vince le elezioni nel 2022 e nel 2024? Perché un italiano su due non vota?
Perché dal 1996, come scrisse Marco Revelli nel saggio “Le due destre”4, non si confrontano una destra e una sinistra. Al contrario si confrontano due destre: una destra populista e plebiscitaria, ‘fascistoide’ (l’allora centrodestra di Berlusconi) e una destra tecnocratica ed elitaria, liberale (allora l’Ulivo di Prodi). Lo ha ricordato lo stesso Marco Revelli in un convegno al CNR5 il 26 gennaio 2024. Le due destre, pur confliggenti apparentemente, hanno governato la dissoluzione del compromesso socialdemocratico che aveva contrassegnato la prima repubblica. Le due destre, al di là dei differenti toni, negli ultimi trent’anni hanno perseguito eguali obiettivi: la svalorizzazione del lavoro, l’autonomia differenziata, la fine dell’intervento pubblico e la privatizzazione dei servizi pubblici, in primis la sanità. E così, quanto più lo stato sociale è stato smantellato, tanto più i non garantiti si sono astenuti poiché non sono stati tutelati da nessuno. Entrambe le due destre non vogliono cambiare le condizioni materiali dei seguenti soggetti sociali: i lavoratori poveri, i pensionati minimi, i lavoratori in nero, i disoccupati, coloro che non hanno 400 Euro per pagare una colonscopia in intramoenia in un ospedale pubblico, i meridionali che emigrano o devono curarsi al Nord. Per i non garantiti è indifferente chi governi: quindi si astengono oppure, se votano, votano Meloni. Analogamente, in USA, come ricorda Bernie Sanders6, gli operai hanno abbandonato i democrats perché il PD americano ha abbandonato gli operai. Ma quando inizia tutto ciò? In Italia (e nella CEE) il compromesso socialdemocratico vede le prime incrinature quando muta la cornice economica con l’istituzione dello SME e la separazione Banca d’Italia-Tesoro che sottrae allo Stato italiano il controllo del debito pubblico lasciandolo al Mercato. Il lavoro subisce in un decennio solo sconfitte: il 1980 alla FIAT, il referendum sul taglio di 3 punti di contingenza della scala mobile nel 1985, l'abrogazione della scala mobile con l'accordo del 31 luglio 1992, il protocollo sulla concertazione del 23 luglio 1993. Con il crollo dell’URSS finisce il fattore k: le élites liberali europee abbandonano politiche sostanzialmente socialdemocratiche prima imposte dalla Guerra fredda. E non casualmente nel 1992 il Trattato di Maastricht fissa i parametri del 3% per il deficit e del 60% per il debito; è la vittoria di Von Hajek: il suo ordoliberismo informa i Trattati Europei, sottomette lo Stato al Mercato e il Lavoro al Capitale. Come ricorda Clara Mattei7 inizia una fase di austerità fiscale, monetaria e industriale che impedisce l’attuazione della Costituzione. Lo Stato privatizza, precarizza il mercato del lavoro e indebolisce i sindacati. La destra liberale guidata da PDS-DS-PD ha promosso la precarietà con misure diverse dal pacchetto Treu al Jobs Act. E così la destra populista, quando è arrivata al Governo nel 2001, nel 2008 e nel 2022, ha trovato i lavoratori sempre più indeboliti. Il Governo Amato ha inserito in Costituzione l’autonomia con la “riforma” costituzionale del 2001. E oggi Calderoli può aggravare il divario Nord-Sud con l’autonomia differenziata in nome della Costituzione deformata. Il decreto 56/2000 definanzia la spesa sanitaria delle regioni povere (per Piero Giarda la più grande manovra anti-poveri compiuta da un Governo di centrosinistra). E le regioni ricche del Nord beneficiano del turismo sanitario dal Sud. Chi da sinistra ha criticato la destra liberale e tecnocratica ha alternato deficit cognitivo e primitivismo politico: gli intellettuali organici del socialismo sono scomparsi o sono diventati organici al liberismo. Servirebbe la lotta sociale più della rivolta come giustamente ricorda Giuliano Garavini8. E servirebbe una Sinistra capace di battere le due Destre.
https://www.popoffquotidiano.it/2023/03/15/pensati-sgradita-lopposizione-a-landini-contestera-meloni/
L’opposizione Cgil sul piede di guerra: inopportuna la passerella offerta alla premier
“Meloni, pensati sgradita!”. Eliana Como, portavoce dell’opposizione interna Cgil, salirà domani sul palco del congresso Cgil con uno scialle su cui campeggerà questa scritta. Lo scialle è stato mostrato in anteprima, in collegamento da Rimini, con la trasmissione Un Giorno da Pecora di RaiRadio1,