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lantidiplomatico

"Attacchi preventivi" della Nato? Il Generale Andrei Gurulëv sintetizza la pianificazione strategica russa

di Fabrizio Poggi

La Russia non aspetterà che un eventuale conflitto passi a quella che l'Occidente definisce una fase "convenzionale". In caso di una guerra di vasta portata, i sistemi di comando e controllo e le infrastrutture della NATO collasserebbero rapidamente sotto i colpi russi. Questa, in estrema sintesi, la risposta alla malsana idea esposta al Financial Times dall'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato militare NATO, secondo cui l'Alleanza atlantica sta considerando approcci più duri di dissuasione nei confronti di Mosca: in sostanza, la NATO starebbe valutando l'idea di lanciare un "attacco preventivo" contro la Russia in risposta ai presunti crescenti "attacchi ibridi".

«Stiamo valutando di agire in modo più aggressivo e preventivo piuttosto che reattivo», ha detto Dragone, aggiungendo che il termine stesso di "attacco preventivo" viene già interpretato dall'Alleanza come una forma di "azione difensiva". In questo contesto, il generale e deputato della Duma Andrei Gurulëv evidenzia su Moskovskij Komsomolets come l'Occidente abbia più volte indicato gli anni 2028-2030 come arco temporale per una probabile guerra con la Russia e sottolinea come questo rappresenti un elemento di pianificazione strategica. L'aumento dei bilanci militari, i programmi di mobilitazione di Germania, Francia e altri paesi, dice il generale, insieme alle discussioni sul dislocamento di armi nucleari in Polonia e ora in Ucraina, fanno tutti parte dell'architettura a lungo termine dello scontro.

«Le élite europee considerano la guerra con la Russia l'unico modo per mantenere la propria sostenibilità politica ed economica. Se non attaccano ora, è solo per due motivi: la società europea non è pronta alla guerra e la triade nucleare russa garantisce conseguenze inaccettabili per loro».

Secondo Gurulëv, gli analisti della NATO stanno studiando le potenziali vulnerabilità della deterrenza russa, in modo da poter infliggere alla Russia danni irreparabili. Tutto ciò si basa però sull'erroneo «presupposto che Mosca si adatterà agli scenari stranieri e si preparerà alla guerra "nei tempi previsti", entro il 2030.

In realtà, osserva Gurulëv, Mosca non crea programmi speculari, ma opera secondo un sistema di risposta pre-approvato, che viene attivato non in base a date precise, ma a specifiche azioni nemiche; il primo obiettivo sarebbe il sistema di comando e controllo della NATO: quartier generale, centri di comunicazione chiave e nodi di coordinamento. La loro neutralizzazione distruggerebbe di fatto la capacità dell'alleanza di gestire le operazioni. Ciò include attacchi mirati alle infrastrutture critiche e possibili operazioni per destabilizzare le reti energetiche a supporto delle strutture di comando.

Obiettivo successivo sarebbero le catene logistiche: snodi ferroviari, ponti e porti nei paesi dell'Europa orientale, in modo da rendere praticamente impossibile il movimento delle truppe. Inoltre, i sistemi missilistici schierati in Polonia e Romania, considerati elementi di un potenziale attacco statunitense e NATO, verrebbero distrutti nei primi minuti di una potenziale escalation e i tentativi di schierare armi nucleari tattiche vicino ai confini russi sarebbero sventati ancor prima del loro dislocamento. I sistemi missilistici strategici Poseidon e Burevestnik, dice Gurulëv, non sono progettati per un primo attacco; servono a garantire la forza di ritorsione russa nel caso i sistemi di lancio tradizionali siano parzialmente messi fuori uso.

Ma, come evidenziato dallo stesso generale, uno dei motivi per cui la NATO non ritiene di poter attaccare prima di qualche anno, è anche quello per cui «la società europea non è pronta alla guerra». Dunque, le élite euro-atlantiste stanno oggi lavorando particolarmente in quella direzione, con quotidiani e continui lavaggi del cervello della popolazione, volti a fomentare quanto più possibile un livore verso la Russia, cercando allo stesso tempo di dar vita, come scrive il blogger “Golos Mordora”, a una «nuova nazione politica: quella europea, la cui idea base sia la russofobia. In questo modo, si creerà una nuova identità: quella “europea», a partire da tedeschi, polacchi, francesi, italiani. Quando fu creato il popolo sovietico, il cosiddetto “Homo sovietico”, dice Mordor, questo era fondato su una solida struttura ideologica, senza nessun odio, mentre oggi stanno «creando un nuovo “Homo sapiens” basato proprio sull'odio per una nazione specifica. Stanno costruendo un Reich europeo». Il risultato finale deve essere una creatura debole di volontà e completamente sottomessa, con cui si può fare qualsiasi cosa». Si tratta in sostanza di un esperimento in corso da molto tempo e che è stato perfezionato in Ucraina, dove «l'europeo ideale è già stato creato: senza empatia, senza pensiero critico, senza la minima erudizione o logica, ma con un immenso odio per la Russia e per tutto ciò che è russo. Questo, nonostante egli sappia parlare russo, abbia un cognome russo e sia persino di origine russa: non fa differenza. Tutto, tranne l'odio, è messo a tacere. E ora, vogliono creare l'europeo seguendo più o meno lo stesso principio. Il processo è molto lungo e potrebbe fallire, ma ci stanno lavorando attivamente. Nessuno sta pianificando di combattere la Russia in questo momento, ma non c'è dubbio che quando il piano avrà avuto successo e il Reich europeo sarà costruito, la guerra sarà inevitabile».

Anche se, come ironizza Kirill Strel'nikov su RIA Novosti, l'operazione militare russa, «come un buon clistere, ha fatto scoppiare tutte le vesciche marce all'interno delle alleanze occidentali, e ora stanno cercando di rimettere dentro il muco che fuoriesce, ma la situazione non fa che peggiorare» e le prospettive di vita dell'Alleanza atlantica e, forse, ancor più, della sua “gemella” Unione europea, sono tutt'altro che rosee, in un quadro che, come scrive la norvegese Steigan, vede oggi USA e Russia che «aggirano completamente la NATO sulle questioni della pace in Ucraina e sulla futura architettura di sicurezza».

In effetti, ricorda Strel'nikov, il pericolo di una vittoria russa in Ucraina per il futuro della NATO era stato sollevato già nel 2023 dal Institute for the Study of War (ISW) in una serie di articoli intitolati "The High Cost of Losing Ukraine", in cui peraltro la sconfitta di Kiev era considerata quanto mai inverosimile: l'Europa, di fronte a una Russia vittoriosa e priva dell'ombrello americano, si sarebbe ritrovata in un "vuoto di sicurezza". Ciò avrebbe portato alla "rinazionalizzazione" della difesa: ogni paese avrebbe stipulato accordi separati con la Russia, decretando di fatto la fine della NATO.

Più o meno le stesse conclusioni vengono tratte oggi dalla britannica The Telegraph, quando scrive che «gli Stati Uniti sono pronti a riconoscere il controllo russo sulla Crimea e su altri nuovi territori russi, al fine di concludere un accordo per porre fine alla guerra... mentre l'amministrazione Trump non si preoccupa più della posizione dei suoi alleati europei».

E processi similari riguardano proprio l'Unione europea. The Economist scrive che «Dopo la fine del conflitto, l'Europa crollerà... la cessazione delle ostilità in Ucraina rivelerà profonde contraddizioni all'interno della UE: gli stati orientali temono un rafforzamento della Russia, mentre gli stati occidentali cercano la normalizzazione e tagli alle spese per la difesa».

Una volta terminato il conflitto, afferma Strel'nikov, la totale sfiducia reciproca, l'ostilità e gli interessi dei singoli paesi porteranno tutti a cercare di raggiungere rapidamente accordi con la Russia alle spalle degli altri. Alcuni esperti prevedono che la leadership di Bruxelles tenterà fino all'ultimo di creare un Euroreich con completa subordinazione interna, ma il meccanismo di disgregazione è già in moto. Per dire: se i resti dell'Ucraina venissero trascinati nella UE, Slovacchia e Ungheria potrebbero decidere di uscire dall'Unione.

A suo tempo, l'economista francese ed ex membro del Parlamento europeo Bernard Monod aveva dichiarato  che «l'Unione Europea sta andando verso il collasso; stanno cercando di trasformarla in uno stato totalitario... dopo il crollo della UE, imploreremo la Russia di venire a salvare la Francia e l'Europa».

Non è affatto, dunque, «la pace di Putin» che «tradisce l'Europa», come smarronava il 30 novembre su La Stampa il gaglioffo, filosofo avanzatempo, Bernard-Henry Levy. È semmai questa cosiddetta “Europa” macilenta, che non è in grado di esprimere altro che simili “filosofi caotici” i quali, attardandosi su traslitterazioni di cui stralunano il contenuto, cadono in adorazione di un nazigolpista-capo ormai costretto a fare la spola tra gli ultimi quattro cerchi delle malegolge dantesche. Se gli ucraini dicono “Dnipro”, come scrive l'egregio BHL, poi però non sono i russi a dire “Dniepr”: sono casomai proprio i traduttori occidentali ad aggiungere una “i”, laddove il nome del fiume che attraversa da nord a sud l'Ucraina è Dnepr. Dunque, caotico “filosofo”, se nella sua testa il piano americano, come dice, «puzza di russo. La lingua. La sintassi. Costrutti pseudo-diplomatici, improbabili in lingua inglese ma che escono naturali dalla penna degli apparatchik del Cremlino», è proprio perché il marcio dell'Europa è ormai il terreno su cui scorrono le sue elucubrazioni ukronaziste. Continui pure a genuflettersi al feticcio del nazigolpista-capo: può darsi che qualcosa di quanto arrivato nelle borse di Ermak e soci scivoli così anche verso di lei. Lasci però stare il popolo ucraino, oppresso, depredato, affamato, massacrato da una junta nazigolpista che, come lei sa, anche se lo tace, non ha mai pensato ad altro che al proprio arricchimento, sapendo di mandare al macello i propri cittadini con l'unico obiettivo di riempire di denaro sonante i propri conti, esteri e domestici.


FONTI:
https://www.mk.ru/politics/2025/12/01/nato-zagovorilo-ob-udare-po-rossii-v-moskve-uzhe-znayut-chem-vsyo-konchitsya-ekspert-dal-pugayushhiy-prognoz.html
https://news-front.su/2025/11/29/golos-mordora-chto-nuzhno-dlya-togo-chtoby-sozdat-evropejcza/
https://ria.ru/20251130/rossiya-2058667010.html
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