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comedonchisciotte.org

L’operazione statunitense “bait and switch” mira ai principi della “causa prima” di Putin

di Alastair CrookeStrategic Culture Foundation

Il cosiddetto “piano di pace” in 28 punti, redatto come un presunto trattato legale, apparirà a qualsiasi lettore esperto come un prodotto dilettantesco

Come al solito l’ottimo Simplicius (vecchia ‘volpe di canneto’) aveva analizzato perfettamente la situazione, come ce l’aveva presentata nel suo “La proposta di pace” trapelata nasconde intrighi” che vi abbiamo presentato due giorni fa. È adesso il turno di Alastair Crooke di darcene conferma. Buona lettura.

* * * *

Ora disponiamo dei dettagli del cosiddetto “piano di pace” in 28 punti fornito dal parlamentare ucraino Goncharenko, che sostiene essere una traduzione dell’originale.

Il testo, redatto come un presunto trattato legale, apparirà a qualsiasi lettore esperto come un lavoro amatoriale, basato in diverse parti su “discussioni successive” e “aspettative”.

In altre parole, molto è lasciato ambiguo, vago e non definito con precisione; un piano del genere sarebbe ovviamente inaccettabile per Mosca (anche se potrebbe non rinnegarlo apertamente). Ciononostante, il piano ha suscitato rabbia e reazioni negative in Europa.

Il The Economist (riflettendo il punto di vista dell’establishment) definisce il documento “una terribile proposta americano-russa… che soddisfa molte delle richieste massimaliste [della Russia] e ne aggiunge alcune altre”.

Gli europei e la Gran Bretagna vogliono la capitolazione della Russia, pura e semplice.

Il punto qui, che Mosca chiarisce, è che Kirill Dmitriev – l’interlocutore di Steve Witkoff nella stesura – non rappresenta né il presidente Putin né la Russia; non ha alcun mandato ufficiale.

Dmitri Peskov, il portavoce di Putin, afferma seccamente:

“Non ci sono consultazioni formali tra Russia e Stati Uniti sulla risoluzione della questione ucraina, ma esistono dei contatti”. Maria Zakharova ha dichiarato che “il Ministero degli Esteri russo non ha ricevuto alcuna informazione ufficiale dagli Stati Uniti sui presunti ‘accordi’ sull’Ucraina che i media stanno entusiasticamente diffondendo”.

“La posizione di Mosca è che la Russia è aperta al dialogo solo entro ‘i limiti dei suoi principi dichiarati’ e gli Stati Uniti non hanno ancora offerto nulla di ufficiale che possa servire come punto di partenza”.

Allora cosa sta succedendo? Due “non inviati” politicamente inesperti hanno avuto delle conversazioni e da questi colloqui hanno messo insieme alcune proposte apparentemente speculative. Non è nemmeno chiaro se Dmitriev in ottobre avesse ottenuto l’approvazione per i suoi colloqui con Witkoff negli Stati Uniti o se stesse agendo di propria iniziativa. Il Ministero degli Esteri russo nega di essere a conoscenza del contenuto di queste lunghe discussioni. Sarebbe decisamente fuori del comune se Dmitriev non avesse informato nessuno a Mosca.

In ogni caso, il presidente Putin ha inviato la sua risposta alla valanga di notizie che circolano sui media occidentali (basate su fughe di notizie ad Axios apparentemente provenienti da Dmitriev):

Indossando una uniforme militare, Putin ha visitato il posto di comando del Gruppo di Battaglia Ovest in prima linea, dove ha semplicemente affermato che il popolo russo “si aspetta e ha bisogno” dei risultati dell’Operazione Militare Speciale (SMO): “Il raggiungimento incondizionato degli obiettivi della SMO è l’obiettivo principale della Russia”, ha affermato.

La risposta di Putin agli Stati Uniti è quindi chiara.

Sembra quindi che questo documento di discussione scritto dal punto di vista americano sia stato concepito come un classico esercizio di “bait and switch” (adescamento e sostituzione). Il segretario di Stato Rubio ha ripetutamente affermato di non sapere “se la Russia sia seriamente intenzionata a perseguire la pace o meno”:

“Stiamo verificando se i russi sono interessati alla pace. Saranno le loro azioni, non le loro parole, a determinare se sono seri o meno, e intendiamo scoprirlo il prima possibile… Ci sono alcuni segnali promettenti, ma anche alcuni segnali preoccupanti”.

Quindi, le proposte sono state probabilmente una “trappola” per mettere alla prova la Russia in diversi ambiti; per esempio:

“Si prevede… che la NATO non si espanderà ulteriormente, sulla base del dialogo tra Russia e NATO, ma con la mediazione degli Stati Uniti; l’Ucraina riceverà “garanzie di sicurezza affidabili” [non definite]; la dimensione delle forze armate ucraine sarà “limitata” [sic] a soli 600.000 uomini; gli Stati Uniti saranno compensati per queste garanzie; se la Russia invaderà l’Ucraina, [allora] oltre a una risposta militare coordinata e decisiva, saranno ripristinate tutte le sanzioni globali, il riconoscimento dei nuovi territori e tutti gli altri benefici saranno revocati; gli Stati Uniti coopereranno con l’Ucraina alla ricostruzione congiunta … e alla gestione delle infrastrutture del gas ucraine, compresi i gasdotti e gli impianti di stoccaggio”.

“La revoca delle sanzioni [alla Russia] sarà discussa e concordata gradualmente e su base individuale”.

“100 miliardi di dollari di beni russi congelati saranno investiti nella ricostruzione e negli sforzi di investimento guidati dagli Stati Uniti in Ucraina. Gli Stati Uniti riceveranno il 50% dei profitti derivanti da questa operazione; la Russia sancirà per legge una politica di non aggressione nei confronti dell’Europa [senza tuttavia menzionare alcuna reciprocità da parte dell’Europa].”

“La Crimea, Luhansk e Donetsk saranno riconosciute de facto come russe; la situazione di Kherson e Zaporizhzhia sarào congelata lungo la linea di contatto, il che significherà un riconoscimento de facto lungo la linea di contatto; la Russia rinuncia agli altri territori annessi”.

Questo paragrafo equivale di fatto a un cessate il fuoco – non a un accordo di pace – con un riconoscimento solo de facto (e non de jure):

“Questo accordo sarà giuridicamente vincolante. La sua attuazione sarà monitorata e garantita da un Consiglio di pace presieduto dal presidente Trump”.

“Una volta concordato, il cessate il fuoco entrerà in vigore”.

È improbabile che questa serie di proposte venga accettata dagli europei, dalla Russia o persino da Zelensky. Il loro scopo è quello di dettare un punto di partenza completamente nuovo per qualsiasi negoziazione. Qualsiasi concessione russa prevista nel testo sarà “intascata” dagli Stati Uniti, mentre i “principi dichiarati” della Russia saranno messi da parte. Le pressioni sulla Russia aumenteranno.

In realtà, l’escalation è già iniziata. In concomitanza con la pubblicazione delle proposte, quattro missili ATACMS a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti e lanciati da loro personale, sono penetrati in profondità nel territorio russo pre-2014 a Voronezh, dove si trovano i radar strategici oltre l’orizzonte della Russia. Tutti sono stati abbattuti e i missili russi Iskander hanno immediatamente distrutto le piattaforme di lancio e ucciso i 10 operatori.

Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha minacciato ulteriori sanzioni contro la Russia e Trump ha dichiarato di essere d’accordo con la proposta del senatore Lindsay Graham di applicare sanzioni del 500% a chi commercia con la Russia, a condizione che lui, Trump, abbia completa discrezionalità sul nuovo pacchetto di sanzioni.

L’obiettivo generale di queste proposte è chiaramente quello di mettere Putin alle strette e spingerlo ad abbandonare i suoi principi fondamentali, come la sua insistenza sull’eliminazione delle cause profonde del conflitto e non solo dei sintomi. In questo documento non vi è alcun accenno al riconoscimento delle cause profonde [espansione della NATO e posizionamento di missili] al di là della vaga promessa di un “dialogo [che] sarà condotto tra la Russia e la NATO, con la mediazione degli Stati Uniti, per risolvere tutte le questioni di sicurezza e creare le condizioni per un allentamento della tensione, garantendo così la sicurezza globale e aumentando le opportunità di cooperazione e di sviluppo economico futuro”.

Bla, bla, bla.

Sembra che ci sia un’escalation in vista. La Russia dovrà considerare come scoraggiare militarmente gli Stati Uniti in modo efficace, senza però avviare i passi per una escalation verso la terza guerra mondiale.

L’equilibrio tra deterrenza e apertura alla diplomazia è una linea sottile: un’enfasi eccessiva sulla deterrenza potrebbe (in modo controproducente) solo incitare un avversario a una controffensiva che porterebbe a un’escalation.

D’altra parte, un’enfasi eccessiva sulla diplomazia potrebbe essere percepita dall’avversario come debolezza e invitare a un’escalation delle pressioni militari.

Le proposte di Witkoff-Dmitriev possono essere state (o meno) animate da buone intenzioni, ma è improbabile che i custodi della profonda architettura della redemptio equitis globale consentano alla Russia di preservare i suoi valori “contrari”.

A quanto pare, Kirill Dmitriev potrebbe essere stato “fregato”.


Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.

Link: https://strategic-culture.su/news/2025/11/24/us-bait-and-switch-operation-targeting-putins-root-cause-principles/
Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per come DonChisciotte
Le opinioni espresse in questo articolo non riflettono necessariamente quelle di ComeDonChisciotte.
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