Trump negozia le condizioni di resa dell'Ucraina, UE fuori dalla realtà e dalle trattative
di Clara Statello
Le trattative per la pace in Ucraina sono le trattative per la resa dell’Ucraina. Non è la Federazione Russa a dover accettare le condizioni degli Stati Uniti – o men che mai dell’UE – ma sono gli Stati Uniti a dover negoziare con la Russia le condizioni per una sconfitta dignitosa e meno dolorosa possibile per l’Ucraina.
Washington non ha le carte per imporre dure condizioni od ottenere importanti concessioni da Mosca.
Questa situazione non è più eludibile e l’Occidente, a poco a poco, ne sta prendendo atto.
Irrealismo occidentale
“Irrealistico” è l’aggettivo che ha caratterizzato la giornata di ieri. Dopo la lunga riunione al Cremlino tra il presidente russo Vladimir Putin e gli inviati di Trump, i lamentosi cori delle prefiche occidentali non si sono fatti attendere.
Owen Matthews ha pubblicato sul Telegraph un articolo che più che un’analisi politica è una presa di coscienza già dall’intitolazione: Putin è ora al posto di guida. Sottotitolo: L'Europa non ha un piano alternativo realistico, né può permettersi di sostenere la continua guerra dell'Ucraina.
Matthews avverte che sarà Putin a dettare le condizioni per la pace in Ucraina, perché la Russia sta vincendo la guerra. Definisce irrealistici i piani alternativi forniti dall’Europa.
«Nessuna protesta indignata del capo degli affari internazionali dell'UE Kaya Kallas cambierà questo crudele fatto. I leader europei possono sviluppare qualsiasi piano alternativo di pace, ma l'unico voce realmente importante è la voce di Putin. Le truppe di Putin avanzano inesorabilmente sulla terra, mentre le sue razzi distruggono inesorabilmente la rete elettrica dell'Ucraina».
Infine ammette:
«L'unico modo per imporre a Putin condizioni è sconfiggerlo. Ma l'Ucraina non è riuscita a farlo nonostante la grande e eroica sofferenza, supportata da centinaia di miliardi di aiuti occidentali».
In parole brutali, l’Occidente non ha le carte, non ha il peso negoziale per sedere ad una condizione di parità al tavolo delle trattative. L’Ucraina non è riuscita sconfiggere la Russia «nonostante le centinaia di miliardi di aiuti occidentali». Ormai deve essere chiaro che nessuna Wunderwaffen cambierà il corso della guerra.
Gli USA staccano la spina?
Irrealistico pensare che gli Stati Uniti finanzino l’Ucraina all’infinito. Mentre Witkoff e Kushner erano impegnati nei colloqui con Putin, il segretario di Stato Marco Rubio ha messo nero su bianco che se qualcuno ha scommesso sul fallimento dei negoziati, allora deve garantire la sostenibilità della guerra.
“Alcuni pensano che la nostra politica dovrebbe consistere nel finanziare l'Ucraina all'infinito, indipendentemente da quanto duri la guerra. Questo è irrealistico. Non corrisponde alla realtà. Non accadrà”, ha detto ieri durante un’intervista.
Rubio ripete quanto affermato da Trump poche ore prima, e cioè che gli Stati Uniti non sono più finanziariamente coinvolti nella guerra tra Ucraina e Russia.
"Non partecipiamo più a questa guerra finanziariamente. Biden ha distribuito $350 miliardi, come caramelle. È una somma enorme di denaro, e una grande parte di essa è arrivata in contanti, molto in forma di equipaggiamento", ha detto, aggiungendo che adesso sono i partner europei a sostenere Kiev.
Inoltre, sempre ieri, sono arrivate altre notizie dello stop agli aiuti statunitensi. The Atlantic scrive che gli Stati Uniti hanno sospeso le consegne di alcune armi all'Ucraina e hanno interrotto uno dei canali di comunicazione diretta con i generali tedeschi che coordinano gli aiuti a Kiev.
Nel suo pragmatismo, il presidente Donald Trump trova molto più vantaggioso fare affari con i russi che finanziare all’infinito gli ucraini per combatterli.
Preparare la sconfitta
Sui negoziati con Mosca, Marco Rubio specifica: “C'è gente che si comporta irrazionalmente, pensano che si debba parlare solo con l'Ucraina e non affatto con la Russia. Ma è impossibile finire la guerra tra la Russia e l'Ucraina senza parlare con la Russia”. Un chiaro riferimento ad alcuni leader europei. Poi prosegue: “Tuttavia, è necessario considerare anche la posizione ucraina. Hanno combattuto molto coraggiosamente”.
Tradotto: bisogna trovare delle condizioni accettabili per la resa di Kiev. Si vis pacem para cladum. E’ già stato confezionato un eufemismo ad hoc: la “pace dignitosa per l’Ucraina”.
La parte soccombente si sta adeguando. Ieri il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dichiarato ieri alla stampa tedesca che l’Ucraina deve prepararsi a “concessioni dolorose”. L’ex ministro degli Esteri ucraino Kuleba, afferma la stessa cosa: "Ci aspetta un periodo molto difficile in cui dovremo accettare la dolorosa realtà”.
Tuttavia fornisce la formula magica per indorare la pillola amara: “l’Ucraina avrà una sconfitta tattica ma una vittoria strategica”. Tattica perché dovrà cedere territori, strategica perché manterrà la sua statualità e dunque l’obiettivo strategico di Mosca – dice Kuleba – quello di distruggere l’Ucraina come nazione, non sarà raggiunto. Ovvero: l’Occidente ha inventato che l’obiettivo strategico della Russia fosse quello di distruggere l’Ucraina e adesso canta vittoria.
Anche il presidente ucraino Zelensky ieri pomeriggio ha annunciato decisioni difficili. In base alle sue dichiarazioni e a quelle del capo della diplomazia tedesca, sembra che l’Ucraina possa accettare la cessione o il riconoscimento del Donbass, in cambio di robuste garanzie di sicurezza.
La posizione del Cremlino
Martedì al Cremlino, Vladimir Putin ha ricevuto Steve Witkoff, imprenditore immobiliarista e grande amico del presidente USA, nonché lo stesso genero di Trump, Jared Kushner. Ad assistere Putin c’erano il suo consigliere personale Yuri Ushakov e Kirill Dmitriev, presidente del fondo sovrano di investimenti russo. Al tavolo dunque, c’erano tre uomini d’affari e un capo di stato. Segno di come gli investimenti strategici di Russia e USA forniranno le solide basi degli accordi di pace.
L’incontro si è svolto in serata. Putin ha ricevuto la delegazione soltanto dopo il forum degli investimenti Russia Calling. In quella sede, con un intervento duro ma intriso di realismo, ha spiegato perché l’UE siede al tavolo dei negoziati.
«L’Europa si è esclusa da sola dal processo negoziale ucraino. Non ha un’agenda di pace e attualmente sta intralciando gli sforzi degli Stati Uniti per le trattative. L’Europa avanza proposte inaccettabili per la Russia nel piano di pace sull’Ucraina».
Secondo Putin la ragione è che l’Europa mantiene l'idea di infliggere una sconfitta strategica alla Russia, vive di queste "illusioni ", pur "essendo consapevole" che si tratta di un ricordo del passato e che non potrebbe essere così.
"Confondono i loro desideri alla realtà".
Insomma, le elite europee hanno iniziato a credere alla loro stessa propaganda e ciò gli impedisce di essere attori dei processi storici. Le trattative non si basano sulle illusioni di supremazia delle ex potenze coloniali, ma sulla realtà del campo.
Il vertice
Non c’è da stupirsi se a notte fonda, Ushakov ha riferito alla stampa che la parte russa ha ricevuto il documento in 28 punti (dunque il documento originario, non quello rivisto a Ginevra), più altri quattro documenti. Né sorprende che dalla riunione di ieri sera non sia stato definito un compromesso per la pace.
Ushakov ha detto che le parti «non hanno discusso di formulazioni specifiche, ma hanno discusso l'essenza di ciò che è incorporato in questi documenti americani», specificando che alcune parti sono accettabili, altre no e c’è ancora tanto lavoro da fare.
Si ritiene che i punti chiave di Mosca siano tre: il ritiro delle truppe ucraine dal Donbass, il riconoscimento internazionale dei territori annessi o conquistati, la smilitarizzazione dell’Ucraina.
Ma anche qui siamo nel campo del wishfull thinking: a Mosca non bastano delle concessioni, ma risolvere le cause che hanno provocato la guerra. Ovvero definire una nuova architettura di sicurezza strategica di tutta l’Europa che non penalizzi la Federazione Russa. Ciò come minimo prevede la neutralità dell’Ucraina e il ritiro della NATO dal suo territorio (basi di intelligence, addestratori, etc.), incluso lo stop alle forniture di armi e munizioni.
Washington dovrà adeguare le sue richieste alle condizioni del Cremlino, se vuole ottenere un accordo di pace. I tempi sono lunghi. Ma il tempo gioca a favore della Russia, come si è visto finora.







































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