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Regno Unito, Laburisti a tutta destra

di Mario Lombardo

Il Partito Laburista britannico sotto la guida del primo ministro, Keir Starmer, sta procedendo a passo spedito verso la trasformazione in un soggetto di (estrema) destra, liquidando anche formalmente riferimenti e principi di carattere progressista. Questa involuzione era iniziata almeno ai tempi del “New Labour” di Tony Blair circa tre decenni fa, ma ha registrato una drastica accelerazione dopo la parentesi rappresentata dalla leadership di Jeremy Corbyn, vista evidentemente con orrore dall’ala destra del partito e dai grandi interessi economici e finanziari di cui è ormai in larga misura espressione. La natura odierna del partito al potere a Londra si può osservare proprio in questi giorni con la presentazione, da parte del governo, di un piano di riforma del sistema di “accoglienza” degli immigrati che include, in particolare, nuove norme ultra-restrittive e profondamente anti-democratiche, per non dire illegali, sul trattamento dei richiedenti asilo.

In apparenza, come spiegano praticamente tutti i media ufficiali, si tratterebbe di una strategia ormai consolidata tra i tradizionali partiti socialdemocratici e di centro-sinistra occidentali, i quali, per non perdere consensi, inseguono le politiche dei movimenti populisti di destra in ascesa, in primo luogo incorporando programmi xenofobi per combattere quella che viene spacciata come la piaga che affliggerebbe le società occidentali, la causa di ogni male, ovvero i flussi migratori fuori controllo. Fermo restando che, se anche così fosse, saremmo in presenza di una strategia fallimentare che porta puntualmente alla sconfitta elettorale i governi di centro-sinistra che la perseguono, le ragioni sono in realtà diverse.

Piuttosto, partiti come quello Laburista condividono gli stessi interessi di classe di quelli di destra e, come questi ultimi, ingigantiscono ad arte il problema dell’immigrazione – non necessariamente solo quella clandestina – per ottenere obiettivi politici ben precisi, primo fra tutti l’allontanamento dell’attenzione di lavoratori e classe media dalle vere cause di problemi economici e deterioramento della qualità della vita nelle società occidentali.

Un simile processo sta interessando da tempo inevitabilmente anche il “Labour” britannico. Starmer aveva beneficiato nelle elezioni del 2024 del discredito accumulato dai conservatori in 14 anni di governo. Tra le pieghe dei numeri elettorali si intravedeva tuttavia lo scarso entusiasmo generato dai laburisti che, una volta arrivati al potere e dopo le prime iniziative orientate a confermare gli indirizzi neo-liberisti bipartisan degli ultimi decenni, hanno visto infatti un rapidissimo crollo dei consensi. Starmer non ha però fatto una piega, restando coerente sia in politica estera, con il pieno sostegno al regime genocida di Netanyahu e a quello neo-nazista ucraino, sia sul fronte domestico, con una raffica di misure anti-sociali e anti-democratiche, emarginando nel contempo sempre più le rimanenti frange di “sinistra” all’interno del suo partito.

Lunedì, così, la ministra dell’Interno, Shabana Mahmood, ha presentato in Parlamento una legge che ridimensiona drasticamente il diritto di asilo nel Regno Unito, con una serie di interventi che hanno fatto esultare il numero uno del partito di estrema destra “Reform UK”, Nigel Farage, dato favorito da tutti i sondaggi per guidare il futuro governo dopo le prossime elezioni. Farage ha evidenziato quello che a suo dire sarebbe l’elemento mancante nella riforma laburista, tale da renderla inefficace, vale a dire l’uscita di Londra dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Per il resto ha promosso la proposta di legge del governo su tutta la linea, affermando che la ministra Mahmood, nel suo discorso in aula, “sembrava stesse facendo un colloquio” per entrare nel suo partito.

Elogi a profusione sul governo per la programmata distruzione del diritto di asilo sono arrivati anche dall’attivista anti-islamico Tommy Robinson e dai commentatori di destra in genere. Le uniche critiche nei confronti della Mahmood le hanno espresse i partiti di opposizione come quello Liberal Democratico, dei Verdi e il neonato “Your Party”, co-fondato dall’ex leader laburista Corbyn. Quest’ultimo ha avvertito che, con questa legge, i laburisti “non stanno solo spianando la strada [verso il potere] a ‘Reform UK’”, ma del partito di Farage “stanno implementando il programma qui e ora”. L’altra leader del nuovo movimento formato in buona parte da fuoriusciti del Partito Laburista, Zarah Sultana, ha invece descritto in maniera accurata la natura della riforma appena introdotta dal governo, definendo le misure che contiene come “uscite direttamente dal manuale del fascismo”.

Dietro alla legge anti-immigrazione c’è la regia di un gruppo di oscuri agenti politici che fungono da consiglieri e strateghi di Starmer e spingono da tempo per trasformare il “Labour” in un partito pienamente di destra. Secondo la stampa d’oltremanica, sul progetto in discussione ci sarebbe in particolare l’impronta del capo di gabinetto del primo ministro, Morgan McSweeney. Un progetto che l’opportunista Mahmood ha fatto proprio dopo avere operato una inversione di rotta ideologica di 180 gradi che l’ha trasformata da propugnatrice dei diritti di immigrati e richiedenti asilo a crociata anti-migranti, dedita a combattere quella che definisce una “crisi fuori controllo” che starebbe “distruggendo” il suo paese.

La misura contenuta nella bozza di legge che ha provocato maggiore indignazione prevede la possibilità per il governo di confiscare beni di valore di proprietà dei richiedenti asilo per contribuire al pagamento delle spese relative alle procedure legate ai loro casi. Questo provvedimento, che evoca inquietanti memorie nazisti, sarebbe ispirato a uno simile introdotto tempo fa in Danimarca. Al centro della riforma c’è poi un cambiamento radicale del sistema di asilo che minaccia di smantellarlo quasi del tutto, cioè la precarizzazione dello status di rifugiato attraverso “revisioni” fissate a scadenze di trenta mesi, che possono portare alla deportazione nei paesi di origine se ritenuti “sicuri” dal governo di Londra.

Coloro a cui è stato garantito l’asilo nel Regno Unito non avranno inoltre più la possibilità di richiedere un permesso per risiedervi in maniera permanente dopo cinque anni, ma il periodo di attesa salirà addirittura a venti anni, segnati evidentemente da una situazione famigliare e lavorativa ultra-precaria a causa delle appena ricordate “revisioni” del loro status. Ancora, la legge include la cancellazione di aiuti economici e benefit vari per i rifugiati che ottengono permessi di lavoro o vengono condannati per qualsiasi tipo di reato. Starmer intende anche limitare in maniera drastica le riunificazioni famigliari dei rifugiati, mentre ci sarà un via libera alle espulsioni dei minori che rientrano in questa categoria.

Le misure hanno un carattere anti-democratico tale da richiedere – ed è questo un altro elemento del provvedimento – una revisione della legge sui diritti umani, in modo da cambiare le modalità con cui viene applicato nei casi relativi ai migranti il “diritto alla vita famigliare” previsto dall’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Queste modifiche al diritto di asilo e alle procedure con cui viene gestito avvengono in un quadro generale segnato dal calo piuttosto evidente degli ingressi nel Regno Unito, a conferma che quella in atto è una campagna politica svincolata dalla realtà dei fatti. Il dato della migrazione netta è sceso infatti da 906.000 tra il 2022 e il 2023 a 431.000 nel 2024. Le domande di asilo accettate erano invece il 76% del totale nel 2022, mentre la percentuale è scesa rispettivamente al 67% e al 47% nei due anni successivi, anche se le domande sono aumentate in senso assoluto per via dell’inasprirsi dei conflitti in varie zone del pianeta, spesso con la responsabilità diretta anche di Londra.

Il giro di vite sull’immigrazione coincide con il punto più basso in termini di popolarità di Starmer. È quindi abbastanza evidente il collegamento tra la parabola discendente del premier e il tentativo di recuperare consensi a destra. Secondo il Guardian, la ministra degli Interni Mahmood sarebbe peraltro tra le ipotetiche favorite a succedere Starmer alla guida del “Labour” e del governo in caso dovesse coagularsi l’opposizione interna al primo ministro fino ad arrivare a un voto per una nuova leadership. La Mahmood avrebbe il sostegno del già ricordato capo di gabinetto di Starmer, in quello che sembra sempre più assumere i tratti di un complotto politico intrecciato alla deriva verso destra della classe dirigente laburista.

Praticamente tutto il partito è d’altra parte appiattito su questa linea, come dimostra il dibattito seguito alla presentazione in parlamento della legge anti-immigrazione. I giornali hanno in alcuni casi scritto di “ammutinamenti” o “rivolte” contro Starmer e Mahmood per la natura reazionaria del provvedimento, ma nella realtà, se pure critiche ci sono state da parte di svariati deputati, non sembra esserci aria di “rivolta” e tutto fa pensare che il provvedimento non registrerà che una manciata di defezioni al momento del voto in aula. In totale, sono 121 i parlamentari laburisti che hanno incarichi di governo di vario livello e, per il momento, soltanto uno ha rassegnato le dimissioni in segno di protesta contro la legge che introduce i cambiamenti più drastici al diritto di asilo nel Regno Unito dalla Seconda Guerra Mondiale.

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Comments

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Andrea
Tuesday, 25 November 2025 09:39
Ecco un altro esempio di sinistra come repubblica dell'umanità. Oltre la metà degli abitanti di Londra non è inglese. E quando i i ceti popolari si ribellano per mantenere la loro particolare identità storica - per altro giustamente pretesa dagli stessi stranieri - sono fascisti.
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Lorenzo
Monday, 24 November 2025 23:14
Quando le sinistre parlano di 'democrazia' questa è solo una cartina di tornasole per coprire ciò che sta loro veramente a cuore, vale a dire umanismo, antirazzismo e immigrazionismo. (Ab-)usano il concetto di democrazia per dare a intendere che il demos abbraccia i loro manitù, implicandolo nei propri empiti ideologico-religiosi.

Prova ne sia che appena il popolo (nonostante la battente propaganda di regime) vota a favore d'idealità opposte, come avviene in rapporto all'invasione extracomunitaria (con Farage che ormai supera il 40% dei consensi), istantaneamente la volontà popolare dimette tutta la sua sacralità e la si proclama viziata dalle manipolazioni di cattivi maestri (proprio come fanno i leaders della NATO avverso al pacifismo delle rispettive cittadinanze).
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