Abu Mazen a Roma, nel silenzio di tomba del movimento per la Palestina
di Il Pungolo Rosso
Nei giorni scorsi Abu Mazen è stato a Roma, a rapporto prima dal duo Mattarella-Meloni, poi dal neo-crociato amerikano Leone XIV.
Cosa sia venuto a fare non è un mistero per nessuno: è venuto ad assicurare l’Italia (lo stato, le banche e le imprese italiane) che la sua “Autorità nazionale” si muoverà integralmente e fedelmente all’interno del piano neo-coloniale e schiavista di Trump, ma senza dimenticare gli “amici italiani” negli eventuali affari della ricostruzione di Gaza. E lo farà in totale contrapposizione alla resistenza palestinese (Hamas), costringendo questa alla resa e alla consegna delle armi.
Come premio per questo giuramento di fedeltà all’imperialismo occidentale tutto, Italia compresa, è venuto a mendicare il riconoscimento da parte di Roma di quello stato di Palestina accanto all’intoccabile stato di Israele che l’entità sionista ha reso materialmente del tutto impossibile, ormai, da decenni.
E’ poi passato dal papa neo-crociato a garantirgli il suo impegno, in chiave anti-islamica, “in favore della presenza cristiana in Palestina”.
Insomma, Abu Mazen è venuto a Roma a fare l’Abu Mazen, quello – tanto per dire – che da 16 anni ha il mandato scaduto, ma si rifiuta di indire elezioni che perderebbe di sicuro; quello che nel 2006-2007 chiese allo stato occupante un aiuto militare per sconfiggere Hamas a Gaza; quello che era talmente intimo con il macellaio Barak, il ministro della difesa sionista del tempo, da essere informato in anticipo dell'”operazione piombo fuso” (risulta dai files di Wikileaks, come ricorda Amadeo Rossi, ne Il muro della Hasbarà, Zambon, 2018, p. 223); quello che ha definito i combattenti di Hamas e delle formazioni della resistenza “figli di cane”, e fermiamoci qui.
Non ci può essere dubbio alcuno sul fatto che nei suoi colloqui romani i “nostri” luridi governanti e il capo della Chiesa cattolica gli abbiano impartito ordini sotto forma di “raccomandazioni” – e tutte congiurino allo strangolamento della resistenza del popolo palestinese (si veda qui sotto, ad esempio, cosa scrive il sito “Terrasanta”).
Eppure (abbiamo atteso giorni per dirlo) questa visita è passata in un silenzio assordante dentro il grande movimento che si è prodotto nelle piazze a settembre e ottobre. Il che lascia pensare che si fa più attenzione a intestarsi quelle piazze senza averne titolo, che a lavorare per continuare coerentemente nella direzione che quelle piazze avevano indicato. Si può essere per la “Palestina libera dal fiume al mare”, si può essere davvero per “rompere con Israele”, senza denunciare, e battersi contro simili “incontri” di stampo coloniale?
Per noi, invece, anche questa è un’occasione per denunciare il ruolo infame che l’Italia sta svolgendo oggi nel genocidio dei palestinesi, come l’ha svolto nei passati 80 anni sempre a sostegno dello stato di Israele; per denunciare la pretesa neo-coloniale, imperialista, di scegliere i rappresentanti del popolo palestinese (*) e di imporre ad essi di venire in pellegrinaggio di sottomissione a Roma. E questa posizione porteremo nella manifestazione di Milano il 29 novembre, insieme con il rinnovato sostegno alla resistenza del popolo palestinese, e alla lotta anti-coloniale, anti-imperialista per la sua liberazione nazionale e sociale.







































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