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di OttolinaTV
Lucio Caracciolo e Jacques Baud non si inchinano a Zelensky e vengono attaccati da Ue e mainstream
Ecco come l’Unione europea distrugge la vita delle persone: due giorni fa, la Commissione europea ha pubblicato i nomi dei nuovi cittadini che saranno colpiti dalle sue sanzioni economiche; e, tra questi nomi, c’è Jacques Baud, un ex colonnello svizzero a lungo rappresentante delle Nazioni Unite, oggi analisti geopolitico. La sua colpa? L’aver espresso opinioni sulla guerra in Ucraina non allineate a quella commissione. Sentite la motivazioni ufficiali: Jacques Baud “Funge da portavoce della propaganda filorussa e formula teorie complottiste, ad esempio accusando l’Ucraina di orchestrare la propria invasione per aderire alla NATO. Jacques Baud è pertanto responsabile di mettere in atto azioni o politiche attribuibili al governo della Federazione russa che compromettono o minacciano la stabilità o la sicurezza di un Paese terzo (l’Ucraina), o sostiene tali azioni o politiche, tramite l’uso della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze”. Adesso, andate su YouTube e guardatevi qualunque intervento di Jacques Baud: quello che vedrete è un semplice cittadino europeo che esprime pacificamente le sue opinioni politiche ed esercita il suo diritto di critica. Si tratta di sanzioni devastanti: non solo viene gli impedito l’ingresso e il transito nel territorio dell’Unione, ma – cosa ancora più grave – il congelamento dei beni e dei conti bancari; a tanto può portare contraddire Zelensky e Kaja Kallas e, pensate, nella democraticissima Unione europea.
Le sanzioni della Commissione non devono passare da nessun tribunale: si tratta di punizioni emanate direttamente dal potere esecutivo nei confronti di individui che, quindi, non sono stati giudicati colpevoli di alcun reato da nessuna corte. Che dire… Sono letteralmente nel panico: non stanno toccando palla nei negoziati e, tra qualche mese, perderanno la poltrona; non gli rimane che prendersela con noi. Fate girare: solidarietà a Jacques Baud e a tutte le vittime del regime (tra le quali, come vedremo tra pochissimo, potrebbero esserci anche Limes e Lucio Caracciolo).
Jacques Baud è un ex colonnello dell’esercito svizzero, a lungo rappresentante delle Nazioni Unite con vari incarichi; oggi, analista che scrive su diverse testate e pubblica video su YouTube intervenendo spesso sulla guerra in Ucraina, anche nel canale del nostro amico Giacomo Gabellini: online trovate svariati suoi interventi tradotti in italiano, così come i suoi libri, tipo L’arte della guerra russa e Guerre segrete in Ucraina, entrambi con l’editore Max Milo. Sono libri critici con l’Unione europea e con la NATO, nonché con la strategia occidentale utilizzata nella guerra in Ucraina che, secondo Baud, avrebbe portato a una pace non lontana dalle condizioni imposte dei russi: un pazzo! Scherzi a parte, un normale cittadino europeo che non ha commesso alcun crimine e che, in questi anni, si è limitato a esprimere pacificamente le proprie opinioni politiche; l’altro ieri, un documento firmato dall’Alta rappresentante per la Politica estera Ue, Kaja Kallas, ha integrato l’elenco degli individui colpiti dalle sanzioni europee e, tra quei nomi, è apparso anche Jacques Baud, accusato – in virtù delle sue idee non allineate a quella della Commissione – di essere (testuali parole) “Portavoce della propaganda filorussa” e, dunque, sanzionato.
Purtroppo, si tratta di sanzioni devastanti: non solo viene impedito l’ingresso e il transito nel territorio dell’Unione – il che significa, per chi si trovi già in un Paese Ue, non poterne uscire – ma, cosa ancora più grave, il congelamento dei beni e dei conti bancari; ma aspettate, perché la cosa forse più incredibile è che la democraticissima Unione europea, tanto decantata da Calenda e Gabanelli, può distruggere la vita dei propri cittadini senza nemmeno passare da un tribunale. Le sanzioni della Commissione non sono comminate da alcun tribunale: si tratta di punizioni emanate direttamente dal potere esecutivo nei confronti di individui che, quindi, non sono stati giudicati colpevoli di alcun reato da nessuna corte; in questo caso, l’elaborazione e la proposta delle misure fanno capo all’ufficio di quella piaga dei popoli europei che porta il nome di Kaja Kallas. Le accuse portate per motivare le sanzioni contro Baud sono raccapriccianti, tanto da far apparire le purghe staliniane, in confronto, una sorta di lezione di liberalismo; sentite cosa hanno scritto: “Jacques Baud è ospite regolare di programmi televisivi e radiofonici filo-russi” (quali? Dove? Perché dovrebbero essere filo-russi? Non si sa). “Funge da portavoce della propaganda filo-russa e formula teorie complottiste, ad esempio accusando l’Ucraina di orchestrare la propria invasione per aderire alla NATO. Jacques Baud è pertanto responsabile di mettere in atto azioni o politiche attribuibili al governo della Federazione russa che compromettono o minacciano la stabilità o la sicurezza di un Paese terzo (l’Ucraina), o sostiene tali azioni o politiche, tramite l’uso della manipolazione delle informazioni e delle ingerenze” – è bene sottolinearlo, in virtù dell’espressione delle proprie idee politiche: “Jacques Baud è pertanto responsabile di mettere in atto azioni o politiche attribuibili al governo della Federazione russa”, scrive la Commissione; una formulazione che, nel migliore dei casi, non vuol dire assolutamente nulla e che nasconde chiaramente l’intento di colpire un cittadino che ha come unica colpa avere contraddetto Kaja Kallas e l’aver esercitato il proprio sacrosanto diritto di critica.
Tra i dodici nuovi sanzionati (oltre a due enti giuridici, tra cui un battaglione per gli attacchi cyber) c’è pure Xavier Moreau, ex ufficiale francese con passaporto russo, con accuse molto simili a quelle di Baud; e, poi, una decina di cittadini russi, inclusi giornalisti e attivisti residenti a Mosca imputati di essere braccia armate del Cremlino, come quelli che fanno riferimento al think tank Valdai Club: “Tenuto conto della gravità della situazione”, scrive Kallas, ”non si poteva fare altrimenti”. Tenuto conto della gravità della situazione, invochiamo una rivolta popolare europeista contro Kaja Kallas e il suo ufficio, che porti all’immediato congelamento dei beni e dei suoi conti bancari e al suo esilio in Paesi extra Ue – che so, magari in Donbass; che so, magari sulla linea del fronte, così la guerra la vede veramente. Wishful thinking a parte, esprimiamo la nostra massima solidarietà a Jacques Baud, così come a tutti i liberi cittadini europei che vengono colpiti dal regime in virtù delle loro opinioni politiche.
Ma gli attacchi di questi non finiscono qui: in queste ore, infatti, a essere finito nel mirino dei fan della censura per la libertà e della guerra per la pace c’è anche Limes, la più importante rivista di geopolitica italiana, e il suo direttore Lucio Caracciolo. L’accusa è sempre la stessa: le pacate analisi geopolitiche di Caracciolo non farebbero da megafono alla linea interventista di Macron e Kallas e alle prospettive di profitto di Leonardo e Rheinmetall; e quindi, dopo il generale Camporini, anche Federigo Argentieri, Franz Gustincich e Giorgio Arfaras si sono dimessi dal comitato redazionale di Limes e dal suo Consiglio scientifico. “Siamo in una fase cruciale, probabilmente la più difficile per l’Ucraina dall’inizio della guerra” ha spiegato Argentieri: “questo è il momento in cui bisogna fare scelte chiare, senza ambiguità. In questo contesto ho ritenuto che non fosse più ammissibile che il mio nome comparisse nel tamburino di Limes”. Insomma: l’idea che l’analisi geopolitica possa essere super partes e non fare copia-incolla dai post di Zelensky e Calenda è qualcosa che fa davvero inorridire il nostro Argentieri; però su una cosa ha ragione, perché forse non sapete cosa hanno osato fare quelli di Limes. Pensate: hanno pubblicato a puntate il romanzo di Antonio Pennacchi L’autobus di Stalin. Cioè, non so se mi spiego: un romanzo del 2005, scritto da quel putiniano ante litteram di Pennacchi, che contiene addirittura il nome di Stalin nel titolo; “Un’orrenda apologia cinica del dittatore, mascherata da allegoria grottesca” la definisce un indignato Argentieri, “una chiara provocazione rispetto alla sofferenza ucraina”. Per fortuna, Caracciolo non è certo famoso per la sua flemma e, interpellato sul caso dal Fatto Quotidiano, si è limitato rispondere così: “Occorre analizzare i conflitti e ascoltare tutte le voci, anche le più lontane. Non possiamo metterci da una parte contro l’altra ma essere aperti a punti di vista molto diversi. Abbiamo pubblicato dozzine di articoli ucraini o russi, ma questo non vuol dire che io condivida il punto di vista dell’uno o dell’altro”.
Ma come mai questi attacchi proprio adesso? Alla domanda sulla scelta dei tempi posta dal Fatto, Caracciolo afferma di non saper dare una risposta, ma, se ci guardiamo per bene intorno, forse qualche idea possiamo farcela venire: La pace ferma petrolio e Difesa, titola Milano Finanza oggi; la prospettiva del cessate il fuoco in Ucraina interrompe il rally di titoli come Leonardo (-3,9%) e Rheinmetall (-4,8%). In calo anche Tenaris (-1,9%) per via della discesa delle quotazioni del gas. Come vi abbiamo raccontato, i negoziati sono entrati nel vivo e le oligarchie delle élite europee devono far valere la propria strategia della guerra ibrida a oltranza alla Russia e della ripresa economica attraverso la corsa agli armamenti; ma le cose non si stanno mettendo benissimo, e un eventuale accordo di pace come quello che emerge dal piano di pace americano, sottolineano, farebbe non solo calare il prezzo del petrolio e del gas – come scrivono anche gli economisti di Anz – ma, soprattutto, darebbe un colpo mortale alla bolla del riarmo: negli ultimi giorni, Leonardo e Fincantieri hanno ceduto rispettivamente il 3,9 e il 9% in borsa, il colosso tedesco Rheinmetall ha perso il 4,8%, mentre l’inglese Bae Systems l’1,9%. E, tutto questo, mentre la Confindustria tedesca (Bdi) è tornata a lanciare l’allarme sulla situazione economica della Germania: “La peggiore dal 1949“ dichiara in una intervista alla Süddeutsche Zeitung del 15 dicembre ripresa dal Sole 24 Ore: il presidente Peter Leibinger sottolinea che la Germania è reduce da due anni di recessione e, per il 2025, si prospetta al massimo una crescita modesta, ferma allo zero virgola.
Non staremo qui a fare e rifare il solito pippone, ma è chiaro che per attirare nuovi capitali e per risollevarsi dalla più grave crisi industriale dal 1949, la Germania – seguita dai cosiddetti volenterosi con le loro rispettive economie in recessione – sta puntando tutto sulla bolla del riarmo; e se, adesso, gli ordini dagli USA sono cambiati e russi e ucraini non possono proprio continuare a spararsi in Donbass, quanto meno si eviti lo scenario peggiore – e, cioè, quello di una pace duratura che sgonfi definitivamente le tensioni con la Russia. La guerra dovrà potenzialmente poter riprendere da un momento all’altro, Zelensky deve rimanere al suo posto, il clima emergenziale non finire mai: tregua, non pace; solo così la bolla potrà continuare a crescere, questa classe dirigente non assumersi la responsabilità della propria sconfitta e questa torsione autoritaria essere continuamente giustificata dalla prossima invasione dei Cosacchi. Insomma: giorni davvero cruciali per Kallas e compagni; nulla deve rimanere intentato e, come abbiamo visto, non saranno certo la nostra formale libertà di espressione e di opinione a proteggerci dai loro piani. Oggi, come non mai, abbiamo bisogno di costruire un media veramente libero e indipendente, abbastanza grande e forte da sopravvivere a ogni censura; costruiscilo insieme a noi e aderisci alla compagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.









































Comments
Dietro ai reati di opinione antirazzista operava l'intento d'impedire l'organizzarsi d'un'opposizione seria all'invasione extracomunitaria, e li avete approvati entusiasticamente.
Dietro ai reati d'opinione antifascisti ed antinegazionisti operava lo strapotere della Germania all'interno dell'eurodittatura e l'influenza delle comunità giudaiche in Italia, e li avete approvati entusiasticamente.
Dietro ai reati d'opinione antirussi opera l'intento della finanza globalista di usare l'assoluta egemonia acquisita nei corridoi di Bruxelles per navigare la presidenza Trump tenendo viva la guerra per procura in Ucraina. E stavolta guaite come cagnolini.
E' vero che quest'ultimi hanno l'aggravante di essere comminati da un'autorità politica senza la mediazione giudiziaria, ma anche i primi e i secondi avevano un'aggravante, e cioè d'essere palesemente contrari alla vs. pregiata costituzione (art.21).
La determinante del vostro atteggiamento non è mai la natura del provvedimento, ma sempre e solo il fine politico-ideale che lo ispira.