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marx xxi

La transizione al mondo multipolare

Editoriale del n. 1/24 della rivista MarxVentuno

Il mondo è in grande trasformazione, con cambiamenti mai visti prima, come scrivono da diverso tempo i compagni cinesi. Siamo entrati in una nuova fase della storia mondiale, una fase di guerre aperte – dalla proxy war di USA-NATO-UE contro la Russia in Ucraina, al Vicino Oriente, con la guerra genocida di Israele contro la resistenza palestinese. A differenza delle guerre del precedente trentennio post-sovietico – aggressioni unilaterali USA-NATO contro Paesi e popoli che in un modo o nell’altro erano di ostacolo alla marcia dell’unipolarismo occidentale, dall’Iraq alla Jugoslavia, dall’Afghanistan alla Libia e alla Siria – queste guerre rivestono oggi il carattere dello scontro diretto e globale tra due prospettive opposte:

– mantenimento del dominio e dell’egemonia unipolare di USA-NATO-UE-G7 in tutti i principali campi, da quello più direttamente geopolitico e militare, a quello economico-finanziario, a quello, non meno importante, ideologico-culturale, con la pretesa dell’Occidente di essere l’unico depositario e portatore di valori morali, l’unico creatore della civiltà, l’unico protagonista della storia mondiale;

– oppure, affermazione di un mondo multipolare, che ha nella RPC un perno fondamentale nel percorso di emancipazione del “Sud globale” dalle catene del neocolonialismo e dell’imperialismo, come ha detto al 13° Forum del socialismo mondiale (organizzato dalla CASS, con i suoi istituti dell’Accademia del marxismo e del Centro studi sul socialismo mondiale, Pechino, novembre 2023), il professor Hiroshi Onishi dell’università di Kyoto nel suo intervento: Rafforzare la solidarietà del Sud Globale guidato dalla Cina socialista contro l’imperialismo.

La riflessione sulla fase attuale e i compiti dei partiti comunisti e delle forze antimperialiste ha percorso il 13° Forum, che aveva come tema centrale la costruzione della Comunità dal destino condiviso per tutta l’umanità e lo sviluppo del socialismo mondiale. Francesco Maringiò, presidente dell’associazione Marx21, sottolinea nel suo articolo il carattere internazionalista del Forum e il suo porsi come incubatore di una nuova forma di internazionalismo. Riportiamo in questo numero, oltre quella del già citato Onishi, la relazione di Andrea Catone, direttore della rivista e le due relazioni di Vladimiro Giacché, filosofo ed economista, vicepresidente dell’associazione Marx21. Nella prima (Un ordine finanziario mondiale in difficoltà) Giacché sottolinea la crescente instabilità dell’ordine mondiale neoliberista centrato sugli Stati Uniti, basato sul capitale produttivo di interessi e sulla centralità del dollaro come “moneta mondiale”. È in corso la transizione dall’ordine mondiale basato sul dollaro/USA a un altro assetto degli affari mondiali di cui ovviamente non conosciamo in anticipo la configurazione e il complesso percorso. Occorre tener presente che gli USA non sono più il Paese leader mondiale nel settore manifatturiero e nel commercio, ma restano ancora dominanti nel sistema finanziario mondiale: “Gli Stati Uniti stanno ovviamente difendendo il loro ruolo centrale. Lo fanno anche dispiegando la propria forza militare per superare la propria debolezza economica, cioè diffondendo disordine e guerre. C’è un circolo vizioso: la potenza militare difende il ruolo centrale degli Stati Uniti/dollaro nell’ordine finanziario mondiale. Questo ruolo centrale, a sua volta, consente agli Stati Uniti di accumulare un enorme stock di debito senza doverne pagare il conto. Questo debito permette agli Stati Uniti di vivere al di sopra dei propri mezzi (nonostante gli enormi deficit gemelli – debito pubblico + deficit delle partite correnti – da decenni) e di permettersi spese militari senza confronti: in una parola, di avere burro e cannoni. Senza il potere derivante dal loro ruolo centrale nell’ordine finanziario mondiale, tutto questo non sarebbe possibile per gli Stati Uniti. È quindi evidente che oggi rimodellare l’ordine finanziario mondiale è un tassello essenziale nel puzzle della costruzione di una comunità globale dal futuro condiviso”.

Nella seconda relazione (Cambiamenti globali e caratteristiche dei partiti politici dell’Europa occidentale, tenuta al Forum internazionale “Valori dei partiti politici e civiltà umana, Sezione III, Cambiamenti nella politica dei partiti e nuovi sviluppi della politica mondiale dei partiti”, Università di Shandong, Jinan), Giacché osserva che di fronte allo sgretolamento dell’ordine unipolare i principali partiti politici dei Paesi occidentali sono incapaci di affrontare la nuova fase con una proposta strategica. Con la fine dell’URSS, che rappresentava un modello economico-politico alternativo, la politica è stata declassata a mera gestione dell’esistente, senza offrire una scelta tra vere alternative. La qualità e la credibilità della classe politica sono crollate, il malcontento popolare ha dato origine al populismo. L’Occidente si affida per il proprio sviluppo economico alle scelte di investimento delle grandi imprese finanziarie, alle dinamiche del mercato assurto a “pilota automatico” (Draghi).

Nella sua relazione (La transizione al mondo multipolare. La fase attuale e i compiti delle forze di orientamento socialista e antimperialista) Catone sottolinea che la transizione dall’unipolarismo al multipolarismo è un processo già in corso, ma il modo in cui questo processo si svilupperà dipende da molti fattori, tra cui l’azione soggettiva e consapevole delle forze politiche dei diversi Paesi. Le classi dirigenti dell’Occidente si oppongono miopemente al mondo multipolare. Il movimento comunista e operaio è chiamato a costruire un ampio fronte unito nella lotta per la pace basata sul riconoscimento del nuovo assetto del mondo multipolare. Questa lotta può essere il terreno unificante per il rilancio della prospettiva socialista in Occidente.

In questo numero è riportato anche il primo capitolo – curato da Pan Jin’e, docente presso l’Università della CASS, direttore e ricercatore del Dipartimento di studi sui movimenti comunisti internazionali – del Rapporto annuale sullo sviluppo dei movimenti comunisti internazionali (2021-2022). (Ricordiamo ai lettori che le edizioni MarxVentuno hanno pubblicato integralmente, sia in italiano che in inglese, i due rapporti precedenti del 2019-20 e del 2020-21). Il rapporto 2021-22 presenta un notevole interesse sotto due aspetti. Da un lato, perché ci fornisce un quadro complessivo – anche se, inevitabilmente, non esaustivo – dei movimenti comunisti e di orientamento marxista del mondo, uno sguardo sul movimento d’insieme, sul suo percorso, sulle sue avanzate e ritirate, sull’apprendimento dall’esperienza e l’individuazione dei percorsi politici più adeguati sulla base dell’analisi concreta della situazione concreta. È uno sguardo sul movimento d’insieme che purtroppo è spesso assente nelle organizzazioni politiche comuniste e marxiste in Occidente. Dall’altro, perché nel rapporto emerge il punto di vista del PCC, che è oggi di gran lunga il più grande e forte partito comunista del mondo e che, a partire dalla “nuova era” della segreteria di Xi Jinping, ha intensificato il suo impegno internazionalista.

Come Paese in grande trasformazione, in transizione al socialismo, la RPC ospita oggi il più articolato e diffuso sistema di istituti, centri studi, scuole di marxismo, riviste e case editrici marxiste, che animano lo studio, la ricerca e l’innovazione. Dalla rivista «Marxism & Reality» proponiamo due saggi che riteniamo di notevole interesse. Jin Fenglin, capo del Progetto di Innovazione Teorica della Scuola Centrale del Partito, Accademia cinese del Governo, affronta nel suo saggio – Creare un nuovo modello di civiltà cinese che vada oltre la gerarchia occidentale delle civiltà – una grande questione che è al centro oggi del dibattito politico-culturale in Cina e cui vengono dedicati numerosi convegni (tra cui ricordiamo quello promosso a marzo 2024 dall’Università di Pechino): il rapporto fra transizione al socialismo e creazione di una nuova civiltà. La questione era già presente al movimento comunista all’indomani della rivoluzione d’Ottobre nelle riflessioni, tra gli altri, di Lenin e di Gramsci, ma più profondo significato e rilevanza assume oggi, quando il partito comunista cinese ha iscritto nel suo statuto l’indirizzo verso la costruzione di una comunità di destino condiviso per tutta l’umanità, e quando è in corso la lotta globale tra mantenimento del mondo unipolare e realizzazione del mondo multipolare. L’idea di comunità di destino condiviso per tutta l’umanità, connessa con quella di mondo multipolare, richiede l’approfondimento della riflessione sulle civiltà e la radicale messa in discussione della supremazia della civiltà occidentale. Scrive infatti Jin Fenglin: “Nella società odierna, in cui l’umanità si trova ad affrontare profondi cambiamenti che non si vedevano da un secolo, se il Partito Comunista Cinese vuole stare al passo con i tempi e guidare la nazione cinese a creare un nuovo modello di civiltà, deve condurre – alla luce della tendenza storica dell’evoluzione complessiva della civiltà e dell’epoca di rapidi cambiamenti della società umana – una revisione teorica completa e approfondita e una valutazione scientifica della logica teorica e pratica della gerarchia occidentale delle civiltà, e fare un’analisi profonda e articolata dei suoi problemi interni e della prospettiva dei limiti storici. Poi, con la teoria marxista dello sviluppo della civiltà come guida, il PCC deve realizzare la trasformazione creativa e lo sviluppo innovativo del meglio della civiltà tradizionale cinese, in particolare promuovere la cooperazione reciprocamente vantaggiosa nell’economia mondiale contemporanea, la co-governance multipolare nella politica globale, l’innovazione continua nel diritto internazionale e l’interazione e integrazione di diverse civiltà, per trovare alla fine una soluzione cinese per contrastare, opporsi e superare la gerarchia occidentale delle civiltà, gettando così solide basi teoriche e pratiche per la creazione di un nuovo percorso di modernizzazione cinese e di un nuovo modello di civiltà”.

Il secondo saggio tratto da «Marxism & Reality» che proponiamo in questo numero – Il potere dello Stato è anche una forte potenza economica. Applicare e innovare la teoria di Engels sulla sinergia dello sviluppo sociale in Cina – è di Yang Chengxun, professore del Centro di ricerca sull’etica economica, Università di Economia e Giurisprudenza di Henan. Egli afferma che per utilizzare al meglio il potere democratico del popolo guidato dal partito proletario per sviluppare l’economia socialista, per aderire alla corretta direzione politica e per chiarire alcune concezioni unilaterali sulla natura della fase primaria del socialismo presenti nel dibattito teorico, è necessario comprendere più a fondo la teoria di Engels della sinergia dello sviluppo sociale, secondo cui il potere statale è “anche un potere economico”. Occorre pure comprendere l’applicazione e lo sviluppo della teoria della sinergia dello sviluppo sociale da parte della Russia sovietica di Lenin e del Partito Comunista Cinese nel corso dell’ultimo secolo. Xi Jinping ha ulteriormente sottolineato il ruolo decisivo nell’economia socialista del partito al potere e ha indicato la direzione del PCC quale caratteristica distintiva del socialismo con caratteristiche cinesi e sua maggiore forza. Questa teoria ha arricchito la teoria di base del marxismo e si sta trasformando sempre più in una potente forza materiale. La natura dei partiti politici determina la natura del potere statale e la natura del potere politico determina la natura della società. La natura della società nella fase primaria del socialismo cinese dipende non solo dalla struttura proprietaria con la proprietà pubblica come pilastro, ma anche dal potere democratico del popolo dei partiti marxisti.

Infine, viene qui presentato l’ampio saggio di Francesco Galofaro, docente di semiotica alla IULM, dedicato all’analisi semiotica del discorso programmatico del Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, volto a far emergere i valori del nuovo partito di destra Fratelli d’Italia nel contesto delle forze conservatrici europee. A causa delle radici storiche del partito, il discorso viene paragonato a quello politico di Mussolini del 1922 al Parlamento italiano per sottolineare analogie e differenze. Il sistema valoriale di Giorgia Meloni è confermato dalla conferenza stampa annuale da lei tenuta per presentare la legge finanziaria. Il suo ruolo come leader viene quindi analizzato per comprendere la sua identità e posizione tra gli altri partiti e leader politici italiani. Molti valori del discorso mussoliniano sono attualizzati nel discorso della Meloni: la lealtà alla Triplice Intesa è sostituita da quella alla NATO; il ruolo del nemico esterno è ora incarnato dai “governi totalitari” (espressione con cui i media mainstream si riferiscono a Russia e Cina) e non da Germania, Russia e Turchia; altri valori, quali “legalità” e “governo forte”, sono preservati. La principale differenza tra Meloni e Mussolini riguarda il valore massimo del sistema: la “libertà individuale” sostituisce il “potere dello Stato”. Inoltre, il “conflitto di classe” è sostituito dall’opposizione tra “famiglie” e “burocrazia”. In altri termini, Meloni cerca di trasformare la sua formazione politica post-fascista in un partito liberista moderato, sostituendo la rivoluzione fascista con il riformismo conservatore. Dopo la crisi del trumpismo, il successo di Giorgia Meloni indica una nuova strada ai partiti della destra radicale europea.

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