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sinistra

Credito, finanza, denaro ... fiducia

di Luciano Bertolotto

 

Piccola storia di paese

1987. Nel Pinerolese, scoppiò lo scandalo dei container fantasma. Un noto e stimato imprenditore (tale Nuccio Candellero) raccolse, tramite una sua finanziaria quote da investire in container. Questi, affittati per spedizioni internazionali, garantivano una rendita del 18% annuo.

Si era agli albori della globalizzazione e i cassoni da trasporto simboleggiavano la rivoluzione economica.

In 1700 abboccarono e versarono un importo complessivo di 35 miliardi di lire.

Lettere anonime informarono che i cassoni non esistevano. Crollò l'intero castello: le quote dei nuovi soci servivano a pagare i promessi interessi a chi aveva precedentemente sottoscritto.

Sistema in grado di funzionare solo crescendo su se stesso.

In questo meccanismo, l'esistenza o meno dei container non aveva grande importanza.

Era la fiducia riposta in essi che permetteva il dipanarsi della catena di sant'Antonio.

Niente di nuovo. Un sistema nato nell'Ottocento per diffondere preghiere e, poi, utilizzato, nel Novecento, per racimolare soldi.

Famosa, in U.S.A., la truffa dell'immigrato italiano Carlo Ponzi. Dopo, altri ancora, ci hanno provato: Giuffrè, Madoff… Su garanzie inesistenti si costruirono imperi finanziari.

Del resto chi compra buoni del tesoro (fornendo credito allo Stato) lo fa perché ha fiducia di riavere indietro capitale e interessi...

Lo spread è un numero che di oggettivo ha ben poco. Misura quella che, per gli operatori finanziari, è la credibilità di uno Stato.

Uno spread alto significa dubitare che l'Italia, a differenza della Germania, sia in grado di pagare gli interessi dei prestiti a cui ricorre.

Può uno Stato fallire? Comprare BOT è l'indice di una (forse mal riposta) fiducia o è la mancanza di alternative? Potenza della fiducia o fiducia nella potenza?

Forse, il pur indiscusso, spread è soltanto un parametro che si usa perché per qualcuno è comodo usarlo. Eppure, per l'aumento di questo differenziale, cadde un Governo...

Secondo i meccanismi di calcolo su cui si basa, i titoli di Candellero avrebbe avuto uno spread altissimo. Eppure 1700 persone (un numero notevole nella ristretta cerchia del Pinerolese) si sono fidati di lui. Di uno che si era fatto Stato senza esserlo. Dabbenaggine? Stupida avidità?

Piccola storia di paese che però pone interrogativi su che cos'è la finanza. E il denaro, sua intima sostanza.

 

Ma cos'è il denaro?

Confesso: ben poco so di economia. Ignoro e dubito. Per questo mi preme porre domande.

In origine la moneta era un equivalente. Rendeva facile lo scambio tra beni diversi.

Forgiata in maniera di essere rara e durevole. Caratteristiche che, ben presto l' ha affrancata dalla condizione di mezzo. Con un proprio mercato è diventata, essa stessa, oggetto di contrattazione.

Nascevano nuovi soggetti economici. I mercanti prima, le banche poi. Istituti che trattano una unica merce: il denaro. Lo accumulano per poi prestarlo. Ovviamente traendone guadagno.

Spesso, soprattutto in passato, i clienti vi ricorrevano per fare la guerra.

Nell'era moderna è diventato, principalmente, capitale.

Elemento fondamentale nella produzione di merci tramite merci.

In moneta si paga anche il lavoro. Dallo sfruttamento di questo nasce l'accumulazione. Anch'essa espressa in denaro. Con l'estrazione del plus-valore si sono formate immense ricchezze.

Adam Smith definisce, nell'omonima opera, le merci come la ricchezza delle nazioni.

Il denaro ne rappresenta la forma simbolica e, nel contempo, duratura. Strumento necessario per la produzione e riproduzione capitalistica.

Nell'ultimo secolo si sono aggiunte altre forme di denaro. Possono essere definiti moneta i prodotti finanziari?

Obbligazioni, rate, mutui, prestiti (o debiti?), carte di credito, moneta virtuale, … Tanto nuovo valore immesso nei circuiti dell'economia. In quantità enorme e sempre in aumento.

Anche la sostanza è mutata. L'antico mezzo di pagamento ha subito un processo di astrazione fino a essere, con l'informatica, completamente smaterializzato.

Dal denaro-oggetto si è passati al denaro-segno. Progressivamente è prevalsa la funzione (o la finzione?) rispetto alla sostanza.

Non credo esista più, in termini quantitativi assoluti, un legame con l'insieme del valore delle merci a cui, istante per istante, avrebbe dovuto equivalere.

Quale rapporto permane tra la massa monetaria, formata da plus-valore e risparmio(lavoro morto) e il circolante? Che, poi, molto circolante non è in quanto, in gran parte, virtuale. Finanza in movimento e in continua trasformazione. Come, del resto, l'intera economia.

Sviluppo tecnologico e globalizzazione hanno creato sovrapproduzione, con conseguente crisi della remunerazione del capitale produttivo.

Con l'esaurirsi del fordismo la finanza ha esaltato la sua vocazione speculativa. Fino ad avere un ambizioso obiettivo: far denaro tramite denaro. Come il suindicato Candellero.

Il classico schema C – M – C' (capitale investito – merce prodotta – capitale comprensivo del plus-valore) perde la M. Non è una novità... anzi un ritorno all'antico: l'usura esiste da tanti secoli.

Molti i siti della speculazione tra i quali la Borsa che, nata per reperire il capitale necessario alla produzione, è diventata una sorta di bisca. Dove, tra l'altro, il gioco è truccato. Si pensi alla dissimmetria tra i fondi che alcuni sono in grado di buttare sul piatto e l'entità dell'investimento del piccolo risparmiatore. Nota, ma evidentemente non ai diretti interessati, la pratica di tosatura degli ingenui.

 

Politica e denaro

La massa di denaro, nelle sue molteplici forme, senza più riscontro con l'insieme delle merci prodotte, è alla ricerca di una sua legittimazione.

Inutile tentare di ancorare il valore a elementi condivisi di riferimento: l'oro o un'altra moneta.

Il dollaro ha svolto questa funzione fin quando gli U.S.A. hanno avuto, rispetto agli altri Stati dell'economia di mercato, una schiacciante supremazia. Anche militare …

La sospensione degli accordi di Bretton Woods, nel 1971, ha svelato il vero legame tra denaro e potere.

Rinunciando al regime dei cambi fissi e della convertibilità del dollaro in oro si è inaugurato un sistema basato sull'accettazione forzosa di una valuta fatta solo di carta. O meglio, fondato sulla potenza di chi lo imponeva.

La globalizzazione, con l'emergere di nuove potenze, ha cambiato lo scenario.

Quale ruolo giocano, nei nuovi rapporti di forza, i debiti pubblici e i disavanzi tra le diverse economie? Grazie a questi, ad esempio, gli statunitensi consumano più di quello che producono?

A spese di chi sottoscrive il loro debito?

Però come mai i titoli americani sono tuttora richiestissimi? Tanto da essere annoverati come beni rifugio. Su cosa si basa la fiducia dei creditori?

Lo stesso valore del denaro mi è dubbio. Cosa conta, realmente, l'accumulo di moneta, la straordinaria ricchezza accumulata da pochi paperoni? Mi sembra essere denaro capace solo di creare altro denaro. Dunque inutile. Per quel che ho capito non è questa enorme massa a muovere l'economia. Anzi mi pare che la freni.

Come sono possibili, in presenza di sovrabbondanza di mezzi, le ricorrenti crisi di liquidità?

Eppure sono un fenomeno molto frequente ed esteso a moltissimi soggetti economici. Spesso costretti a comprare denaro a prezzo esorbitante.

Passando dalle categorie generali al rapporto economico tra i singoli il denaro è una assoluta e concreta necessità. Anzi: un terribile vincolo. La detenzione (o la privazione) dei mezzi finanziari è un pilastro per l'esercizio del potere. Senza i ricchi non possono esserci i poveri. E viceversa... Tutta l'economia ruota attorno un qualcosa che pare essere, soltanto, un simbolo. Il simbolo e l'emblema della forza con cui un'esigua minoranza domina sul resto dell'umanità.

Si crea indefinitamente moneta senza che nulla (o quasi) accada. Senza apparenti conseguenze. L'acquisto, massiccio e continuo, del debito pubblico degli Stati dell'Unione europea, da parte della B.C.E. ne è stato un esempio. Eminenti economisti (e decisori vari) negarono che si potesse creare inflazione. Con quale risultato si è visto.

Ma, allora, cosa valgono le tecniche finanziarie basate sulla regolamentazione, da parte delle Banche Centrali, del costo del denaro?

Ma se si può stampare (quasi) senza limite banconote o creare indefinitamente altre forme di denaro, questo, diventando disponibile in quantità (quasi) infinita, dovrebbe valere nulla...

È la rarità della merce a fissarne il prezzo... L'aria non costa perché la sua disponibilità è illimitata. Eppure il denaro(o meglio, la sua penuria) continua a essere l'elemento cardine dei rapporti di produzione e dunque della vita economica e sociale. La mancanza di denaro è insopportabile per il singolo individuo ma, anche per un'impresa e, addirittura, per uno Stato.

Esemplare la storia della Grecia in questo scorcio del nuovo millennio. Un' economia, un Paese strangolato dai creditori. Forse sta qui la chiave di tutto. Il denaro non è più (se mai lo è stato) lo strumento neutro dello scambio economico. Esso è un simbolo di potenza. Anzi lo strumento principe del potere. Regolandone l'uso (non la quantità assoluta) si esercita un formidabile ricatto. Su questo si fonda l'intera economia. E dunque la società che da essa scaturisce.

Scoperta dell'acqua calda? Eppure tutti, o quasi, accettiamo questo stato di violenza. Ci appare del tutto normale. Le categorie dell'economicismo hanno profondamente permeato le menti.

La teoria (o, forse, sarebbe meglio definirla la teologia) del neoliberalismo raramente viene messa in discussione. Tanto meno il denaro. Non da oggi il dio supremo di una nuova(?) religione

I vecchi luoghi di culto sono sempre meno frequentati. Di contro ha trovato sacralità la produzione e il consumo.

Una religione che pone il lavoro come indiscutibile obbligo e il consumo come aspirazione di vita. La pubblicità è il nuovo Vangelo e i supermercati sono i templi del nuovo “credo”.

Il sacrificio del denaro per acquisire oggetti o servizi (spesso inutili e mai capaci di dare una soddisfazione duratura) è l'apice del rito.

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