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Sorvegliare e punire nel XXI secolo

di Alberto Giovanni Biuso

«Indipendentemente dalla volontà degli uomini e delle autorità che li dirigono», scrive Fernand Braudel, i fenomeni collettivi si generano, accadono, tramontano, mutano (Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII), vol. III, I tempi del mondo, trad. di C. Vivanti, Einaudi, Torino 1982, p. 65). Una volta avviate, le dinamiche sociali e politiche vivono di vita propria, seguendo regole certo non rigide come quelle che guidano il mondo fisico ma molto forti e a volte assai simili ai principi che sottendono le trasformazioni materiche.

I climi di guerra sono pericolosi anche per questo, come gli eventi del 1914 ampiamente dimostrano, costituendo un sinistro precedente dell’isteria antirussa che, creata di proposito dagli Stati Uniti d’America, sta causando il massacro del popolo ucraino, mandato letteralmente al macello, e sta preparando una catastrofe bellica per l’Europa occidentale, dopo aver già prodotto una crisi economica sempre più grave. La natura di colonia dell’Europa, chiara sin dal suicidio del 1939-1945, è ormai del tutto evidente e i governi nazionali sono in realtà dei governi-fantoccio al servizio degli USA. Servilismo nel quale si distinguono gli esecutivi e i parlamenti italiani, che siano a guida/maggioranza del Partito Democratico o di Fratelli d’Italia.

La dottrina brezneviana dei «Paesi a sovranità limitata» è ampiamente descrittiva dell’Europa contemporanea. E questo anche perché una delle dinamiche più caratteristiche del primo quarto del XXI secolo è il progressivo indebolimento degli Stati e dei loro apparati politici, i quali mettono le proprie strutture amministrative e le riserve economiche al servizio dei poteri globali e multinazionali, che essi siano visibili come il GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) che paga tasse irrisorie, sia meno evidenti come la galassia che ruota intorno al magnate della finanza Soros e al World Economic Forum (WEF) di Davos.

Una delle più rilevanti novità tecnologico-politiche finanziate e sostenute dal GAFAM e dal WEF è il cosiddetto Digital ID Wallet, il ‘portafoglio digitale’ che costituisce una delle più chiare espressioni del dispositivo di controllo che Michel Foucault ha sintetizzato nella formula ‘sorvegliare e punire’. Il ‘portafoglio digitale’, infatti, mediante un semplice programma presente nei telefoni cellulari, unifica i documenti di identità, i dati sanitari e quelli fiscali, insieme a una implacabile geolocalizzazione del portatore, i movimenti del quale diventano tutti tracciabili. Lo Studio Frost & Sullivan, che ha premiato tale invenzione, dichiara che «in caso di sospensione di un diritto dell’individuo per qualunque ragione, il governo può invalidarlo in tempo reale sulla piattaforma» (G. Travers, in éléments, n. 194, febbraio-marzo 2022), trasformando di colpo il cittadino in uno straniero senza alcun diritto civile e senza più la disponibilità del proprio denaro. Una condizione di autentica e integrale servitù (facciamo molta attenzione, quindi, a ‘scaricare’ simili applicativi sui nostri telefoni).

A offrire totale sostegno politico a queste dinamiche liberticide e dittatoriali è ‘la sinistra neoliberale’ che dà il titolo alla traduzione italiana di un libro di Sahara Wagenknecht, dirigente per alcuni anni del partito tedesco Die Linke (La Sinistra), che nell’originale porta la più efficace denominazione Die Selbstgerechten, che si può tradurre come ‘gli arroganti, i presuntuosi, gli autocompiaciuti’, plastica descrizione dell’idealtipo politico-antropologico che transita dall’internazionalismo ‘comunista’, ripudiato con orrore, all’internazionalismo ultraliberista di un capitalismo (da sempre) senza patria e senza identità, nel quale trionfa l’ontologia flussica e indeterminata di un essere umano che privandosi dell’identità nega anche la differenza, un umano esistente soltanto come luogo di passaggio puramente volontaristico e privo di radici territoriali, culturali, biologiche.

Una ‘sinistra’ «paladina delle quote a tutela di tutte le minoranze (la diversity), del wokismo correttore con effetto retroattivo della storia e del genderismo emendatore della biologia» e che invece rivolge una «costante denigrazione, quando non il vero e proprio disprezzo verso i valori difesi dai ceti sociali più umili e dagli abitanti delle periferie urbane e dei piccoli paesi di provincia», spinti in questo modo «a votare per le destre anti-establishement anche quando queste poi propongono ricette neoliberiste dalle quali non potranno trarre alcun vantaggio» (C. Nizzani, Diorama Letterario, n. 378, marzo-aprile 2024, p. 24).

Anche la propaganda ecologica di questa ‘sinistra’ è in realtà del tutto superficiale e finta, sia perché la cosiddetta ‘transizione ecologica’ è in realtà limitata all’economia del Continente europeo, destinato anche per questo a soccombere nel mercato globale; sia perché le soluzioni che propone (come le automobili elettriche) sono in realtà ancora più inquinanti delle tecnologie del carbone; e sia perché principio chiave dell’originario approccio ecologico e della Deep Ecology di Arno Næss e di Martin Heidegger è la difesa dei territori, delle loro culture, lingue, tradizioni, identità.

Al fondamento liberista e agli esiti distruttivi di questa ‘sinistra’ si potrebbe applicare la formula di Michele Del Vecchio relativa al paradosso della «filantropia dell’ambiguità» capovolta però nell’ambiguità della filantropia.

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