Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Epidemie, complotti, crisi e sfere di cristallo

di Piotr

shutterstock 776628661WLa povera gente seguiva a piedi i carrettelli carichi di due magri sacconi e di quattro seggiole sciancate; e nelle brevi soste fatte per riprender fiato, per asciugare il sudore grondante dalle fronti terrose, scambiava commenti sulle notizie del colera, sull’origine della pestilenza, sulla fuga generale che spopolava la città. I più credevano al malefizio, al veleno sparso per ordine delle autorità; e si scagliavano contro gl’ «italiani», untori quanto i borboni. Al Sessanta, i patriotti avevano dato a intendere che non ci sarebbe stato più colera, perché Vittorio non era nemico dei popoli come Ferdinando; e adesso, invece, si tornava da capo! Allora, perché s’era fatta la rivoluzione? Per veder circolare pezzi di carta sporca, invece delle belle monete d’oro e d’argento che almeno ricreavano la vista e l’udito, sotto l’altro governo? O per pagar la ricchezza mobile e la tassa di successione, inaudite invenzioni diaboliche dei nuovi ladri del Parlamento? Senza contare la leva, la più bella gioventù strappata alle famiglie, perita nella guerra, quando la Sicilia era stata sempre esente, per antico privilegio, dal tributo militare? Eran questi tutti i vantaggi ricavati dell’Italia una?... E i più scontenti, i più furiosi, esclamavano: «Bene han fatto i palermitani, a prendere i fucili!...» Ma la rivolta di Palermo era stata vinta, anzi la pestilenza, secondo i pochi che non credevano al veleno, veniva di lì, importata dai soldati accorsi a sedare l’insorta città...

(Federico De Roberto, I Viceré, 1894)

1. In questi giorni vengono segnalati come “interessanti” alcuni video. Non sono stati prodotti in diretta connessione con la crisi Covid-19 ma in questi giorni stanno ricevendo nuova attenzione e hanno una rinnovata circolazione. Uno è italiano e l'altro sembra statunitense.

In quello italiano vengono dette cose anche esatte sulla finanziarizzazione mentre nei sottotitoli scorrono strani testi che parlano (ovviamente con prudenti punti di domanda qua e là) di “complotti mondialisti” e di “Illuminati”.

Chissà perché. La finanziarizzazione non ha bisogno di complotti per essere spiegata e nella storia del capitalismo non è nemmeno una novità. Cambia la scala e quindi, cambiano l'estensione, la profondità e il peso specifico degli interessi in ballo. Ma è ben difficile vedervi un fenomeno inedito richiedente spiegazioni esoteriche.

Il secondo video rassomiglia invece un po' ai servizi che si vedono sulla Rai o su Mediaset sul santo Graal, sui vampiri o sui fantasmi: un montaggio ipnotizzante stile clip pubblicitario di pseudo prove e di allusioni con l'immancabile conclusione: “Dobbiamo crederci? No, ovviamente. Però intanto ci siamo divertiti”. Poco male: dopotutto, se uno crede al santo Gral, ai vampiri o ai fantasmi, chi se ne cale?

Il video in questione finisce invece con “Io non ci credo. Però fate voi!”. Cioè: magari ho raccontato un sacco di cose che non stanno in piedi, però vi ho instillato dei dubbi. Se questa non è un'operazione di depistaggio, a che serve? Che diavolo è un “complotto” e, soprattutto, un “complotto mondialista”?

Che una miriade di versioni ufficiali di eventi importanti siano inaccettabili e costruite per nascondere la verità e i reali intendimenti, è talmente palese che parlare di mistero è come parlare del terzo segreto di Pulcinella, come direbbe Corrado Guzzanti.

Si prenda, un caso per tutti, la versione ufficiale dell'11 Settembre. Un buon 2/3 dell'umanità alle sue fandonie non ci ha mai creduto. E io ho dei dubbi anche che abbiano fatto breccia nel restante terzo (cioè in Occidente, cioè da noi). Ma la (palese) non credibilità della versione ufficiale - così come la (palese) non credibilità di quella sull'assassinio Kennedy - è una prova che siamo vittime di un complotto? Un complotto mondialista?

Vediamo se c'è un'altra interpretazione per cercare di spiegare ciò che sta succedendo.

 

2. Nel 2013 scrissi due volumi sulla crisi sistemica in corso, scaricabili gratis (https://www.sinistrainrete.info/geopolitica/3197-al-cuore-della-terra-e-ritorno.html). Il secondo aveva questo titolo: “La crisi che verrà. Definanziarizzazione e deglobalizzazione”.

Ora, sfido chiunque a non catalogare i crescenti scontri militari ed economici tra il blocco occidentale e quello eurasiatico sotto la rubrica “de-globalizzazione”.

Questa futura frattura faceva da sfondo anche all'unico romanzo che ho scritto, intitolato “Il punto fisso” e che la casa editrice Mimesis mi aveva pubblicato nel 2010, quando si era ancora in piena sbornia globalista anche se leggermente lenita dal caffè nero della crisi dei subprime. Il bello è che quel romanzo lo avevo scritto dieci anni prima, cioè tra il 1998 e il 1999 quando la sbornia globalista era una “ciucca” vera e propria, molto brutta e due anni prima del famigerato 11 settembre. Infatti originariamente la vicenda si situava nel 2001 ma dato che il manoscritto è stato accettato solo dieci anni dopo, ho dovuto spostarla in avanti.

Allora, come mai vent'anni fa parlavo di una frattura tra i mercati occidentali e quelli asiatici mentre tutti gli intellettuali, i politici e gli economisti - di ognitendenza - che imperversavano sui media mainstream parlavano eccitatissimi di globalizzazione?

Sfera di cristallo?

Devo confessare che in effetti io una sfera di cristallo ce l'ho veramente. Anzi, più che una sfera è una composizione di prismi dai quali ricavo le componenti spettrali di quel che avviene sotto gli occhi di tutti (non possiedo particolari informazioni “segrete”). Questi prismi non sono stati rinvenuti in una cella segreta delle piramidi ma hanno un nome e cognome e a volte un soprannome: ad esempio Karl Marx, Lenin, Karl Polanyi, Giovanni Arrighi, David Harvey, Samir Amin o Jason Moore per l'analisi spettrale dell'economia, della politica, della geopolitica, della società, e del suo rapporto con la natura. Ad essi si affiancano i prismi di geni della matematica come Kurt Gödel, William Lawvere, Alexander Grothendieck o Évariste Galois per la strumentazione logica e formale, poi quelli di filosofi anche distanti tra loro come George Hegel o Edmund Husserl che mettono a disposizione buoni strumenti di navigazione concettuale. E, ancora, utilizzo gli angoli di polarizzazione forniti da scrittori come Manzoni, Victor Hugo, Camus o anche dal meno noto ma straordinario De Roberto (“I vicerè”, da rileggere per la sua straordinaria attualità), per imparare a capire lo Zeitgeist,e Arthur Schnitzler o Bohumil Hrabal per capirne la psicologia e l'ironia. E infine la visionarietà di poeti come Dante, T. S. Eliot o Pasolini per cercare di andare oltre il dato e la contingenza, cosa che solo la grande arte può fare o la scienza quando ha intuizioni artistiche.

Questo è più o meno il nucleo del mio laboratorio mentale, un nucleo rigorosamente occidentale contornato da strumenti di diversa provenienza (come non usare ad esempio l'intelligenza di Edward Said o di Arundhati Roy?) da tenere aggiornato e da arricchire.

Insomma, la mia sfera di cristallo in realtà è una sorta di “studio di consulenza” di persone e autori con nome e cognome. Niente di magico. Loro parlano, io prendo appunti e poi ripeto. Tutto qui. Basta stare ad ascoltarli.

 

3. In quel lavoro del 2013 ipotizzavo anche una futura de-finanziarizzazione. Qui la cosa era più facile, perché la crisi del 2007-2008 aveva aperto una crepa che a occhio nudo si vedeva che non era richiudibile, nonostante notissimi economisti nostrani parlassero di “crisi circoscritta agli USA” (come il coronavirus circoscritto alla Cina). Anzi, dicevano che non era nemmeno una crisi.

Due per tutti. Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera del 4 agosto 2007:

«La crisi è seria, ma difficilmente si trasformerà in una crisi finanziaria (...) L'economia continua a crescere rapidamente. La crescita consente agli investitori di assorbire le perdite ed evita che il contagio si diffonda».

Tito Boeri su La Repubblica del 22-23 agosto 2007: “[la colpa è] della bassa alfabetizzazione delle famiglie. Solo due terzi degli americani conosce le leggi della capitalizzazione composta, dunque sa calcolare i costi dell’indebitamento”.

Ma ognuno usa la sfera di cristallo che ha.

Ed eccoci oggi a Mario Draghi che si riscopre allievo di Federico Caffè e invoca bilanci in deficit di due cifre e con l'Olanda e la Germania a far da ultimi dei Moicani, con alleati l'Austria e la Finlandia. Che sta succedendo?

A quanto riesco a capire, sta succedendo che il coronavirus sta accelerando proprio la definanziarizzazione, cioè il rientro (o il collasso, bisognerà vedere) da una situazione insostenibile dove ogni giorno viene aggiunto un piano a un castello di carte sempre più enorme e che tutti sanno che prima o poi deve necessariamente venir giù. Un'accelerazione che, come a me sembra da molti elementi, ha preso in contropiede le élite politiche e quelle economico-finanziarie. E con la definanziarizzazione sono destinati a spostarsi anche gli equilibri geopolitici.

La definanziarizzazione in sé è una cosa buona, ma non è un pranzo di gala. E' una guerra, dove ci saranno capitali macellati e capitali macellatori, vinti e vincitori, fucilati e fucilatori e la possibilità di vittoria è direttamente proporzionale ai legami politici vincenti che ogni contendente sarà stato capace di tessere. E' sempre stato così e in una situazione dove la politica, per colpa del morbo che ha assalito nazioni intere, cioè ha assalito le società, che sono la base del potere politico, in una situazione, si diceva, dove la politica per forza di cose ritorna dove sempre di fatto è stata, cioè al primo posto, questo legame è e sarà ancora più importante. Legami politici e legami geopolitici.

Il coronavirus sarà il catalizzatore di un redde rationem che altrimenti avrebbe - forse - potuto essere diluito nel tempo, come picco e come impatto. Avete in mente il classico grafico che circola in questi giorni sulle due strategie per affrontare l'epidemia da Covid-19? Lo trovate ad esempio qui: https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-dati-lodi-dimostrano-misure-lockdown-rallentano-contagio-ADo675B

Metteteci “crisi sistemica” al posto di “epidemia” (“numero di casi”) e avrete un quadro di ciò che sta succedendo: semmai si fosse pensata possibile la curva più piatta, il coronavirus sembra spingere la dinamica della crisi verso l'andamento descritto dalla curva che si impenna. E dove c'è scritto “Capacità massima del sistema sanitario” metteteci qualunque cosa sensata voi vogliate in dipendenza della vostra sensibilità.

La fine della finanziarizzazione è però in parte una buona notizia: ad esempio i politici dell'Europa mediterranea (ma non solo) - che nel bene o nel male i conti con la società li devono fare perché senza società sono loro a non contar nulla - sono costretti a dare atto, almeno implicitamente, che i propri popoli non sono vissuti sopra le loro possibilità, come si è sempre detto, ma che una ristretta aristocrazia del denaro ha imposto dei vincoli che di questi popoli hanno mortificato le possibilità stesse di sopravvivenza. Vincoli che non erano arbitrari esclusivamente nella misura in cui erano escogitati per preservare il valore delle masse di titoli finanziari accumulati dall'aristocrazia del denaro. Servivano cioè a preservarne il valore e quindi la potenza di fuoco da usare per la stabilità del sistema, per le lotte intercapitalistiche e per la ridefinizione delle mappe del potere e delle sfere d'influenza nazionali e internazionali e quindi “at the end of the day” per condurre guerre fredde e calde di ogni sorta.

 

4. Definanziarizzazione vuol dire anche declino dell'ideologia liberal che ha sostenuto fin qui la coppia finanziarizzazione-globalizzazione, due lati dello stesso fenomeno, due “categorie riflessive” come si dice in Filosofia.

E definanziarizzazione vuol dire cercare di riempire più in fretta possibile e nella maggior misura possibile quante più bolle finanziarie possibili. Ma riempirle con cosa? Con la ricchezza che ogni singola società ha in stock o produce in flusso. Cioè vuol dire pauperizzazione relativa, soldi che dalla società vanno a ripianare debiti privati, esposizioni, crediti inesigibili e vuol dire una generale operazione di sciacallaggio di dimensioni colossali. Dall'uomo lupo tra i lupi all'uomo sciacallo tra gli sciacalli. Un salto di paradigma.

Le armi si stanno già affilando e prevedono prelievi di ogni tipo e irrigidimento della disciplina sociale all'insegna di una “ripresa” che, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, sarà “green”, “high tech” e centrata, ovviamente, sulla nostra salute e quella del pianeta. Chi oserà protestare sarà accusato di antiscientismo, oscurantismo, complottismo, attentato alla salute pubblica e all'interesse nazionale. Già si stanno facendo le prove generali e c'è chi ha incominciato ad additare come un eversivo chiunque esprima dei dubbi vuoi sui 5G, vuoi sui vaccini, vuoi sulla Nato, vuoi su qualsiasi altro tabù decretato da un capitalismo in fase di delicatissimo e profondo cambiamento. Un solo cenno di protesta su uno solo di questi punti e le accuse si incroceranno: gli antimilitaristi verranno accusati di essere nemici della scienza e del progresso (nemmeno questa sarà una novità: Winston Churchill accusò i membri del suo governo che non volevano usare il gas velenoso contro le “tribù barbare” che si ribellavano, di nutrire “pregiudizi” per questo “espediente scientifico”); e chi vorrà riflettere un po' di più sugli effetti delle vaccinazioni multiple sarà additato come agente straniero e nemico della patria (magari anche se appoggerà i suoi argomenti su quanto emerso proprio dallo “Studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari” e convalidato da un'apposita Commissione Parlamentare d'Inchiesta). Il Ministero della Verità verrà aggiornato in Ministero della Verità Scientifica ma tutti i suoi slogan, a partire da La Guerra è Pace, La Libertà è Schiavitù, L'Ignoranza è Forza, dovranno essere paradossalmente accettati con un atto di fede.

E la deglobalizzazione vorrà dire nuovi conflitti interstatali. E quindi nuove bugie, nuova propaganda di guerra, nazionalismi in forme nuove, razzismi in forme nuove, identitarismi in forme nuove.

E' evidente che i rapporti di forza sociali saranno decisivi.

Se da un lato, il ritorno a una forma di keynesismo sarà uno stralunato ritorno agli esordi della crisi sistemica, cinquant'anni fa, quando dopo la dichiarazione d'inconvertibilità del Dollaro in oro il presidente americano Richard Nixon dichiarò (in piena guerra del Vietnam, e non a caso) “Adesso siamo tutti keynesiani”, dall'altra parte la valenza politica dello Stato sarà dirimente e decisiva.

Possiamo andare verso forme di programmazione economica democratica e di distensione dei rapporti interstatali improntati a un multilateralismo concordato (il che vuol dire, tra l'altro, che il Dollaro imperiale dovrà essere sostituito da un paniere di monete, o da un keynesiano “Bancor”, cioè da una moneta di debito e non di credito - idea che una decina di anni fa balenò in testa alle autorità monetarie cinesi e poi finì lì, almeno pubblicamente). E' proprio in questa direzione che a mio avviso bisogna puntare, perché è quella che offre migliore prospettive ed è quella meno drammatica anche per la potenza oggi dominante ma in declino, anche se temo che difficilmente si adeguerà alle circostanze mutate, intrappolata com'è come un velociraptor dalla sua fame e dalla sua possanza e dalla camicia di forza del suo sistema sociale.

Di queste e altre difficoltà dovremo tener massimo conto ma è in questa direzione che dobbiamo lavorare. Tra le altre cose, solo una programmazione economica democratica può far fronte alla crisi ambientale, il resto sono frottole e furbizie più o meno ben confezionate.

Alternativamente c'è il rischio di andare verso una forma di keynesismo gestita da una riproposizione attualizzata del fascismo sociale. Una possibilità di cui si vedono già adesso molte avvisaglie.

Nuovi interessi si affiancheranno ai vecchi in declino per poi soppiantarli e gli antichi padrini lasceranno il posto ai giovani leoni. E tutto ricomincerebbe daccapo in una situazione stressata oltre ogni limite.

«Principe di Francalanza:» queste parole erano il passaporto, il talismano che operava il miracolo di aprirgli tutte le vie. Egli sapeva che le dichiarazioni di democrazia non gli potevano nuocere presso gli elettori della sua casta, poiché questi non lo credevano sincero ed erano sicuri di averlo, al momento buono, dalla loro; dall’altro canto sentiva che le accuse di aristocrazia non lo pregiudicavano molto presso la gran maggioranza di un popolo educato da secoli al rispetto ed all’ammirazione dei signori, quasi orgoglioso del loro fasto e della loro potenza. Per lui, il buon popolo che si lasciava taglieggiare dai Viceré era stato pervertito da false dottrine, da sciocche lusinghe ... .

Nondimeno piegavasi, concedeva tutto, a parole, allo spirito dei nuovi tempi.

(Federico De Roberto, I Viceré, 1894)

Mettiamola così: il coronavirus in combinazione con la crisi economica e le guerre calde e fredde che si stanno susseguendo dalla caduta del muro di Berlino in poi, svolgerà più o meno il ruolo che nella precedente crisi sistemica ebbe la I Guerra Mondiale. C'è quindi il rischio che succedano di nuovo cose analoghe a quelle occorse nel primo dopoguerra. In una situazione peggiorata, perché lo spazio dei problemi è più grande di quello di un secolo fa e lo spazio delle soluzioni è più ristretto.

Tocca a tutti noi cercare di agire in modo da evitare che si riproponga il drammatico trentennio che ha seguito la prima carneficina imperialista mondiale.

 

5. E il famoso “complotto mondialista”, allora?

Qualcuno, mi chiederà: “Va bene, d'accordo. Ma tu, ad esempio, ci credi alla versione ufficiale dell'11 settembre?”. No! Non ci credo. Nessuna persona raziocinante potrebbe accettarla. Ma se per questo nemmeno credo alla versione ufficiale di Ustica, della stagione delle bombe e degli anni di piombo o dell'omicidio Kennedy. Non credo alle armi di distruzioni di massa di Saddam Hussein come non credo agli attacchi chimici di Al Assad. E la versione delle autorità britanniche dell'affare Skripal la trovo risibile fino alle lacrime. E non credo una virgola a ciò che hanno detto i paesi Nato sull'abbattimento del volo Malaysia Airlines 17 MH17 sui cieli dell'Ucraina.

Non credo alla storia dell'incidente del Golfo del Tonchino, ma nemmeno alla versione ufficiale di Pearl Harbor. O, per andare su casi particolarissimi, non credo nemmeno alla versione ufficiale della morte di Lawrence d'Arabia.

Ma non perché creda che sia in corso un complotto mondialista. Tutte le cose che ho elencato, in fondo sono solo delle tecnicalità, strumenti di uso ricorrente, di antica origine anche se rivisti via via con le possibilità offerte alla data.

Niente di strano: le cose solitamente avvengono in modo molto differente da come le presenta la narrazione ufficiale.

O pensiamo veramente che la Guerra di Crimea sia scoppiata perché Francia e Russia litigavano su chi doveva presidiare i Luoghi Santi, la chiesa cattolica o quella ortodossa? O crediamo veramente che la Guerra di Secessione americana sia scoppiata per liberare gli schiavi? Pensiamo veramente che le Crociate servissero a liberare la Terra Santa dagli infedeli?

“Il Falso è Vero” è il meta-slogan, la procedura guida del Ministero della Verità. E' la norma. Ma con questo dobbiamo veramente pensare che il gruppo Bilderberg o la Trilateral siano poi così differenti dalle riunioni dei mercanti-banchieri veneziani che, come ci dice Fernand Braudel, discutevano “lontani dagli sguardi indiscreti” come condurre gli affaracci loro?

Anche questa è sempre stata la norma.

E poi un complotto mondialista richiede un complottatore mondiale. Chi è? Io non vedo volontà unitarie. Io vedo lotte feroci. E di ancor più feroci ne vedremo. Non vedo un organismo coerente.

Per me pensare a un complotto mondialista e gettare nella pattumiera Marx e Lenin sono esattamente la stessa cosa. Non per nulla molti teorici del complotto mondialista sostengono che sia Marx che Lenin ne facessero parte. Ma, ovviamente, ognuno la pensa come vuole.

Ognuno, ovviamente, può immaginarsi le cose come preferisce, ma io non ho notizia storica di uno stesso identico potere che si è tramandato attraverso le epoche, per quante metamorfosi possa avere subito. I mercanti-banchieri legati a Venezia furono soppiantati da quelli genovesi legati ai regni Iberici e questi dai mercanti-banchieri legati alle Province Unite d'Olanda i quali a loro volta furono soppiantati dai banchieri che si invischiarono negli affari della corona Britannica. Mossa che in tempi moderni è andata bene ai Rothschildma che all'inizio della Guerra dei Cent'anni andò male ai Bardi e ai Peruzzi, potentissimi e ricchissimi ma finiti in rovina in pochi anni avendo puntato tutto su Edoardo III, per la successiva gloria della casata dei Medici, diversa razza di mercanti-banchieri strapotenti in campo finanziario e capaci di spadroneggiare politicamente in Europa per due secoli (e, per l'appunto, a furia di complotti e intrighi), ma che già nel Settecento era dimenticata.

In tempi di moderna pestilenza bisognerebbe rileggersi l'epoca della Guerra dei Cent'anni che fu anche l'epoca della Peste Nera. L'economia, la demografia, la società, l'ideologia, la finanza, le mappe del potere politico e quelle del potere geopolitico di tutta Europa ne uscirono sconvolte, irriconoscibili.

Può essere che, come dice qualcuno, “La Storia insegna, ma non sappiamo cosa”. Ma in questo caso la lezione sarebbe fin troppo chiara con le impressionanti analogie, l'impressionante riedizione di schemi. Per lo meno dovrebbe insegnarci a leggere la realtà con occhi razionali, scorgendo le contraddizioni dove ci sono ma evitando di imporle noi con interpretazioni inconsistenti.

Anche durante quella crisi politica e sanitaria che durò cent'anni in cui i potenti della Terra si facevano la guerra, in cui si perdeva il lavoro per i rivolgimenti economici, tecnici e bellici con la stessa facilità con cui si perdevano i cari o la propria vita a causa della pestilenza, in cui i lavoratori facevano scioperi mentre i padroni facevano serrate e onesti capipopolo diventavano traditori perché i loro interessi si erano legati al “nuovo che avanza”, anche durante quel lungo terremoto umano si pensò a complotti stravaganti. Perché spiegare la complessità dei fenomeni con l'esistenza di un'entità metafisica è la cosa più semplice e comoda del mondo.

Ma è metodologicamente scorretto e non porta da nessuna parte.

Comments

Search Reset
0
Franco Trondoli
Sunday, 05 April 2020 00:04
In ogni caso è un bellissimo testo. Per un semplice come me, i rimandi, i passaggi , gli esoterismi , le metafore, i labirinti, le biforcazioni , i tagli; sono difficili da decifrare e capire semplicemente. Chiedo aiuto a qualche volontario e gentile decriptatore. Mi pare che ne valga la pena. Grazie. In bocca al lupo.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit