La guerra d’ucraina compie due anni. Due anni di massacri, morti, distruzioni e dissesti economici che avrebbero potuto essere facilmente evitati. La verità è venuta a galla: questa è una guerra causata da un cinico sforzo trentennale degli Stati Uniti per mantenere la Russia debole, anche attraverso l’espansione della Nato in Ucraina. L’Europa, purtroppo, è uno dei due grandi sconfitti della politica statunitense, il più grande dei quali è naturalmente l’ucraina. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli Usa non avessero spinto per...
Ho parlato con un mio caro amico economista, forse il migliore di Italia. No extratasse su banche. A partire dalla crisi dei subprime del 2008 e i rendimenti negativi hanno perso molti soldi e la stretta del credito era molto piu' forte. La Bce li spinse a pulirsi dei crediti deteriorati, di cui parlo in Piano contro mercato e a fare aumenti di capitale. Molto meglio la nazionalizzazione con il ritorno della Riforma Bancaria del 1936 di Menichini, futuro governatore della Banca d'Italia nel dopoguerra. Per quanto riguarda il capitalismo delle...
L’editoriale del Corriere della Sera del 3 marzo, dal titolo “I pericoli del declino americano” e firmato da Antonio Polito è un inno all’ignoranza (voluta, per carità, sia chiaro). Però elevata a proclama pubblico di genuflessione al colonialismo culturale; laddove la colonia è, come al solito, quella italiana. D’altronde, il percorso “politico” dell’estensore del servizio riassume – in Wikipedia veritas, qualche volta – lo scompiglio patito da tutta una conventicola di personaggi, diventati “famosi” (“alla maniera di Erostrato”, avrebbe...
Più di 13.000 bambini palestinesi sono morti dall’inizio dell’invasione di Gaza, la maggior parte dei quali come effetto dei bombardamenti aerei, dei colpi di carro armato o di artiglieria e dei fucili dei soldati israeliani. Adesso, i bambini palestinesi muoiono di stenti per la fame e la disidratazione. Il ministero della Salute di Gaza ha dichiarato che 15 bambini sono morti per queste cause soltanto nell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, nel nord di Gaza, e ieri l’ONU ha dato conferma della situazione di assoluta carestia in cui si...
La macelleria ucraina prosegue a ritmo continuo, con un incremento negli ultimi giorni perché, perse le roccaforti a difesa di Adviika, le forze ucraine non hanno baluardi dietro cui ripararsi e anche i contrattacchi continui hanno come unico effetto quello di mandare i soldati a morte certa (d’altronde è la specialità del nuovo comandante in capo, Oleksandr Syrsky, che per tale motivo si è attirato dai suoi soldati l’epiteto di “macellaio“). Le sanzioni sul cotone e la nuova legge sulla coscrizione Quanto all’assenza delle linee di difesa è...
Proprio come tutti i mass media, molti governi, persino i media indipendenti e i critici della guerra vorrebbero farci credere che tra il 98% e il 99% dell’intera popolazione di Gaza è sopravvissuta, nonostante i malati, i feriti e altri palestinesi che stanno per morire. Questo è del tutto improbabile! Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e Hamas — che Netanyahu ha finanziato nel corso degli anni — hanno un interesse comune nel ridurre il numero di morti e feriti. Ma per motivi diversi. * * * * Con un’assistenza sanitaria...
Autorevoli fonti statunitensi ci spiegano perché la guerra in Ucraina, nonostante le gravi perdite, la mancanza di armamenti adeguati, il taglio dei fondi deve a tutti i costi continuare. Un mondo con la Russia vittoriosa è indigesto all’imperialismo americano. Dopo il fracaso (ossia la disfatta strategica) della controffensiva ucraina d’estate, più volte baldanzosamente annunciata, appariva qualche speranza che la guerra nel cuore dell’Europa volgesse al termine; invece, continua con la sua striscia di sangue e con gli attacchi terroristici...
"Le elezioni locali di martedì sono state un segnale d'allarme lampeggiante per Israele. I partiti ultra-ortodossi, i gruppi sionisti religiosi e i partiti di estrema destra razzisti - organizzati in poche comunità - hanno ottenuto risultati sproporzionati rispetto alle dimensioni reali dei gruppi che rappresentano. Al contrario, il campo democratico [in gran parte laici liberali ashkenaziti], che per quasi un anno è sceso in piazza ogni settimana per gigantesche manifestazioni a Kaplan Street di Tel Aviv e in decine di località del Paese,...
Mercoledì 28 febbraio il presidente del Consiglio, nel corso di un’intervista condotta dal direttore del TG2, ha dichiarato di non essere disposto a prendere lezioni da quelli che, precedentemente al governo, facevano inseguire gli italiani dai droni o “sparavano con gli idranti sui lavoratori seduti a terra”. Questa è stata la sferzata che la premier Meloni ha rivolto alle opposizioni parlamentari impegnate strumentalmente nell’incalzarla sulle cariche pisane della Celere. Il tema della carica degli uomini del Reparto Mobile sugli studenti...
È chiaro a tutti che dopo la caduta di Avdeevka per l'Ucraina la situazione del conflitto con la Russia si è fatta pressoché insostenibile: truppe esauste e prive di quella rotazione tra reparti fondamentale per avere un esercito efficiente, carenza di munizioni e attrezzature, copertura aerea ormai sempre più scarsa se non inesistente e, infine, il rubinetto dei finanziamenti del governo di Washington ormai chiuso a causa delle barricate elevate nel Congresso da parte dei Repubblicani. Pesa su Kiev, come è evidente, soprattutto il mancato...
Dall’inizio della campagna israeliana di bombardamenti a Gaza, lo scorso 7 ottobre, la Striscia è divenuta un’enclave di morte, sradicamento e distruzione. Oltre 30.000 palestinesi sono rimasti uccisi, più di 70.000 sono i feriti, molti dei quali hanno perso arti e/o saranno soggetti a disabilità permanenti. Fra i civili, sono stati colpiti anche medici, operatori umanitari, professori, scienziati, artisti – cancellati insieme alle loro famiglie. Oltre 100 giornalisti sono caduti sotto il fuoco israeliano. Le operazioni belliche di Israele...
La confusione tra debito pubblico e debito estero è una delle più letali, tra le molte in cui si inciampa leggendo i commenti economici dei giornaloni e dei media più o meno paludati. Il debito pubblico, secondo questi commenti, è l’espressione di “aver vissuto sopra le proprie possibilità”. E a chi non è adeguatamente informato questo può sembrare ovvio e logico. No ? Beh, non è né ovvio, né logico, né vero. E una pulce nell’orecchio dovrebbe metterla la constatazione che TUTTI i paesi di un qualche rilievo economico hanno un debito...
Lo slittamento semantico si verifica quando il significato di una parola o di un’espressione muta nel tempo, spesso assumendo connotazioni diverse da quelle originarie. Un termine può cambiare rimandi e senso per varie ragioni, tra cui l’evoluzione culturale, l’uso comune o il cambiamento di contesto. Ma spesso è la politica ad appropriarsi di un vocabolo e travisarne – volutamente o meno – il valore. Distorcendo, così, anche la percezione socialmente condivisa. Al giorno d’oggi in pochi negherebbero di voler aspirare a una società...
Al terzo tentativo in un anno la NATO è finalmente riuscita ad affondare il pattugliatore “Sergey Kotov”: la prima volta attaccato con due droni, la seconda con cinque, stanotte con una decina. Ho già scritto fino alla nausea del motivo sostanzialmente propagandistico di questi attacchi e delle conseguenze sul prosieguo delle operazioni militari, scarsissime dal punto di vista pratico, ma molto grandi per il dilemma strategico che comportano per la Russia, e non mi ripeterò. Diciamo che la carta che ieri campeggiava alle spalle di Medvedev ne...
C’è questa foto di puro orrore, è quella di un ragazzo con il suo fucile. Il ragazzo si chiama Brenton Harrison Tarrant. Il 15 marzo 2019 a Christchurch, in Nuova Zelanda, armato di fucile e di una telecamera montata sul casco, compie nel giro di pochi minuti due stragi. Prima dentro una moschea e poi nei pressi di un centro islamico. Muoiono oltre cinquanta persone: la più piccola ha tre anni, la più anziana settantasette. Le immagini sono trasmesse in diretta dalla sua telecamera su un noto social network. Sul fucile ci sono incisi dei...
Il mondo politico, soprattutto di destra, è in rivolta contro una struttura fin qui osannata pubblicamente da tutti, ma che le prime indagini mostrano esser diventata un “potere indipendente” cresciuto in barba a molte regole e a tutte le “opportunità” proprie di una democrazia liberale. Vicenda complicata, come tutte quelle che si svolgono a metà strada tra poteri “segreti” e ruoli pubblici, ma che si può riassumere così: un ex sostituto procuratore dell’Antimafia e il suo braccio operativo, un tenete della Guardia di Finanza, avrebbero...
Non è rimasta inosservata l'eccezionale intervista di Luca Busca al fisico e grande intellettuale italiano, Carlo Rovelli, pubblicata da l'AntiDiplomatico. Decine e decine le testimonianze di apprezzamento che ci sono giunte in redazione. Una qualità di contenuti e una capacità di comprensione dei fenomeni attuali che è linfa vitale nei tempi bui. Non è rimasta inosservata al punto da urtare la suscettibilità atlantica di Mattia Feltri, direttore dell'Huffington Post, che gli ha dedicato una risposta - "Una storia spaziale" - pubblicata,...
Subito dopo la morte di Alexej Navalny, la Bild aveva rivelato che l’oppositore del Cremlino stava per essere liberato in cambio di alcuni russi detenuti in Occidente, ma la notizia è stata presto cestinata. Tuttavia, poco dopo, Maria Pevchikh, Presidente della Fondazione Anticorruzione, quella di Navalny, lo ha confermato. E questo cambia tutto, dato il ruolo della stessa e i dettagli rivelati. Navalny: l’accordo era fatto Prima in una dichiarazione, poi in un video, la Pevchikh ha spiegato che, dopo l’arresto del loro leader, la sua...
Molti degli elettori che hanno scelto Giorgia Meloni alle scorse elezioni non si sarebbero certo aspettati una politica estera più draghiana di Draghi, più atlantista del direttore di Repubblica Molinari o più filo Zelensky di un’Ursula qualunque. Eppure, l’ultimo viaggio a Kiev da presidente di turno del G7 del nostro premier nella capitale ucraina ha sciolto tutti i dubbi rimasti. L’accordo decennale con cui la Meloni, senza nessun passaggio parlamentare, ha legato il paese al regime di Kiev rimane il lato più oscuro e inquietante. Nessuno...
Alcuni anni fa lo storico israeliano Ilan Pappè inchiodava le responsabilità della comunità internazionale nella complicità con i crimini coloniali israeliani contro i palestinesi chiedendo: “Fino a quando il mondo permetterà a Israele di fare quello che fa?” L’incantesimo sbagliato, che ha consentito decenni di consensi e complicità del tutto ingiustificati a livello internazionale verso Israele, sembra però essersi spezzato in più punti di fronte al genocidio dei palestinesi in corso a Gaza Perfino in tre importanti paesi dove il livello di...
È notte fonda, ho fatto 7:30 di sonno, sto ascoltando Radio Gaga dei Queen. Mi si chiede, con citazioni di canzoni, di ritornare al campo di sinistra, mio naturale approdo. Non vi appartengo dalla delusione della Pantera, ero simpatizzante socialista, rimasi depresso dalla fine della Prima Repubblica, e dalla distruzione degli assetti pubblici e istituzionali fatti con la Seconda Repubblica. Dopo la laurea volevo lavorare presso la Presidenza del Consiglio come analista economico, ma rinunciai, non volli servire la Seconda Repubblica. Ora c'è...
Mentre la Casa Bianca pone veti su veti per impedire il cessate il fuoco e nelle cancellerie europee continua il silenzio di fronte al genocidio in Palestina a opera del regime sionista, il governo cinese ha rilasciato una coraggiosa dichiarazione in cui afferma il diritto del popolo palestinese a impegnarsi nientemeno che nella lotta armata per la sua liberazione. Si tratta di un messaggio fortissimo per una diplomazia, quella cinese appunto, conosciuta per essere stato sempre (almeno negli ultimi 30 anni) molto cauta e moderata. La Cina...
Nel 2024 l’Italia ha assunto la presidenza del G7. La Meloni ha deciso d’indire a Kiev il primo vertice dell’anno, per sfruttare la concomitanza con il secondo anniversario dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale lanciata dalla Russia sul territorio ucraino. Con l’occasione la Meloni ha stipulato con Zelensky una serie di scellerati accordi bilaterali in ambito militare, dell’energia, per la ricostruzione. Tutte cose che non è chiaro come verranno pagate. Anche se la cosa non ha costi economici diretti immediati, la Meloni ha anche...
Quasi mi viene da sorridere. In tempi ormai lontani, quando CS era sui social, accadde una cosa. Un giorno aprii la pagina e mi resi conto che tutti i post contenenti un link a questo blog erano spariti. Era il 12 dicembre 2019 e il blog aveva appena raggiunto 100.000 visualizzazioni ("Che caso!" disse Starbuck). Per due giorni successe anche su twitter. Per alcuni mesi fu impossibile postare su facebook un link a questo blog. Poi tutto finì, senza mezza parola, senza mezza comunicazione da parte della piattaforma. Non sono mai stato propenso...
Le politiche guerrafondaie e di scontro del governo sottomesso ai diktat occidentali e della NATO, stanno chiudendo la piccola repubblica della Pridnestrovie in una situazione pericolosa e molto delicata, da qui la richiesta ufficiale di aiuto del Parlamento di Tiraspol, per l’unificazione alla Russia come forma di autodifesa. Ma in caso di conflitto, c’è un fattore che potrebbe essere un detonatore che investirebbe e incendierebbe a domino, anche i paesi vicini: la base militare di Kolbasna sotto protezione russa, dove si ipotizza vi siano...
Sul Quotidiano L’Adige, giornale pubblicato in Trentino, di venerdì 23 febbraio comparivano in prima pagina due contributi a firma Aldo Civico (antropologo) e di Domenico Quirico (famoso giornalista). Gli scritti pubblicati erano molto netti e preannunciavano in realtà un evento organizzato da EUcraina, l’associazione sponsorizzata da Giovanni Kessler, ex parlamentare europeo (anche ex obiettore di coscienza a questo punto…), dal 2011 al 2017 direttore dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e nominato nel 2014 membro della...
Il Sacro Occidente non ha mai preteso di essere perfetto e immune da critiche; si accontenta più modestamente di stabilire di essere meglio dei regimi dittatoriali che lo circondano e lo minacciano. Non è vero che noi pretendiamo di essere i buoni, è solo che gli altri sono cattivi e ci dobbiamo difendere, quindi siamo costretti a spendere per le armi. Andando al sodo, a questo si riduce l’essere occidentali: comprare armi. Potevano dirlo subito senza tanti preamboli inutili. Chissà quante armi ci siamo fatti sfuggire con queste perdite di...
Pisa non ha mostrato solo l’attacco vigliacco degli agenti di polizia ma anche il silenzio della scuola. La verità, scrive Paola Lattaro su Insegnare, la rivista del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, è che sulla facciata di ogni scuola, da mesi dovrebbe esserci un striscione con la scritta “Stop Bombing Gaza”, da mesi si dovrebbero portare avanti in aula iniziative per informare su quello che sta accadendo. Con che faccia gli chiederemo di realizzare l’ennesimo powerpoint di educazione civica? Come gli diremo ancora una volta...
Ci sono giorni che contano come anni per la velocità con cui si svolgono gli eventi ed è proprio questo il caso delle settimane appena trascorse. Dalle dichiarazioni di Trump, in cui ha annunciato di non voler più proteggere militarmente i membri della NATO che non contribuiscono adeguatamente alle spese militari dell’organizzazione più guerrafondaia della storia, si sono succedute una serie di prese di posizioni di leader europei, a partire da quello tedesco Olaf Scholz, che hanno rivelato l’intenzione, che probabilmente già covava sotto la...
L’«Accordo di cooperazione sulla sicurezza tra Italia e Ucraina», firmato a Kiev il 24 febbraio da Zelensky e Meloni, è un fatto grave di cui ancora non è stata colta la portata. Sia il governo, che la stampa mainstream, lo hanno presentato come un atto più simbolico che sostanziale. «Il nostro accordo – come quelli stipulati da Francia, Germania e Regno Unito – non sarà giuridicamente vincolante», ha detto il ministro Tajani il 22 febbraio alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. Non vincolante? Ma allora a cosa serve?...
Non si può non notare l'attivismo di Mario Draghi di quest'ultimo periodo. Il dinamismo del Grand Commis romano per la verità non sembra dettato dall'ambizione che lo spinge a ricercare altre super poltrone di grande potere ma piuttosto dalla volontà di salvare la creatura di cui è stato certamente uno dei massimi architetti. Ormai che l'Europa rischi di non sopravvivere non è più argomento per complottisti, ma un dato di fatto di cui si prende atto ai massimi livelli e infatti Draghi ne ha parlato apertamente il 24 Febbraio durante l'ultimo...
Da gennaio in poi stiamo assistendo a un susseguirsi di accordi di cooperazione in materia di sicurezza fra l’Ucraina e diversi stati europei, sia che facciano parte della Ue che no, e anche d’oltreatlantico. A partire dal 12 gennaio di quest’anno, tali accordi bilaterali, che più propriamente e realisticamente dovremmo chiamare di alleanza militare, sono stati firmati dalla Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca e da ultimo Italia e Canada. Il tratto comune di questi accordi, che rivela apertamente la loro finalità, consiste nel...
Mi sono permesso, nel titolo, di parafrasare, fino a cambiarne il riferimento ma non il senso, il verso di Dante sul sacrificio di Catone per la libertà sottratta da Cesare. Riferimento cambiato fino a un certo punto, però, visto che l’aviere dell’aeronautica USA proprio per la libertà di vivere del popolo palestinese, si è ucciso, facendosi liberare e purificare dal fuoco della sua involontaria, ma subita, complicità col male. Non mi va di usare il termine cuore, per quella roba zuccherosa e scipita che s’è fatta di questo muscolo nelle...
Lo tsunami Navalny si è abbattuto su entrambe le sponde dell’oceano con effetti differenti. Se negli Usa l’effetto è stato attutito, salvo qualche intemperanza verbale verso Putin, in Europa ha avuto l’effetto della benzina sulle fiamme in via di estinzione della guerra ucraina, ravvivando l’incendio. Guerra ucraina, la “disperazione” neocon Al congresso Usa infatti i repubblicani fedeli a Trump sembrano aver resistito alle pressioni neocon per rilanciare la crociata anti-russa. E questa non è cosa da poco visto che la Camera dovrà decidere...
Il sistema capitalista è profondamente dipendente dai combustibili fossili ed è in agricoltura che quella dipendenza è decisiva. Quelli che sono in alto lo sanno, non possono e non vogliono sbarazzarsi del fossile: per questo promuovono una transizione energetica con cui consolidarsi in un periodo caos climatico. In questo senso, il capitalismo, scrive Raúl Zibechi, opera con le stesse modalità che mette in atto di fronte alle contestazioni del patriarcato e del colonialismo: cercando di legittimarsi con presunte politiche contro il...
Anche in Italia i propagandisti pro-Netanyahu scrissero sui giornali e raccontarono in tv degli “stupri di massa” commessi da Hamas a Gaza il 7 ottobre. L’avevano letto sul New York Times, e la “notizia” era stata rilanciata dalla Bbc, dal Guardian, dalla Cnn, dall’Associated Press e da Reuters; ma quegli articoli sugli “stupri di massa” erano un falso. I co-autori di quei pezzi, lodati all’epoca dal caporedattore del Times Joe Kahn, erano Jeffrey Gettleman, Anat Schwartz e Adam Sella. Sabato scorso l’account Telegram @zei_squirrel ha aperto...
Voglio ribadire la mia solidarietà ai giovani liceali pisani che sono stati presi a manganellate dalla polizia. Dire – come hanno fatto alcuni esponenti del governo e del centrodestra – che gli agenti hanno reagito in quel modo perché sono stati provocati o presi a parolacce è ridicolo. Ogni domenica negli stadi poliziotti e carabinieri vengono insultati (e a volte anche fatti oggetto di lanci di oggetti di vario genere) e, anche se può essere fastidioso accettarlo, sono pagati anche per sopportare insulti, fischi e lazzi, perché il fine...
Le due tesi fondamentali su cui si è basata e in larga misura continua a basarsi la campagna di propaganda occidentale contro la Russia sono la natura “non provocata” dell’intervento militare lanciato quasi esattamente due anni fa e il semplice appoggio esterno dei paesi NATO al regime di Zelensky, ufficialmente contrari a una partecipazione diretta alle operazioni belliche contro Mosca. Un lungo articolo del New York Times, pubblicato nel fine settimana, ha smentito però entrambe le versioni, confermando sia la strettissima collaborazione...
Sull’anniversario dei due anni dall’invasione russa in Ucraina non dovrei scrivere nulla, sia per coerenza con quanto ho sempre sostenuto (la tragedia non è iniziata il 24 febbraio 2022), sia perché dopo due anni non vedo fatti sorprendenti da commentare in Ucraina rispetto a quanto succede altrove. Semmai merita una riflessione l’anniversario dei trent’anni (dal 1994) di destabilizzazione in Europa e allargamento della Nato ai danni della sicurezza russa, dei vent’anni di guerra di sovversione (dal 2004) da parte degli Stati Uniti in Ucraina...
1) Sul Kototoi bridge di Tokyo, sospeso sullo scorrere del canale di Sumida, insieme alla nipote Niko, Hirayama, il protagonista, pronuncia il suo unico discorso per esporre una teoria di spazio e tempo. Lo spazio è “monadi”, afferma: “ognuno è un Mondo” con possibilità ma non necessità di incontrare “un altro Mondo”. Il tempo è istanti presenti - discontinui, canticchia con la nipote: “adesso è adesso - un’altra volta è un’altra volta” e allude a una non linearità – progressiva del tempo. Il film narra la “routine” del protagonista e questa...
Perché il Parlamento dovrebbe sfiduciare la Commissione
di Alberto Bagnai
Grazie Magdi per l'invito a questo incontro così importante. Vi parlerò in inglese, e in questo c’è un’amara ironia. Perché? Perché l'inglese è la lingua del paese dov'è nata la scienza economica, almeno così come la conosciamo oggi, e che forse per questo motivo non è entrato nell'euro e sta seriamente considerando l'uscita dall'Unione Europea.
È abbastanza paradossale che per poter essere capito dalla fetta più vasta possibile di cittadini europei io debba utilizzare proprio la lingua di questo paese. È una lezione importante per quanti credono che gli Stati Uniti d'Europa siano una possibilità vera, concreta. In effetti la lezione è duplice.
Primo: qui c'è una maggioranza di italiani e la soluzione più democratica sarebbe che io parlassi in italiano. Ma vi do una lezione di politica europea: io appartengo ad un'élite, ne vado fiero, quindi decido per voi e parlo in inglese. E questa è la prima lezione.
Seconda lezione: non sono contro l'Europa. Posso viaggiare in Europa, parlando nelle rispettive lingue con buona parte delle popolazioni che incontro. La prima volta che sono andato in Portogallo mio figlio ha detto a mia moglie: “Questo è il primo paese dove il babbo non parla la lingua locale!”, ed è vero, perché purtroppo non parlo il portoghese e non lo capisco. Ma con l'inglese si può praticamente girare il mondo, e anche l'Europa.
Fatta questa premessa, andiamo avanti con il contenuto.
Nel mio intervento cercherò di mettere i problemi che stiamo vivendo nella giusta prospettiva. La prima cosa che vi mostrerò è che gli squilibri finanziari, e quindi le crisi debitorie, derivano spesso da squilibri di distribuzione del reddito. Questo non va sottovalutato perché ci dà indicazioni positive rispetto a quello che dovremmo fare una volta fuori dall'euro. Secondo punto: il matrimonio tra moneta unica e riforme economiche è burrascoso. Ci è stato detto che la moneta unica ci avrebbe costretto a riforme che erano assolutamente necessarie, ma ora sappiamo che la letteratura economica presenta molte argomentazioni per confutare queste argomentazioni e sostenere la tesi contraria: i tassi di cambio fissi, o peggio la moneta unica, in realtà sono strumenti utili per procrastinare le riforme economiche. Poi andrò avanti presentando le due principali lezioni derivanti dalla crisi: la prima è che dovremmo cominciare da una riforma del mercato del lavoro a livello europeo, la seconda è che dovremo togliere di mezzo l'euro.
Queste sono due condizioni necessarie, per i motivi che presto vi spiegherò e che in parte sono stati spiegati anche da Antonio e da Claudio.
Un’altra premessa: la crisi della zona euro ha origine nella finanza privata. Gli squilibri finanziari nel settore privato sono stati promossi da problemi di competitività e da mercati finanziari non regolamentati. È un’impostura presentare la crisi della zona euro come crisi di debito pubblico. Questo non ve lo dice Claudio Borghi Aquilini, ma Vítor Constâncio...
E chi è questo Vítor Constâncio? Il vice presidente della Banca Centrale Europea. Sentiamo dunque la parola di questo signore con la “S” maiuscola:
“Gli squilibri han trovato origine principalmente dalle spese nel settore privato”, punto secondo:“finanziate dal settore bancario dei paesi creditori e debitori”, punto terzo: “il mercato finanziario europeo non ha funzionato in conformità con la teoria economica” (aggiungo: secondo la sua teoria, perché altri economisti invece avevano previsto quello che poi sarebbe successo e sta succedendo), punto quarto: “l’esposizione creditoria verso i paesi sotto stress è più che quintuplicata” (e questo ve l'ha mostrato Claudio, facendo vedere che l’Italia è stata il paese meno coinvolto in questa esplosione massiccia del debito estero), e infine: “ciò ha portato alla perdita di competitività”.
Sintesi: le economie periferiche sono state drogate dal debito estero proveniente dai paesi “core”.
Non c'è bisogno di applaudirmi perché è banale... è banale, tutto quello che dirò oggi sono banalità, qualsiasi economista lo sa, credetemi, credete a me, non a Mario Draghi!
Andiamo a vedere la spesa pubblica primaria nella zona euro. L'Italia spesso è accusata da persone provenienti da altri paesi, per lo più esportatori di zanzare, che l'accusano di essere uno dei paesi col settore pubblico più spendaccione, uno dei paesi meno accorti. Ciò è semplicemente falso.
Andate a vedere i dati: l'Italia ha un rapporto spesa pubblica/Pil che è vicino, e al disotto, della media della zona euro, se considerate la spesa pubblica primaria. Se aggiungete la spesa per interessi la situazione peggiora, ma non di tanto. Notate un altro dettaglio: la Francia, la Finlandia, l'Austria, il Belgio, l'Olanda, la Germania, insomma, i cosiddetti "virtuosi" spendono molto più, in rapporto al loro Pil, dell’Italia e dei cosiddetti PIGS: Portogallo, Grecia, Spagna e Irlanda. Suppongo che questi dati non vi fossero noti: molti non li conoscono, ma questi dati sono importanti perché mostrano una semplice cosa: un’intera classe politica, un intero sistema dei media vi sta mentendo. E siamo in democrazia, non è vero?
Andiamo avanti. Il mantra! Viviamo nell’economia dei mantra: dobbiamo diventare più competitivi, quindi dobbiamo comprimere i costi del lavoro (perché i costi delle materie prime sono in buona parte esogeni, per cui possiamo agire nel breve solo su quelli del lavoro), dobbiamo diventare più produttivi...
Andiamo a vedere l'esperienza storica di un’economia avanzata che spesso ci viene portata ad esempio. Perché? Perché qualcuno pensa che i nostri problemi possano essere risolti diventando gli Stati Uniti d'Europa. Andiamo allora a vedere cosa è successo negli Stati Uniti d'America.
Questo è un grafico interessante a mio modo di vedere: in blu vedete la produttività del lavoro, in rosso i salari reali. Sono indici che vanno dal 1890 al 2007, all'inizio dell’ultima crisi in sostanza. Cosa vedete? Vedete che ci sono stati periodi in cui la produttività è cresciuta più rapidamente dei salari reali, soprattutto alla fine del campione. Se crediamo al mantra, questi avrebbero dovuto essere periodi di prosperità, perché un paese dove cresce la produttività e i salari reali ristagnano diventa più competitivo. Ma guardiamo questa tabella, dove ho riportato i tassi di crescita medi delle variabili. Certo, siamo in una istituzione politica e qui le cifre forse non sono benvenute, ma vale la pena di dare un’occhiata a questi dati.
Ho sottolineato in rosso i due periodi in cui la produttività del lavoro è cresciuta più rapidamente rispetto ai salari reali; il primo periodo dal 1919 al 1932, quello nel quale è maturata e esplosa la crisi di Wall Street, il secondo periodo dal 1971 al 2011, nel quale è maturata ed esplosa la crisi della Lehman Brothers. Vedete anche che i salari reali sono cresciuti più della produttività durante il New Deal negli Stati Uniti, e allo stesso tasso di crescita della produttività dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo in cui gli Stati Uniti d'America hanno liquidato gli enormi debiti di guerra accumulati per liberare l'Europa da quello che sapete voi.
La domanda è: perché le cose vanno così male quando ci comportiamo “bene”? Perché ci sono crisi alla fine dei periodi in cui siamo così competitivi? E la risposta è semplice: perché il capitalismo funziona se c'è abbastanza domanda aggregata. Non si produce per produrre: si produce per vendere. Se si reprimono i salari la domanda deve essere finanziata attraverso l'indebitamento, e ci sono diversi tipi di indebitamento che possono essere utilizzati per questo scopo. Se siete keynesiani, proteste utilizzare il debito pubblico. È successo negli anni ’80 negli Stati Uniti d'America: sembra paradossale, ma è successo sotto il governo repubblicano di Reagan, e nello stesso periodo è successo anche in Italia col socialista Craxi. Se siete invece siete liberisti, economisti conservatori, diciamo, forse potreste apprezzare il debito privato: “lasciamo liberi i capitali, lasciamo funzionare il mercato”. Se infine siete tedeschi, preferirete utilizzare il debito degli altri, praticando una politica mercantilista: prestare (incautamente) agli altri per fare in modo che gli altri comprino i vostri prodotti, naturalmente comprimendo i salari a casa vostra. Questo è quello che ha fatto la Germania. Nel breve periodo è un metodo molto furbo, non lo contesto, ma purtroppo porta ad un sistema instabile, perché favorisce un eccesso di indebitamento estero, e ora stiamo pagando il prezzo di questa instabilità.
Nel periodo della globalizzazione abbiamo visto repressione salariale ovunque nel mondo. Qui abbiamo i dati per gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e l'Italia. La caduta principale della quota salari è stata pari -8% in Germania, in Italia -5%, comunque c'è stata una riduzione un po' dappertutto. La compressione dei salari nel breve periodo è una politica che frega il vicino: si cerca di fare dumping salariale, di pagare il lavoro a vile prezzo, per essere più competitivi e vendere di più all'estero, crescere sulla domanda altrui (finanziata dal debito) anziché sulla propria (finanziata dal reddito). Alla fine però diventa sempre una politica che frega se stessi, perché la compressione dei salari distrugge il mercato interno e in un'Unione Economica distruggere il mercato interno significa andare contro la logica dell'economia. Perché? Perché come ha detto Alberto Alesina, che insegna all'Università di Harvard (non alla Gabriele D'Annunzio), come ha detto Alesina molto chiaramente nel 1997, quando era contrario all'euro, il beneficio principale di una unione economica è quello di godere di un vasto mercato interno che può agire da ammortizzatore rispetto a choc esterni (qui, nel suo commento a Obstfeld). Insomma, se c'è una recessione da qualche parte nel mondo noi vendiamo di meno all’estero, certo, se c'è una domanda sufficiente a casa, nel mercato interno, se il mercato interno è molto grande, non fa niente: si continua a crescere. Ora, questo non è successo nella zona euro, ma perché? Perché l’Eurozona è stata gestita come un gioco a somma zero, dove quello che vinceva la Germania veniva perso dai paesi del Sud, come ha spiegato così bene Claudio.
Il gioco a somma zero sta diventando un gioco a somma negativa. L’euro è un morto che cammina.
Lo vediamo bene in questo grafico pubblicato dal Washington Post. Dopo lo shock Lehman, gli Stati Uniti, la zona euro e il Giappone sono caduti assieme, poi hanno ripreso a crescere. Ma nel 2011 c'è stato Fukushima in Giappone, Mario Monti in Italia e la troika nella zona euro. Lo tsunami è durato un giorno e poi il Giappone ha ricominciato a crescere. La troika c'è ancora, è ancora al potere nell’Europa periferica, e quel che fa davvero paura è che questo morto che cammina sta camminando nella direzione sbagliata: dovrebbe salire, invece sta scendendo. Ricordatevelo, questo grafico!
Quello che è veramente triste, dal punto di vista di un economista accademico, è che tutto questo era stato previsto dalla teoria economica. Sappiamo molto bene che i politici hanno scelto di prendere una decisione che andava contro la logica economica, perché ostacolando o alterando il funzionamento del mercato la moneta unica avrebbe avuto effetti perversi sia sul settore pubblico che su quello privato, sia dei paesi deboli che di quelli forti. Non dimenticatevelo mai: tutti questi effetti sono ed erano noti, e sono meno evidenti per i paesi forti, ma ci sono anche per loro, ed è per questo motivo, per gli effetti avversi, perversi, sui paesi forti che ritengo che l'euro presto finirà.
Quali sono gli effetti perversi sui paesi deboli? Le cose non stanno come ci era stato detto. Una moneta forte, dicevano, avrebbe avuto come effetto la “disciplina” del settore pubblico. La letteratura economica ci dice che le cose stanno al contrario, in realtà. Se adottiamo un tasso di cambio fisso e il governo pratica una politica fiscale o monetaria troppo espansiva, non ci sono effetti sul mercato valutario. Se invece il cambio è flessibile, una volta che il paese si impegna in una politica monetaria e fiscale troppo espansiva va in deficit estero, s’indebita col resto del mondo, e il tasso di cambio svaluta. In questo caso il deprezzamento del tasso di cambio dà al mercato un segnale immediato del fatto che le cose non stanno andando per il verso giusto.
Perché mai la gente ha continuato a prestare soldi alla Grecia al ritmo del 10% del Pil greco e oltre per anni? Perché la Grecia era credibile. E perché era credibile? Perché aveva l'euro, aveva un cambio fisso, e quindi non c'erano segnali provenienti dal mercato che potessero avvertire gli agenti economici che le cose stavano andando storte. Questo è il problema: AaronTornell e Andrés Velasco l'hanno spiegato sul Journal of Monetary Economics, non sulla Pravda o su qualche rivistella italiana di provincia, no: sulla più importante rivista scientifica nel campo dell’economia monetaria, pubblicata da Elsevier, la casa editrice scientifica più prestigiosa.
Poi c’è un altro problema, sempre riferito alla creazione di incentivi “perversi”, che Martin Feldstein sottolineò sul Journal of Policy Modeling: se si prende una valuta unica si avrà un unico tasso di interesse, e questo sarà troppo basso per i paesi deboli (sia per il loro settore pubblico che per quello privato). Ora la Germania ci accusa, ci dice che abbiamo avuto condizioni di credito troppo facili, troppo buone, ed è vero! È verissimo! Ma è proprio questo l’argomento che dimostra quanto sia illogico l’euro, perché diversi paesi devono avere tassi di interesse diversi per gestire bene le loro economie. Ribadisco: tra l'altro anche il settore privato nei paesi deboli ha un incentivo indebitarsi troppo, e questo fondamentalmente è quello che ha detto Vítor Constâncio, come ricordavo all'inizio della mia presentazione. Peraltro questa argomentazione era stata esposta molto chiaramente da Roberto Frenkel e Martin Rapetti in un'altra rivista scientifica di primissimo ordine, il Cambridge Journal of Economics, circa 4 anni fa. Sottolineo la rilevanza scientifica delle riviste per evidenziare come questi studi non potessero passare inosservati ai professionisti dell'economia (a meno che non intendessero ignorarli per motivi di tattica politica).
Attenzione: ci sono effetti perversi anche sui paesi forti, ed è importante sottolinearlo. Se si abolisce il rischio di cambio, se si eliminano i segnali legati ai tassi di cambio, le istituzioni finanziarie e private dei paesi forti presteranno troppo all'estero. Le banche tedesche hanno prestato troppo all'estero.Non ti puoi indebitare troppo se non c'è nessuno che presta troppo. Avete mai cercato di avere i soldi della vostra banca? E allora sapete come vanno le cose. La moneta unica poi ha un altro incentivo perverso, per i paesi forti, oltre a quello di spingerli a prestare troppo. Come ha spiegato Claudio, la moneta unica è troppo debole per i paesi forti, come la Germania, e consente dunque ad essi di fare grandi profitti rispetto esportando verso i paesi deboli. Il rovescio della medaglia è che questa facilità di far profitti col cambio drogato disincentiva gli investimenti produttivi. Il settore privato non finanziario dei paesi forti investe troppo poco a casa propria. Hans-Werner Sinn, un importante economista tedesco, ha presentato questa argomentazione, non un economista americano “invidioso”, o un “pigro” economista italiano, no, è un professionista bravo, che ammiro (non sempre), ed è soprattutto un economista tedesco.
Andiamo a vedere i dati: la Germania è il paese col più basso rapporto tra investimento e PIL in Europa nel periodo 1999-2007. Insomma: dimenticatevi la favoletta dalla Germania che è competitiva perché investe tanto. Scordatevelo,va bene?
Andiamo avanti.
Cosa ha fatto la Germania?
Ha fatto una politica assolutamente standard di dumping salariale, esattamente quella che, ironia della sorte, rimproveriamo alla Cina, dove però i salari crescono e la povertà cala. I paesi del Nord ci danno la colpa della crisi perché non avremmo fatto le riforme strutturali. Cosa sono le riforme strutturali? Sono pagare un po' meno i lavoratori. La Germania ha cominciato a farlo nel 2002. In nero vedete la quota salari in Germania dal 2002 al 2007, e il suo crollo dopo le cosiddette riforme Hartz, un tipo che pare avesse abitudini abbastanza simili a quelle di Berlusconi (ma questo è un altro discorso, non voglio entrare nei pettegolezzi). La discesa dei salari è impressionante, e ha reso possibile un aumento di competitività proprio perché il tasso di cambio coi principali partner era fisso (ne riparlerò dopo).
Ma questa politica dei redditi slealmente competitiva ha costi sociali nascosti.
Osservate l’andamento della disuguaglianza del reddito in Germania: vedete quanto è aumentata rapidamente dopo l'approvazione delle cosiddette riforme strutturali? La Germania è il paese della zona euro dove le diseguaglianze sono cresciute di più in questo periodo: la povertà cresce, cresce il divario fra Est e Ovest, e quello tra lavoratori strutturati e lavoratori precari o con contratti atipici.
Due condizioni sono necessarie per superare la crisi.
Primo, armonizzare i mercati del lavoro dei paesi membri, riportando i salari reali in linea con la produttività del lavoro ovunque nella zona euro, perché se un paese fa il giochetto sporco della Germania comprimendo le dinamiche dei salari reali al di sotto della dinamica della produttività alla fine saltiamo tutti. Dobbiamo regolamentare nuovamente i mercati finanziari europei, e naturalmente dobbiamo smantellare l'euro, e dobbiamo farlo ora, sia per motivi di breve termine che per motivi di lungo termine. Analizziamo questi punti.
Andate a vedere la linea rossa, che descrive un secolo di debito pubblico nei paesi avanzati. Abbiamo due picchi evidenti, e una evidente fase di discesa ordinata. Partiamo da qui: questa fase (nel box rosso) è quella in cui come vi ho detto prima i paesi avanzati hanno liquidato l'enorme debito accumulato a causa del secondo conflitto mondiale. È un periodo che va diciamo dal 1946 fino al 1971. Guardate la situazione attuale: c’è stato un aumento improvviso del debito pubblico, dovuto al bisogno di salvare la finanza privata, che ha imposto ai governi uno sforzo enorme, che si è tradotto in un massiccio e improvviso accumulo di debito pubblico. Per quanto riguarda il debito pubblico, la situazione attuale è molto simile a quella vissuta alla fine della Seconda guerra mondiale. Veniamo da trent'anni di guerra del capitale contro il lavoro. Cos’è successo a quel tempo, cosa è stato fatto dai governi dopo la Seconda guerra mondiale?
Due cose. La prima l'abbiamo già vista in precedenza: questo è il periodo in cui i salari reali sono cresciuti in linea con la produttività, quindi c'è stata una equa distribuzione del reddito. La seconda è che abbiamo regolamentato i mercati finanziari. Consideriamo questo punto. La liquidazione dell'enorme debito dopo la Seconda guerra mondiale è stato resa possibile da due cose: intanto, da quello che gli economisti chiamano "repressione finanziaria" (io la chiamerei piuttosto "regolamentazione finanziaria"). Carmen Reinhart eBelen Sbrancia hanno analizzato questo processo storico nel loro paper del 2011. La seconda cosa che ha facilitato il rientro del debito è stata l'equa distribuzione del reddito: il capitalismo funzionava come afferma (o pretende) di funzionare, cioè pagando i fattori della produzione in funzione della produttività. Ciò ha favorito la crescita e ha evitato l’accumularsi di ulteriori debiti per assorbire la produzione, rendendo possibile il rientro dai debiti pregressi, perché qualsiasi problema di debito è sempre un problema di crescita del reddito.
Cosa vuol dire repressione finanziaria? Dovremmo reintrodurre per esempio qualche forma di regolamento, di norma Glass–Steagall, cioè separare le banche commerciali dalle banche d'investimento, perché il modello tedesco di banca universale non ha funzionato. Dovremmo riconsiderare la posizione delle banche centrali. L'indipendenza della banca centrale è stata additata come una minaccia alla democrazia da economisti come Josef Stiglitz o Axel Lejonhufvud (che è meno noto al grande pubblico, ma è comunque un economista keynesiano molto importante).
Cosa vuol dire adeguata distribuzione dei redditi? Ci sono diverse proposte: ne prendo una di un economista tedesco, per mostrarvi che i tedeschi non sono i miei nemici, sono amici, perché viviamo nello stesso mondo e viviamo in questo mondo per un periodo molto breve: la vita è breve e non val la pena di viverla male quando abbiamo i mezzi tecnici per vivere molto meglio. Un'equa distribuzione del reddito vuol dire che il salario nominale contrattuale dovrebbe aumentare al tasso della crescita della produttività aumentato dall'obiettivo d'inflazione (se decidiamo di conservare un obiettivo d’inflazione comune fra paesi europei).
Questo significa equa distribuzione del reddito: che chi produce sia remunerato in proporzione al proprio contributo.
L'euro è un morto che cammina. Avete notato la dichiarazione di Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, quando ha detto che il prossimo stress test del settore bancario sarà eseguito considerando diversi coefficienti di rischio per i titoli sovrani? Capite cosa vuol dire? Vuol dire che il "whatever it takes", il "faremo qualsiasi cosa" di Draghi, era un bluff, perché se avesse ragione Draghi i titoli pubblici avrebbero rischio zero. Questo significa che in Germania qualcuno è stufo di questa situazione e vuole smantellare l'euro. Le dichiarazioni di Hans-Werner Sinn, sul fatto che Berlusconi sia stato messo da parte perché stava preparando l'uscita dall'euro dell'Italia dice molto: Sinn ha sempre detto che i paesi del Sud dovrebbero uscire dall’euro (e lui è un economista tedesco), e se è lui che fa questa affermazione, si tratta di un segnale politico molto importante. Le opinioni dei nostri Letta, Renzi, Napolitano, e dei loro bardi, sono irrilevanti.
I motivi di breve periodo per smantellare l'euro sono ovvi: la flessibilità del cambio consentirebbe un riequilibrio simmetrico degli enormi squilibri accumulati durante il periodo dell'euro. Ci sono però anche motivi di lungo periodo. Per integrare le rispettive economie i paesi europei non possono rinunciare a due caratteristiche dei tassi flessibili. La prima è la funzione di segnalazione (signaling): il tasso flessibile dà un segnale rapido e chiaro al mercato se c'è qualcosa che sta andando storto in un paese. La seconda è la funzione di adempimento degli accordi: questa funzione è stata evidenziata nel 1957 da James Meade, venti anni prima di vincere il Nobel (nel 1977). Si tratta, ve lo sottolineo, di un economista illustre, che poi è stato dimenticato, ingiustamente, perché molto attuale, e nel mio libro concludo la mia proposta di politica economica utilizzando appunto un articolo che lui scrisse nell'anno in cui sono stati firmati i Trattati di Roma (1957).
Meade dice che se un governo europeo vuole utilizzare politiche monetarie o di bilancio in modo non cooperativo, a esclusivo fine di stabilizzazione interna, se per esempio, usando le sue parole “nella presente situazione di surplus delle partite correnti le autorità tedesche dovessero usare la politica monetaria per contenere l’inflazione... bisognerà fare maggior ricorso all’arma della variazione del cambio”. La flessibilità del tasso di cambio è un'arma difensiva contro il comportamento non cooperativo di altri stati membri di un’Unione Economica e Monetaria, ed è l’arma più efficace, perché di fronte a politiche di dumping sociale così forti come quelle praticate dalla Germania il tasso nominale tedesco si sarebbe apprezzato. Sarebbe andata così: “Cari tedeschi, va bene, siete bravi, avete fatto le riforme senza aspettarci, che bello! Così facendo oggi violereste l'art. 5 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, ma che gli fa, siamo amici, va bene così. Ora i vostri prodotti costano di meno, fantastico! Ci piacciono molto, benissimo! Siete un paese in surplus, che bello, vi facciamo anche un applauso...” Ma se dieci anni or sono per comprare i prodotti tedeschi avessimo dovuto comprare la valuta tedesca, questa, essendo molto richiesta, si sarebbe apprezzata, e così alla Germania non sarebbe servito a molto schiacciare i salari dei propri lavoratori!
Noi viviamo in un sistema sovietico dove abbiamo pianificato il prezzo più importante per un paese, il prezzo della sua valuta.
Un’ultima osservazione.
Cosa dovreste fare, in qualità di deputati europei? Visto che difendendo l'euro a tutti i costi la Commissione sta distruggendo, con politiche di austerità rese necessarie dall'euro, le prospettive di sopravvivenza dell'unione europea, perché questo è quello che sta succedendo, allora voi deputati dovreste utilizzare il vostro potere di sfiduciare la Commissione Europea e costringerla a dimettersi. Perché la Commissione sta distruggendo l'Europa, e questo non è quello che ci si aspetta da lei. Forse non avete i numeri per farlo ora, ma dopo le prossime elezioni le cose potrebbero cambiare, come avevo previsto ormai due anni fa, e se non segnalate il vostro dissenso verso questa situazione assumete un rischio politico e probabilmente dovrete anche pagare un costo politico.
State attenti, e buona fortuna!
(avviso ai sognatori: potete anche far finta di non capire le parole in rosso. Fatti vostri. Quando vi inseguiranno coi forconi io, pur deprecando un simile comportamento inumano ed inelegante, non piangerò, perché mi avete veramente rotto i coglioni. Econ102 l'abbiamo fatta tutti, e voi spesso in università più prestigiose della Sapienza, dove l'ho fatta io. Quindi potete prendere in giro chi vi pare, ma non me, e fra un po' nemmeno tanti altri. Dite la verità, cazzo, ditela! Avete poco tempo, lo capite o no? Jens è vivo e lotta insieme a noi...)
* (il testo del mio intervento al convegno "Morire per l'euro?", organizzato dal gruppo EFD presso il Parlamento Europeo il 3 dicembre 2013. Qui il video originale)
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
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