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sinistra

Caduto Draghi resta la sua agenda. Che non si fa mettere ai voti

La parola non alle urne, ma alla piazza!

di Nucleo Comunista Internazionalista

nucleocom DRAGHI html e9aa5911970a74dcAlle porte di mesi cruciali e devastanti – con tanto di possibili se non probabili razionamenti di gas, energia elettrica, forse anche di cibo e di altri possibili se non probabili giri infernali della giostra pandemica in seguito alla diffusione di nuovi virus o di nuove varianti – la caduta del governo Draghi di unità nazionale avvenuta il 20 luglio è una disdetta, un motivo di intorbidimento delle acque, dal punto di vista del movimento sociale di opposizione sorto il sabato 24 luglio 2021 che bene o male (male! certamente si può dire; ma gli uomini e le donne che da allora si sono attivizzati lo hanno fatto come hanno potuto in un quadro generale sfavorevole…) ha cercato di contrastare la subdola guerra di classe (1) dichiarata e attuata dal governo Draghi.

Sarebbe stato utile, secondo il nostro modo di vedere, avere innanzi nel combattimento sociale alle porte la Forza nemica apertamente unificata in tutti i suoi tentacoli politici dietro alla figura-Draghi incarnazione del potere più assatanato del capitale. Cosa estremamente utile come fattore di catalizzazione del massimo di energie disponibili nella lotta “contro tutti”, contro il governo “di tutti”, inclusa opposizione lealista e di facciata fratelloitaliota. Soli contro tutti e senza alcuna tangibile “sponda” parlamentare: splendida posizione di isolamento (rispetto ad una baracca marcia fradicia e tutta la sua ciurma) e di combattimento sociale e politico! Con il venir meno, per il momento, dell’Union Sacrée politica in questo senso si intorbidiscono le acque. Il polverone alzato con la crisi di governo ad annebbiare la vista.

Dobbiamo amaramente riconoscere che il governo di unità nazionale installato nel febbraio 2021ha centrato il suo principale obiettivo e Draghi lo ha, con giusta ragione dal suo punto di vista, rivendicato nel suo perentorio discorso programmatico pronunciato il 20 luglio alla Camera sul quale ha chiesto la fiducia.

Il signor Draghi ha infatti tenuto a sottolineare e a rivendicare il vero e proprio “miracolo civile” (testuale nel discorso: “miracolo civile”!) realizzato grazie allo spirito di solidarietà e responsabilità nazionali che ha permesso – e questo lo diciamo a piena voce noi ai tanti e ai (finti) tonti che fanno finta di niente, specie quelli “antagonisti” di sinistra - di instaurare l’apartheid nell’indifferenza e/o con il consenso della maggioranza della popolazione.

Dobbiamo amaramente riconoscere che una parte della popolazione è stata zombificata e noi crediamo che i poteri dominanti (Draghi o non Draghi) sfrutteranno a fondo questa situazione dalla quale non si può uscire che in seguito a un contro-shock materiale che deve prodursi e che solo può liberare le menti e i corpi degli uomini ridotti a larve (o a sardine se volete) e quindi, allo stato attuale, manovrabili a piacimento dalla Forza che detiene le leve e il bastone del comando nella società.

Dunque la (per noi) maledetta disdetta della caduta del governo di unità nazionale, l’intorbidimento delle acque e l’opera di distrazione di massa che culminerà con le elezioni del 25 settembre le quali hanno la funzione essenziale di confermare, qualunque sia l’esito della “libera consultazione delle opinioni del popolo”, la piena “legittimità democratica” del sistema di potere vigente e delle sue istituzioni. Una volta riconfermata il 25 di settembre questa legittimazione, la Forza che detiene il potere (che ovviamente non si fa “mettere ai voti”) potrà procedere dentro i nuovi stati di emergenza che ci aspettano. Potrà procedere nel senso della sostanziale applicazione del programma enunciato dal dimissionario Draghi nel suo discorso del 20 luglio che, fra l’altro si noti, ha ottenuto formalmente la fiducia il 20 luglio ma con i soli 95 voti del centrosinistra.

Si vedrà poi, passato il 25 settembre, con quale esecutivo procedere, con quale combinazione di forze politiche mettere in pratica il programma già stabilito e che sarà imposto in termini più o meno drastici a seconda del precipitare della crisi economico/sociale interna e nello scenario, tutto in movimento, della guerra mondiale in fieri. Questo binario già tracciato può essere deviato o fatto saltare per aria (a parte eventi traumatici sul piano internazionale) soltanto da un movimento extra-parlamentare di massa e di piazza che sfugga dal controllo politico tentacolare da parte della vasta gamma dei servitori dello Stato.

Le nuove forze politiche di cosiddetta “alternativa al sistema” cioè le 4 liste che sono riuscite nell’impresa (notevole indubbiamente) di candidarsi a livello nazionale e che sono espressioni politiche del vasto movimento sociale scaturito in particolare dopo il sabato 24 luglio 2021, prevedibilmente troveranno posto in un cantone o in un cantoncino del parlamento dopo il 25 settembre. Ma, proprio per la loro natura… costituzionale, si avviano a fare la loro parte, stando all’opposizione, in fatto di controllo delle masse nella situazione esplosiva in cui ci stiamo addentrando.

Esse hanno già dimostrato (nel loro piccolo in tutti questi mesi) il loro profondo “senso dello Stato” e il loro profondo senso di responsabilità nazionale. Lo hanno dimostrato agendo per incanalare e depotenziare il movimento di opposizione anti-governativo nel suo momento culminante e critico di ottobre 2021. Contribuendo a disinnescare dall’interno la carica esplosiva della lotta, facendo in modo che non si andasse fino in fondo nella lotta di piazza (dal Varco IV del porto di Trieste a Milano/Piazza Duomo lasciata sola contro le imposizioni della Lamorgese) che così ha via via disperso la grande carica di energia fisica e spirituale che una massa di uomini e di donne era riuscita a mettere in campo. Così, a nostro modesto parere, sono andate le cose. Così siamo stati sconfitti. Così è stato imposto l’apartheid.

Intendiamoci bene a scanso di equivoci: i vari Paragone, Toscano, Rizzo e compagnia “alternativa e sovranista” non hanno agito come coscienti pompieri sociali, ma in logica conseguenza della loro visione politica che sfocia appunto nel fatidico spazio istituzionale/parlamentare cui tutto, alla fin fine, si deve ricondurre. Il bello è che tutti costoro generalmente riconoscono quanto il potere reale stia ben al di fuori da quelle aule in cui si apprestano ad entrare! Ad ogni modo: auguri a loro. Noi non facciamo campagna astensionista. Diciamo solo alla massa vitale che si è mobilitata in tutti questi mesi e pure a quella che non si è mobilitata affatto cadendo nel tranello del governo: badiamo al sodo!

E il sodo sta tutto fuori dai giochi e dalle “opposizioni” parlamentari. Il sodo sta nella forza extra-parlamentare della mobilitazione di massa e di piazza con la quale la mano dei governi può essere fermata. Il sodo sta nel rafforzamento delle reti di resistenza sociale (dalle scuole parentali ai “gruppi di acquisto solidale” a tutte le forme di solidarietà sociale in cui ci si dà una mano fuori dal controllo dello Stato). Il sodo è nella ricostituzione di quella energia materiale e spirituale che si era concretizzata in ottobre 2021 e che poi questa energia sia liberata a tutto campo nell’azione sociale e non, al contrario, imbrigliata come purtroppo è stato dopo ottobre in vista del miraggio (che il 25 settembre si concretizzerà in un pugno di eletti, in un pugno di mosche in mano).

La Lega, i berlusconiani e i rottami 5 Stelle si sono sfilati dal governo senza nemmeno aver avuto il coraggio di votare il 20 luglio apertamente contro l’agenda-Draghi. Il che denota l’inconsistenza di questi tentacoli politici del capitalismo italiano che si sono sfilati dall’unità nazionale per evitare il loro completo suicidio. Il centrodestra è stato messo alle strette dal programma-Draghi che prevedeva - e, lo ribadiamo, prevede! (Draghi o non Draghi) - fra gli altri punti essenziali (che sono: uno: fedeltà assoluta “al vincolo atlantico” quindi sostegno alla guerra in Ucraina. “Armare l’Ucraina”! è scritto nel programma enunciato il 20 luglio. Due: continuazione del processo di digitalizzazione cioè la stesura di una gabbia di controllo totale da parte dello Stato su ogni aspetto della vita degli individui, dalla culla alla bara, tutto tracciato. Tre: prosecuzione della campagna di vaccinazione di massa, possibilmente con l’imposizione dell’obbligo vax sul quale si dovrà pronunciare nel prossimo novembre, salvo cataclismi, la Corte costituzionale presieduta da quel Giuliano Amato detto dottor sottile…) prevede fra gli altri punti essenziali dicevamo, quello di procedere speditamente nel processo di feroce centralizzazione del capitale il che di conseguenza significa il macello delle classi medie (distruzione su vasta scala delle piccole imprese, sostanziale esproprio della piccola proprietà e dei piccoli risparmi). I tentacoli di centrodestra non potevano controfirmare questo punto che è implicito nell’agenda-Draghi e che sarà fatto loro comunque ingoiare. Il suicidio, la disintegrazione delle forze di centrodestra per come oggi si presentano, è soltanto rimandato.

I tentacoli di centrosinistra, con il PD fedelissimo alfiere del programma-Draghi, sono certamente i più coerenti e affidabili strumenti al servizio dei centri di potere ancora per il momento (per il momento!) prevalenti nell’”Occidente collettivo”, quelli del grande capitale euro-atlantico, delle cerchie green e progressiste dell’Inclusive capitalism. Il consenso elettorale raccolto dal PD e di tutto quanto gli ruota intorno sarà messo a disposizione, anche se provvisoriamente parcheggiato all’opposizione, per l’attuazione di quel programma su cui c’è poco da discutere e niente che si possa “mettere ai voti” il 25 di settembre.

Ma, anche per questi tentacoli, la disintegrazione è solo rinviata, questione di quanto più si indebolisce la presa del centro di potere ancora prevalente nell’”Occidente collettivo” dal quale i tentacoli di centrosinistra dipendono (considerando che siamo già di fatto entrati nella nuova “epoca multipolare” il che - redde rationem di guerra in tempi ravvicinati a parte - può dar luogo a scenari del tutto sorprendenti , il più tremendo dei quali è quello dell’intesa, provvisoria e ad un passo dell’abisso, fra l’(ex)egemone Usa e il blocco rivale russo-cinese, in una specie di Monaco 1938).

Insomma l’attuale configurazione politica, qualsiasi cosa esca dalle urne il 25 settembre, sarà stravolta dagli eventi salvo… il dimissionario e dimissionato Draghi, nel senso del “programma-Draghi”. Bisogna notare che questo programma di feroce centralizzazione capitalistica non rinuncia, non può rinunciare, a gettare un’esca verso la classe lavoratrice. Il programma di guerra (“armare l’Ucraina”!) si presenta/completa anche con una maschera “sociale”: “c’è bisogno di una vera agenda sociale”, di “un metodo di lavoro condiviso con i sindacati e le associazioni delle imprese” è scritto nel programma enunciato il 20 luglio. E per attaccarci qualcosa di concreto sull’esca, si potrebbe attingere a “quella cifra impressionante di 1.100 miliardi di euro di crediti residui vantati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione” è altrettanto scritto nello stesso programma a cui senz’altro aderiscono più che convintamente i “legali rappresentanti”, tipo i Landini & C., della classe lavoratrice all’interno dello Stato (del capitale), della Società in Nome Collettivo-Italia.

Staremo a vedere se non i suoi “legali rappresentanti” ma la classe operaia in prima persona nel suo inevitabile (causa forza maggiore ossia causa mazzate in arrivo) prossimo ripresentarsi sulla scena, abboccherà a quella esca politica. E’ ora che la classe operaia, se ha qualcosa da dire, lo dica essa stessa mandando finalmente a quel paese i suoi “legali rappresentanti”. Per conto nostro non abbiamo altro da dire se non ripetere quanto già precedentemente (1865) detto da qualcuno un pochino più attendibile del sottoscritto Nucleo: “la classe operaia è rivoluzionaria o non è nulla”.

Concretamente parlando c’è da sottolineare e da sostenere l’iniziativa del sindacato Fisi (a cui ci auguriamo aderisca anche il Sol Cobas come già per lo sciopero del 15 febbraio) che per i primi di settembre ha convocato una serie di scioperi attorno alla “questione vaccinale” (lavoratori della sanità renitenti da far rientrare immediatamente al lavoro, contro l’obbligo vax che si cercherà di far passare come misura in linea con la Costituzione, richiesta di indagini sulla marea di “effetti collaterali” al vax segnalati…) e non solo quella (fine della repressione sui posti di lavoro e fuori). Segnale altrettanto importante e altamente positivo è quanto si muove all’interno di quell’area degli Studenti contro il green pass che non ha smobilitato (non importa se esile minoranza) e che oltre ad un intensissimo dibattito interno in cui ci si sforza di prendere per le corna tutte le questioni del presente attacco alla vita umana vivissimamente e giustamente avvertite da questi giovani, stanno organizzando manifestazioni di piazza incentrante in particolare sul tema della repressione che continua a colpire gli ambienti non allineati della società (da Busto Arsizio a Trieste alla ultimissima sfilza di denuncie penali recapitate in quel di Udine contro alcuni partecipanti di una delle tante “manifestazioni del sabato” post 24 luglio 2021). Senza farsi distrarre e senza aspettarsi alcunché dall’esito del 25 settembre.


Note
(1) Abbiamo spiegato, intervenendo nella “piazza renitente”, il senso niente affatto “economicistico” della guerra di classe in corso, diretta in profondità contro l’essere umano. Vedi in particolare il volantino (diffuso nelle manifestazioni di Udine e Trieste nell’agosto 2021): Ci hanno dichiarato guerra, che fare?

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