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Notizie sull'operazione speciale condotta dall'esercito russo in Ucraina
In molti hanno notato che il “99%” è un topos pubblicitario dei prodotti antibatterici, i quali dichiarano appunto di poter eliminare il 99% dei batteri. Per la verità ci sono anche antibatterici più bravi dell’Iron Dome e dell’Arrow israeliani, infatti riescono a eliminare addirittura il 99,99% dei batteri. Magari è sufficiente quello 0, 01 a fregarti, ma bisogna sapersi accontentare. Mentre lo spot pubblicitario reclamizzava trionfalmente i successi del sistema di difesa israeliano e l’abbattimento del 99% dei missili e droni iraniani,...
Constatiamo che gran parte della sinistra stia guardando alla risposta militare dell’Iran nei confronti delle provocazioni armate di Israele secondo le valutazioni di Alessandro Orsini, che definisce il bombardamento dello Stato ebraico con centinaia di droni e missili come una colossale messinscena, suffragando questa deduzione con il fatto che la ritorsione della Repubblica Islamica all’azione terroristica di Israele a Damasco fosse stata preannunciata e comunicata. Solo che il famoso studioso di geopolitica non comprende la sostanza delle...
Gli euroausterici vaneggiano a reti unificate in merito al “buco da 200 miliardi nei conti pubblici” che sarebbe stato prodotto dal Superbonus. Naturalmente una prima risposta ovvia a questa affermazione è che sono stati emessi 200 miliardi di crediti fiscali, a fronte dei quali è stata però conseguita una crescita di PIL e di gettito. Parlare di “200 miliardi di buco” tiene conto di un elemento (i crediti emessi) ignorando l’altro (la crescita di gettito). Ma in realtà l’errore dell’affermazione è ancora più basilare. Immaginiamo che...
La nostra epoca non è certo contrassegnata dalla fine delle ideologie, dopo che, sbaragliata la concorrenza, la grande narrativa del pensiero unico gode di ottima salute; c'è invece da esitare sull'inconsistenza della tesi di Fukuyama della fine della storia giacché quella del mondo occidentale sembra aver trovato nel capitalismo un ancoraggio talmente saldo da impedire il benché minimo sommovimento capace di metterne in crisi gli ingranaggi. Anzi, il non funzionamento dell'attuale versione ultraliberista del capitale favorisce il rilancio...
Mentre Israele informa il mondo che risponderà all’attacco iraniano, anche se sembra in maniera tale da evitare la grande guerra (cosa tutta da vedere dal momento che l’Iran ha detto che, nel caso, risponderà), proponiamo l’analisi di Peter Akopov pubblicata su Ria Novosti che ci appare alquanto lucida, anche se forse un po’ troppo deterministica. C’è un imponderabile, dato anche dalla follia di cui hanno dato dimostrazione negli ultimi tempi i falchi Usa e israeliani, che andrebbe comunque tenuto presente. “Situazione sorprendente – scrive...
Lo scorso 16 marzo, il colonnello Amadou Abdramane, portavoce della giunta militare nigerina che nel luglio del 2023 aveva deposto il presidente Mohamed Bazoum, ha annunciato la revoca immediata dell’accordo che autorizzava lo stazionamento di personale statunitense sia civile che militare nel Paese. Conformemente all’intesa, siglata nel 2012, gli Stati Uniti avevano schierato nelle basi 101 (contigua all’aeroporto di Niamey) e 201 (situata nel centro del Paese e soggetta a una recente opera di ristrutturazione costata al Pentagono circa 100...
Atteniamoci ai fatti. La ritorsione iraniana per l’attacco israeliano all’ambasciata di Damasco è stata calibrata ed equilibrata. L’Iran non voleva la guerra con Israele (non la guerra aperta, e non ora), diversamente dal governo di Tel Aviv, che nel prosieguo della guerra – nella sua possibile espansione – vede l’unica chance di sfuggire al redde rationem interno, e magari persino un’opportunità di espandersi ancora. Pertanto Teheran si è mossa con calma, appellandosi al diritto internazionale (art.51 delle Nazioni Unite), e avendo cura di...
Si usa dire che stiamo precipitando verso una guerra mondiale “a pezzi”. Possiamo anche aggiungere che stiamo scivolando verso una “economia di guerra”? Alcuni prodromi, in effetti, si intravedono. Due caratteristiche sono tipiche di un’economia che tende verso la guerra: l’aumento del deficit pubblico per finanziare il riarmo e la spinta inflazionistica a danno dei salari. La mobilitazione delle finanze pubbliche per il rilancio della spesa militare è già in corso. I dati World Bank indicano che nell’ultimo decennio l’Unione europea ha...
Nel luglio 1934, H. G. Wells si recò a Mosca per intervistare Stalin. Il colloquio tra lo scrittore inglese e il leader bolscevico durò circa tre ore, alla presenza di un interprete, e il 27 ottobre successivo ne fu pubblicata la trascrizione integrale sul settimanale britannico The New Statesman and Nation. Il periodico aveva cominciato le pubblicazioni sotto questo nome tre anni prima, a seguito della fusione di due riviste appartenenti all’area della sinistra socialista e liberale inglese: The New Statesman, che era stata fondata nel 1913...
L’attacco iraniano sul territorio di Israele è stato un evento di portata storica e potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri mediorientali nonostante le autorità dello stato ebraico e i governi occidentali stiano facendo di tutto per minimizzarne conseguenze e implicazioni. I danni materiali provocati da missili e droni della Repubblica Islamica sembrano essere stati trascurabili, anche se tutti ancora da verificare in maniera indipendente, ma il successo dell’operazione è senza dubbio da ricercare altrove. La premessa necessaria a...
Israele ha utilizzato i Territori occupati come la migliore vetrina del potenziale offensivo e di controllo dei sistemi d’arma e d’intelligence sviluppati dalle sue aziende di settore. È la tesi di Laboratorio Palestina, ultimo lavoro di Antony Loewenstein nel quale emerge il sostegno israeliano ad alcuni dei regimi più spietati degli ultimi settant’anni, e si denuncia come, paradossalmente, proprio questa capacità bellica e di controllo sono fattori determinanti nel ruolo centrale guadagnato dal Paese nella governance globale tanto da...
Dall’ipocrisia alla follia: disamina del suprematismo occidentale in Ucraina con la narrazione aggredito-aggressore imposta dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione occidentali, quindi, senza affatto avere alcuna partecipazione ideale al putinismo, proverò a dimostrare, attraverso le dinamiche stesse della guerra, perché l’imperialismo occidentale è destinato a perderla e, prima questa sconfitta viene riconosciuta, minori saranno i danni per l’umanità. Il tratto fondamentale della strategia Nato in Ucraina è quello di utilizzare la...
Ieri è giunta l'attesa risposta iraniana al bombardamento israeliano del consolato iraniano di Damasco, che aveva ucciso tra gli altri il generale Haj Zahedi. L'Iran ha effettuato un attacco simultaneo con droni e missili in modo da saturare la poderosa difesa antiaerea israeliana. Missili hanno colpito due basi militari israeliane (monte Hermon e Novatim). Oggi l'autorità iraniana rivendica quei due obiettivi come primari, ma è abbastanza ovvio come questa rivendicazione abbia semplicemente la funzione di far coincidere gli obiettivi...
Per capire cosa succede a Gaza è necessario guardare cosa accade in Ucraina. Per quanto i politici italiani “autorevoli” ripetano i loro “atti di fede”, e ugualmente gli altri leader “nani” europei e i giornalisti a loro legati (ed entrambi proni esecutori dei loro padroni yankee), le loro dichiarazioni stizzite e altisonanti sono solo il riflesso della vittoria strategica del governo russo nel confronto con la NATO. Ancora non c’è la vittoria palese sul campo della Russia, ma quella strategica è già stata ottenuta, perché da più di venti...
B. Stiegler, filosofa politica francese, conduce in questa ricerca una genealogia del neoliberismo americano, sincronico all’ordoliberismo tedesco e quello poi più idealista di Hayek, versione americana meno conosciuto ma forse anche più influente. L’eroe negativo della storia è il mitico Walter Lippmann. Solo un “giornalista” come alcuni lo ritennero, in realtà politologo pieno e poi politico dietro le quinte, stratega di pratiche e pensiero, inventore di una versione americana della propaganda più sofisticata, delle pubbliche relazioni,...
Qual’è il rimedio delle classi dirigenti, politiche ed economiche (nel capitalismo liberista, tutt’uno) quando la crisi gli morde i calcagni? Il fugone nel fascismo, in qualsiasi nuova forma ritenuta adatta ai tempi. Oggi si presenta in veste psicomanipolatoria-tecnologica, ma senza mai rinunciare alla violenza fisica, a seconda dei casi pestaggi o mattanze. Ecco cosa hanno in comune i massacri dei nostri fratelli in lotta a Gaza e in Cisgiordania e le teste spaccate dai gendarmi agli studenti delle università italiane – vera eccellenza del...
Nell’analizzare gli ultimi sviluppi del conflitto mediorientale sono molti i rischi, o le tentazioni, che possono portare fuori bersaglio. Anche l’analisi di classe mostra qualche limite, se si fa attenzione al concreto della struttura sociale israeliana – quanto meno – dove ai “cittadini a pieno titolo dello Stato ebraico” (la definizione è stata assunta nella “legge fondamentale”, para-costituzionale) sono riservati tutta una serie di diritti e privilegi, anche in termini di posizioni lavorative, mentre il “lavoro bruto” o lo sfruttamento...
Il mondo intero è di nuovo con il fiato sospeso, per il terrore di una grande guerra che infiammi il Medio Oriente. L’attacco di ritorsione lanciato dall’Iran, nella lunga notte tra sabato e domenica, ha lasciato senza sonno Israele. Per cinque ore oltre 300 munizioni sono state scagliate contro il territorio israeliano. La rappresaglia per l’attacco dell’1 aprile a Damasco è arrivata dopo quasi due settimane, ampiamente annunciata, lenta ma imponente. Secondo le stime ufficiali riportate dal New York Times, l’Iran ha utilizzato 185 droni...
Molti neuroscienziati notano come il nostro cervello-mente si sia lungamente evoluto, quindi formato, alle prese con problemi vicini (fame, sete, sicurezza), immediati (giorno per giorno, ogni giorno) relativamente semplici (amico/nemico, sesso, utile/inutile), in gruppi piccoli tendenzialmente egalitari, relativamente isolati tra loro, in cui ognuno conosceva ogni altro. Oggi ci troviamo associati in gruppi enormi, di una certa densità territoriale che si estende ormai alla dimensione planetaria, in cui i più ci sono sconosciuti, dentro...
Nonostante sia palese che la guerra ucraina è persa, l’Occidente resta aggrappato ai dogmi neocon, incapace non solo di trovare, ma anche solo di pensare una exit strategy da una guerra disastrosa per Kiev e per l’Europa, che il conflitto sta degradando sia a livello economico che politico. Quest’ultimo aspetto inquieta e interpella sia perché denota un asservimento della Politica europea ai circoli neocon, dipendenza mai registrata in tale misura in precedenza, sia perché evidenzia il degrado delle dinamiche democratiche, dal momento che...
Le parole dovrebbero essere annoverate nell’elenco delle droghe pesanti, e purtroppo a chiunque può capitare di farsi ogni tanto una “pera” eccessiva. Il quotidiano neocon “il Foglio” si è approfittato del “trip” di uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, per fargli fare una figuraccia postuma mettendo in evidenza alcune sue frasi poco felici in sostegno di Israele. Dopo averci ammonito sul fatto che anche Terracini considerava l’antisionismo una forma di antisemitismo, ci viene proposta una citazione nella quale il vecchio comunista...
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo. A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione. Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola...
1. Seguendo un copione creato a tavolino per ingannare la mente di chi si abbevera ai telegiornali della sera, gli Stati Uniti continuano a tirare il guinzaglio legato al collo del cagnolino d’oltremanica. Quel cagnolino era un tempo l’Impero britannico’, oggi solo un maggiordomo che esegue gli ordini dell’Impero Atlantico: tenere Julian Assange in prigione fino alla morte. Per la più grande democrazia al mondo – da esportare, se del caso, a suon di bombe e che ormai solo i politici europei (e italiani) credono sia tale – il rischio più...
Qualcuno parla di rischio di terza guerra mondiale davanti alla rappresaglia dell’Iran verso Israele, ma cari miei, una terza guerra mondiale sarebbe solo nucleare. Perciò, definitivamente distruttiva dell’umanità. Avete presente l’anime e il manga “Ken il Guerriero”? Lì, almeno, le armi nucleari sono state relativamente innocue: hanno distrutto il mondo, ma non hanno lasciato radiazioni. Ma nella realtà, una guerra di tale portata, ridurrebbe il mondo a una landa desolata radioattiva, invivibile. E per quanto noi siamo governati dai...
Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici. Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco...
Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale. L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare...
Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani. Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei...
Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo. Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili. Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati...
‘Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’. Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a...
I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto. La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale. Stesso manicheismo,...
L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi». Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina...
Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco. Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e...
In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per...
Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei...
È certamente corretto sostenere che le motivazioni che stanno spingendo Washington a mettere sotto assedio Pechino sono di natura economica. Paradossalmente questa tesi è stata infatti espressa indirettamente dalla stessa Segretario al Tesoro Yellen, in una intervista della settimana scorsa che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato nonostante anticipasse i temi che la stessa Yellen sta trattando con l'élite politica cinese nel suo viaggio diplomatico in corso in questi giorni. Di importanza capitale per comprendere la situazione a...
Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro “Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale” di Giorgio Monestarolo (Asterios, Trieste, pp.106, euro 13). L’autore è ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana e docente di Storia e Filosofia al liceo Vittorio Alfieri di Torino. La prefazione è del generale Fabio Mini, che tra le altre cose è stato generale di Corpo d’Armata, Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione...
Volete uscire dal dominio neoliberista, volete allentare la morsa della gabbia d’acciaio capitalista, volete invertire l’allungamento in corso da decenni della scala sociale di cui tra l’altro vi è vietato l’uso per provare a scalarla. Avete idee di mondo migliore, più giusto, qualsiasi sia la vostra idea di “giusto”. Tutto ciò è politico. Ma la vostra società non è ordinata dal politico, è ordinata dall’economico. È l’economico il regolamento del gioco sociale, è lui a dettare scala di valori, premi, punizioni, mentalità e cultura comune. E...
Nelle Conferenze di La Paz, nel 1995, il teologo e filosofo argentino, tra i pionieri della Teologia della Liberazione e in esilio dalla sua patria durante il regime fascista sviluppa la sua attentissima lettura di Marx dal punto di vista rivendicato dell’esternità e del lavoro ‘vivo’; ovvero della persona effettiva, reale, completa. Questo, declinato nelle sue diverse forme, marginali e ‘poveri’, stati subalterni e periferici, è il tema centrale della filosofia e della prassi politico-culturale ed etica di Dussel. Proviamo, dunque, a...
Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della scuola…. Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide suoi compagni. Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi, sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare...
L’apparente moderazione dell’Iran di fronte all’aggressione israeliana non dovrebbe essere confusa con la debolezza. Teheran esercita costantemente pressioni su Tel Aviv attraverso i propri metodi, preparando attentamente il terreno per il disfacimento di Israele. «La leggenda narra che una rana posta in una pentola poco profonda piena d’acqua riscaldata su un fornello rimarrà felicemente nella pentola d’acqua mentre la temperatura continua a salire, e non salterà fuori anche se l’acqua raggiunge lentamente il punto di ebollizione e uccide la...
I dati della ricerca Ials-Sials in Italia incrociati con l’ultimo rapporto Censis su Comunicazione e media evidenziano un popolo-bue-tele-comandato incapace di leggere, informarsi e di costruire nessi logici tra due fatti
“La maggioranza, nella sua santità, ha sempre torto: perché il suo conformismo è sempre, per propria natura, brutalmente repressivo”. Pier Paolo Pasolini
La politica italiana del XXI secolo ha sempre in bocca la parola ‘popolo’. Da una parte Berlusconi dichiara un giorno sì e l’altro pure di essere stato eletto dalla maggioranza degli italiani – evitando in tal modo di dimettersi e venire processato. Dall’altra il Pd, che in assenza di un programma politico di opposizione, per mostrarsi vicino alla sua gente – e, quindi, veramente democratico – indossa la veste moderna delle primarie. Ma mentre quest’ultimo meccanismo ha ancora bisogno di aggiustamenti per diventare pienamente la farsa che dovrebbe essere – come dimostrano la cecità politica e i giochi interni di potere che hanno portato la sorpresa della schiacciante vittoria di Vendola nelle primarie pugliesi – l’appello al popolo quotidianamente lanciato dal Pdl è un ingranaggio mirabilmente oliato e funzionante; al punto che se qualcuno richiama l’attenzione sul conflitto di interessi, sulla deriva autoritaria di una maggioranza che sempre più esautora il Parlamento dalla funzione legislativa, sui problemi giudiziari del presidente del Consiglio, si sente ribadire il concetto senza possibilità di appello: gli italiani lo hanno comunque votato. Che cosa significa? Che sono tutti scemi?
In effetti è vero: gli italiani lo votano. Non la totalità del ‘popolo’ che evoca l’enfatica dichiarazione, tantomeno la sua maggioranza assoluta, ma poco importa dal momento che i meccanismi di una legge elettorale lo rendono legittimamente capo del Governo. Centrali diventano dunque due altre questioni: attraverso quali informazioni il cittadino decide a chi dare il proprio voto e, data l’informazione, quale sia la sua capacità di comprenderla e di sviluppare un’opinione propria. Partiamo da quest’ultima.
Nel 1992 l’Ocse lancia la Ricerca internazionale sulle competenze alfabetiche della popolazione adulta (International Adult Literacy Survey IALS) a cui partecipano solo dodici Paesi; nel ’96 avvia la seconda ricerca (Second International Adult Literacy Survay – SIALS) a cui aderiscono altre nove nazioni, tra cui l’Italia; l’indagine si conclude nel ’99. Il quesito a cui l’Ocse cerca una risposta non è ‘questa popolazione sa leggere?’ ma ‘quanto e come sa leggere?’. Viene coniata la definizione di “competenza alfabetica funzionale o letteratismo” che “è la capacità di raccogliere e utilizzare informazioni reperibili in testi scritti, in grafici, in tabelle ecc. e di eseguire operazioni, calcoli ovvero risolvere problemi”. Lo scopo è quello di misurare una competenza e non le conoscenze possedute, in quanto le statistiche tradizionali riferite ai vari livelli di titoli di studio conseguiti da una popolazione sono poco significative al fine di comprendere la sua capacità reale di ‘leggere’. La ricerca stabilisce tre tipologie di competenza alfabetica – testi in prosa, grafici e calcoli – e per ognuna cinque livelli. Di questi, il primo è al limite dell’analfabetismo, al di sotto della soglia di illetteratismo, il secondo rappresenta un limitato possesso di competenze di base; qui si inserisce l’importante linea di demarcazione indicata dall’Ocse che individua, nei primi due livelli, quella quota di popolazione che dovrà usufruire di percorsi di formazione per essere messa nella condizioni di possedere “una piena cittadinanza nel XXI secolo”. Pena il ritrovarsi come il popolo analfabeta dei secoli passati, che abitava passivamente una società in cui norme e leggi scritte da altri sopra la sua testa regolavano la sua vita, senza che esso fosse in grado nemmeno di leggerle. Perlomeno quel popolo non votava, viene cinicamente da concludere, e riconosceva la propria ignoranza.
Perché, neanche a dirlo, la situazione italiana fa spavento. Un terzo della popolazione non supera il primo livello, un terzo si ferma al secondo, un terzo raggiunge gli ultimi tre. Nella comprensione di testi in prosa – la prova metteva a disposizione articoli di giornali, riviste, pubblicazioni a stampa e depliant – il 34% si ferma il primo livello, il 30,9% al secondo, il 26,5% al terzo e solo l’8% raggiunge il quarto e il quinto.
L’indagine dunque evidenzia che il 64,9% degli italiani è in grado di leggere ma non di capire ciò che legge: riesce a estrarre da un testo un’informazione che vi si trova esplicitata (primo livello), la trova anche quando deve compiere alcune semplici deduzioni perché il documento contiene dei distrattori (secondo livello), ma non è in grado di trovarla se è contenuta in diversi paragrafi e non in una sola frase (terzo livello), se il testo è abbastanza lungo, se l’informazione è astratta (quarto livello) e se lo scritto è denso e contiene distrattori plausibili (quinto livello). Vale la pena leggere gli esempi delle diverse prove (1), che stupiscono per semplicità e banalità.
La debole scolarizzazione è una delle cause che determinano un basso livello di comprensione di un testo in prosa: tra la popolazione con la sola licenza media, appena il 25% supera la soglia di rischio. Chi consegue una laurea e oltre, oltrepassa il secondo livello nel 66% dei casi. Tuttavia, se si confrontano i dati per fascia di età indipendentemente dal titolo di studio, quella che possiamo definire scolare anche se non più scuola dell’obbligo, cioè 16-25 anni, risulta essere nella situazione migliore: il 52,2% supera il secondo livello. Il problema è che man mano che l’età aumenta, la capacità di comprendere peggiora: tra i 26 e i 35 anni approda al terzo livello solo 43,7% della popolazione, tra i 36 e i 45 il 34,9%, tra i 46 e i 55 il 24,2% e infine tra i 56 e i 65 anni il 12,4%. Non basta quindi aver studiato: il cervello ha bisogno di essere tenuto allenato, necessita di letture stimoli e confronti, tutte cose che gli italiani abbandonano giunti al termine degli studi.
La cultura non ha mai avuto vita facile, in Italia. Nel 1861, il 75% della popolazione non sa né leggere né scrivere. Le riforme scolastiche che si susseguono fino all’epoca fascista mirano ad alfabetizzare, condizione sempre più necessaria per poter lavorare: viene istituita la scuola dell’obbligo dai sei agli undici anni. Nel 1951, gli analfabeti sono ancora il 13,8% (il 25% nelle isole) e i semianalfabeti – appena in grado di scrivere il proprio nome e incapaci di comprendere un testo scritto – sono il 26%; inoltre, il 60% della popolazione si esprime unicamente in una lingua dialettale.
Il ministero della Pubblica istruzione decide di usare la televisione in funzione pedagogica, per uniformare la lingua e per alfabetizzare. Nel 1958 Telescuola avvia il ciclo di trasmissioni cosiddette educative, a cui si affianca Telemedia, nel 1961. Contemporaneamente nasce Non è mai troppo tardi (1960-1968), con un approccio completamente diverso: protagonista non è più il maestro che trasmette il sapere ma lo diventano gli studenti/pubblico, in studio e a casa. Il docente diviene una sorta di conduttore, che falsamente – la televisione che entra nelle case è sempre qualcosa che cala dall’alto – fa da guida ‘tra pari’, tenendo insieme testi, immagini, supporti audio, filmati e interviste.
Gli italiani si uniformano: imparano non solo a leggere e scrivere ma una lingua e una ‘cultura’ nazionale; avviene quell’omologazione che Pasolini chiamava “genocidio culturale definitivo”. Non poteva andare diversamente per un popolo che, nel proprio percorso storico, ha saltato a piè pari la trasmissione del sapere basata sulla cultura tipografica dei libri e dei giornali ed è passato direttamente dall’analfabetismo alla cultura visiva della televisione: il nonno semianalfabeta, il nipote laureato, conviventi in una casa priva di libri.
“La televisione è un medium di massa e come medium di massa non può che mercificarci e alienarci”, diceva Pasolini nel 1971. Meno evidente nella televisione cosiddetta pedagogica, la drammatica verità di questa affermazione è divenuta lampante con l’avvento della televisione commerciale, in cui tutto è diventato entertainment, intrattenimento: allo scopo di vendere una merce, parificando un detersivo a una notizia a un messaggio politico. Le caratteristiche della comunicazione sono le stesse: brevità, leggerezza, semplicità del linguaggio. Frasi a effetto snocciolate una accanto all’altra senza la preoccupazione di creare un ordine di senso logico, perfettamente integrate in un mezzo televisivo che è una collezione di frammenti.
“Ho visto sfilare in quel video un’infinità di personaggi, la corte dei miracoli d’Italia, e si tratta di uomini politici di primo piano; ebbene, la televisione fa di tutti loro dei buffoni, riassume i loro discorsi facendoli passare per idioti, con il loro sempre tacito beneplacito; oppure, anziché leggere le loro idee, legge i loro interminabili telegrammi, non riassunti, evidentemente, ma ugualmente idioti, idioti, come ogni espressione ufficiale. Il video è una terribile gabbia che tiene prigioniera dell’opinione pubblica, servilmente servita per ottenere il totale servilismo, l’intera classe dirigente italiana”. Così scriveva Pasolini, e dal momento che il percorso culturale degli italiani non può provocare oggi stupore davanti alla loro incapacità di comprendere un testo scritto, la riflessione dovrebbe spostarsi sul concetto stesso di democrazia, indipendentemente dalle questioni del conflitto di interessi e della proprietà delle reti televisive – che pure lo stravolgono di parecchio.
In 1984, George Orwell paventava la fine della libertà a causa di una esplicita dittatura, in cui l’informazione, la cultura e la Storia sarebbero state censurate e riscritte da un ministero apposita; il romanzo uscì nel 1948, con alle spalle la dittatura nazista e davanti agli occhi ‘il mostro’ sovietico. Quindici anni prima, nel 1933, Aldous Huxley pubblicava Il mondo nuovo, un romanzo che suscitò meno clamore probabilmente perché poco si prestava a essere strumentalizzato: immaginava infatti una società in cui le persone vivevano felici, in uno stato di costante divertimento, distratte da cose superficiali, grate alla tecnologia che le liberava dalla fatica di pensare; erano oppresse, ma a tal punto condizionate fin dalla nascita da non essere in grado di capirlo. Orwell temeva una società in cui i libri sarebbero stati banditi, Huxley quella in cui nessuno avrebbe avuto il desiderio di leggerli; Orwell temeva la dittatura che si odia, Huxley quella che si ama; Orwell la cultura censurata, Huxley quella divenuta un balbettio infantile. Davanti a una televisione che è diventata il principale strumento di un potere falsamente democratico, ha ancora ragione Pasolini: “La maggioranza, nella sua santità, ha sempre torto: perché il suo conformismo è sempre, per propria natura, brutalmente repressivo”.
Un conformismo fotografato anche dal Censis nel suo Rapporto annuale 2009 relativo all’aspetto ‘Comunicazione e media’: l’Italia è un Paese in cui “il pluralismo delle fonti è un processo ancora incompiuto”. Quando si tratta di informarsi sull’attualità politica, il 59,1% degli italiani si affida principalmente alla televisione (con punte del 63,1% tra i soggetti meno istruiti e del 67,7% tra gli anziani – 65 anni e oltre); solo il 30,5% affianca al mezzo televisivo la lettura dei quotidiani acquistati in edicola. Per scegliere chi votare, il 69,3% si affida ai telegiornali (il 76% tra i meno istruiti, il 74,1% tra le casalinghe, il 78,7% tra i pensionati e l’81,8% tra gli anziani), il 25,4% ai quotidiani. Internet potrebbe essere una grande possibilità, ma non lo è. Non solo per un problema generazionale – lo usa l’84,2% dei giovani (14-29 anni) ma nel complesso solo il 48,7% della popolazione – ma per l’uso che principalmente ne viene fatto, che lo rende simile al contesto televisivo: entertainment. Social network, YouTube, musica. Solo il 16,5% e il 2,5% tra i giovani accede rispettivamente ai portali e ai quotidiani online, e il 7% e il 4,7% nel complesso degli internauti. Se a questo si aggiunge che la percentuale delle persone totalmente estranee alla lettura di qualsiasi mezzo a stampa è aumentata dal 33,9% del 2006 al 39,3% del 2009, che gli utenti internet hanno raddoppiato la loro disaffezione per la carta stampata (erano il 5,7% nel 2006 sono diventati il 12,9% nel 2009) e che la percentuale dei giovani che usa regolarmente internet ma non legge né giornali né riviste né libri è il 28,7%, la conclusione è disarmante: solo il 35,8% degli italiani gode pienamente del pluralismo delle fonti nell’ambito dell’informazione.
Una situazione che va peggiorando. Negli ultimi due anni, a fronte di un utilizzo del mezzo televisivo rimasto invariato (92,1% contro il 91,7%), la disaffezione alla carta stampata va aumentando: nel 2007, il 67% degli italiani leggeva giornali a pagamento, il 21,1% quelli online e il 34,7% la free press; nel 2009 sono diventati rispettivamente il 54,8%, il 17,7% e il 35,7%. Contro un misero 1% di aumento di lettori dei giornali gratuiti, il 15,6% dei cittadini ha smesso di informarsi tramite i quotidiani. Va ancora peggio nell’ambito delle riviste: il 40,3% leggeva settimanali e il 26,7% dei mensili; in due anni sono diventati il 26,1% e il 18,6%, registrando un calo complessivo del 22,3%.
Quest’ultimo dato rivela, più degli altri, il progressivo disinteresse verso l’approfondimento; un aspetto fortemente legato al basso livello di letteratismo registrato dall’Ocse. Gli articoli dei quotidiani sono sempre più brevi, in un telegiornale che dura meno di mezz’ora il tempo medio riservato a una notizia è un minuto; il giorno dopo, altri avvenimenti incalzano. Sono le riviste – quelle che si occupano di politica e di società – il mezzo dell’approfondimento. Non legate alla stretta attualità, riprendono una notizia o ne anticipano un’altra e ne vanno a fondo, in lunghi articoli di analisi affrontano argomenti che richiedono documentazione, tempo per essere pensati e scritti; stimolano quella riflessione che permette di avere le chiavi di lettura della società e il formarsi, soprattutto, di una cultura politica e di conseguenza di opinioni che vadano oltre lo slogan buono per il tempo di un caffè al bar. Ma per quale motivo il 64,9% degli italiani dovrebbe impiegare parte del proprio tempo a leggere qualcosa che non capisce?
Purtroppo, l’uomo massa non è figlio unico, ha un fratello scemo; ed entrambi, com’è loro diritto, votano. A questo punto si tratta di capire, stante la situazione sopra descritta, quale fattore cognitivo e percettivo della realtà politica induca questa tipologia di individuo a orientare il proprio voto a destra piuttosto che a sinistra; perché da una parte e non dall’altra, quale essa sia.
Ida Dominijanni, in un articolo sul Manifesto del 2 febbraio scorso, rifletteva sul diverso approccio comunicativo della destra e della sinistra, prendendo spunto dal saggio di George Lakoff, The political mind: l’egemonia della prima sarebbe dovuta “alla sua capacità di suscitare un’identificazione ‘calda’ dell’elettorato mobilitandone gli elementi emotivi e irrazionali”, laddove la seconda, “puntando a convincere con la razionalità degli argomenti e delle soluzioni, non riesce a vincere”. Non si tratta di semplici tecniche di marketing – sottolinea la Dominijanni – ma dell’intero complesso culturale che si manifesta attraverso il linguaggio: quello della destra sarebbe appunto ‘caldo’, quello della sinistra, “figlia dell’illuminismo e di una concezione razionale del contratto sociale”, sarebbe ‘freddo’, come le discipline del diritto e dell’economia che sono alla base della sua cultura. Per invertire l’egemonia, quindi, la sinistra dovrebbe allargare la propria formazione culturale “a saperi più in grado di sintonizzarsi con i fattori inconsci della ‘political mind’”.
Quando nel 1994 Berlusconi fondò Forza Italia prese in blocco un gruppo di manager di Publitalia – la concessionaria di pubblicità del gruppo Mediaset – e li portò con sé in politica: primo fra tutti Dell’Utri, e poi Micciché, Galan e altri. Era quindi chiaro fin dall’inizio quello che sarebbe stato l’approccio comunicativo del partito nascente: dopo aver creato in Italia la televisione commerciale e aver venduto per anni bibite e merendine, Berlusconi avrebbe iniziato a vendere se stesso con la stessa tecnica pubblicitaria. Non poteva che uscirne vincente. È vero, come dice la Dominijanni, che la sinistra paga la propria incapacità ad aggiornare il suo modus comunicativo; è anche vero però che il linguaggio ‘freddo’ che pretende di spiegare anziché emozionare è perdente perché totalmente incompreso, perché cade nel vuoto di cervelli italiani disabituati al ragionamento e al pensiero; ed è infine vero che è più facile vendere fumo, cavalcare paure e conformismo, piuttosto che un progetto politico; soprattutto quando questo è confuso.
Perché se per ‘sinistra’ si intende il Pd – che ha manovrato insieme alla destra per escludere dal Parlamento e conseguentemente dal circuito mediatico Rifondazione comunista & C. – questa è una questione nodale: dall’abbraccio al neoliberismo degli anni Novanta, si ritrova senza un’idea alternativa di società da proporre, salvo l’antiberlusconismo e una ‘questione morale’ che sempre più si rivela una farsa anche nelle sue fila. Ma ipotizzando che questa ‘sinistra’ ritrovi qualcosa di sinistra da proporre – che vada magari anche oltre l’illuminismo e il contratto sociale, valori borghesi, e ritrovi concetti come struttura e sovrastruttura – e che impari a trasmetterlo con un linguaggio ‘caldo’, uscendone vincente in termini elettorali, non si potrebbe comunque parlare di rovesciamento dell’egemonia. Un popolo bue resta un popolo bue, sia esso governato dalla destra o dalla sinistra; ma una sinistra preoccupata solo di trovare la strategia vincente e non di ricostruire lentamente quella cultura politica che il consumismo e l’omologazione si sono divorati, quella sinistra non è più sinistra.
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
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