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lacausadellecose

Sul movimento internazionale di Halloween oggi

di Michele Castaldo

2022 morti halloween 1200I nodi stanno venendo al pettine tutti insieme, pochi se n’avvedono realmente per stupidità, mentre quelli che difendono assurdi interessi di “classe”, si ostinano a non volerli vedere.

A Seul nel quartiere di Itaewon si erano dati appuntamento per festeggiare la festa di Halloween circa centomila giovani. Si tratta di un quartiere simile a Trastevere in Roma con viuzze come veri e propri budelli. Nella calca generale, giocando a spingere per poter procedere perché si stazionava, tanta era la folla, si sviluppa una ressa e nel fuggi fuggi generale muoiono 154 persone, quasi tutti coreani, 97 donne e 57 uomini. Dopo qualche giorno Seul annuncia di aver lanciato un missile nello spazio in risposta a quello della Corea del nord di qualche mese prima. Una festa finita in tragedia e l’attenzione si sposta sul missile. Cose dell’altro mondo? No, cose di questo mondo.

Dopo il disastro ci si interroga sulle responsabilità e fra tante chiacchiere inutili si scopre che ben 7500 poliziotti erano stati dislocati in altri punti della città a controllare “facinorosi” estremisti di sinistra, una manifestazione di lavoratori dei trasporti, alcune sigle sindacali. E il capo della polizia che dice: « non siamo preparati a gestire eventi che nessuno organizza », quelli della baldoria, mentre sono ben attrezzati, come in ogni altra parte del mondo, a reprimere chi protesta per necessità primarie come il lavoro, la casa, la salute ecc. Dunque teniamo distinti i due scenari: da una parte si tenta di operare un controllo capillare, dall’altra parte di lasciar fare. C’è libertà dell’individuo da garantire. Se scoppia un fuggi fuggi e muoiono nella ressa 154 persone si portano bare, fiori e lumini, e la giostra continua a girare.

A Modena, nella nostra Italia, si danno appuntamento alcune migliaia di giovani per festeggiare collettivamente la festa di Halloween con musica a “palla”, bevute a fiumi, droghe “leggere” o pesanti, con l’intento programmato dello sballo individuale e di gruppo. Il neo governo di destra della signora Meloni, del partito dei patrioti, prende la palla a balzo per intervenire e decretare una dura lotta contro chi si organizza per sballarsi.

Letta, figura insignificante ma a libro paga del liberismo occidentale tanto quanto la Meloni e i personaggi del centro destra, coglie l’occasione per urlare contro un governo che vuole ridurre gli spazi di libertà, e ci va giù “pesante” mettendo a confronto il fatto che a Predappio si è celebrato il centenario della Marcia su Roma sulla tomba di Mussolini, un appuntamento annuale e rituale di chi vuole ricordare la forza politica e ideale di quel regime. Un fenomeno che all’oggi appare del tutto anacronistico, nonostante le vecchie fanfare sempre più stonate.

Fermiamo l’attenzione sui due episodi, quello di Seul e quello di Modena, per capire cosa hanno in comune e cosa di diverso a distanza di migliaia di chilometri e facenti parte di due continenti con storie, costumi e tradizioni dissimili. A Seul la polizia controlla ed è pronta a intervenire nei confronti di chi protesta, e lascia alla spontaneità le manifestazioni innocue di chi vuole festeggiare e divertirsi. A Modena il governo utilizza immediatamente una campagna contro lo “sballo” di chi vuole divertirsi, per introdurre divieti di assembramenti e manifestazioni non autorizzate. Facile intuire per chi suona la campana. Poi si disquisisce sui cavilli burocratici di come applicare una legge, mo’ ci vuole liberticida, da parte dei partiti politici, ma la sostanza è ben chiara.

Mettiamo allora i piedi nel piatto e cerchiamo di cogliere la sostanza della questione: quando i giornali di destra, partendo dai fatti del rave di Modena titolano “la festa è finita” intendono dire una cosa precisa: siamo un paese democratico, d’accordo, ma con la crisi economica e sociale che cresce non possiamo più permetterci dei diritti fino ad oggi concessi. Quale occasione migliore di una manifestazione non autorizzata di sbandati e drogati per stringere la cinghia al collo della democrazia? Ci sono priorità diverse e ad esse devono essere subordinate le azioni e le menti del popolo “dei patrioti”, in modo particolare delle nuove generazioni. « Altro che “diritto allo sballo”, ordine e disciplina per dio! ».

Ora al centrodestra politico andrebbe semplicemente detto che quelli che “vogliono sballarsi” sono il risultato di un liberismo economico che ha predicato e praticato da sempre il principio del « salti chi può », ovvero di chi ha i mezzi fisici e psichici deve potersi arricchire. Un principio ribadito dalla “patriota” Meloni nel suo intervento alla Camera e al Senato della Repubblica durante l’investitura, dunque in un momento solenne, che letto in filigrana vuol dire « e pazienza per chi non può ». Un principio che fu fatto proprio tanto dal fascismo e dal nazismo nei confronti di popoli ritenuti inferiori, quanto dalle democrazie liberali, gli Usa fra tutti, cui il Partito Democratico, insieme alla Meloni e la destra tutta, si inchinano devoti oggi.

Questo principio condiviso dal liberalismo democratico di sinistra si differenza nei confronti di « chi non può saltare » offrendo la libertà di sballarsi. Il pensiero politico di Enrico Letta e di tutta la sinistrume politico e sindacale ha subito passivamente, contribuendo perciò allo smembramento dei diritti sindacali e alla precarizzazione del lavoro. Uno dei riflessi di questo sfilacciamento sociale è rappresentato dal rifluire in derive individualistiche fino allo « sballo di gruppo ». I rave sono la sintesi di un processo sociale di decomposizione e tentativo estremo di ricomposizione di “sballati”.

Scorrendo i resoconti dei vari inviati a Seul leggiamo, ad esempio, che il quartiere Itaewon, dove è avvenuta la tragedia, prima era un luogo di ritrovo soprattutto per gli stranieri, con molti ristoranti tipici. Ora ci sono molti più coreani ed è diventato un quartiere alternativo, con locali che non si trovano nel resto della città, con street food, sexy shop, negozi di sneaker e di fake. Tutti ci vanno per ballare e festeggiare. E la mente corre immediatamente a Roma, quartiere San Lorenzo e agli anni ’70 del secolo scorso, zona della ribellione sociale, della lotta contro il caro vita, della controinformazione, dell’autoriduzione, dell’internazionalismo proletario, della lotta contro le centrali nucleari e della « voce alternativa » della radio Onda rossa, mentre oggi è la zona della movida, con tutto ciò che questo comporta, come alcuni fatti di cronaca continuamente ci ricordano.

« Com’era era bello il mio Pci » titolava il suo libro Diego Novelli pubblicato nel 2006, per poi concludere « Siamo in tanti […] ad auspicare e sognare una nuova formazione politica di sinistra che rappresenti quell’immenso popolo del mondo del lavoro, dell’intelletto, della pace, della solidarietà internazionale ». Quello che Novelli e tanti altri intellettuali di sinistra non riescono a capire è che il modo di produzione capitalistico a questo stadio di sviluppo e di globalizzazione, ha imboccato la strada obbligata di rapporti di interdipendenza tali da sciogliere le “identità” di classe basate sul rapporto immediato e diretto nella produzione del valore. In questo contesto la “vecchia” identità delle classi e dei suoi interessi immediati ha difficoltà oggettiva a far venir in luce una “identità” generale antagonista al processo generale della produzione del valore globale. Hallowen è il discioglimento raggiunto di quelle identità (immediate) nell’atomizzazione degli individui. Anche un interesse generale del “capitale nazionale” è sfuggente in Occidente. Per cui anche la contestazione degli aspetti “totalitari” o “centralizzatori” assume il connotato reazionario di questa atomizzazione del moto degli “individui” fuori controllo

Chiarisco ulteriormente il concetto: paradossalmente si può affermare a ragion veduta che quando il moto-modo di produzione cresceva il proletariato si sviluppava in classe operaia e poteva pensare di rivendicare una certa “autonomia” sindacale e politica sulle quali il marxismo ha costruito tutta l’ideologia positivista partendo dai risultati raggiunti in Germania verso la fine del diciannovesimo secolo. Poi dalla seconda metà del ventesimo secolo tutto comincia a diluirsi, e la globalizzazione svilisce il proletariato, in modo particolare in Occidente, al punto da non farlo sentire una classe con una potenzialità di autonomia e di indipendenza. Il risultato di questo processo è stato che il proletariato si è sempre più diluito in quanto classe per divenire una massa di indistinti cittadini privi di una propria specificità politica. Un processo che si è riflesso su tutta la società che ha privato alle nuove generazioni un punto di riferimento teorico, politico e pratico.

Nostalgia canaglia del tempo che fu? No, ma il constatare di quanto una realtà sociale da un certo punto in poi evolve in un senso e involse nel senso opposto. Ne ebbi sentore quando una sera di settembre del 1978 entrai nella sede politica del nostro gruppo ad Acerra per ciclostilare dei volantini per gli operai di un cantiere edile occupato e fui sorpreso da giovani compagni che sbracati fumavano degli spinelli, forse di marijuana; andai su tutte le furie e li cacciai via dicendo: « questa è una sede politica, non un casino ». Fui tacciato di essere un reazionario e di assegnare alla sede politica il ruolo di una sacrestia piuttosto che un luogo di « libertà ». Libertà, ecco la parola magica che incanta i fessi, dentro cui c’è di tutto e di più. Sarebbe libero un giovane che cerca lo sballo? Ma non ci fate ridere!

Qual è la vera differenza fra la destra e la sinistra sul problema? Per la destra il giovane può anche sballarsi, perché tanto il consumo degli stupefacenti quanto dei superalcolici fanno girare la giostra del mercato, producono comunque ricchezza insieme alla schifezza. L’importante – ecco la questione – che lo facciano da individui isolati, possibilmente fuori dai centri abitati, in luoghi adatti al loro senso di abbandono e di autoesclusione, insomma che non diano fastidio al perbenismo borghese. È del tutto logico, perciò, che un raduno rave dia fastidio perché oltre a disturbare gli inclusi impegna forze dell’ordine che a ben altro devono essere destinate. Dunque libertà esclusiva per gli inclusi e dannazione per gli esclusi. Mentre per la sinistra va bene lo sballo, meglio ancora se le droghe leggere vengano sempre più liberalizzate, per le stesse ragioni della destra, che aiutano la giostra economica del mercato che non può in alcun modo essere fermata, e pazienza se ogni tanto c’è uno sballo collettivo attraverso i rave o altro, « è garanzia di libertà della società democratica ». Perché la sinistra, essi dicono, a differenza della destra è tollerante.

Siamo così posti di fronte a due autentiche merdate, una di destra, l’altra di sinistra che avallano l’allevamento di polli in batterie del consumo delle merci, e la giostra continua a girare. Sicchè la destra e la sinistra, politica e sociale, pur non essendo la stessa cosa, sono però certamente due facce della stessa medaglia, entrambe sostengono le leggi del libero mercato e della concorrenza fra le merci. Sia chiaro però una cosa: faremmo troppo torto a personaggi alla Enrico Letta assegnando loro la responsabilità del declino del movimento operaio e sindacale in Italia, perché le ragioni oggettive sono ben più complicate da capire rispetto alla stupida faciloneria di chi personalizza i rapporti sociali assegnando all’individuo il ruolo di libero arbitrio.

Diciamola allora tutta e fino in fondo: nessuna persona dotata di buon senso ha tanta fantasia da pensare di “tornare” a una realtà sociale in cui viga l’ordine e la pulizia; la destra per quanto conservatrice e reazionaria possa essere deve relazionarsi alla realtà che non è governabile secondo i propri criteri. Peggio ancora per la sinistra che si illude di poter costruire sulla tolleranza verso il riflusso individualistico una propria visione della società di qui in avanti, come “alternativa” alla destra di governo.

Seul, Modena o San Lorenzo a Roma, Halloween, rave o movida, non sono singoli e isolati episodi sparsi qua e là per il mondo, ma espressioni di uno sfilacciamento sociale di un unico modo di produzione in crisi storica. C’è una sola certezza: la storia ha la grandezza della imprevedibilità che a ondate si presenta e si impone senza chiedere permesso. Fu sorpreso il più grande rivoluzionario del ‘900, quel Lenin tanto odiato dalla destra e dalla sinistra democratica e libertaria, figurarsi le menti molli di questa fase torbida.

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