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sinistra

Sostituzione ed estinzione

di Jacques Camatte

c5e04af61668174cb3944eb774f111ed XLIl capitale offre tutti i miliardi
dei quattro secoli di accumulazione per lo scalpo
del suo grande nemico: l’Uomo.

A. Bordiga

L’impianto dell’agricoltura, del­l’al­leva­mento e poi l’invenzione della ceramica nel corso del neo­litico portano a far sí che la produzione di­venga l’agire fondamentale della specie. Ora, a seguito della separazione dalla natu­ra che ne deriva, s’impone la rottura di contin­uità e, in modo artificiale, l’impianto di una dinamica di sostituzione di ciò che è naturale da parte dell’artificiale, che fonda la dualità naturale-artificiale: la naturalità che con­serva il legame col passato e l’artifi­cialità quel­lo col presente e soprattutto col futuro, che diverrà predominante. Tutto ciò che è im­mediato, in relazione con la conti­nuità na­turale, sarà sostituito, in particolare le re­lazioni umane. A seguito del­l’emergere della dia­de amicizia-inimicizia, an­ch’essa derivan­te dalla rottura di continuità in cui la se­conda diventa preponderante in quanto gene­ratrice di una nuova continuità a parti­re dal discon­tinuo, che compensi la perdita di quella na­turale. Per ciò, occorre che si effet­tui un mo­vimento che colleghi i di­scontinui, occorre che si stabiliscano legami tra gli ele­menti so­stituiti al fine di unirli. Ora, legare contiene un’ambiguità, prima di tutto l’idea di unione già menzionata e quella di allaccia­re per im­prigionare. Per cui non essere le­gati è non dipendere, non essere schiavi o servi. Dato che il bambino è considerato un essere di­pendente, diventare adulto significa uscire dalla minorità.

Pro­durre è una dinami­ca per uscire dalla di­pendenza e il risulta­to della produzione sono le merci, oggetti materiali o no, diffe­renti in funzione del quantum di valore che contengono, cioè in definitiva del quantum di lavoro incorporato in esse, che possono essere scambiate se vi è eguaglianza tra i quanta: legge del valore che sancisce la va­lidità dei legami. Il movi­mento che lega i discontinui è rappresentato da Marx come segue: M-A-M, circola­zione semplice delle merci, dove M è una materialità e A il denaro che può essere con­siderato come un legame immateriale che permette la conti­nuità. Tale circolazione può essere intesa come la successione di tre metamorfosi. La loro messa in moto dipen­de da un’altra leg­ge, quella della concorren­za, che è in defi­nitiva una messa in atto dell’inimicizia: tut­to vi è soggetto.

Ciò si accentua col passaggio del denaro allo stadio di moneta universale: mercifica­zione del mondo, e le merci tendono a sostit­uirsi agli esseri umani. L’obiettivo non è piú ottenere un prodotto divenuto merce, ma il denaro, e Marx rappresenta cosí il nuovo mo­vimento: A-M-A’ con A’>A, e ciò che è essenziale non è la qualità ma la quan­tificazione, e perciò può costituire un support­o per esprimere un’insoddisfazione, un’insazi­abilità.

Ciò che vale per le cose vale per gli esseri umani, diceva Marx, e anche affermava che dietro alle cose ci sono gli uomini. Cosí, avendo essi perso la loro immediatezza, il movimento economico serve loro ad esprimer­e i prodotti della psiche: sostituzione, pro­prio come le comunità sono state sosti­tuite dagli Stati. Dunque nel neolitico la rottu­ra di continuità genera la sostituzione delle re­lazioni umane da parte del movi­mento eco­nomico e l’inimicizia è divenuta un element­o determinante del comporta­mento de­gli esseri umani, anche all’interno di ciò che re­sta di comunità come la fami­glia o asso­ciazioni senza scopo di lucro. Essa appare come un operatore di afferma­zione, dato che la rottura della continuità genera la per­dita della certezza, della sicu­rezza e la crisi della presenza: il mondo contiene una minaccia, da cui si deve difen­dersi.

Anche a prescindere da atti di grande vio­lenza, si hanno varie manifestazioni d’ini­micizia nella vita corrente: la polemi­ca, la de­nigrazione, l’ironia, l’humour, la vo­lontà di distinguersi, di essere riconosciu­ti, le sfide, le varie competizioni (dove si deve prevalere su), le gare, l’operare per uscire da un’ambi­guità, l’uccidere simboli­camente il padre. La paura di una manife­stazione di ini­micizia può condizionare un’inibizione di quella della simpatia, paura anche di espri­mersi, di essere coinvolti in un mondo domi­nato dall’inimicizia, di esse­re trascinati in un di­venire in relazione ad un’effusione che non si sollecita. Citiamo pure la repressione della naturalità del bambino, la misoginia che può arrivare fino allo stupro, all’assassi­nio, o lo sfruttamento nella produzione e la messa in dipendenza nelle relazioni sociali con diffi­coltà ad af­fermarsi, nonché le rea­zioni piú o meno violente a seguito di una ri­messa in questio­ne a sua volta suscitata dal­l’inimici­zia.

Notiamo che in passato i dominanti ave­vano il diritto, anche al di fuori dei periodi di guerra, di portare e usare armi. Per rea­zione i dominati trasformarono certi loro strumenti e misero a punto arti marziali pra­ticate a mani nude o con bastoni, rastrell­i, ecc...

La piú grave e piú pesante conseguenza nelle trasformazioni che ebbero luogo nel neolitico è il prodursi dell’insaziabilità legat­a alla rottura di continuità. Infatti se vi­vere in quest’ultima generava la pienezza e la sod­disfazione, d’ora in poi è necessario pro­durre, dunque lavorare, per colmare una man­canza (la continuità), il che genera un’insaziabilità per l’impossibilità di rag­giungere tale scopo.

L’enorme sviluppo del fenomeno del va­lore permise di dare espansione al consumo ostentatorio, alla produzione di un gran nu­mero di legami e all’aumento dell’ambiguit­à, ma anche a un’altra forma d’insazia­bilità con l’usura e l’accaparramento: l’ava­ro non è mai soddisfatto di ciò che ha ac­quisito per­ché ciò che accumula sono sosti­tuti e non realtà tan­gibili. Questa tesauriz­zazione può riguardare anche le relazioni umane: accu­mulare lega­mi, al fine di essere riconosciuti, è quando il bisogno di ricono­scimento sosti­tuisce quello di affetto.

Quando avviene la circolazione semplice M-A-M, la materialità, il valore d’uso è l’obiettivo dello scambio, mentre con la fase monetaria è il valore di scambio e dun­que quello per eccellenza, il denaro, e so­prattutto il suo incremento: A-M-A’ con A’ > A, il che può essere un supporto per un divenire all’insaziabilità. Può per­mettere di soddisfarla, ma non di suscitarla. Ha solo la forma dell’incremento.

Il denaro, operando come rappresentazion­e e mediazione, può consentire lo svi­luppo della sostituzione grazie al come se. In effet­ti, un uomo brutto può benissimo comprar­e donne e apparire bello grazie al­l’acquisto della conseguenza della bellez­za: piacere; di conseguenza, tutto accade come se fosse bel­lo. È un tema spesso tratta­to in letteratu­ra, ad esempio da Goethe e Shake­speare, e che K. Marx ha citato nei Mano­scritti del 1844 proprio per mostrare il carat­tere univer­sale del denaro. Sotto l’ancien régime si potevano acquistare titoli nobiliari e diventa­re nobili, motivo per cui il denaro era biasimato come pervertitore della mo­rale. Esso permette la realizzazione di relaz­ioni umane artificiali ma non consente sostituzion­i complete, rimanendo nell’appa­renza, fa­cilitando una sostituzione ma non creando­la.

La speculazione già operante nell’antichit­à è un mezzo per soddisfare l’insaziabi­lità grazie al denaro, ma non la suscita.

L’umanità si oppose al movimento del va­lore, a un movimento di sostituzione com­po­nente della dinamica di domesticazion­e e co­sí, alla fine dell’antichità, il valo­re re­gredisce notevolmente, scomparendo per zone, dando luogo a una grande fase di fon­diarizzazione: il feudalesimo, che durò per vari se­coli. La terra è il fondamento del pro­cesso di vita, il che darà luogo all’antro­pomorfosi della proprietà fondiaria, una sor­ta d’inver­sione (ritorno alla terra) senza messa in di­scussione dei rapporti di dipen­denza.

Il feudalesimo produsse la propria ideolog­ia in cui la fede era determinante e la scien­za secondaria, il che non implicava sta­gnazione tecnica né ignoranza, ovvero oscu­rantismo. L’essenziale era il rapporto di dipen­denza: dalla terra, tra gli uomini.

L’epoca del Rinascimento e della Rifor­ma si caratterizza, da una parte, per la fiori­tura della filosofia del fare, che diviene il concet­to fondamentale per definire la spe­cie, sop­piantando-sostituendosi a essenza, esistenza, concetti del continuo: l’uomo è ciò che fa. D’altra parte l’uomo non è, divien­e (Era­smo), l’innato è solo secondario, da ciò deri­va la necessità di un lavoro inten­so per assi­curare questo divenire, e la neces­sità del pro­gresso, che diventa l’obiettivo essen­ziale e può suscitare l’insaziabilità con possi­bilità di autonomizzazione. Da cui l’ecce­zionale im­portanza dell’imprendito­re. Pro­duzione e si­mulazione permettono di aumen­tare il feno­meno della separazione, co­me opera nel XV secolo con l’invenzione del paesaggio.

Il divenire nella separazione, nell’autonom­izzazione, è la base su cui può sorgere l’insaziabilità.

Questo periodo ha visto importanti sosti­tuzioni, quella della fede, della religione e anche in parte della filosofia da parte della razionalità, della scienza, e di ciò che resta­va di comunità da parte dell’individuo; il che implica anche la sostituzione del com­portamento dominato dalla passività, da par­te di un altro che comporta un’afferma­zione atti­va del fare, spesso con arroganza, quella do­vuta al possesso del denaro, come si verifica nel borghese che si sostituisce al proprietario terriero. Nel dire questo, non si dimentichi che la sostituzione non impli­ca la scomparsa. È una sorta di Aufhebung, di superamento, secondo W. Hegel. Se cosí non fosse, la na­turalità sarebbe già scompars­a.

Il fare e il lavorare diventano assoluta­mente essenziali per adattarsi al divenire fuo­ri natura. Il progresso si misura in base al grado di allontanamento da essa. È la fase dell’antropomorfosi del lavoro dal cui seno emergerà il capitale — fase in cui si svi­luppano lavoro e valore. È l’epoca in cui si af­ferma il sistema delle recinzioni, cioè la pri­vatizzazione dei beni comunali, e in cui vi è, per realizzare un intenso allevamento del­le pecore — manifestazione di un’insaziab­ilità —, una sostituzione di queste agli uo­mini, come fece notare K. Marx. Si ebbe dunque espropriazione degli uomini che fu­rono spossessati e ridotti alla loro forza lavor­o, i proletari, e fiorire dell’inimicizia.1 Cosí i de­tentori di denaro poterono com­prare la for­za lavoro e dare vita al capitale. Si tratta­va di uomini nuovi: gli imprenditori per i quali lo scopo dell’impresa, cioè la realizza­zione di un progetto, una data pro­duzione, non è me­ramente profano, ottene­re un pro­fitto, ma soteriologico. La realiz­zazione di esso sareb­be testimonianza della salvezza di colui che l’ha intrapreso. L’epo­ca in cui comparve il capitale fu un’epoca d’incertez­za, di dispera­zione, di derelizione e, come ha esposto Max Weber, riuscire nella pro­pria impresa era la prova della sal­vezza. La salvezza derivava dall’adozione di un nuovo ethos, il che anco­ra una volta fu possibile solo per i dominanti.

La dinamica dello scienziato è simile nell’obiettivo a quella dell’imprenditore e si basa sull’empirismo. Egli parte da un certo numero di fatti che cerca di organizzare e avanza un’ipotesi di cui deve verificare l’esat­tezza con un esperimento che in qual­che modo corrisponde al momento in cui deve verificarsi la salvezza, che perciò è sog­getta alle regole della razionalità, al­l’u­so della ragione. Essa fu messa a punto alla fine del periodo feudale, nel Rinasci­mento, quando sono stati messi in discussio­ne il fi­deismo e le antiche credenze, nonché l’on­ni­potenza della natura. Di conseguenza le don­ne sono considerate come troppo natur­ali, troppo legate alla natura, irraziona­li, tac­ciate di streghe di cui molte furono man­date al rogo. L’epoca del Rinascimento fino alla fase di dominio superficiale del ca­pitale sulla società, è la seconda, dopo il neolitico, del­l’asservimento della donna, che vede l’im­pianto della produzione, la se­parazione dalla natura. Con il capitale è il trionfo dell’artificialità, il dominio della natura (e bisognava prima separarsene).

Dunque le due fasi di separazione sono fasi di arretramento per lo status della don­na e di regresso della condizione dei bambi­ni. Si constata che vi è pure in certi casi un tentati­vo di sostituirsi alla donna: l’invenzion­e dell’ostetrico.

La somiglianza degli obiettivi dello scien­ziato e dell’imprenditore rivela quanto l’uo­mo sia attanagliato dall’inquietudine, dal­l’incertezza sul mondo, indotte dalla rot­tura di continuità, e che egli si serve del­la conoscenza per darsi basi e sicurezza.

Lo sviluppo della scienza è inseparabile dalla genesi del capitale, se non altro a cau­sa della necessità della tecnica — sviluppo del capitale fisso — e di quella del­l’elimi­nazione delle conoscenze precedenti o con­temporanee, come già segnalato, come del rifiuto della dipendenza rivendicato da F. Bacone, R. Cartesio, corrispondente a una volontà di dominare e uscire dalla natura, il che è alla base dell’insoddisfazione, dell’in­saziabilità. Fu anche necessario per giustificare una pre­sunta inferiorità della donna. Le necessità della produzione capital­istica hanno messo in discussione tale a prio­ri senza far scom­pa­rire la misoginia, che ha altri fondamenti. Cosí i due sessi vennero considerati come in­dif­ferenziati, ma con una preponderanza per l’uomo, grazie alla razionalità, al rigore. alla diffi­denza di fron­te all’in­tuizione.

Fin dall’inizio della sua instaurazione, il capitale opera una sostituzione: l’operaio è sostituito dalla macchina, la legge del valo­re da quella del capitale, e questo si amplie­rà. Inoltre, a seguito del grande sviluppo del ca­pitale fisso (macchine), il quantum di la­voro si riduce enormemente ed è questo capi­tale fisso divenuto Human Being, che produce ef­fettivamente, che si sostituisce al­l’uomo naturale. Di conseguenza il numer­o di lavo­ratori produttivi diminuisce sem­pre piú e quello degli improduttivi va in sen­so inverso. Nei Grundrisse, Marx ha scritto che se i se­condi avessero superato i primi, sa­rebbe una rivoluzione. Nel 1956 questo fe­nomeno si è verificato per la prima volta negli Stati Uni­ti, poi si è generalizza­to. Ciò ha causato, per cosí dire, la perdita dello spi­rito proletario per adozione (o sostituzion­e) di uno spirito di consumatore, mentre il grande sviluppo dell’intelletto generale, del capitale fisso, ha causato la scomparsa fisica del proletariato. In un pri­mo tempo abbia­mo parlato di morte poten­ziale, poi di morte effettiva del capitale a seguito della scompar­sa della diade valore-lavoro operante al momento della sua fon­dazione, cosí come è scomparso il dominio su­perficiale (formale) e poi reale all’interno del processo di pro­duzione immediato, poi nella società a cau­sa del suo sfuggimento e autonomizzazio­ne. Si trattava di un feno­meno imme­diato, storicamente limitato. Cosí facendo si escamotava sfuggimento e autonomizzazion­e che avevamo tuttavia messo in evidenza. In effetti per questo il capitale, che ha sem­pre teso a sottrarsi alle contraddizioni e alla sostanzializzazione che lo inibiscono, è riu­scito a sfuggire, ad autonomizzarsi e ad esse­re solo una forma senza contenuto, e que­sta forma è quella dell’incremento conti­nuo, possibile grazie all’innovazione. Es­sendo una forma senza contenuto, esso può au­tonomizzarsi e adat­tarsi a qualsiasi cosa. Co­sí ogni essere uma­no diventa supporto per una forma di capi­tale che permette la piena realizzazione della sua antropomorfiz­zazione, diventan­do un sostituto della spe­cie, l’uo­mo specio­sico, e l’individuo un uomo ontosico, ove la naturalità è sempre piú com­pressa, ridotta.

Come si pone l’insaziabilità nell’uomo speciosico? Dato che il capitale si manifesta e si realizza nella modalità dell’incremento — esiste solo se produce continuamente un in­cremento — può essere il supporto sostitut­ivo dell’insaziabilità umana. E questo per­ché si riduce a una forma. Ora, ancor piú che nel caso del valore, si tratta di una for­ma alla ri­cerca di un contenuto; ma anche di un con­tenuto che si impone vivificando la forma che inizialmente lo racchiude e lo ha fatto accedere alla sua pienezza, ove sembra esser­si dissolto in essa. E Marx fa notare che:

Quasi in ogni paese e in quasi ogni epo­ca storica in cui il modo di produ­zione si trova a uno stadio inferiore e la struttura economica della società insuf­ficientemente sviluppata, trovia­mo il denaro portatore d’interesse, il de­naro che pone il denaro, quindi capital­e formale.2
Il denaro che compie questo moviment­o è capitale, o ancora: il valore diven­uto autonomo nel denaro, che compie que­sto processo, è la forma sotto cui il capi­tale si presenta o appa­re inizial­mente.3

Cosí, fin dall’origine, il capitale è sfruttam­ento, manifestazione di inimicizia e insaz­iabilità. Se l’usura viene poi rimpiazzata dal processo di produzione, si nota che tesaurizz­azione e avarizia sono state pratiche per premunirsi contro una minaccia, quella di una mancanza, e per questo fatto c’è conti­nuità col capitale. Il mutuo soccorso originar­io è stato completamente sostituito.

Come si effettua ciò ai nostri giorni? Il li­bro di Shoshana Zuboff Il capitalismo del­la sorveglianza mette in evidenza in modo im­pressionante come questa sostituzione si rea­lizzi grazie ad un’ampia utilizzazione dei ri­flessi condizionati che operano secondo il metodo di Skinner, e i mezzi di Internet, che sono ancor piú potenti perché è l’inter­nauta che opera liberamente per se stesso, ad effet­tuare la sostituzione di cui è vittima. L’obiet­tivo dei vari leader dei provider di Internet è quello di realizzare una distopia e sono tutti megalomani, insoddisfatti, insaziab­ili. Di tutto questo abbiamo già parla­to in «Precisa­zioni sul rischio d’estinzione» e non voglia­mo tornarci sopra, ma solo sottolin­eare che sono i dominanti, gli insoddi­sfatti e gli insa­ziabili, a condizionare il comporta­mento de­gli esseri umani e che è quindi a partire da loro che avvengono le sostituzio­ni, dato che sono uomini sostituiti in capita­le (fine del processo di antropomorfizzazion­e) e che quindi l’insaziabilità persiste in loro con la costante necessità d’incremento.

Ma le cose sono ancora piú complesse. Nel suo libro Ce qu’il reste de nos rêves4 (Ciò che resta dei nostri sogni), Flore Vasseur mette in evidenza che la creazione del web da parte di Aaron Swarts risulta dalla realizz­azione di un progetto di un adolescente che aspirava all’unione di tutti gli esseri umani e dal desiderio che non perdessero la loro par­te di bambini. Voleva salvare il mondo. Tale affermazione nella non conti­nuità con gli al­tri poteva apparire solo come una repressio­ne. Cosí incorse in ogni sorta di rifiuto, ne­gazioni, malversazioni da parte dei domi­nanti che si sentivano sfidati, che lo portaro­no, ancora adolescente, al suicidio. E il mec­canismo di sostituzione si espanse senza in­contrare realmente ostacoli e invece dell’unione sognata si è avuto l’ini­micizia scatenata. I dominanti, gli adepti del capi­tale, non potevano accettare che i loro mez­zi di dominio, gli algoritmi, venis­sero utiliz­zati per scopi diversi dai loro, perché questo è ciò che rende possibile dare forma, opera­re so­stituzioni e fondare l’insa­ziabilità, in parti­colare nell’educazione e nell’istruzio­ne. In tutti i casi, le relazioni dominanti-dominati nascondono un’inimi­cizia latente, da cui il grave pericolo di pro­muovere una lotta tra i due per una pretesa risoluzione del proble­ma.

Un altro esempio ci è fornito da un arti­colo di Le Figaro (3–4 dicembre 2022) «Com­ment les réseaux sociaux dynamisent la vie de famille», (Come le reti social dinamizz­ano la vita di famiglia) ove gli autori affer­mano:

La trasformazione digitale è una rivo­luzione culturale che ha un impatto di­retto sullo sviluppo dei bambini, che ri­mangono dipendenti dalle interazio­ni sociali per costruirsi. Tanto da parte dei genitori che dalla parte del bambi­no si ha l’instaurazione di una dinami­ca di in­saziabilità.

La possibilità di affermarsi, di essere ri­conosciuti mettendo online le foto dei pro­pri figli favorisce lo sviluppo di un’insaziabil­ità, di una dipendenza in cui i bambini sono di fatto negati, ridotti ad oggetti che servo­no solo all’esibizione — mezzo anche di ca­pitalizzare il bambino.

Per quanto riguarda i bambini, essi ricor­rono ai social network per farsi conoscere, avere amici, ma non sono mai soddisfatti perché non ne hanno mai abbastanza, a cau­sa dell’assenza di affettività; l’obiettivo reale è il riconoscimento e il bisogno di esso è im­perativo e insaziabile.

Essi fungono da supporto per la manife­stazione dell’insaziabilità del capitale e sono di fatto esseri umani in via di essere so­stituiti capitale [substitués capital]. Dato che oc­corre un essere preesistente perché si effet­tui una sostituzione, l’essere sostituito capita­le [l’être substitué capital] non è, di­venta, non può essere senza una certa natu­ralità preesi­stente, da cui la possibilità di un ritor­no del rimosso, e il suo divenire corri­sponde al­l’al­lontanamento dalla sua natu­ralità, in particolare all’eliminazione dell’affettività, componente essenziale della psiche. Da cui una forte repressione della naturalità so­prattutto nei dominanti, che andrà dimi­nuendo in seguito della sua re­gressione deri­vante dal completamento del­la sostituzio­ne.

Esempi di uomini capitale sono uomini dominanti come Elon Musk o Bill Gates. Sono loro che determinano il divenire so­ciale escamotando lo Stato, essendo piú forti di esso. È per questo che non si tratta di iperin­dividualismo, perché questo manterr­ebbe ancora un legame con l’uomo, bensí di un iperdominio impersonale.

Attraverso gli uomini sostituiti, il capita­le s’impone come un’evidenza che non può es­sere messa in discussione. Di conseguenza la sua permanenza è assicurata; non può es­serci discussione su una sua estinzione, i do­minanti sono ciechi di fronte ad essa. Lo sono an­cora di piú perché in loro l’affettivi­tà e la psiche sono sempre piú ridotte, atte­nuando la percezione della realtà. Allo stes­so modo l’inconscio freudiano non può e­mer­gere per l’assenza di contraddizione, dato che la real­tà è accettata cosí com’è, poi­ché è quella del capitale, che riflette se stesso attualizzando una sorta di società del­lo spettacolo. Il pote­re per accedere al­l’as­so­luto deve specchiarsi in se stesso.

La separazione dalla natura si esprime al meglio nella questione della riproduzione, come si constata nella rivendicazione di pro­creazione medicalmente assistita per le­sbiche, gay, transessuali e bisessuali, con il desi­derio di realizzare l’uomo aumentato, ma si tratta pur sempre di una dinamica uma­na, patologica. Verrà quindi sostituita, per quan­to riguarda la sessualità, dall’utero artificia­le,5 che permette di produrre in se­rie bambi­ni perfetti, e da multiple relazioni sessuali variate grazie alla cybersessualità.

Infine, per mettere in armonia un ambient­e sempre piú artificializzato con esseri che vi vivano, sviluppo, ad esempio, di una pro­duzione in serie di cani robot.6 Sarà tut­to manifestazione del capitale.

Per terminare non dimentichiamo che il capitale si sostituisce in tutti gli ambiti della vita umana e dunque opera anche nell’am­bi­to cosiddetto spirituale. Per com­pensare le loro sofferenze e la disperazione di avere solo una vita breve, hanno concepi­to una vita eterna per dopo la loro morte. Ora K. Marx segnala a varie riprese il desider­io di eternità (Unvergängichkeit, Ewig­keit) del ca­pitale.7 Si può dire che ciò è inevitabil­e dato che si pone nella modalità dell’incre­mentalità e concependo le cose in tal modo, porre un certo quantum di tempo implica l’ingene­rarsene di un altro, all’infi­nito.

Certo, tutto ciò si effettua a livello dei do­minanti, ma inevitabilmente affètta i do­minati a causa delle limitazioni apportate alla loro naturalità e perché genera la possib­ilità di manifestazione d’inimicizia, causa di un’altra forma di estinzione.

Il piú grande pericolo di estinzione che minaccia la specie è la sua sostituzione con il capitale, perché è una minaccia assolutament­e invisibile, in quanto essa non ne è coscient­e. Ricordiamo a questo proposito che produ­cendo il capitale la specie mira a sfug­gire all’impronta di un’antica minaccia, quella dell’estinzione, al fine di uscire dalla na­tura, supporto di essa, e garantirsi cosí la si­curezza. Quindi nulla è risolto. La distru­zione del pianeta porta alcuni, come Elon Musk, a preconizzare di andare a colonizzar­e Marte, ma lí, di nuovo, insoddisfazio­ne, insaziabilità e sostituzione si manifesterann­o a causa della persistenza dell’inimici­zia.

In funzione dell’implacabile razionalità della dinamica di sostituzione da parte del capitale, solo un evento imprevisto, ma non improbabile, che riattivi la nostra naturalità può permettere di rilanciare la dinamica atta a salvarci: l’inversione, dovuta all’attivaz­ione della piú grande forza della specie, la sua psiche.

Solo l’inversione che implichi la non se­parazione dalla natura, quella tra forma e contenuto, la riduzione della produzione e la fine della sua autonomizzazione, legata alla scomparsa dell’insaziabilità, che derivi dalla rimessa in continuità, può consentire la pie­na riaffermazione della naturalità, dunque di sfuggire ad ogni sostituzione e di essere nella soddisfazione, o ad ogni insaziab­ilità nella presenza e continuità con la na­tura.


Fonte: RevueInvariance, titolo originale «Substitution et extinction». Traduzione di Gabriella Rouf.
Ultima revisione 4 gennaio 2023.

Note
1 Non vi insisto. La questione è trattata in modo esaustivo nel primo libro del Capitale.
2 K. Marx Manuscrit de l86l-l863, l° parte, MEGA, II, 1 p. 26. Nelle Ed. Sociales p. 35, ab­biamo la se­guente traduzione: «(…) on trouve de l’argent porteur d’intérêts, de l’argent qui pose de l’argent, donc, du point de vue formel, du ca­pital.» Ma Marx ha scritto: «finden wir Zinstragendes Geld, Gels das Gels setzt, also formel Capital». Di conseguenza io traduco co­sí: «nous trouvons l’argent porteur d’intérêts, l’argent qui pose de l’argent, donc du Capital for­mel». Si noti che in tedesco la virgola non si trova dopo formel ule na dopo pone (setzt). Parlare di un punto di vista formale è riferirsi solo alla soggettivi­tà di Marx, al suo modo di rapportarsi all’oggetto della sua investigazione. Tuttavia, si tratta anche, qui fondamentalmen­te, del modo di apparizione del capitale.
3 Manuscrits de 1861–1863, (cahiers I à V) Ed. Socia­les, 1979, p. 15; Mega, 1976, Band 3, p. 9.
4 Éditions des Équateurs, 2019.
5 www.youtube.com/watch?v=O2RIvJ1U7RE.
6 www.youtube.com/watch?v=ECgSiBZtwpM.
7 È evidente che il riferimento all’eternità non è ap­propriato, poiché c’è stato un inizio, e che io non condivido questa concezione della morte.

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