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orizzonte48

L'output gap "speciale" italiano: ma in quale costituzione si sostiene di credere?

di Quarantotto

1. Da "The walking debt" traiamo questo interessante grafico:

tasso di risparmio e avanzo primario 2 

Per commentarlo, ci limitiamo a rammentare che l'output gap è il minor reddito che consegue a una situazione (nel periodo di riferimento) di mancato pieno impiego dei fattori della produzione.

 

2. Nel grafico sopra riportato c'è tutta la storia delle politiche €uropee nella loro (intenzionale) "inevitabilità".

Prima della crisi del 2008, il credito allegro dei paesi del "Nord" europa, esportatori con vantaggio di cambio (che prima non avevano), crea un'illusione di piena crescita: all'arrivo della crisi finanziaria si vede la fragilità del modello di crescita all'interno dell'UEM (cioè ottenuto mediante indebitamento dei paesi "periferici", con effetti negativi sulle loro partite correnti estere); una conseguente minor crescita (da rientro verso i creditori) che si aggrava con l'introduzione dell'austerità; poi, fa registrare un piccolo miglioramento "medio" (nell'area) per effetto della "distruzione della domanda interna", che limita le importazioni; quindi la situazione della crescita "ripeggiora" una volta che l'austerità porta ai suoi effetti strutturali permanenti di deindustrializzazione e disoccupazione; infine, assistiamo a un piccolo recupero che altro non è che l'allentamento dell'austerità, cioè l'attenuazione (non omogenea) dei limiti al deficit spending nei vari pesi debitori UEM, tranne, appunto, che in Italia.

 

3. L'output gap, infatti, è il figlio prediletto della correzione, spostata sul solo mercato del lavoro, - e quindi innescata da un innalzamento strumentale della disoccupazione (che, per chi volesse capirlo, significa chiusura e minor impiego di impianti produttivi)-, che si impone in UEM non perchè la crisi è arrivata da "oltreoceano", ma perchè l'euro funziona così

Esso, cioè genera, di per sè, degli squilibri commerciali, che non sono correggibili mediante trasferimenti finanziari pubblici, come se si fosse in un unico Stato federale e per di più democratico (cioè che garantisce livelli omogenei di diritti e prestazioni essenziali in tutta l'area interessata). 

I trasferimenti, infatti, sono vietati dai trattati e, fin dall'inizio della loro applicazione, gli scontati squilibri commerciali tra Stati aderenti all'UEM vanno compensati (o avrebbero dovuto essere compensati) mediante la deflazione salariale interna (cioè il solito meccanismo: aumento la disoccupazione e, irresistibilmente, gli occupati, o aspiranti tali, accettano compensi inferiori, anche nominalmente e in modo costante e crescente). 

 

4. La situazione italiana è poi andata peggio (in termini di output gap), proprio perchè si trattava (un tempo) di un paese sia tradizionalmente orientato all'export manifatturiero, sia portatore di una divergente inflazione STRUTTURALE, (di certo non patologica, come ci vorrebbero far credere) conseguente al suo modello costituzionale, di democrazia - più- avanzata, e alla sua conformazione geografica e demografica.

Quanto peggio, in stretta conseguenza del record (mondiale) di saldo primario registrato in Italia, lo possiamo vedere qui sotto

Output gap

 

5. Su come questa storia si sia riversata, tramite le politiche €uropee, sulla struttura economica italiana, lo possiamo vedere, ancor prima della introduzione "ufficiale" dell'euro, negli effetti di Maastricht nel costringerci al mitico avanzo primario di bilancio pubblico (si tratta di risparmio, pubblico, per definizione non convertito in investimenti, e quindi in crescita del PIL, destinato a ripagare creditori finanziari, privati, essenzialmente esteri):

Avanzo primario e tasso di risparmio1

Ora, a voler essere seriamente preoccupati, considerando che il "problemino" deriva dal paradigma liberoscambista e valutario (cambio fisso in area valutaria intenzionalmente non solidale, con pesanti limitazioni del bilancio fiscale fino al pareggio di bilancio), è mai possibile pensare che il reddito di cittadinanza sia una soluzione?

Finchè, evidentemente, si deve ripagare, attingendo sui mercati, l'onere del debito pubblico in pareggio di bilancio, infatti, finanziare questa "cura degli effetti" non lascia scampo a sanità pubblica, copertura pensionistica (dignitosa) e al risparmio delle famiglie (che è poi la possibilità di avere un'abitazione per chiunque).

La risposta, dunque, può essere positiva solo a condizione di considerare irrinunciabile l'euro e il pareggio di bilancio come drives alla crescita export-led, e , quindi, considerando altrettanto irrinunciabile la conseguente de-industrializzazione e alta disoccupazione in Italia. E non lo dico io: lo dimostra Dani Rodrik.

 

6. Insomma, a quanto pare c'è sempre qualcuno che vuole arrendersi alla CONDIZIONALITA':

"Se dunque la "condizionalità", stile FMI, è ovviamente orientata a imporre un certo sistema di leggi e regole in campo economico e sociale che risulti conforme a tali interessi prevalenti, originariamente NEI CONFRONTI DEI PAESI DEL C.D. TERZO MONDO, o comunque "in via di sviluppo", il suo irrompere in Europa è dovuto essenzialmente all'adozione del trattato UE-UEM, in particolare della modalità, non certo indispensabile e coessenziale, della moneta internazionalizzata priva di un governo  e di una fiscalità federali. 

Questo tipo di moneta, come teorizzato da Hayek e dagli ordoliberisti della scuola di Friburgo fin dagli anni '40 (almeno), crea quello stato di necessità, per il paese debitore, cui lo Stato medesimo non può porre alcun rimedio, essendo privato della sovranità monetaria e del riequilibrio normalmente raggiungibile con la flessibilità del cambio.A dimostrazione inoppugnabile di ciò, gli Stati che pure aderenti all'UE siano fuori dall'UEM, non risultano coinvolti in questo meccanismo di stato di necessità e condizionalità programmatico e, infatti, possono crescere..."


 diversaal di là di quelli prigionieri dell'eurozona.

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7. Insomma, parlare di "reddito di cittadinanza" quando, e fino a che, si sia assoggettati alla condizionalità sovranazionale, - che vieta politiche di piena occupazione e anzi impone di strutturare il suo contrario cioè la "piena occupazione" neo-classica, liberista, dei trattati europei,- è una resa che può essere coerente solo con il pieno sostegno a questo stesso sistema sovranazionale. 

Se così non fosse, si considererebbe assolutamente prioritario il ripristino della legalità costituzionale, tralasciando di cercare soluzioni sui soli effetti e vantaggiose solo per pochi e, anche per i "pochi", per un breve periodo

Si agirebbe, cioè, sulle cause, combattendo per la democrazia economica prescritta, come obbligo per le istituzioni, da parte della Costituzione.

 

8. Ma questo presupporrebbe di aver compreso cosa comporti veramente la legalità costituzionale e, dopo attento e lungo (ma essenziale) studio, implicherebbe di avere in essa quella fede "illuminata" dal "raggio di fede" di cui parla Merighi nell'Assemplea Costituente:

"Ci lasci, onorevole Nitti, e con lei tutti quelli che non credono, ci lasci illuminare questa Costituzione con un raggio di fede; che non sarà una gran fede nelle nostre modeste possibilità scientifiche, ma sarà però, ed è, una grande fede nella nostra missione di medici e di organizzatori socialisti" (Applausi)."

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