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coniarerivolta

Chi esce dall’euro muore?

di coniarerivolta

costiuscitaSpesso e volentieri nel dibattito sul ruolo e il destino dell’Unione europea il sistema mediatico dominante lancia anatemi sugli enormi rischi derivanti da un’eventuale uscita. Si tratta di una strategia preventiva volta a chiudere il dibattito sul nascere presentando ogni opzione di eventuale rottura, o anche solo ogni voce critica, come un’irresponsabile e puerile fuga in avanti irrealizzabile o terribilmente dannosa.

Di recente ci ha pensato Floris, noto presentatore “Di martedì”, a terrorizzarci con un elenco dei costi che l’Italia dovrebbe sostenere se qualche folle si mettesse in testa di uscire dall’Unione europea. E lo ha fatto ricorrendo ad un breve schema ad effetto.

  1. obbligo di restituzione di 430 miliardi alla BCE;

  2. fuga di investitori e capitali, rischio default banche;

  3. maxi-inflazione, crollo potere acquisto salari e pensioni;

  4. mutui in euro più cari da ripagare in lire;

  5. aumento costo materie prime, aumento bollette.

Lo schemino di Floris ci fornisce lo spunto per fare chiarezza in particolare sul primo punto, quello relativo alla presunta restituzione di 430 miliardi alla BCE. Ci si riferisce al saldo di un conto, aperto presso la BCE, noto come Target 2.

Cosa è il Target 2? Come spiega la stessa BCE, è “la principale piattaforma europea per il regolamento di pagamenti di importo rilevante; viene utilizzato sia dalle banche centrali sia dalle banche commerciali per trattare pagamenti in euro in tempo reale” e permette “alla moneta di fluire liberamente attraverso i confini”.

L’Italia ha, in effetti, un saldo negativo sul Target 2 di circa 430 miliardi di euro. Dunque, se usciamo dall’euro dobbiamo pagare il conto? Proviamo a fare quello che Floris non può fare, proviamo a capire di cosa stiamo parlando.

Partiamo dal caso più semplice, lo scambio di merci. Il Target 2 è uno strumento attraverso cui la BCE crea moneta e la inietta nel sistema economico europeo. I Paesi appartenenti all’area dell’euro commerciano tra loro. La Germania, ad esempio, compra merci dalla Grecia, e la Grecia ne compra dalla Germania. Questi scambi danno vita a flussi di denaro che vanno nella direzione opposta ai flussi di merci: un flusso di euro andrà a pagare le merci greche acquistate in Germania, dunque muoverà dalla Germania alla Grecia, ed un altro andrà in senso contrario, dalla Grecia alla Germania, per pagare le merci tedesche acquistate dai greci.

Ma ci sono economie più forti di altre. La Germania è un esportatore netto, cioè esporta più merci di quelle che importa dagli altri Paesi; la Grecia è un importatore netto, cioè importa dagli altri più merci di quelle che riesce ad esportare. Rivolgendo l’attenzione ai flussi di denaro, che vanno in senso opposto rispetto ai flussi di merci, noteremo dunque che la Grecia deve dare ogni giorno alla Germania più denaro di quello che la Germania versa alla Grecia per pagarne le sue merci.

Quando questi due Paesi avevano monete diverse questo squilibrio commerciale incontrava precisi vincoli monetari: la Grecia aveva bisogno di più marchi (questa la moneta tedesca prima dell’euro) di quelli che riceveva come pagamento delle proprie esportazioni in Germania, e dunque doveva chiedere in prestito marchi, indebitandosi con le banche tedesche.

Il debito che la Grecia contraeva in marchi si dice ‘debito estero’, perché il Paese si indebita in una valuta che non ha il potere di emettere, in una moneta straniera. Il debito estero non può crescere all’infinito, perché va ripagato in una moneta estera che scarseggia nel Paese. Questo vincolo monetario imponeva, paradossalmente, dei limiti agli squilibri commerciali tra Paesi europei: la Germania poteva fare l’esportatore netto fino ad un certo punto, perché la Grecia poteva fare l’importatore netto solo nei limiti in cui riusciva a raccogliere marchi sui mercati finanziari.

In altre parole, vincoli valutari contenevano le dimensioni degli squilibri commerciali interni all’Europa.

Una delle ragioni per cui nasce l’Unione europea è abbattere questo limite, consentendo ai paesi industrializzati più avanzati (Germania e Olanda, su tutti) di conquistare definitivamente tutto il cosiddetto ‘mercato comune’, cioè a dire tutti i mercati europei, al di là dei vincoli che diverse valute necessariamente imporrebbero.

Uno degli strumenti di questa conquista è proprio il Target 2. Attraverso questo conto, la BCE crea ogni giorno tutti gli euro di cui la Grecia ha bisogno per comprare le merci tedesche, cioè per pareggiare lo sbilanciamento nei flussi monetari che discende dallo squilibrio commerciale tra i due Paesi. Dunque, la BCE inietta euro in Grecia, ma non per la Grecia: quel denaro transita dalla Grecia ed è diretto in Germania, finendo nel fatturato dell’industria tedesca.

Questo sistema di creazione di moneta (dalla periferia al centro) non genera maggiore reddito nella periferia, ma vi genera solo maggiore capacità di indebitamento.

Per chiarire meglio, facciamo un esempio pratico. Un cittadino greco decide di comprare un prodotto tedesco. Se, per semplicità, supponiamo che questa sia l’unica transazione che avviene tra i due Paesi, cioè in altri termini se quel flusso di denaro coincide con il disavanzo commerciale della Grecia verso la Germania. La transazione economica viene registrata nel Target 2? La risposta è sì. Ciò avviene perché, per regolare transazioni tra Paesi diversi, occorre base monetaria.

Questo ci fa capire due cose: a) il cittadino greco deve avere i soldi per comprare la macchina (non è che il Target 2 gli regala i fondi); b) dal conto corrente del cittadino greco si va alla Banca di Grecia, e da lì – anziché privarsi di preziosa base monetaria – si chiede quella somma in prestito alla BCE, che la versa alla fabbrica tedesca.

Tutto questo, ovviamente, avviene in automatico: il Target 2, a fine giornata, registra gli squilibri nei flussi tra i Paesi ed eroga quella somma per rendere possibile il regolamento (settlement) della transazione. In questo modo, il sistema economico greco si è indebitato con quello tedesco attraverso la mediazione della BCE: il Target 2 è quella mediazione.

Al sistema Grecia resterà, quindi, un debito che probabilmente in marchi non sarebbe riuscita ad accumulare a questi livelli e che invece la BCE è ben felice di concedere, rendendo possibile l’ampliamento degli squilibri commerciali tra i Paesi centrali e i Paesi periferici. Infatti, il denaro iniettato in Grecia si registra come un prestito della BCE alla Grecia proprio sul Target 2. Specularmente, il maggiore denaro incamerato dal sistema economico tedesco nel gioco del commercio intra-europeo viene depositato presso la BCE, generando un saldo positivo della Germania sul Target 2.

Si tratta di una semplice registrazione contabile dell’operazione che, occorre precisare, richiedeva il prestito alla Grecia di base monetaria in euro: se questa esigenza viene soddisfatta da chi ha il potere di creare moneta, non vi sono limiti all’espansione di questa particolarissima (finché siamo nell’euro) forma di debito estero.

Non a caso, i più accaniti critici del Target 2 sono le banche private tedesche, che si sono viste sottrarre l’affare della intermediazione del commercio: prima i greci dovevano passare per loro, chiedere loro marchi (e per questo il tutto aveva un limite, perché una banca privata non presta mai all’infinito). Da quando c’è il Target 2 la BCE salta completamente quel passaggio: un ottimo esempio di come il progetto di integrazione europea sia molto più attento alle esigenze dell’industria che non della finanza. Favorisce gli esportatori, sfavorisce le banche.

Questo conto, in ultima analisi, riflette esattamente la suddivisione dell’Europa tra esportatori netti, Paesi in surplus commerciale intra-europeo come Germania e Olanda, e Paesi importatori netti, cioè in deficit commerciale intra-europeo come Grecia e Spagna. Ai saldi negativi con segno meno dei Paesi della periferia europea registrati sul Target 2 corrispondono esattamente i saldi positivi dei Paesi centrali, vinti e vincitori nell’organizzazione del commercio intra-europeo imposta dall’Unione europea.

Questo basta per capire che il Target 2 è uno strumento dell’opera di colonizzazione commerciale che i Paesi centrali hanno imposto ai Paesi periferici in Europa: è un meccanismo al servizio delle industrie più forti per rendere sostenibile un modello di crescita fondato sull’esistenza di squilibri commerciali tra periferia e centro.

Il debito accumulato dai Paesi periferici sul Target 2 fornisce la misura di questa operazione di colonizzazione dei mercati periferici: senza il Target 2, i greci e gli italiani sarebbero stati costretti – da vincoli valutari – a indirizzare i propri acquisti al mercato nazionale, contribuendo così allo sviluppo interno e al rafforzamento dell’industria domestica, esattamente come avveniva prima che partisse il progetto di integrazione europea. I prestiti della BCE che passano per il Target 2 sono uno strumento di politica monetaria utile a finanziare le esportazioni dei Paesi centrali verso quelli periferici, tutt’altro che una regalia della BCE ai Paesi periferici.

In Italia, il deficit registrato sul Target 2 è solo parzialmente spiegabile attraverso gli squilibri commerciali intra-europei. In buona parte, esso si spiega sulla base di un differente fenomeno, legato ai movimenti dei capitali e non ai movimenti delle merci. Abbiamo visto che il Target 2 registra gli squilibri tra i flussi monetari che si verificano tra i Paesi dell’euro; tali flussi, tuttavia, non sono solo il pagamento di merci ma potrebbero anche essere meri trasferimenti di denaro (sposto il mio conto corrente in Germania, mentre nessun tedesco sposta il proprio in Italia), oppure il corrispettivo di un’attività finanziaria acquistata (compro titoli di Stato tedeschi mentre nessun tedesco compra BTP italiani).

Dunque, vediamo che il Target 2 non fa sorridere solamente l’industria dei Paesi centrali, ma anche il settore finanziario europeo tutto, che può muoversi da un Paese all’altro senza i vincoli che la frammentazione valutaria imponeva in passato. Uno speculatore può muoversi agilmente tra Bund tedeschi e BTP italiani senza alcun vincolo monetario, perché il Target 2 è lì a disposizione per creare tutti gli euro necessari a fare sì che il capitale abbandoni rapidamente un Paese per un altro.

Il ricatto dello spread usato contro i Paesi periferici ha creato un’elevatissima instabilità finanziaria che si traduce nella fuga di capitali verso i lidi sicuri, ovvero le attività finanziarie dei Paesi centrali, che hanno tutto il sostegno della BCE e non temono alcun attacco speculativo. Questo enorme movimento di capitali dalla periferia al centro ha prodotto ampi disavanzi sul Target 2, in particolar modo in Italia. E di nuovo, come nel caso degli squilibri commerciali, si tratta di un meccanismo che favorisce il settore finanziario nei suoi movimenti speculativi, non certo la stabilità dei Paesi periferici: è un debito utile a oliare i meccanismi del continuo ricatto finanziario – che richiede rapidi e illimitati spostamenti di capitale intraeuropei – imposto ai Paesi periferici.

E dunque, in caso di uscita, cosa accadrebbe? Dovremmo davvero pagare il conto come suggerisce Floris? Ovviamente no.

In caso di uscita dell’Italia dalla moneta unica, quel conto si tradurrebbe in un debito estero – esattamente come avveniva prima dell’introduzione dell’euro. E col debito estero si possono fare tante cose, ma mai nella storia è stato ripagato integralmente in un’unica soluzione. Si entra in una dimensione negoziale che può avere esiti diversi: si può ripagare ordinatamente e lentamente nel tempo, accumulando surplus commerciali (una strada che l’industria italiana dimostra ancora oggi di poter mettere in pratica), oppure si può ristrutturare – cioè ripudiare almeno parzialmente – sulla base della considerazione che quel debito è servito più ai Paesi centrali che ai periferici, più agli esportatori tedeschi che ai greci, più ai grandi speculatori che ai lavoratori italiani.

Quel che è certo è che, in caso di uscita dell’Italia dall’euro, il saldo negativo del Target 2, quei 430 miliardi di euro, resterebbe una voce contabile, esattamente come è oggi, tra la BCE e la nostra Banca Centrale.

Mario Draghi ci ha offerto una simpatica testimonianza dell’uso terroristico e strumentale che si fa del Target 2. Simpatica perché questo ricatto del Target 2 (al grido di ‘se esci, paghi‘) gli si è ritorto contro. A fronte di un’interrogazione di europarlamentari italiani sul tema, l’allora Presidente della BCE rispose: “Se un paese lasciasse l’Eurosistema, i crediti e le passività della sua Banca Centrale Nazionale nei confronti della BCE dovrebbero essere regolati integralmente”. Insomma, l’Italia avrebbe dovuto saldare il conto all’uscita, tutto insieme.

Per ironia della sorte, sentendo quelle parole, un europarlamentare olandese si fa venire l’acquolina in bocca: l’Olanda ha un credito sul Target 2 di circa 100 miliardi di euro, se dunque uscisse dall’euro potrebbe passare alla cassa a ritirare? Panico a Francoforte, poi la risposta caustica di Draghi: “Lasci che le risponda nello stesso modo in cui ho risposto a domande simili al Parlamento europeo. L’euro è irrevocabile, e questo è nei trattati. Non farò speculazioni su ipotesi che non hanno possibilità di avverarsi alla luce degli attuali accordi. Inoltre, l’euro è stato un successo per l’eurozona e specialmente per i paesi come l’Olanda”.

C’è altro da aggiungere?

Il problema del Target 2, in caso di un’eventuale uscita dell’Italia dalla zona euro, è un problema di debito estero, e come tale deve essere affrontato. Nello specifico, sarebbe parte integrante del debito italiano denominato in una valuta diversa da quella nazionale: in euro anziché in nuove lire, così come l’Italia ha già debiti nelle principali valute mondiali, dal dollaro allo yuan.

Nessun nuovo conto da saldare nell’immediato, certamente un nuovo capitolo della lotta tra sfruttatori e sfruttati. Con buona pace di Floris.

Comments

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AlsOb
Wednesday, 11 March 2020 16:21
Che il Target2 diventi debito estero è da vedersi, anzi non dovrebbe essere considerato. Può essere abbandonato come scritture contabili interne all'eurosistema.
A meno che non si pensi che la ecb scateni una guerra o qualcun altro per lei. L'euro è già una guerra di classe e imperialistica contro l'Italia, quindi se accadesse sarebbe la continuazione in forma guerreggiata.
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Franco Trondoli
Tuesday, 10 March 2020 22:50
Signori tutti, purtroppo chi detiene il potere si attrezza di strumenti tecnici che gestisce e modifica a suo unico servizio. La tecnica, più forse della scienza, è una conoscenza propria di chi detiene il potere. Chi cerca di capire il funzionamento dei meccanismi tecnici che regolano le cosiddette decisioni politiche, arriva sempre tardi per poter determinare qualcosa di alternativo, appunto perché il potere sull'applicazione tecnica determina cambiamenti sociali che riproducono sempre rapporti di forza favorevoli a chi comanda l'automatismo delle ripetizioni nelle sfere dell'economia, del mercato , della finanza e della "politica". Metto tra parentesi la politica perché per le forze, ammesso che ci siano, che aspirano a cambiare le cose, la "politica" ,forse, dovrebbe essere riconsiderata sotto un altro punto di vista. Cosa voglio dire con questo: voglio dire che " si dice, illudendosi di aver detto una gran cosa, che l'arte politica sia l'arte del possibile, ma si dimentica che per il politico nessun possibile è mai davvero dato: la sua azione è sempre obbligata, il vincolo è il suo elemento". Quindi: perdonatemi, ma nessuna speranza nella "politica". Ancora due cose almeno, sulle quali, qualcuno in più dei pochi, dovrà incominciare a pensare. Aggiornando la separazione marxiana/marxista, secondo me, bisogna incominciare a vedere che tra struttura e sovrastruttura c'è un intreccio, una fusione, che diventa un'UNO dentro il processo lavorativo. Attività capitalistica lavorativa e desiderio desiderante si fondono ,e la riproduzione dei rapporti sociali dati, (capitalistici ) si riproduce automaticamente. In ultimo, vediamo il coronavirus, si espande come la gramigna, come un rizoma (negativo). Ecco ci vorrebbe un espansione rizomatica positiva, orizzontale, come l'erba dei prati. Basta con le strutture e le derivazioni ad albero, a rami e verticali. Pensateci un po'. La letteratura esiste. Ed è ampia. Cordialmente
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Tiziano Malosti
Tuesday, 10 March 2020 17:06
Quoting AlsOb:
Il target2 non è una sovrastruttura ma una regolazione formale a natura essenzialmente contabile. A seconda di come viene convenientemente visto è un debito oppure no, non è tuttavia un tradizionale effettivo debito estero. Può anche essere semplicemente trascurato.
Vi sono classi sociali che vogliono l'euro e la sottomissione ai nazi,

[...]
Il mes non è neanche una sovrastruttura ma uno strumento politico e nazi per imporre indirizzi e addizionale riduzione di sovranità.


Infatti io ho scritto che il MES e Target 2 sono "potenti strumenti disciplinanti nelle mani delle élite europee". Mi sembra la stessa cosa che dici tu, anche se sono stato impreciso nel definire il saldo Target 2 una sovrastruttura, in termini rigorosamente marxiani non lo è.

Target 2 sostanzialmente riflette i movimenti di capitale tra i vari paesi dell'UME e ne evidenzia gli squilibri. Diventa un debito estero in caso di uscita dall'UME, su questo non ci piove. Le modalità di rimborso (se in euro o nella nuova moneta svalutata, in che lasso di tempo ecc.) non sono chiaramente stabilite e dipendono secondo me dai rapporti di forza tra il paese uscente, la BCE e il resto dell'Eurozona. Immaginatevi in che posizione ci troveremmo davanti a costoro.

Non abuserei del termine "nazi" inserendolo in ogni frase come se fosse un epiteto qualsiasi, in questo modo si finisce per banalizzarlo. Diventa un innocuo sberleffo, invece dietro quelle quattro lettere si nasconde un orrore indicibile.

I veri nazi per nostra fortuna erano ben diversi da questi tecnocrati in giacca e cravatta.
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AlsOb
Tuesday, 10 March 2020 15:49
Il target2 non è una sovrastruttura ma una regolazione formale a natura essenzialmente contabile. A seconda di come viene convenientemente visto è un debito oppure no, non è tuttavia un tradizionale effettivo debito estero. Può anche essere semplicemente trascurato.
Vi sono classi sociali che vogliono l'euro e la sottomissione ai nazi, sono le stesse che si fingono antifasciste e che per distrarre vedono fascisti da ogni parte.
La Lega non ha minimamente i numeri per esigere una uscita.
Il mes non è neanche una sovrastruttura ma uno strumento politico e nazi per imporre indirizzi e addizionale riduzione di sovranità.
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Tiziano Malosti
Tuesday, 10 March 2020 11:43
Per Marku: guarda che il mio riferimento a Salvini era del tutto ironico, mi spiace che non si sia capito, avrei dovuto spiegarmi meglio. Non mi aspetto nulla di buono da quell’individuo, gioca a fare il duro mentre Giorgetti rafforza i legami con i maggiori potentati europei e addirittura propone Draghi come candidato premier. Le tue valutazioni sulla Germania sono condivisibili, nel mainstream se ne parla come se fosse un blocco omogeneo di benestanti, mentre povertà e precariato stanno aumentando paurosamente. Non mi stupisce visto che secondo alcuni tromboni viviamo in una società signorile di massa, le classi sociali non esistono più, siamo tutti ceto medio, facciamo shopping nelle vie del lusso e andiamo a sciare nel weekend. Poi c’è la bomba ad orologeria Bundesbank (divertente il refuso Bundesliga, anche quella è in declino).
MES e Target 2 sono sovrastrutture, è vero, ciò non toglie nulla alla loro natura di potenti strumenti disciplinanti nelle mani delle élite europee. La ferrea dittatura dello spread è una realtà concreta che abbiamo visto all’opera in più di un’occasione. L’Euro e l’UME in questo senso hanno funzionato benissimo, persino oltre le più rosee aspettative di lorsignori. Come uscire da questo trappolone molto ben congegnato? Io non ho risposte e sono troppo disilluso per credere a rivoluzioni o cambiamenti epocali.

Rispondo così anche alla critica di Paolo. So benissimo che non esistono scelte tecniche, tutto è politica. Le tecnocrazie presentano le loro decisioni come naturali e inevitabili, scelte consequenziali operate da Esperti Competenti in situazioni date senza avvallo democratico, è il metodo che usano per farle accettare dai cittadini. In poche parole il sistema TINA teorizzato dalla Thatcher. Postdemocrazia come ci ha spiegato Colin Crouch. Io cerco sempre di essere pragmatico e concreto, per cui ti chiedo: quale forza politica dovrebbe risolvere il problema del Debito pubblico? Chi è in grado di trattare una simile questione tenendo conto degli interessi delle classi subalterne? Chi sono gli interlocutori? E per quanto riguarda il Target 2 cosa proponiamo ai creditori? Qualcosa tipo scusate, abbiamo sbagliato ad entrare nell’euro, però vi restituiamo tutto in comode rate, se possibile in 81 anni come i rimborsi elettorali della Lega e in lire svalutate. Ma certo, accomodatevi, vi comprendiamo, siamo qua per servirvi…. La realtà è che al momento un’uscita unilaterale dall’UME è impensabile, basterebbe solo parlarne per essere massacrati a colpi di spread e fuga di capitali. Il resto sono solo sogni e parole inutili. O davvero pensi che un movimento di massa europeo sia possibile?

Cordialmente
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marku
Tuesday, 10 March 2020 08:07
salvini chi?
lui ci porterebbe fuori dall'€?
Il capitano italia ex padania (anche se a me ricorda come super ominide più che altro il NONcredibile hulk) l'unica cosa che può portare fuori è il cane a pisciare con lui travestito da sbirro.
Dai non perdiamo ancora tempo ad analizzare quella gente che prima votava andreotti, poi berlusconi oggi il nullafacente politikante ex sinistrato miracolato sulla via del prezziario washinghton/mosca.
Esso è il prodotto, credo finale, della demokrazia borghese e del putrido maggioritario dell'alternanza di un sistema che dopo averlo abolito con tanto di referendum adesso dopo aver perso altri trent'anni tornerà all'abiurato proporzionale per giustificare se ci riesce i prossimii trent'anni di fallimenti catastrofici in tutti i campi sociali ed economici, ma soddisferà la sua implacabile fame di soldi e potere bipartisan.
Per quanto riguarda il target2 o l'approvando mef altro non sono che sovrasstutture dell'€urokrazia per continuare a saziare i merkati finanziari e le banke (deutsche bank su tutte) a spese di noi sudditi €uropei.
Entrare o uscire pari sono, quando le genti europee sono come il comico Chaplin quando entra per la prima volta nella porta girevole dell'hotel extralusso.
Non importa quindi se è meglio entrare o non entrare, importa che le servilissime elites nazionali bipartisan hanno l'interesse ad entrare per perpetuare lo status quo.
Voglio però mettere l'accento su un fatto poco analizzato o meglio forse dire sottovalutato e a parer mio di estremo interesse colletivo in quanto paradigmatco.
tutti ripetiamo instancabilmente del nazistoide avanzo primario dei crucchi.
Nessuno dice però che attualmente la bundesliga è il paese che nell'aria € è messo peggio.
La banca di cui sopra è credo nel mondo quella con più asset del valore dei coriandoli a carnevale ed il surplus economico non va certo a gonfiare le tasche a quei più di quattro milioni di nuovi poveri che vivono con il locale reddito di cittadinanza bastante a tirare la cinghia un mese per l'altro sotto il ferreo controllo dei kapò dell'ufficio di collocamento.
Servono quei soldi quale emblema del neonazismo €uristico per la costruzione di un €uropa imperiale (indovinate a guida di chi?) con una ferrea organizzazione poltiko e sociale, confini blindati, ed una pollizia come sempre a ferrea difesa delle €lites dei suoi interessi e dei suoi stili di vita.
Noi fedeli sudditi con l'italietta (tutto merito del precursore proffessor morti) nel ruolo dei cinesi d'€uropa e dei camerieri per le loro ferie durante le calde vacanze romane.
Atal guisa
l'avvocato del popolino assicura che
" this country is cornavirus free"
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Paolo
Monday, 09 March 2020 20:50
Il tuo problema, Malosti, è che affonti un problema politico (il debito pubblico) come un problema tecnico (contabile). Il debito pubblico è un problema politico e come tale sarà risolto. (un profano)
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Tiziano Malosti
Monday, 09 March 2020 16:43
Spiegare il funzionamento della piattaforma Target 2 è difficile. È un argomento ostico, Sergio Cesaratto ci ha provato nel suo “Sei lezioni di economia” con risultati non del tutto soddisfacenti. Emerge con chiarezza dall’articolo di Coniarerivolta il fatto che il saldo negativo Target 2 è a tutti gli effetti un DEBITO, con buona pace non di Floris, ma di quei sognatori e cantastorie che da mesi affermano il contrario. Un debito in valuta ESTERA (l’Euro) da ripagare in caso di uscita unilaterale dall’UME nei modi e tempi che i creditori, guidati dalla parsimoniosa Germania, decideranno di imporci, ignorando le belle speranze dell’Autore dell’articolo il quale, ostentando un ottimismo secondo me del tutto fuori luogo, tende a minimizzare l’impatto di questo eventuale nuovo fardello sulle nostre finanze. Non basta denominarlo “debito estero” per neutralizzarne le conseguenze.

I primi due punti della lista del sorridente Floris rappresentano minacce REALI che in caso di uscita unilaterale dall’Euro ci aspetterebbero sicuramente al varco. Assai più deboli gli ultimi tre (maxi-inflazione, crollo potere acquisto salari e pensioni; mutui in euro più cari da ripagare in lire; aumento costo materie prime, aumento bollette), basati su argomentazioni facilmente confutabili.

A mio parere articoli come questo alimentano la confusione e portano acqua al mulino di personaggi come Salvini che sbraitano contro Euro e Unione Europea (mi pare di sentirli… ma come, se è così facile e conveniente uscire dall’Euro perché non lo facciamo subito?!? I Poteri Forti non ce lo permettono! Meno male che c’è il Capitano, lui sì che ha a cuore gli interessi degli italiani, è uno del Popolo, uno come noi…). Inoltre ci sono varie affermazioni contraddittorie. Ad esempio, prima si nota come “il progetto di integrazione europea sia molto più attento alle esigenze dell’industria che non della finanza. Favorisce gli esportatori, sfavorisce le banche.” Più avanti la giravolta, si afferma che “si tratta di un meccanismo che favorisce il settore finanziario nei suoi movimenti speculativi”. Mah.
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