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Notizie sull'operazione speciale condotta dall'esercito russo in Ucraina
Nel luglio 1934, H. G. Wells si recò a Mosca per intervistare Stalin. Il colloquio tra lo scrittore inglese e il leader bolscevico durò circa tre ore, alla presenza di un interprete, e il 27 ottobre successivo ne fu pubblicata la trascrizione integrale sul settimanale britannico The New Statesman and Nation. Il periodico aveva cominciato le pubblicazioni sotto questo nome tre anni prima, a seguito della fusione di due riviste appartenenti all’area della sinistra socialista e liberale inglese: The New Statesman, che era stata fondata nel 1913...
L’attacco iraniano sul territorio di Israele è stato un evento di portata storica e potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri mediorientali nonostante le autorità dello stato ebraico e i governi occidentali stiano facendo di tutto per minimizzarne conseguenze e implicazioni. I danni materiali provocati da missili e droni della Repubblica Islamica sembrano essere stati trascurabili, anche se tutti ancora da verificare in maniera indipendente, ma il successo dell’operazione è senza dubbio da ricercare altrove. La premessa necessaria a...
Israele ha utilizzato i Territori occupati come la migliore vetrina del potenziale offensivo e di controllo dei sistemi d’arma e d’intelligence sviluppati dalle sue aziende di settore. È la tesi di Laboratorio Palestina, ultimo lavoro di Antony Loewenstein nel quale emerge il sostegno israeliano ad alcuni dei regimi più spietati degli ultimi settant’anni, e si denuncia come, paradossalmente, proprio questa capacità bellica e di controllo sono fattori determinanti nel ruolo centrale guadagnato dal Paese nella governance globale tanto da...
Dall’ipocrisia alla follia: disamina del suprematismo occidentale in Ucraina con la narrazione aggredito-aggressore imposta dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione occidentali, quindi, senza affatto avere alcuna partecipazione ideale al putinismo, proverò a dimostrare, attraverso le dinamiche stesse della guerra, perché l’imperialismo occidentale è destinato a perderla e, prima questa sconfitta viene riconosciuta, minori saranno i danni per l’umanità. Il tratto fondamentale della strategia Nato in Ucraina è quello di utilizzare la...
Ieri è giunta l'attesa risposta iraniana al bombardamento israeliano del consolato iraniano di Damasco, che aveva ucciso tra gli altri il generale Haj Zahedi. L'Iran ha effettuato un attacco simultaneo con droni e missili in modo da saturare la poderosa difesa antiaerea israeliana. Missili hanno colpito due basi militari israeliane (monte Hermon e Novatim). Oggi l'autorità iraniana rivendica quei due obiettivi come primari, ma è abbastanza ovvio come questa rivendicazione abbia semplicemente la funzione di far coincidere gli obiettivi...
Per capire cosa succede a Gaza è necessario guardare cosa accade in Ucraina. Per quanto i politici italiani “autorevoli” ripetano i loro “atti di fede”, e ugualmente gli altri leader “nani” europei e i giornalisti a loro legati (ed entrambi proni esecutori dei loro padroni yankee), le loro dichiarazioni stizzite e altisonanti sono solo il riflesso della vittoria strategica del governo russo nel confronto con la NATO. Ancora non c’è la vittoria palese sul campo della Russia, ma quella strategica è già stata ottenuta, perché da più di venti...
B. Stiegler, filosofa politica francese, conduce in questa ricerca una genealogia del neoliberismo americano, sincronico all’ordoliberismo tedesco e quello poi più idealista di Hayek, versione americana meno conosciuto ma forse anche più influente. L’eroe negativo della storia è il mitico Walter Lippmann. Solo un “giornalista” come alcuni lo ritennero, in realtà politologo pieno e poi politico dietro le quinte, stratega di pratiche e pensiero, inventore di una versione americana della propaganda più sofisticata, delle pubbliche relazioni,...
Qual’è il rimedio delle classi dirigenti, politiche ed economiche (nel capitalismo liberista, tutt’uno) quando la crisi gli morde i calcagni? Il fugone nel fascismo, in qualsiasi nuova forma ritenuta adatta ai tempi. Oggi si presenta in veste psicomanipolatoria-tecnologica, ma senza mai rinunciare alla violenza fisica, a seconda dei casi pestaggi o mattanze. Ecco cosa hanno in comune i massacri dei nostri fratelli in lotta a Gaza e in Cisgiordania e le teste spaccate dai gendarmi agli studenti delle università italiane – vera eccellenza del...
Nell’analizzare gli ultimi sviluppi del conflitto mediorientale sono molti i rischi, o le tentazioni, che possono portare fuori bersaglio. Anche l’analisi di classe mostra qualche limite, se si fa attenzione al concreto della struttura sociale israeliana – quanto meno – dove ai “cittadini a pieno titolo dello Stato ebraico” (la definizione è stata assunta nella “legge fondamentale”, para-costituzionale) sono riservati tutta una serie di diritti e privilegi, anche in termini di posizioni lavorative, mentre il “lavoro bruto” o lo sfruttamento...
Il mondo intero è di nuovo con il fiato sospeso, per il terrore di una grande guerra che infiammi il Medio Oriente. L’attacco di ritorsione lanciato dall’Iran, nella lunga notte tra sabato e domenica, ha lasciato senza sonno Israele. Per cinque ore oltre 300 munizioni sono state scagliate contro il territorio israeliano. La rappresaglia per l’attacco dell’1 aprile a Damasco è arrivata dopo quasi due settimane, ampiamente annunciata, lenta ma imponente. Secondo le stime ufficiali riportate dal New York Times, l’Iran ha utilizzato 185 droni...
Molti neuroscienziati notano come il nostro cervello-mente si sia lungamente evoluto, quindi formato, alle prese con problemi vicini (fame, sete, sicurezza), immediati (giorno per giorno, ogni giorno) relativamente semplici (amico/nemico, sesso, utile/inutile), in gruppi piccoli tendenzialmente egalitari, relativamente isolati tra loro, in cui ognuno conosceva ogni altro. Oggi ci troviamo associati in gruppi enormi, di una certa densità territoriale che si estende ormai alla dimensione planetaria, in cui i più ci sono sconosciuti, dentro...
Nonostante sia palese che la guerra ucraina è persa, l’Occidente resta aggrappato ai dogmi neocon, incapace non solo di trovare, ma anche solo di pensare una exit strategy da una guerra disastrosa per Kiev e per l’Europa, che il conflitto sta degradando sia a livello economico che politico. Quest’ultimo aspetto inquieta e interpella sia perché denota un asservimento della Politica europea ai circoli neocon, dipendenza mai registrata in tale misura in precedenza, sia perché evidenzia il degrado delle dinamiche democratiche, dal momento che...
Le parole dovrebbero essere annoverate nell’elenco delle droghe pesanti, e purtroppo a chiunque può capitare di farsi ogni tanto una “pera” eccessiva. Il quotidiano neocon “il Foglio” si è approfittato del “trip” di uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, per fargli fare una figuraccia postuma mettendo in evidenza alcune sue frasi poco felici in sostegno di Israele. Dopo averci ammonito sul fatto che anche Terracini considerava l’antisionismo una forma di antisemitismo, ci viene proposta una citazione nella quale il vecchio comunista...
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo. A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione. Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola...
1. Seguendo un copione creato a tavolino per ingannare la mente di chi si abbevera ai telegiornali della sera, gli Stati Uniti continuano a tirare il guinzaglio legato al collo del cagnolino d’oltremanica. Quel cagnolino era un tempo l’Impero britannico’, oggi solo un maggiordomo che esegue gli ordini dell’Impero Atlantico: tenere Julian Assange in prigione fino alla morte. Per la più grande democrazia al mondo – da esportare, se del caso, a suon di bombe e che ormai solo i politici europei (e italiani) credono sia tale – il rischio più...
Qualcuno parla di rischio di terza guerra mondiale davanti alla rappresaglia dell’Iran verso Israele, ma cari miei, una terza guerra mondiale sarebbe solo nucleare. Perciò, definitivamente distruttiva dell’umanità. Avete presente l’anime e il manga “Ken il Guerriero”? Lì, almeno, le armi nucleari sono state relativamente innocue: hanno distrutto il mondo, ma non hanno lasciato radiazioni. Ma nella realtà, una guerra di tale portata, ridurrebbe il mondo a una landa desolata radioattiva, invivibile. E per quanto noi siamo governati dai...
Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici. Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco...
Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale. L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare...
Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani. Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei...
Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo. Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili. Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati...
‘Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’. Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a...
I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto. La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale. Stesso manicheismo,...
L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi». Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina...
Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco. Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e...
In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per...
Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei...
È certamente corretto sostenere che le motivazioni che stanno spingendo Washington a mettere sotto assedio Pechino sono di natura economica. Paradossalmente questa tesi è stata infatti espressa indirettamente dalla stessa Segretario al Tesoro Yellen, in una intervista della settimana scorsa che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato nonostante anticipasse i temi che la stessa Yellen sta trattando con l'élite politica cinese nel suo viaggio diplomatico in corso in questi giorni. Di importanza capitale per comprendere la situazione a...
Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro “Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale” di Giorgio Monestarolo (Asterios, Trieste, pp.106, euro 13). L’autore è ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana e docente di Storia e Filosofia al liceo Vittorio Alfieri di Torino. La prefazione è del generale Fabio Mini, che tra le altre cose è stato generale di Corpo d’Armata, Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione...
Volete uscire dal dominio neoliberista, volete allentare la morsa della gabbia d’acciaio capitalista, volete invertire l’allungamento in corso da decenni della scala sociale di cui tra l’altro vi è vietato l’uso per provare a scalarla. Avete idee di mondo migliore, più giusto, qualsiasi sia la vostra idea di “giusto”. Tutto ciò è politico. Ma la vostra società non è ordinata dal politico, è ordinata dall’economico. È l’economico il regolamento del gioco sociale, è lui a dettare scala di valori, premi, punizioni, mentalità e cultura comune. E...
Nelle Conferenze di La Paz, nel 1995, il teologo e filosofo argentino, tra i pionieri della Teologia della Liberazione e in esilio dalla sua patria durante il regime fascista sviluppa la sua attentissima lettura di Marx dal punto di vista rivendicato dell’esternità e del lavoro ‘vivo’; ovvero della persona effettiva, reale, completa. Questo, declinato nelle sue diverse forme, marginali e ‘poveri’, stati subalterni e periferici, è il tema centrale della filosofia e della prassi politico-culturale ed etica di Dussel. Proviamo, dunque, a...
Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della scuola…. Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide suoi compagni. Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi, sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare...
L’apparente moderazione dell’Iran di fronte all’aggressione israeliana non dovrebbe essere confusa con la debolezza. Teheran esercita costantemente pressioni su Tel Aviv attraverso i propri metodi, preparando attentamente il terreno per il disfacimento di Israele. «La leggenda narra che una rana posta in una pentola poco profonda piena d’acqua riscaldata su un fornello rimarrà felicemente nella pentola d’acqua mentre la temperatura continua a salire, e non salterà fuori anche se l’acqua raggiunge lentamente il punto di ebollizione e uccide la...
Più passano i giorni, più Israele procede nella sua campagna di sterminio, più si isola dal resto del mondo, più comprendo che il pogrom del 7 ottobre, pur essendo, come non può che essere un pogrom, un’azione atroce moralmente inaccettabile, è stato un atto politico capace di cambiare la direzione del processo storico. La conseguenza immediata di quell’azione è stata lo scatenamento di un vero e proprio genocidio contro la popolazione di Gaza, ma il genocidio era in corso in modo strisciante da settantacinque anni, nei territori occupati, in...
Marx era consapevole della difficoltà che l’idea di classe poneva come categoria che rappresenta un insieme eterogeneo di lavoratori, perché sapeva che il proletariato era composto non solo dagli operai di fabbrica ma da tanti altri lavoratori che, al pari di oggi, avevano in comune il fatto di trovarsi nella stessa posizione nei rapporti di potere. Tuttavia, nel pieno del capitalismo industriale, la classe in termini marxiani ha rappresentato una categoria utile a descrivere l’asimmetria dei rapporti di produzione e come questi fossero...
Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo: Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per...
I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Alla base del divario, tra gli altri fattori, anche le eredità che in molti Paesi passano di mano senza essere tassate, o quasi. Così per la prima volta in 15 anni, secondo i dati di Forbes, tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza. Detto in altri termini: nessuno di loro ha un’estrazione socio-economica familiare differente e si è “fatto da solo”. Addio ascensore sociale: il “grande trasferimento di ricchezza” – 84.000 miliardi di dollari nei...
Il giornale statunitense Politico ha intervistato alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango che hanno prestato servizio sotto il generale Valery Zaluzhny silurato a febbraio da Zelenski. Le conclusioni sono che per l’Ucraina “il quadro militare è cupo”. Gli ufficiali ucraini affermano che c’è un grande rischio che le linee del fronte crollino ovunque i generali russi decidano di concentrare la loro offensiva. Inoltre, grazie a un peso numerico molto maggiore e alle bombe aeree guidate che stanno distruggendo le posizioni ucraine ormai...
L’assassinio del generale Reza Zahedi in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…). Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra....
Sul quotidiano La Stampa di ieri è stata pubblicata una significativa intervista al fisico Carlo Rovelli che ha preso posizione a sostegno delle mobilitazioni degli studenti che chiedono la sospensione della collaborazione tra le università italiane e le istituzioni israeliane. Qui di seguito il testo dell’intervista Carlo Rovelli, fisico teorico, autore dei bestseller di divulgazione scientifica “Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo”, non è uno da giri di parole. Nemmeno quando le idee rischiano di essere impopolari. Di...
Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono. Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista,...
(Oggi per voi un’autentica chicca per palati raffinati. Qualcuno se la ricordava? Era un po’ che l’avevo sul telaio, aspettavo che ve lo meritaste: e ve lo siete meritato, oh, quanto ve lo siete meritato. rockapasso si rotola in terra dalle risate ogni volta che apre la pagina del FQ...) Lasciamo da parte l’ironia, il sarcasmo.
Dimentichiamoci Swift e Sterne (e pure quante cose ho imparato dal gesto dello zio Tobia). Ci potrà tornare utile, come sempre, il Gaddus, quello che diceva di non avere “a' numeri, ai chiari e veri e istruttivi numeri della statistica [...], quell'orrore che hanno taluni sofi o sofoni solo immersi nella categoria qualitativa” (Eros e Priapo, VIII). E sì che i sofoni sono sempre in eccesso di offerta (nomen omen)... Qui si tratta di arbitrare un incontro che fa tremar le vene e i polsi, lo scontro finale fra due autentici colossi dai piedi di balsa, inventori di una storia falsa (anzi, in realtà di due storie false, ma così non farebbe rima). Facciamo così: organizziamolo come il classico duello alla pistola: un colpo a distanza di cinque... passi? No, anni: comincia Roubini nel 2006. Lo spettacolo è cruento e se ne sconsiglia la visione ai piddini non accompagnati dai padri e dalle madri nobili del Manifesto (esiste ancora?), nonché alle merlettaie cerchiobottiste e bandwagoner. Si tratta infatti dell’ennesima dimostrazione del fatto che come sarebbe andata a finire (tagli dei salari) era chiaro, a tutti e da sempre, e che quindi “comunisti” (inclusi i quotidiani) e “sindacalisti” che hanno appoggiato questo progetto o sono persone dalla limitata capacità di comprensione, o sono assi da 30 denari (lascio decidere a loro, il problema non mi appassiona: sono comunque politicamente morti. Quanto mi piaccio quando esercito la sapiente arte della mediazione! Ma qual è il termine medio fra un fesso e un Giuda? Schneider, hai un’idea?)
Dopo aver fatto le sue scontate devozioni dicendo che lui alla moneta unica gli aveva sempre voluto bene (e ci mancherebbe!), che la moneta unica aveva avuto finora successo determinando convergenza nominale (questa è ovviamente un’affermazione opinabile e voi sapete perché, visto che ve l’ho spiegato a Cesena, e del resto che le cose non stiano così è chiaro anche a omodossi come Zingales), dopo queste superflue abluzioni rituali, sciacquatasi ben bene la bocca con una sorsata di scemenze, il nostro entrava in medias res dichiarandosi preoccupato perché vedeva che alcune economie, fra le quali quella italiana, crescevano molto poco. Alla convergenza nominale si associava così, guarda un po’, divergenza reale (del prodotto). Ohibò! Ma chi se lo sarebbe aspettato (a parte il buon Tony e uno sparuto stuolo di premi Nobel?).
Diceva quindi il buon Nouriel:
“Il divario nella crescita è anche una grave minaccia per l’Unione monetaria. Sempre più commentatori notano come i diversi paesi reagiscano in modo diverso a queste sfide. Daniel Gros ha mostrato che la Germania ha reagito con ristrutturazione industriale, taglio del costo del lavoro e "deflazione competitiva". Per parte mia, sostengo che l’Italia ha fatto poco e sperimenta una "stagdeflazione", ovvero una combinazione di stagnazione e deflazione. In Italia il costo del lavoro, come ha dimostrato Gros, è cresciuto del 20 per cento se paragonato a quello tedesco, mentre la quota italiana nel commercio è caduta del 20 per cento, sempre in confronto alla Germania. Problemi di competitività simili riguardano Grecia, Portogallo e Spagna.”
(by the way, vedete che non mi sono inventato nulla, e vedete che questa è esattamente la spiegazione che danno i dati riportati in questo blog: che la Germania abbia praticato una deflazione competitiva è cosa chiara ai massimi economisti europei di più stretta ortodossia. Se i troll del FQ non sono d’accordo, ce ne faremo una ragione: non impediremo certo ai nostri avversari di dare ripetuta prova della propria scemenza! Caso mai, vedete, i miei colleghi non arrivano a capire che questa deflazione è stata finanziata con spesa pubblica, e che quindi la Germania è stata sleale due volte: la prima, perché ha fatto le riforme senza coordinarsi con noi, cioè per fotterci, alla faccia della retorica dell’‘uniti si vince contro la Cina’; la seconda perché per fotterci ha fatto strame delle regole europee, e in particolare del Patto di stabilità, come vi ho spiegato qui).
E proseguiva, Nouriel, l’angelo del default:
“la mancanza di serie riforme fa crescere il rischio che l’Italia possa finire come l’Argentina. Non è inevitabile, ma se l’Italia non intraprende le riforme necessarie, non si può escludere una sua uscita dall’Unione monetaria nei prossimi cinque anni.
Come l’Argentina, l’Italia affronta infatti una crescente perdita di competitività dovuta a una moneta sopravvalutata, con rischio di caduta delle esportazioni e crescita del deficit di parte corrente. Il rallentamento della crescita peggiorerà deficit e debito pubblico e lo renderà potenzialmente insostenibile nel tempo. E se la svalutazione non può essere usata per ridurre i salari reali, la sopravvalutazione del tasso reale di cambio sarà annullata attraverso un lungo e penoso processo di deflazione di salari e prezzi. La deflazione, però, manterrà alti i tassi reali e renderà più acuta la crisi di crescita e di bilancio. Senza le necessarie riforme, il circolo vizioso della stagdeflazione imporrà all’Italia l’uscita dall’Unione monetaria, il ritorno alla lira e il ripudio del debito denominato in euro.
Alcuni sostengono che l’Italia o altri paesi dell’Unione monetaria nella sua stessa situazione non usciranno dal sistema <...> Ma basta guardare a quello che è successo in Argentina: ha svalutato e dati gli effetti di bilancio del deprezzamento sul debito in dollari, è stata costretta a "pesizzare" il suo debito in dollari. Allo stesso modo, l’Italia sarebbe costretta a "lirizzare" il suo debito in euro. Se l’Italia dovesse uscire dall’Unione monetaria il ripudio interno e verso l’estero, privato e pubblico, del debito denominato in euro sarebbe inevitabile. E uno Stato sovrano può fare tutto ciò – uscita dall’Unione monetaria, ritorno alla valuta nazionale e ripudio del debito in euro – senza tener conto dei vincoli legali e formali imposti dal Trattato dell’Unione monetaria con le clausole sulla non ammissibilità di una uscita dall’Unione.
Non è fantascienza, l’Argentina lo dimostra.”
A parte che queste clausole non mi risulta ci siano, e a parte il solito, eterno, stantio, risaputo, stomachevole, insulso, richiamo alle riforme (che non si sa mai quali siano, perché nessuno lo dice, ma ormai abbiamo capito di cosa si tratti...), a parte il richiamo al debitopubblico, senza alcun cenno a quello privato (ma Roubini, da buon economista di sinistra americano, non può attirare troppo l’attenzione sul debito privato, altrimenti sarebbe costretto ad ammettere che l’esplosione di questo debito nell’era Clinton non è stata un fatto positivo, e anche lì, sai, bisogna dire che la colpa è sempre e comunque di B., come da noi... solo che lì B. sta per Bush!), bene, a parte questi dettagli, direi che un bel 29 se lo merita, no? In fondo, lui è solo un economista, e non è mica colpa sua se l’economia gliel’hanno insegnata così...
Risponde Prodi (2011)
Il 31 dicembre 2011 in un articolo apparso sul Messaggero, intitolato (spero a sua insaputa) “L’euro ci ha protetti” Romano Prodi afferma che l’euro ci ha protetto per otto anni, poiché la discesa dei tassi di interesse ha reso possibile “il mantenimento dell’equilibrio finanziario anche nei paesi pesantemente indebitati” (e sui tassi di interesse vedi sopra alla voce Cesena). L’euro quindi si salverà perché “la sua caduta non conviene a nessuno <...> Mentre la Germania perderebbe ogni vantaggio commerciale con una valuta in salita verso le stelle, l’Italia si ritroverebbe di nuovo nel gorgo dell’inflazione e dell’oppressione di insostenibili tassi di interesse nominali”.
Un po’ apodittico (in senso retorico), ma vedete il lato positivo: almeno è conciso. E poi l’apodeixis funziona con l’elettore mediano, che di numeri non ne vuole sapere perché “nun c’è portato...”
L’esito dello scontro
Non c’è partita: il duello lascia a terra un’ottantina di chili del noto salume, affettato sottile sottile (mi dispiace per chi lo preferisce a dadetti). Il motivo è evidente: l’attacco di Roubini, pur con i limiti analitici e politici evidenziati, non solo preconizza chiarissimamente quello che sta succedendo oggi, ma descrive con efficacia il motivo per il quale l’euro non solo non ci ha difeso, ma anzi ci ha messo in crisi. Lo so, ci sono tanti sempliciotti che ancora vanno ripetendo “dove andremmo con la nostra liretta”, e che si spingono perfino a dire (quanta tenerezza fanno): “certo, abbiamo problemi, ma con la lira sarebbe peggio”. Che sarebbe come dire: certo, non so nuotare, ma se mi togliessi questa pietra dal collo andrei prima a fondo... Sono quelli che hanno studiato economia guardando Carosello, quelli che pensano che una valuta venga attaccata dalla speculazione perché è “piccola e nera” (come il pulcino Calimero), e che di converso pensano che il rimedio contro la speculazione sia quello di dotarsi di una valuta “grande” (come il pennello di un altra nota pubblicità, ricordate: “per dipingere una parete grande ci vuole un pennello grande...”). Di economisti di questo spessore intellettuale e culturale ne abbiamo una caterva. Perdonatemi se io, per carità di patria, non ne farò i nomi (che del resto, oltre ad essere troppi, non sono sempre eufonici). Voi nei commenti fate come vi pare.
L’inconsistenza di questi argomenti però è palese, e chi poteva (o voleva) capirlo lo ha già capito. Intanto, se la lira fosse stata attaccata perché era “piccola” (la “liretta”, blaterano), rimane da capire come mai nel 1992 valute più “piccole” in termini di massa monetaria circolante e di stock di riserve ufficiali non vennero attaccate: perché non è stato attaccato il fiorinuccio olandese, che anzi si rivalutò, a settembre, del 3.5%? Nel secondo trimestre del 1992 (quello precedente alla crisi) la massa monetaria del fiorinuccio era il 38% di quella della liretta (rispettivamente, 183 e 484 miliardi di Ecu, fonte International Financial Statistics, edizione dicembre 2010). Non solo: le riservuccie ufficialine del fiorinuccio, alla fine del 1991, erano il 46% di quelle della liretta: rispettivamente 33 e 72 miliardi di dollari (fonte: WorldDevelopment Indicators, dove trovate anche la massa monetaria, ma a cadenza annuale, non trimestrale: vedrete che cambia poco). Allora, se la forza di una valuta si identifica con le sue dimensioni, perché non scatenare un attacco sul fiorinuccio? Ricordate come si fa? Chi non se lo ricorda può ripassarlo qui. Visto che la Banca centrale olandese aveva meno riserve per difendere il cambio, l’attacco sarebbe stato più semplice, no? Si sarebbe fatto prima. Tutti a vendere fiorinucci (invece di lirette), e in metà del tempo (visto che le riserve ufficiali erano meno della metà di quelle italiane) la Banca centrale olandese sarebbe stata costretta a svalutare.
Perché non è andata così?
L’obiezione più divertente mi è stata fatta da togarossa (voi non lo conoscete): dice: “be’, però l’Olanda proprio perché è un paese piccolo offriva scarsi guadagni agli speculatori, noi siamo sfortunati perché non siamo abbastanza grandi per difenderci, ma nemmeno abbastanza piccoli per passare inosservati”. Ma scusate? La virtù non si trovava a metà strada fra due vizi? E l’aurea mediocritas? Che facciamo, Aristotele e Orazio li gettiamo così, nel cesso!? Non credo proprio. Scusate: se gli speculatori si comprano 33 miliardi di dollari di riserve a prezzi stracciati (vi ricordo che i governatori delle banche centrali, per difendere il cambio, sono praticamente costretti a svendere valuta pregiata a un prezzo calmierato), e poi li rivendono dopo la svalutazione, bene, poniamo che la svalutazione sia del 20%: alla fine ci guadagnano pur sempre 6.6 miliardi di dollari. Ti sembra poco? Ho capito che con l’Italia ce ne guadagnerebbero di più (il 20% di 72 miliardi è 14.4 miliardi), ma per farlo dovrebbero mobilitare più capitali, affrontare più rischi, e ci vorrebbe forse più tempo. Quindi l’argomento “ci attaccano perché siamo medi” non funziona: ci sono state crisi valutarie in paesi che avevano un Pil minore di un decimo del nostro. Gli speculatori sono oculati: non buttano via niente: un miliarduccio di dollari qua, una sessantina di milionucci là, tutto fa brodo, perché lasciarlo ad altri? Soprattutto non ai cittadini del paese aggredito.
Quindi in questo discorso c’è qualcosa che non torna.
Un aspide è più piccolo di una pecora, ma dovendo scegliere a chi pestare la coda credo che non avremmo esitazioni, no? Pensate che perfino er Palla ha capito subito che non gli conveniva pestare un marasso (che poi lui, il marasso, ma cosa cavolo ci faceva a 2300 metri? Lo vedi che c’è il global warming...) Eppure er palla è più grosso del marasso (e pure di me, bello de papà).
Quindi le dimensioni c’entrano poco. D’altra parte, se adottare una “grande” valuta aiutasse a dipingere pareti grandi... no, pardon, a sfuggire alla speculazione, adesso non saremmo in crisi, giusto? Sì, lo so, qualche sempliciotto (o qualche venduto) continua a ripetere che potrebbe andar peggio. Certo: potrebbe piovere. Scherzi a parte: è ormai evidente a tutti che rinunciare alla valuta nazionale per dotarsi di un pennello, pardon, di una valuta “grande”, non rende un paese meno aggredibile dagli speculatori. Quello che rende aggredibile un paese è la quantità di debiti accumulati verso l’estero: e l’adozione di una valuta troppo forte per le condizioni del proprio paese è la strada maestra per accumulare debiti con l’estero, come ci siamo detti milioni di volte: si importa troppo, si esporta poco, e per coprire la differenza ci si indebita.
E questo Roubini, se pur non chiarissimamente, però lo dice.
D’altra parte, se gli speculatori avessero attaccato il fiorinuccio, cosa sarebbe successo? Semplice! Qualcuno avrebbe venduto, ma qualcun altro (semplicemente, un altro speculatore) avrebbe subito acquistato e la banca centrale non sarebbe dovuta intervenire. Perché? Ma perché i fondamentali del fiorino erano buoni, e quindi non c’erano aspettative di svalutazione: se Tizio avesse venduto, facendo scendere il prezzo, Caio avrebbe comprato, aspettandosi che il prezzo tornasse su. Siccome questo non lo avrebbe pensato solo Caio (ma anche Sempronio, Mevio, ecc.), il prezzo effettivamente sarebbe tornato su, Caio avrebbe guadagnato (poco), e Tizio sarebbe passato a divertirsi in un altro modo. In circostanze simili non occorre nemmeno l’intervento “a sostegno” della Banca centrale (nella fattispecie, quella olandese), e le dimensioni non c’entrano: c’entrano i fondamentali, che determinano se è plausibile o meno che il fiorino (o chi per lui) si trovi in eccesso di offerta. Ragazzi, alla fine è come dicono a Roma: “la robba bbona piace a tutti!”. E quindi il fiorino, acquirenti, li trovava, perché era bbono, aveva dei buoni fondamentali. Perché invece la lira non trovava altri acquirenti oltre la sua Banca centrale? Perché l’Italia aveva i fondamentali sballati, aveva un cambio troppo elevato. Da cosa si vedeva? Dal fatto che era in persistente deficit con l’estero (non pubblico: con l’estero). E il fiorino? Il fiorino no: nei cinque anni precedenti a quello della crisi (cioè dal 1987 al 1991), l’Olanda era stata in persistente surplus delle partite correnti della bilancia dei pagamenti (una media di 2.7 punti di Pil), contro il persistente e crescente (la dinamica conta!) deficit dell’Italia (da -0.3 a -2.4 punti di Pil, con una media di -1.4). Per questo il fiorino si rivalutò, come era naturale che facesse, e la lira si svalutò, come era naturale che facesse. Era innaturale che gli fosse stato impedito di farlo fino a quel momento. Ma sapete, ai difensori del libero mercato che il mercato funzioni dà fastidio, perché quando il mercato funziona bene le opportunità di speculazione diminuiscono (sta scritto in qualsiasi manuale), dato che il prezzo non si discosta sufficientemente dai fondamentali per permettere ai furbi di guadagnare a spese dei gonzi.
E infatti: perché l’Italia aveva un cambio troppo forte? Ma è semplice: perché aveva deciso, come al solito, istigata dai soliti noti, di essere la prima della classe, mantenendo (per i soliti motivi) una parità sopravvalutata all’interno dello Sme, senza che questo riuscisse a ridurre il suo differenziale di inflazione con la Germania (nonostante le profezie di Solone).
La “liretta” quindi non è stata attaccata perché era troppo “debole”, ma perché era troppo forte. Del resto, scusate, se la speculazione gioca al ribasso, non andrà a cercare qualcosa che sta troppo giù: cercherà qualcosa che sta troppo su, no? Questa è logica, il resto è fuffa.
Che poi questo è l’esattissimo motivo per il quale l’euro non ci ha difeso, cioè perché per noi è troppo forte: e infatti, come abbiamo visto più e più volte, la sua adozione ha coinciso con l’accumulazione di importanti quantità di debito privato e pubblico verso l’estero. Si capisce quando parlo? Devo fare un disegnino? No, perché voi avete già capito. E gli altri sono pagati (ancora per poco) per non capire e non far capire. Né Dio né i mercati pagano ogni sabato.
Prendiamo il buono
Che poi, a ben vedere, tornando al duello, il problema non è tanto nell’efficacia dell’attacco di Roubini, quanto nella scarsità della difesa di Prodi, che è evidentemente un autentico autogol. Del maiale non si butta niente, e forse anche dell’economista si può utilizzare qualcosa. A chi ricorda le tante discussioni avute su questo e altri blog con i fessi (scusate: mi dispiace: non è fair, ma la colpa non è mia: è loro) che proprio non vogliono capire che l’euro ha avvantaggiato la Germania, ai Tafazzi di destra e di sinistra col mito della razza ariana, faccio notare che Roubini e Prodi sono d’accordo su una cosa: l’euro ha avvantaggiato la Germania. Più esattamente, Roubini nota che ha svantaggiato l’Italia, ma dato che la Germania è il principale partner commerciale dell’Italia, è chiaro che se l’Italia ha peggiorato la propria posizione, cioè, al netto, ha importato di più, è migliorata la posizione dei partner che gli vendono prodotti, i quali, al netto, hanno esportato di più. E il principale partner è la Germania. Quindi ci possiamo aspettare che sia questa a “piombare” il saldo estero dell’Italia, portandolo giù. Ed è così. Volete vedere? Ecco:
La figura riporta i saldi commerciali bilaterali dell’Italia verso Germania, Francia, Spagna, altri paesi dell’Eurozona (AEZ), Usa, Gran Bretagna, Cina, altri paesi mondiali (ALT), insieme con il saldo commerciale complessivo, cioè verso il mondo (WLD). Il saldo complessivo è la somma algebrica dei saldi bilaterali. I dati vanno dall’adozione dell’euro al 2007 (anno di inizio della crisi e ultimo anno nella versione del database CHELEM che ho qui a disposizione, se qualcuno ha altri dati o mi manda 3000 euro per acquistare uno CHELEM più recente sarò grato; se avete più banda di me connettetevi all’OCSE, e potrete fare un grafico simile che arriva al 2010). Appare evidente come la tendenza negativa del saldo commerciale complessivo (in azzurro, tratto largo) sia dominata da quella del saldo verso la Germania (in nero, tratto largo). I due peggiorano di un ammontare molto simile (-24 il saldo tedesco, -26 quello complessivo).
Contenti? Fidarvi no, vero? Ma se vi dicessi di non buttarvi dalla finestra perché c’è la forza di gravità, cosa fareste, amici fessi? Credo proprio che vi buttereste, vero? Bagnai è comunista (ma comunista de che?), mi vuole ingannare, quasi quasi mi butto. Mi sa che se vi incontro ve lo dico. Ma vediamoci al quinto piano. Se ci vedessimo al secondo potrebbe non bastare. Non fatemi assistere al pietoso spettacolo della vostra agonia. Anche perché certamente spirereste dicendo: “io l’avevo detto che c’era la forza di gravità!”.
Quindi che l’euro ha avvantaggiato la Germania non lo dico io perché sono un bolscevico, un Donald Duck, un “antagonista” (di chi? C’è qualcosa dall’altra parte? C’è un’idea, una persona, una forma di vita che non sia la muffa che cresce sulla parola “riforme”? Ma io con le crittogame non competo). Che l’euro ci ha messo in crisi perché ci ha costretto ad accumulare ingenti quantità di debiti verso l’estero, per finanziare un crescente deficit commerciale, per lo più verso i paesi del Nord, non lo dico perché sono “antitedesco”, come farfuglia qualche traditore. Lo dico perché, come accuratamente ripeto, nella mia totale, vacua, desolante assenza di qualsiasi originalità, mi limito a riportare le parole di tanti saggi e illustri colleghi, inclusi i padri dell’euro. Sono un nano sulle spalle di giganti. Dai piedi di balsa.
(cito pure Sterne, che in effetti è abbastanza di nicchia, ma da Foscolo a Tolstoj se lo sono studiati un po' tutti, e allora perché non farlo anche noi? Ho corretto il link, rinviava a una stampa che sta al Met, ma il link è morto. Lo ho corretto rinviandovi al testo:
—Go—says he, one day at dinner, to an over-grown one which had buzzed about his nose, and tormented him cruelly all dinner-time,—and which after infinite attempts, he had caught at last, as it flew by him;—I'll not hurt thee, says my uncle Toby, rising from his chair, and going across the room, with the fly in his hand,—I'll not hurt a hair of thy head:—Go, says he, lifting up the sash, and opening his hand as he spoke, to let it escape;— go, poor devil, get thee gone, why should I hurt thee?—This world surely is wide enough to hold both thee and me. Questo per tutti quelli che parlano di ghigliottine, tribunali del popolo, e via dicendo - e quindi finiscono diretti nello spam! Non siamo amerikani, ragazzi, qui queste cose non si usano più.
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
Salvatore Minolfi: Le origini della guerra russo-ucraina
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