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Notizie sull'operazione speciale condotta dall'esercito russo in Ucraina
Nel luglio 1934, H. G. Wells si recò a Mosca per intervistare Stalin. Il colloquio tra lo scrittore inglese e il leader bolscevico durò circa tre ore, alla presenza di un interprete, e il 27 ottobre successivo ne fu pubblicata la trascrizione integrale sul settimanale britannico The New Statesman and Nation. Il periodico aveva cominciato le pubblicazioni sotto questo nome tre anni prima, a seguito della fusione di due riviste appartenenti all’area della sinistra socialista e liberale inglese: The New Statesman, che era stata fondata nel 1913...
L’attacco iraniano sul territorio di Israele è stato un evento di portata storica e potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri mediorientali nonostante le autorità dello stato ebraico e i governi occidentali stiano facendo di tutto per minimizzarne conseguenze e implicazioni. I danni materiali provocati da missili e droni della Repubblica Islamica sembrano essere stati trascurabili, anche se tutti ancora da verificare in maniera indipendente, ma il successo dell’operazione è senza dubbio da ricercare altrove. La premessa necessaria a...
Israele ha utilizzato i Territori occupati come la migliore vetrina del potenziale offensivo e di controllo dei sistemi d’arma e d’intelligence sviluppati dalle sue aziende di settore. È la tesi di Laboratorio Palestina, ultimo lavoro di Antony Loewenstein nel quale emerge il sostegno israeliano ad alcuni dei regimi più spietati degli ultimi settant’anni, e si denuncia come, paradossalmente, proprio questa capacità bellica e di controllo sono fattori determinanti nel ruolo centrale guadagnato dal Paese nella governance globale tanto da...
Dall’ipocrisia alla follia: disamina del suprematismo occidentale in Ucraina con la narrazione aggredito-aggressore imposta dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione occidentali, quindi, senza affatto avere alcuna partecipazione ideale al putinismo, proverò a dimostrare, attraverso le dinamiche stesse della guerra, perché l’imperialismo occidentale è destinato a perderla e, prima questa sconfitta viene riconosciuta, minori saranno i danni per l’umanità. Il tratto fondamentale della strategia Nato in Ucraina è quello di utilizzare la...
Ieri è giunta l'attesa risposta iraniana al bombardamento israeliano del consolato iraniano di Damasco, che aveva ucciso tra gli altri il generale Haj Zahedi. L'Iran ha effettuato un attacco simultaneo con droni e missili in modo da saturare la poderosa difesa antiaerea israeliana. Missili hanno colpito due basi militari israeliane (monte Hermon e Novatim). Oggi l'autorità iraniana rivendica quei due obiettivi come primari, ma è abbastanza ovvio come questa rivendicazione abbia semplicemente la funzione di far coincidere gli obiettivi...
Per capire cosa succede a Gaza è necessario guardare cosa accade in Ucraina. Per quanto i politici italiani “autorevoli” ripetano i loro “atti di fede”, e ugualmente gli altri leader “nani” europei e i giornalisti a loro legati (ed entrambi proni esecutori dei loro padroni yankee), le loro dichiarazioni stizzite e altisonanti sono solo il riflesso della vittoria strategica del governo russo nel confronto con la NATO. Ancora non c’è la vittoria palese sul campo della Russia, ma quella strategica è già stata ottenuta, perché da più di venti...
B. Stiegler, filosofa politica francese, conduce in questa ricerca una genealogia del neoliberismo americano, sincronico all’ordoliberismo tedesco e quello poi più idealista di Hayek, versione americana meno conosciuto ma forse anche più influente. L’eroe negativo della storia è il mitico Walter Lippmann. Solo un “giornalista” come alcuni lo ritennero, in realtà politologo pieno e poi politico dietro le quinte, stratega di pratiche e pensiero, inventore di una versione americana della propaganda più sofisticata, delle pubbliche relazioni,...
Qual’è il rimedio delle classi dirigenti, politiche ed economiche (nel capitalismo liberista, tutt’uno) quando la crisi gli morde i calcagni? Il fugone nel fascismo, in qualsiasi nuova forma ritenuta adatta ai tempi. Oggi si presenta in veste psicomanipolatoria-tecnologica, ma senza mai rinunciare alla violenza fisica, a seconda dei casi pestaggi o mattanze. Ecco cosa hanno in comune i massacri dei nostri fratelli in lotta a Gaza e in Cisgiordania e le teste spaccate dai gendarmi agli studenti delle università italiane – vera eccellenza del...
Nell’analizzare gli ultimi sviluppi del conflitto mediorientale sono molti i rischi, o le tentazioni, che possono portare fuori bersaglio. Anche l’analisi di classe mostra qualche limite, se si fa attenzione al concreto della struttura sociale israeliana – quanto meno – dove ai “cittadini a pieno titolo dello Stato ebraico” (la definizione è stata assunta nella “legge fondamentale”, para-costituzionale) sono riservati tutta una serie di diritti e privilegi, anche in termini di posizioni lavorative, mentre il “lavoro bruto” o lo sfruttamento...
Il mondo intero è di nuovo con il fiato sospeso, per il terrore di una grande guerra che infiammi il Medio Oriente. L’attacco di ritorsione lanciato dall’Iran, nella lunga notte tra sabato e domenica, ha lasciato senza sonno Israele. Per cinque ore oltre 300 munizioni sono state scagliate contro il territorio israeliano. La rappresaglia per l’attacco dell’1 aprile a Damasco è arrivata dopo quasi due settimane, ampiamente annunciata, lenta ma imponente. Secondo le stime ufficiali riportate dal New York Times, l’Iran ha utilizzato 185 droni...
Molti neuroscienziati notano come il nostro cervello-mente si sia lungamente evoluto, quindi formato, alle prese con problemi vicini (fame, sete, sicurezza), immediati (giorno per giorno, ogni giorno) relativamente semplici (amico/nemico, sesso, utile/inutile), in gruppi piccoli tendenzialmente egalitari, relativamente isolati tra loro, in cui ognuno conosceva ogni altro. Oggi ci troviamo associati in gruppi enormi, di una certa densità territoriale che si estende ormai alla dimensione planetaria, in cui i più ci sono sconosciuti, dentro...
Nonostante sia palese che la guerra ucraina è persa, l’Occidente resta aggrappato ai dogmi neocon, incapace non solo di trovare, ma anche solo di pensare una exit strategy da una guerra disastrosa per Kiev e per l’Europa, che il conflitto sta degradando sia a livello economico che politico. Quest’ultimo aspetto inquieta e interpella sia perché denota un asservimento della Politica europea ai circoli neocon, dipendenza mai registrata in tale misura in precedenza, sia perché evidenzia il degrado delle dinamiche democratiche, dal momento che...
Le parole dovrebbero essere annoverate nell’elenco delle droghe pesanti, e purtroppo a chiunque può capitare di farsi ogni tanto una “pera” eccessiva. Il quotidiano neocon “il Foglio” si è approfittato del “trip” di uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, per fargli fare una figuraccia postuma mettendo in evidenza alcune sue frasi poco felici in sostegno di Israele. Dopo averci ammonito sul fatto che anche Terracini considerava l’antisionismo una forma di antisemitismo, ci viene proposta una citazione nella quale il vecchio comunista...
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo. A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione. Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola...
1. Seguendo un copione creato a tavolino per ingannare la mente di chi si abbevera ai telegiornali della sera, gli Stati Uniti continuano a tirare il guinzaglio legato al collo del cagnolino d’oltremanica. Quel cagnolino era un tempo l’Impero britannico’, oggi solo un maggiordomo che esegue gli ordini dell’Impero Atlantico: tenere Julian Assange in prigione fino alla morte. Per la più grande democrazia al mondo – da esportare, se del caso, a suon di bombe e che ormai solo i politici europei (e italiani) credono sia tale – il rischio più...
Qualcuno parla di rischio di terza guerra mondiale davanti alla rappresaglia dell’Iran verso Israele, ma cari miei, una terza guerra mondiale sarebbe solo nucleare. Perciò, definitivamente distruttiva dell’umanità. Avete presente l’anime e il manga “Ken il Guerriero”? Lì, almeno, le armi nucleari sono state relativamente innocue: hanno distrutto il mondo, ma non hanno lasciato radiazioni. Ma nella realtà, una guerra di tale portata, ridurrebbe il mondo a una landa desolata radioattiva, invivibile. E per quanto noi siamo governati dai...
Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici. Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco...
Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale. L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare...
Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani. Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei...
Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo. Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili. Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati...
‘Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’. Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a...
I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto. La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale. Stesso manicheismo,...
L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi». Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina...
Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco. Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e...
In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per...
Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei...
È certamente corretto sostenere che le motivazioni che stanno spingendo Washington a mettere sotto assedio Pechino sono di natura economica. Paradossalmente questa tesi è stata infatti espressa indirettamente dalla stessa Segretario al Tesoro Yellen, in una intervista della settimana scorsa che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato nonostante anticipasse i temi che la stessa Yellen sta trattando con l'élite politica cinese nel suo viaggio diplomatico in corso in questi giorni. Di importanza capitale per comprendere la situazione a...
Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro “Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale” di Giorgio Monestarolo (Asterios, Trieste, pp.106, euro 13). L’autore è ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana e docente di Storia e Filosofia al liceo Vittorio Alfieri di Torino. La prefazione è del generale Fabio Mini, che tra le altre cose è stato generale di Corpo d’Armata, Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione...
Volete uscire dal dominio neoliberista, volete allentare la morsa della gabbia d’acciaio capitalista, volete invertire l’allungamento in corso da decenni della scala sociale di cui tra l’altro vi è vietato l’uso per provare a scalarla. Avete idee di mondo migliore, più giusto, qualsiasi sia la vostra idea di “giusto”. Tutto ciò è politico. Ma la vostra società non è ordinata dal politico, è ordinata dall’economico. È l’economico il regolamento del gioco sociale, è lui a dettare scala di valori, premi, punizioni, mentalità e cultura comune. E...
Nelle Conferenze di La Paz, nel 1995, il teologo e filosofo argentino, tra i pionieri della Teologia della Liberazione e in esilio dalla sua patria durante il regime fascista sviluppa la sua attentissima lettura di Marx dal punto di vista rivendicato dell’esternità e del lavoro ‘vivo’; ovvero della persona effettiva, reale, completa. Questo, declinato nelle sue diverse forme, marginali e ‘poveri’, stati subalterni e periferici, è il tema centrale della filosofia e della prassi politico-culturale ed etica di Dussel. Proviamo, dunque, a...
Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della scuola…. Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide suoi compagni. Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi, sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare...
L’apparente moderazione dell’Iran di fronte all’aggressione israeliana non dovrebbe essere confusa con la debolezza. Teheran esercita costantemente pressioni su Tel Aviv attraverso i propri metodi, preparando attentamente il terreno per il disfacimento di Israele. «La leggenda narra che una rana posta in una pentola poco profonda piena d’acqua riscaldata su un fornello rimarrà felicemente nella pentola d’acqua mentre la temperatura continua a salire, e non salterà fuori anche se l’acqua raggiunge lentamente il punto di ebollizione e uccide la...
Più passano i giorni, più Israele procede nella sua campagna di sterminio, più si isola dal resto del mondo, più comprendo che il pogrom del 7 ottobre, pur essendo, come non può che essere un pogrom, un’azione atroce moralmente inaccettabile, è stato un atto politico capace di cambiare la direzione del processo storico. La conseguenza immediata di quell’azione è stata lo scatenamento di un vero e proprio genocidio contro la popolazione di Gaza, ma il genocidio era in corso in modo strisciante da settantacinque anni, nei territori occupati, in...
Marx era consapevole della difficoltà che l’idea di classe poneva come categoria che rappresenta un insieme eterogeneo di lavoratori, perché sapeva che il proletariato era composto non solo dagli operai di fabbrica ma da tanti altri lavoratori che, al pari di oggi, avevano in comune il fatto di trovarsi nella stessa posizione nei rapporti di potere. Tuttavia, nel pieno del capitalismo industriale, la classe in termini marxiani ha rappresentato una categoria utile a descrivere l’asimmetria dei rapporti di produzione e come questi fossero...
Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo: Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per...
I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Alla base del divario, tra gli altri fattori, anche le eredità che in molti Paesi passano di mano senza essere tassate, o quasi. Così per la prima volta in 15 anni, secondo i dati di Forbes, tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza. Detto in altri termini: nessuno di loro ha un’estrazione socio-economica familiare differente e si è “fatto da solo”. Addio ascensore sociale: il “grande trasferimento di ricchezza” – 84.000 miliardi di dollari nei...
Il giornale statunitense Politico ha intervistato alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango che hanno prestato servizio sotto il generale Valery Zaluzhny silurato a febbraio da Zelenski. Le conclusioni sono che per l’Ucraina “il quadro militare è cupo”. Gli ufficiali ucraini affermano che c’è un grande rischio che le linee del fronte crollino ovunque i generali russi decidano di concentrare la loro offensiva. Inoltre, grazie a un peso numerico molto maggiore e alle bombe aeree guidate che stanno distruggendo le posizioni ucraine ormai...
L’assassinio del generale Reza Zahedi in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…). Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra....
Sul quotidiano La Stampa di ieri è stata pubblicata una significativa intervista al fisico Carlo Rovelli che ha preso posizione a sostegno delle mobilitazioni degli studenti che chiedono la sospensione della collaborazione tra le università italiane e le istituzioni israeliane. Qui di seguito il testo dell’intervista Carlo Rovelli, fisico teorico, autore dei bestseller di divulgazione scientifica “Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo”, non è uno da giri di parole. Nemmeno quando le idee rischiano di essere impopolari. Di...
Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono. Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista,...
Su Twitter intravedo tracce di un referendum non capisco bene se sull'austerità o sul Fiscal compact, che porrebbe non so bene quale quesito, con non si sa bene quale scopo. La democrazia diretta, per carità, è una bellissima cosa. L'uso che se ne fa ultimamente suscita qualche perplessità, ma non vorrei entrare in un campo che non è il mio. Quanto a questo referendum, i promotori, va da sé, sono illustri o meno illustri ma comunque ottimi colleghi, tutte brave persone, ovviamente, tutte bene intenzionate, si capisce, e, non occorre dirlo, tutte animate dal desiderio di fare qualcosa. Mi spingo oltre (senza chiedere il permesso): sono animati, gli illustri e meno illustri ma sempre ottimi colleghi, da qualcosa di più di un desiderio. Quello che li anima è la smania ideologica di fare qualcosa, il qualcosismo, l'ideologia velleitaria e perdente dalla quale questo blog si è distanziato fin dall'inizio, per due ben precisi motivi che occorre ricordare a chi è appena arrivato: il primo è che la cosa più importante da fare, ora come sempre, è capire, e per capire non occorre scrivere il proprio nome su una qualche lista, occorre viceversa leggere i tanti bravi autori che da decenni ci hanno avvertito del vicolo cieco nel quale ci stavamo mettendo. La seconda è che, per chissà quale motivo, capita che i fanatici del qualcosismo, ancorché tendano a vedersi e presentarsi come persone pure, animate dal nobile e disinteressato movente di fare qualcosa (“qualsiasi cosa!”) pur di “risolvere” la situazione, poi, quando vai a grattare, sotto sotto hanno sempre un interessante network di affiliazioni politicanti cui far riferimento, o hanno ambizioni politiche, sempre tutte legittime in quanto tali, ma non sempre molto condivisibili per il modo nel quale vengono portate avanti.
Un esempio fra tutti: mi pare di capire che fra i più illustri promotori di questo nobile referendum sul non si sa bene cosa vi sia uno che dopo aver per anni tuonato contro l’austerità, negando ultra vires il nesso fra questa e l’euro, alle ultime politiche non ha trovato di meglio da fare che candidarsi col partito di Monti (benedetto da Boldrin). Ora dico: ma se vuoi salvare l’euro e le apparenza, almeno candidati con Tsipras, così fai lo stesso il gioco del capitale, ma almeno non vai incontro a sicura perdita, no? No. Perché la politica ha le sue regole. Se uno è nel tenure track, anche una sconfitta fa curriculum. Con il che capisci che quello non solo non difende un ideale (incoerente con i compagni di strada che si è scelto), ma non vuole nemmeno vincere: vuole solo esserci, essere nella compagnia di giro. E ci sarà.
Avendo appena postato sul blog di a/simmetrie la versione inglese dell’articolo di Alberto Montero Soler sull’uscita dall’incubo dell’euro, mi sento di condividere rapidamente con voi alcune considerazioni sul perché questo referendum sia, oltre che, come tutti vedono, una colossale presa in giro, anche un drammatico errore politico, e una tessera non trascurabile nel mosaico di scemenze “de sinistra” che stanno contribuendo all’accumulazione di violenza più massiccia nell’intera storia del nostro pur sufficientemente martoriato continente.
Perché alla fine ci stancheremo, questo è poco, ma sicuro.
Per farlo, però, non chiedetemi di perder tempo a leggere quale sia la proposta. Non ne vale la pena, perché le mie critiche sono a un livello preliminare, riguardano il significato di un’operazione simile, più che i suoi contenuti e le sue modalità di attuazione. Permettetemi invece di farvi leggere come presenta questo significato un amico che stimo, che vi prego di rispettare, e che, se vorrà, potrà intervenire nel dibattito (il quale, però, oggi non può più essere, almeno da parte dei “critici”, confinato nelle segrete stanze. Deve, cioè deve, essere reso pubblico e sottoposto al vaglio dei cittadini).
Uno dei più onesti fautori di questa farsa mi scrive:
“Nei riguardi del referendum tu sottovaluti quanto sarebbe comunque dirompente, se mai si andasse a un voto popolare, che una nazione si esprimesse contro il fiscal compact. Per la CGIL è già un enorme passo in avanti appoggiare una iniziativa del genere. Ma 600 mila firme sono una enormità. Capisco naturalmente le tue perplessità, ma una cosa è essere tiepidi ma dire comunque andate avanti, male non fa, un’altra è andare contro. Ma tu non sei per le mezze misure, io ahimè sì”.
Bene. Inutile dire chi sia, non solo per non violarne la privacy, ma anche perché temo che questo atteggiamento sia condiviso da tutti i fautori, in modalità sostanzialmente analoghe.
Dico “temo”, perché questo atteggiamento è, ahimè, sbagliato, sbagliatissimo.
Cerco di sintetizzare il perché in una frase, poi, se il tempo e la voglia ce lo consente, ci addentreremo nei dettagli: la proposta di referendum sull’euro è sbagliata perché da un lato propone una soluzione illusoria, e dall’altro alimenta una pericolosa illusione.
La soluzione illusoria
È del tutto illusorio pensare che un allentamento delle regole fiscali possa risolvere in qualche modo i problemi della periferia dell’Eurozona.
Intanto, va sempre ricordato che non ci sarebbe bisogno di alcuna modifica dell’attuale assetto istituzionale per godere di un minimo di libertà fiscale, e questo non solo perché, come ha spesso ricordato in Italia Giuseppe Guarino, esistono forti dubbi sulla legittimità del Fiscal compact in quanto fonte normativa, ma anche perché, come ha ricordato Luciano Barra Caracciolo sul blog di a/simmetrie, i Trattati attuali prevedono comunque norme di salvaguardia che, purché si rispettasse la lettera e lo spirito dei Trattati stessi, consentirebbero a paesi in difficoltà di praticare politiche espansive. Quale sia il vantaggio in termini politici di piatire una cosa che ci spetta di diritto ai sensi dei Trattati europei (cioè la possibilità di fare politiche più espansive in caso di crisi) sinceramente continuo a non capirlo. Chi si fa pecora, il lupo se lo mangia. Ma questa saggezza i dispensatori di lezzioncine di saggezza politica pare non l’abbiano interiorizzata.
Al di là del pur rilevante quadro normativo e politico-strategico, che denuncia questa operazione come inutile e quindi perdente, la stretta, magari anche gretta, ma comunque irrinunciabile logica economica ci rivela un altro semplicissimo dato di fatto. La reattività dei flussi commerciali (esportazioni e importazioni) alla domanda interna è tale che qualsiasi manovra espansiva attuata in modo non coordinato dai paesi periferici si tradurrebbe in un aumento abnorme delle importazioni nette, determinando una nuova crisi di bilancia dei pagamenti. Questa, cari amici, è una nozione vecchia quanto il mondo, e che quindi i miei illustri o meno illustri colleghi non possono ignorare. Sentite come la mette uno “de passaggio” (e che dove passa fa danni non indifferenti), niente meno che Stanley Fischer:
“Ogni paese che pratica una politica espansiva da solo andrà in deficit con l’estero; se tutti i paesi fanno politica espansiva insieme questo problema verrà evitato”.
Ve lo dico in un altro modo. I colleghi che chiedono il referendum sul fiscal compact, alla luce della pura logica economica, che lo capiscano o meno (non poniamo limiti alla Divina Provvidenza), che lo ammettano o meno (non lo ammetteranno mai), vi stanno chiedendo di aiutare la Germania. Eh sì! Perché la struttura delle elasticità al reddito delle importazioni italiane, come è noto in letteratura e come un recente e dettagliato studio condotto da a/simmetrie conferma, è tale per cui il soldino che il governo si trovasse a spendere col permesso di mamma Merkel finirebbe per essere speso in parte non trascurabile nell’acquisto di beni prodotti in Germania (o nei suoi satelliti).
Una politica fiscale espansiva in Europa funzionerebbe se e solo se venisse praticata dalla potenza egemone, la Germania, che potrebbe tranquillamente praticarla, visto che nessuno glielo impedisce e che quando ha voluto essa ha sempre infranto le regole europee, come perfino quel simpatico caratterista ci ha ricordato qualche giorno fa. Quello che gli illustri non capiscono è quanto spiegano alcuni Alberti (Montero Soler e Bagnai, certo non Alesina): se questa politica espansiva la Germania non la pratica, un motivo ci sarà, no? E il motivo è che essa politica sarebbe consustanziale a una redistribuzione top-down del reddito che (ma guarda un po’ quant’è strana la vita) i capitalisti tedeschi, essendo ricchi e potenti, e comandando a casa propria (e anche altrui), non vogliono fare!
Ha più senso chiedere a chi è più forte di noi di fare una cosa che non vuole fare, o togliergli un’arma che gli consente di tenerci sotto scacco? E quest’arma è l’euro, non l’austerità, perché solo il ritorno a rapporti di cambio flessibili permetterebbe ai paesi del Sud di beneficiare di quella sostituzione delle importazioni dal Nord necessaria in caso di politiche espansive interne per evitare squilibri esteri pericolosi (come facciamo vedere nel nostro studio, studio che è stato portato all’attenzione degli illustri colleghi, senza che nessuno degnasse prenderne atto).
Quindi la soluzione è illusoria in una duplice dimensione: politica e tecnica.
La dimensione politica è che l’austerità andrebbe allentata dove non esiste una volontà politica per farlo, dato che allentarla significherebbe per le classi dominanti e per l’intero paese perdere la propria posizione di privilegio, cioè al Nord. La dimensione tecnica è che, se il Nord non asseconda con sue politiche espansive quelle del Sud, la violazione di parametri fiscali al Sud servirebbe solo a dare ossigeno alle industrie del Nord (che ne hanno bisogno) e a rimettere il Sud in mano ai creditori esteri (che questa volta starebbero ben attenti a far governare i propri crediti dal diritto britannico, in modo da evitare alla successiva crisi l’applicazione della Lex Monetae).
Quindi i simpatici qualcosisti propugnatori del referendum cooperano attivamente, che lo sappiano o meno, non al riscatto, ma alla svendita del nostro paese. Basta saperlo. Ci sarà tempo e modo per ringraziarli dell’aiuto.
La pericolosa illusione
Ma il problema non si esaurisce qui. Perché invocando clemenza (cosa politicamente perdente e inaccettabile) sul piano delle regole fiscali, i simpatici colleghi critici e meno critici, montiani e meno montiani, di fatto alimentano il frame all’interno del quale il grande capitale europeo ha gestito finora la crisi (per dirla con Lakoff). In questo frame, in questa cornice di luoghi comuni, il responsabile ultimo della crisi è il settore pubblico. Come sapete, sono stato uno dei primi a chiarire in Italia che il debito pubblico con la crisi c’entrava ben poco. Ci ho aperto questo blog, ma mi ero sommessamente permesso di dirlo anche qualche mese prima. L’attacco al debito pubblico ha ragioni chiaramente ideologiche che ho esposto qui (senza scoprire nulla di nuovo).
Ma vedete, così come Lakoff provocatoriamente chiede di “non pensare all’elefante” (dopo di che, ovviamente, ognuno di noi ha stampate in mente proboscide e orecchione flosce, e le porta con sé per un paio d’ore, tatuate nella propria dura madre), allo stesso modo i colleghi de cujus ci stanno chiedendo di “non pensare al debito pubblico”, di abolire l’austerità, perché Keynes ecc. Così facendo, però, non contestano, ma anzi avvalorano, sostanziano, corroborano, se pure subliminalmente, la tesi del grande capitale finanziario, la tesi delle istituzioni private sregolate e criminali che ci hanno messo nei guai, cioè la tesi che il problema sia il debito pubblico, e che però, date le circostanze, in effetti sarebbe opportuno essere un po’ clementi verso quei lazzaroni che l’hanno accumulato.
Il debito pubblico è un non-problema e quindi se ne dovrebbe non-parlare. Chi invece ne parla, per dirne male, o per dirne bene, sta facendo ovviamente il gioco di chi vuole spostare l’attenzione dalla luna al dito.
Se Goldman Sachs fosse quella specie di Spectre in grisaglia che i simpatici complottisti ci descrivono, se io fossi l’Ernst Stavro Blofeld della finanza mondiale, per proteggere la mia posizione di potere investirei un bel po’ di dindi in due cose: in un referendum sull’euro (per i motivi già esposti) e in un referendum sull’austerità: due belle armi di distrazione di massa, e quindi di distruzione di massa della democrazia, per di più compatibili con il politically correct e con la narrazione che della crisi il capitale ci ha imposto.
Ma la brutta notizia, amici cari, è che i complotti non esistono, e quindi nessuno ha speso nulla. Questi due schermi di protezione il grande capitale ha aspettato che si ergessero endogenamente, senza spendere una lira, ed attingendo alla materia prima più preziosa per il potere, ma assolutamente gratuita e disponibile con elasticità infinita: l’imbecillità umana.
E fosse solo che porre quesiti in termini di politica fiscale in un contesto giuridico che li rende superflui, in un contesto politico che li rende perdenti, in un contesto economico che li rende assurdi, fosse solo che porre simili quesiti in simili condizioni facesse il gioco del capitale... Ce la potremmo cavare con una battuta: potremmo dire che i qualcosisti non hanno interiorizzato un altro caposaldo della saggezza popolare, quello secondo il quale ci sono situazioni nelle quali se ti muovi fai il gioco del nemico.
Ma il problema non si esaurisce mica qui. Perché questo atteggiamento, e la contestuale proposta referendaria, sono politicamente dannose sotto tre ulteriori, gravissimi, sciagurati aspetti, che vale la pena di mettere in evidenza, anche per richiamarli all’attenzione di chi pensa che tanto “male non fa”...
Il primo, ovvio, è che nella misura in cui portando il dibattito sul piano fiscale ci si spalma sul frame del capitale finanziario (la colpa è dello Stato) e non si evidenzia il problema (l’assurdità di un sistema monetario centro-periferia che non ha precedenti nella storia umana), si contribuisce attivamente a soffocare il sorgere di quella coscienza di classe che Alberto Montero Soler tanto opportunamente invoca. Ed è proprio lui, se leggete quello che ha scritto, a denunciare il carattere contraddittorio di una sinistra che si appella ancora alle classi popolari, in termini puramente di facciata, ma che deroga dal dibattito, impedendo che queste classi maturino una vera coscienza dei veri problemi. Ricordate Eurodelitto ed eurocastigo? “I nostri non sono ancora pronti”. Ecco: l’atteggiamento sottostante è questo. Anzi, no, non “è questo”: “è ancora questo”, dopo che un’esperienza divulgativa come quella di questo blog ha fatto capire ai fini politici e colleghi “de sinistra” (attirandosi il loro sterile e grottesco odio), che “er popolo”, si je parli, te capisce, anche quando parli in linguaggio aulico ed accademico.
Perché, come spiega Edgar Allan Poe, la paura è una grande didatta.
Additando dei falsi scopi (l’austerità invece dell’euro, il colpo di tosse invece del batterio), la sinistra partitica soffoca il maturare di una coscienza di classe e così continua ad alimentare il bacino elettorale della destra partitica (per favore: ho aggiunto l’aggettivo partitica perché non mi rompiate i coglioni col fatto che oggi non c’è più destra e sinistra e non ci sono le mezze stagioni, chiaro? Chiaro? Sicuri che è chiaro? Bene...), alimentare, dicevo, il bacino elettorale della destra partitica, il che sarebbe anche fisiologico (per quando da me non desiderato, se pure esattamente previsto), ma soprattutto a porre le basi per una colossale, travolgente, devastante esplosione di violenza.
Il sangue dei prossimi morti è in capo a chi propugna false soluzioni ritardando la presa di coscienza dei veri problemi.
Il secondo aspetto è che questo atteggiamento attivamente fomenta la violenza intraeuropea, perché avvalora la tesi secondo la quale l’euro sarebbe una bella cosa, fallita per colpa dell’austerità voluta dei tedeschi. Si realizza, attraverso questo referendum, il paradosso che ho più volte denunciato in questo blog, quello secondo il quale chi si atteggia a europeista di fatto per difendere la moneta unica deve chiamare alle armi contro la Germania, sotto forma di “sbattimento di pugni”, di risentimenti vari assortiti per i vari misfatti veri o presunti della Germania (dall’infrazione del patto di stabilità al non aver onorato i debiti di guerra dopo la seconda guerra mondiale), ecc. Poi i populisti e gli antitedeschi saremmo noi, che, se abbandonati in una qualsiasi cittadina di quel nobile e altresì martoriato paese, potremmo amabilmente conversare con chiunque incontrassimo, laddove loro, gli europeisti, morirebbero di fame nella vana ricerca di un ristorante che gli servisse degli spaghetti al dente...
Ma c’è un ulteriore, gravissimo, ma anche beffardo, motivo per il quale i colleghi “de sinistra” sbagliano, e sbagliano di grosso, a proporre soluzioni illusorie. Posso anche capire che se sono molto “de sinistra” il piccolo imprenditore sia vissuto da loro come un nemico, e le sue oscillazioni isocrone, nel freddo di un capannone abbandonato, come il giusto guiderdone della Storia nei riguardi del nemico di classe (capire non è condividere). Posso anche capire che, se invece sono poco “de sinistra”, essi sperino che nei loro tinelli o salotti buoni il vento della crisi non soffierà mai, e che basterà dire “mangino brioche” o “violino i parametri” perché i sanculotti non vengano a cercarli. Insomma: posso capire che da “sinistra” o da “meno sinistra” sia lecito battersene il belino di tanti morti, pur esibendo quella simpatica smania di fare, di essere costruttivi e propositivi che ho chiamato il qualcosismo.
Ma di una cosa temo, cari illustri e meno illustri, che vi sarà difficile fottervene, e non mi riferisco al vostro prossimo. Mi riferisco al fatto che, vedete, voi che avete fatto il percorso, quattro anni fa siete stati sorpassati a sinistra da un keynesianello di provincia (et in Pescara ego); l’anno scorso siete stati sorpassati a sinistra dal vicegovernatore della Bce, che a differenza di voi parla dei veri problemi; e quest’anno, da pochi giorni, siete stati sorpassati a sinistra perfino da quel dipartimento di economia che ha diffuso nel mondo l’ideologia austeriana, prendendosi sonori ceffoni da Krugman sulle colonne del New York Times. Ecco: oggi, mentre voi vi arrampicate sugli specchi per difendere l’euro, Tabby e Zingy prendono saggiamente le distanze. Cosa, anche questa, da me ampiamente prevista nel mio libro. I cambi di regime vengono gestiti dal regime. E così uno come Zingy vi fotterà, cari amici “de sinistra” (fotterà voi, non me, perché io il potere non lo voglio), proponendosi come quello che aveva capito (mentre voi, alla fine di questo breve saggio, credo sia evidente che non avete capito una fava), e come quello contro le élite, alle quali lui appartiene, e voi vorreste tanto appartenere, motivo per il quale continuate a lambire le terga dell’euro.
Si può essere più perdenti di così?
Direi di no.
Ma guardiamo il lato positivo. Con questo referendum avete oggettivamente toccato il fondo. Ora potete solo risalire. La paura, che ha insegnato ai miei lettori la macroeconomia, presto insegnerà a voi la politica.
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
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