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sinistra

Capitalismo della sorveglianza

di Salvatore Bravo

ggggggggggggggLe metamorfosi del capitalismo

Il capitalismo è un movimento rivoluzionario, la sua ascesa ed il suo impero è sempre stato nell’ottica di una rivoluzione del plusvalore che mentre libera dai vincoli, dalle leggi, dalle identità tradizionali impone nuovi ceppi. Il movimento rivoluzionario del capitalismo è dunque non solo complesso, ma integra piani diversi di sfruttamento in funzione del plusvalore. La verità del capitalismo resta inalterata nei secoli associa lo sfruttamento all’alienazione, ma le forme storiche sono in perpetua metamorfosi. Il divenire sempre più veloce delle forme strutturali rende difficile la risposta politica dei suoi oppositori. Il testo di Shoshana Zuboff Il capitalismo della sorveglianza ci è di ausilio per conoscere e sistematizzare la nuova forma che il capitalismo sta assumendo. Shoshana Zuboff definisce l’attuale fase del capitale “capitalismo della sorveglianza”, quest’ultimo si struttura per la capacità di strumentalizzare lavoratori e non attraverso la capacità di astrarre, conservare ed utilizzare informazioni sulla loro vita a fini commerciali e determinare i loro comportamenti. Si tratta di un’operazione che investe l’intera società trasformata in un laboratorio sperimentale dove attuare tecniche predittive sui comportamenti. Il capitalismo mentre invita ad abbandonare ogni limite nel consumo, nel contempo determina le scelte fino a sostituirsi in modo impalpabile ai “liberi consumatori…”

E’ la nuova eterogenesi dei fini, si vive nell’illusione di scegliere, in realtà si è all’interno di un programma di consumi. Il potenziale cliente attraverso i dispositivi è continuamente monitorato a sua insaputa, naviga liberamente in rete, si intrattiene allo smartphone senza limiti temporali, organizza la propria casa con dispositivi tecnologici che apparentemente servono al cliente, ma in realtà forniscono al capitale un numero indefinibile di informazione che consente all’impero del capitale di entrare nelle vite, di essere onnipresente durante il lavoro e durante l’ozio1:

"Chi oggi detiene il capitale della sorveglianza ha espropriato un bene dalle esperienze di persone dotate di pensieri, corpi ed emozioni vergini e innocenti come i pascoli e le foreste prima che soccombessero al mercato. In questa nuova logica, l’esperienza umana è soggiogata ai meccanismi di mercato del capitalismo, rinasce come “comportamento”. Tali comportamenti divengono dati, pronti al loro lavori in innumerevoli file che alimentano le macchine previsionali, e a essere scambiati nel nuovo mercato dei comportamenti futuri”.

 

Nuove forme di sfruttamento

Il capitalismo della sorveglianza non lascia libero il lavoratore ed i cittadini: lo spazio ed il tempo di ciascuna persona è pervasa dalla rete che in modo seduttivo, mentre offre le sue libertà astrae informazioni per rifondare la società sul solo mercato e sullo sfruttamento imperituro.

Le informazioni astratte nel vuoto normativo vigente divengono la nuova ricchezza del capitalismo della sorveglianza, poiché le informazioni non hanno solo una valenza economica, sono valore di scambio tra multinazionali e non, esse hanno anche un valore politico, in quanto consentono di studiare i comportamenti individuali e di massa per orientarne le scelte ed indebolire il pensiero divergente e critico. Ha un’azione antipolitica ben precisa, innalza l’albero della libertà dei diritti per occultare la riduzione dei soggetti politici a servitori del capitale. Il potere invisibile che permea ed attraversa le tecnologie fino ad arrivare ai singoli, è un potere violentissimo, avvolgente, ma nel contempo silenzioso2:

Il prodotto di Google sono le previsioni sui nostri comportamenti, che vengono vendute ai suoi reali clienti, e non a noi. Noi siamo i mezzi per lo scopo di qualcun altro.

Il capitalismo industriale trasformava le materie prime naturali in prodotti; allo stesso modo il capitalismo della sorveglianza si appropria della vita umana per produrre le proprie merci. La natura umana viene raschiata e lacerata per il mercato del nuovo secolo”.

 

La necessità di nuove categorie interpretative

Dinanzi a tali trasformazioni le categorie del novecento possono non essere in grado di cogliere la profondità dello sfruttamento e delle sue nuove forme. Il mercato con le tecnologie disintegra le relazioni comunitarie per presentarsi come la nuova religione terrena alla quale tutto si può chiedere con l’effetto di un’immediata soddisfazione dei desideri, qualora il censo lo permetta. Il capitalismo della sorveglianza assume aspetti rassicuranti, invita ad affidarsi alle tecnologie senza conoscerne le logiche per risolvere ogni problema personale e collettivo. La rete ha aspetti materni, avvolge per sostituirsi al cliente fino a renderlo dipendente, è una matrigna senza misericordia non riconosciuta, una nuova forma di alienazione. Il nuovo capitalismo prolifera strumentalizzando tutto ciò che tocca, non conosce altra logica che l’espansione la quale opera su canali innovativi che si intersecano con i canali tradizionali. Il feticcio del capitale regna senza opprimere, sfrutta senza comparire, determina i comportamenti, ma proclama la libertà di scelta, accumula informazioni al dettaglio, ma proclama di difendere la privacy, le contraddizioni sono celate dall’edonismo di massa, dall’utopia della crescita senza limiti che si ribalta in distopia3:

Il totalitarismo era la trasformazione dello Stato in un progetto di dominio totale. Il potere strumentalizzante e il Grande altro sono invece il segno della trasformazione del mercato in un progetto di certezza totale, un’impresa inimmaginabile al di fuori dell’ambito digitale o della logica dell’accumulazione del capitale della sorveglianza. Questo nuovo potere è il frutto di una convergenza senza precedenti: la capacità di sorvegliare ed attuare il Grande altro combinata con la scoperta e la monetizzazione del surplus comportamentale. Solo in questo contesto possiamo immaginare i principi economici che strumentalizzano e controllano l’esperienza umana per dare forma al comportamento in modo sistematico e prevedibile, con scopi di lucro”.

 

Il potere di strumentalizzazione

La stimolazione ossessiva scientemente organizzata dai manager del capitale ha lo scopo di ridurre l’essere umano ad un animale perennemente sotto scacco, inseguito e braccato dalle reti del consumo senza tempo alcuno per il pensiero, per la progettualità politica, vive da estraneo ed alienato nel grembo che lo controlla. L’io è così abitato dal capitale, lavora perennemente per il capitale4:

Il potere strumentalizzante opera dal punto di vista dell’Altro per ridurre gli umani a una condizione animalesca nella quale il comportamento viene privato di significato riflessivo. Considera tutti come meri organismi piegati alle nuove leggi imposte dal capitale su ogni comportamento”.

L’io alienato da sé, isolato dalla comunità, spinto ad interagire con un’apparente e comoda realtà virtuale si affida alla rete ed alle tecnologie per fuggire la sua solitudine, o semplicemente trova nelle tecnologie punti di riferimento e certezze che non ha, la relazione umana è sostituita con la macchina in modo da evitare processi dialettici:

Nell’epoca del capitalismo della sorveglianza è il potere strumentalizzante a riempire quel vuoto, attraverso macchine che sostituiscono i rapporti sociali, e con la certezza che subentra alla società”.

 

L’incorporamento delle tecnologie nei corpi

La crescita senza limiti spinge il capitalismo a teorizzare e sperimentare l’incorporamento del corpo nelle tecnologie, l’abbraccio fatale è già realtà in innumerevoli sperimentazioni: le tecnologie si insediano nel corpo per estrarne ogni informazione, per garantirsi lo sfruttamento ed evitare eventuali perdite impreviste. Ogni singolo diviene mercato, deve vivere perché deve consumare. Si afferma un ibrido: l’essere umano fuso nella macchina, tecnologia del transumanesimo che si sporge verso il capitalismo del transumanesimo5:

Fin dall’inizio, Pentland ha capito che il reality mining era il portale d’accesso a un nuovo mondo di opportunità commerciali. Nel 2004 dichiarò che cellulari e altri dispositivi indossabili dotati di “adeguata potenza informatica” sarebbero stati fondamentali per usare il reality mining come base “per una nuova serie di usi commerciali”. Le aziende avrebbero potuto usare la loro conoscenza privilegiata della “realtà” per orientare i comportamenti in modo da massimizzare i profitti. Descrisse un nuovo tipo di esperimenti per generare tramite il riconoscimento vocale “i profili dei singoli individui, basandosi sulle parole che usano”, consentendo ad un manager di “assemblare un team di impiegati con comportamenti sociali e capacità in armonia tra di loro”.

Il capitalismo della sorveglianza dipende dalle informazioni, pertanto sperimenta modalità innovative con cui astrarre sempre nuove informazioni, mette in pratica strategie del consenso che inducono a non sospettare, ma ad accogliere “il nuovo” senza riflessione collettiva6:

Il capitalismo della sorveglianza esercita il suo dominio tramite il potere strumentalizzante, materializzandosi nel Grande altro, che come il tiranno dell’antichità esiste al di fuori dell’umanità, pur assumendone paradossalmente la forma. Il tiranno del capitalismo della sorveglianza non ha più bisogno della frusta del despota, come non gli servono i campi e i gulag del totalitarismo. Tutto quello che gli serve può trovarlo nei messaggi e nelle emoction rassicuranti del Grande fratello, e può soggiogare gli altri non con il terrore, ma inducendoli alla confluenza in modo irresistibile, riempendoci la camicia di sensori, rispondendo alle nostre richieste, ascoltandoci attraverso la TV, conoscendoci per mezzo di casa nostra, origliando i nostri sospiri nel letto, leggendoci nei nostri libri…”

 

Vuoto politico dinanzi ai “pericoli capitali”

Dinanzi al capitalismo della sorveglianza siamo soli, le sinistre di governo sono la longa manus del potere finanziario e spingono alla digitalizzazione senza limiti, senza alcun razionalismo critico, anzi in modo complice invitano al pregresso ed all’innovazione fino a farne lo slogan ripetitivo di campagne elettorali che si ripetono vuote, eguali e senza progettualità7:

Prima che il totalitarismo fosse chiamato così e venisse studiato per quel che effettivamente era, chi era intenzionato a interpretarlo per combattere le sue letali minacce si era appropriato del linguaggio dell’imperialismo. Oggi il capitalismo della sorveglianza ci ha fatti naufragare in un altro mare nero di pericoli mai visti e per questo incomprensibili. Come ha fatto chi ci ha preceduto, ci affidiamo alle rassicuranti categorie del Ventesimo secolo come fossero salvagenti.

Siamo tornati alla carrozza senza cavalli, collegando i nostri nuovi timori a eventi del passato, familiari, inconsapevoli del fatto che ci porterebbero a conclusioni sbagliate. Dobbiamo invece cogliere la logica interna specifica di un potere del Ventunesimo secolo, per la quale il passato non offre una bussola adatta”.

Il difficile compito della sinistra comunista dovrebbe essere demistificare la logica che permea le tecnologie, rendere consapevole la collettività che l’innocenza delle tecnologie è un mito da smascherare. All’orizzonte ci sono nuove forme di sfruttamento che si sommano con le antiche, per cui l’assenza della sinistra di opposizione e cultura favorisce l’affermarsi di un pericolo assoluto che sta per porre in pericolo la vita, le differenze per trasformarle in strumenti e cibo di un capitalismo cannibalico.

 

Cultura è consapevolezza

Vi è sinistra dove vi è cultura, ovvero vi è cultura se la coscienza collettiva si eleva e dunque la sovrastruttura e la struttura si modificano8:

Il termine di cultura, nel significato che intendo dargli, non significa solo “alta cultura”, la cultura scritta e visiva dei grandi scrittori e dei grandi pittori, e neppure cultura in senso antropologico come insieme dell’attività lavorativa, linguistica e simbolica dell’uomo, ma significa paideia, cioè educazione globale, non solo in senso scolastico, ma nel senso di accrescimento (e di autoaccrescimento) della coscienza umana che dura tutta la vita. La cultura è dunque un termine che connota sia l’individuo, sia i gruppi ristretti, sia l’intera società”.

La sinistra attuale ha sostituito alla cultura la logica del fare, la sua decadenza è consequenziale, poiché imitando le destre del capitale cerca di batterle sul loro stesso terreno con l’effetto di disintegrare il proprio patrimonio elettorale e culturale. E’ necessaria una nuova cultura dell’oppressione, poiché riconoscere le nuove forme di sfruttamento e sorveglianza necessita di un’azione politica che in questo momento storico non può che avvenire fuori dalle istituzioni. La sinistra deve lavorare collettivamente per condividere la logica che muove le tecnologie, deve trasformare in cultura l’esperienza comune dell’oppressione tecnocratica. Senza tale orizzonte non è possibile progettare un modello sociale alternativo al capitalismo della sorveglianza. La cultura della sinistra di governo sostiene il capitale inneggiando all’uso indifferenziato delle tecnologie ai fini produttivi, si fa appello alle innovazioni senza rilevare le logiche aptiche9 che in esse agiscono e rendono gli esseri umani “animali da allevamento per il consumo”. Il dataismo (surplus dell’informazione) come lo ha chiamato Byung-Chul Han, ovvero la trasformazione di ogni atto mediatico in informazione è l’urgenza che la nuova sinistra non può ignorare


Note
1 Shoshana Zuboff:  Il capitalismo della sorveglianza il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Luiss Roma, 2019, pag. 111.
2 Ibidem pag. 105
3 Ibidem pp. 298 399
4 Ibidem pp. 398 399
5 Ibidem pag. 439
6 Ibidem pag. 528
7 Ibidem pag. 371
8 Costanzo Preve La crisi culturale della terza età del capitalismo Petite Plaisance Pistoia 2010 pag. 4
9 Aptico dal greco haptos significa “una cosa che può essere percepita” e dal verbo haptetai che significa toccare e capire 

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