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Emergenza sanitaria ed economica: il governo può emettere titoli fiscali “quasi-moneta” per uscire subito dalla crisi

di Enrico Grazzini

Coronavirus Borsa 1050x551Dove trovare i soldi per riparare tutti i danni provocati dal coronavirus alle famiglie e alle imprese? E per uscire finalmente dalla crisi economica? L'influenza asiatica sembra diffondersi insieme alla crisi economica. Il futuro si annuncia tempestoso, pieno di ombre scure non solo in Italia ma in Europa e nel mondo. Le mezze misure e le solite ricette non servono più. Occorrono strumenti innovativi immediati e concreti, occorrono soldi subito. Il governo giallorosa italiano – se fosse abbastanza coraggioso, e se osasse percorrere strade nuove che possano produrre finalmente una svolta positiva – per rilanciare immediatamente investimenti e consumi potrebbe emettere titoli di riduzione fiscale convertibili in euro. Potrebbe dare subito gratis questi titoli fiscali molto liquidi (in gergo: titoli quasi-moneta) alle famiglie, alle imprese e agli enti pubblici per ridurre i danni del coronavirus e ridare ossigeno all'economia. Come vedremo, questo si può fare senza aumentare il deficit pubblico e nel quadro dell'eurozona.

Di fronte a situazioni eccezionali occorre prendere misure eccezionali non solo sul piano sanitario ma soprattutto sul piano economico. Vedremo se il governo Conte e il ministro dell'economia Roberto Gualtieri avranno il coraggio di prendere davvero delle iniziative risolutive della crisi che ridiano fiducia al Paese. La crisi economica infatti fa, ha fatto e farà più danni dell'influenza che viene dalla Cina.

Come risarcire i cittadini e le imprese che hanno perso centinaia, migliaia, milioni di euro a causa del coronavirus? e soprattutto come uscire da questa crisi che sta dissanguando l'Italia da oltre una dozzina d'anni dopo il crollo globale del 2007-8? Dove trovare il denaro per restituire i soldi persi dai cittadini e dalle imprese a causa del Covid-19?

Non ci si può illudere: nonostante l'ottimismo di Emanuele Felice, il nuovo responsabile dell'economia del PD che invoca (giustamente) l'intervento dell'Unione Europea[1], la UE e la BCE non riusciranno a darci nemmeno un quarto nei soldi necessari per riparare il danno prodotto dal virus asiatico.

Felice afferma che bisognerebbe rivolgersi innanzitutto all'Europa per riparare ai danni del coronavirus: la storia dimostra però che essere ottimisti su questo versante rischia di essere pura illusione. L'Italia dovrà cavarsela da sola. La solidarietà degli altri Paesi europei e della Commissione UE è discutibile e se arriverà sarà insufficiente e giungerà in ritardo. Allora dove trovare i soldi?

L'economia europea è nuovamente in grande difficoltà: la Germania perde colpi e l'Italia arretra. Le previsioni mostrano nel migliore dei casi un'economia europea stagnante, mentre anche l'economia mondiale è in declino a causa delle gravi difficoltà della Cina. La guerra commerciale e geopolitica in corso tra l'amministrazione americana e la leadership cinese frena un'economia già in flessione. E Trump minaccia di aumentare la pressione commerciale anche sull'Europa. La maggioranza degli economisti prevede un'altra imminente crisi finanziaria: le borse e la finanza hanno corso troppo e l'economia reale rallenta. Le banche centrali hanno finito le loro munizioni, i tassi di interesse sono pari a zero o negativi. Le banche centrali hanno stampato trilioni di moneta che sono serviti solo a gonfiare le enormi riserve di liquidità delle banche e i mercati finanziari ma che non sono arrivati all'economia reale. La moneta non circola e la domanda stagna. Gli stati non hanno soldi e sono appesantiti da debiti pubblici troppo elevati per permettersi manovre espansive. Nonostante che in Italia da 25 anni i cittadini paghino più tasse di quanto lo stato spende, nonostante l'avanzo primario, lo stato italiano è costretto a chiedere soldi al mercato e vede costantemente crescere il suo debito in rapporto al PIL. Una spirale perversa che va spezzata con la crescita dell'economia.

Gli stati nazionali e le iniziative pubbliche sembrano però impotenti di fronte all'avanzare delle crisi e ai fallimenti dei mercati. Di più: la UE e la BCE di fronte a questo quadro desolante continuano a perseguire le assurde politiche di pareggio di bilancio, di restrizione degli investimenti pubblici e dei salari, di privatizzazioni, di austerità e di deregolamentazione della finanza.

In questo contesto occorre che il governo italiano faccia finalmente qualcosa di nuovo e di radicale, ma di concreto ed efficace, per uscire dal pantano della crisi che rischia di affondare lo stesso governo di fronte agli attacchi sfrenati del populismo e della demagogia di destra.

Occorre trovare subito e urgentemente i soldi per rilanciare l'economia senza però aumentare il deficit pubblico. La soluzione c'è anche se può sembrare strana e troppo anticonvenzionale. Il governo potrebbe distribuire urgentemente Titoli di Sconto Fiscale nelle zone più colpite dal coronavirus per allargare però subito dopo la manovra fiscale-monetaria a livello nazionale.

A questo punto della crisi occorrono proposte nuove prima che tutto precipiti. In questa situazione gli stati nazionali, senza aspettarsi aiuti dalla UE o dalla BCE, e senza chiedere nulla ai mercati, devono trovare autonomamente le risorse monetarie per rilanciare gli investimenti pubblici. Tocca alla politica nazionale riprendere l'iniziativa. Tocca alla democrazia reagire.

La risposta del governo alla crisi, ovviamente dentro il quadro dell'eurozona e rispettando le regole della moneta unica, non può essere che l'emissione e la diffusione di titoli pubblici molto liquidi e subito convertibili in euro (in gergo: quasi-moneta) da assegnare agli enti pubblici, alle famiglie e alle imprese per ridare ossigeno ad una economia da troppi anni artificialmente compressa dall'austerità teutonica imposta all'eurozona..

Per evitare la crisi il governo italiano dovrebbe emettere urgentemente Titoli di Sconto Fiscale a maturità differita per almeno il 2-3% del PIL. La manovra espansiva di emissione di Titoli di Sconto fiscale per almeno 30 miliardi complessivi potrebbe durare tre anni. Al quarto anno dall'emissione, questi Titoli di Sconto Fiscale potrebbero essere usati dagli assegnatari per ridurre i pagamenti delle tasse, dei contributi, delle tariffe pubbliche, ecc. I TSF sarebbero però immediatamente convertibili in euro sul mercato finanziario a un tasso di sconto minimo e aumenterebbero subito il potere di acquisto dei possessori.

Questi nuovi titoli di stato andrebbero distribuiti a titolo gratuito agli enti pubblici, alle famiglie (circa 100 euro in più al mese di media) e alle imprese come riduzione del cuneo fiscale per creare occupazione e rilanciare gli investimenti. Così ripartirebbe la domanda, e con essa gli investimenti pubblici e privati, i consumi, e i prezzi. Come ha spiegato J.M. Keynes tanti anni fa, in tempi di crisi profonda quando riparte la domanda riparte anche il motore produttivo dell'economia: e le manovre espansive possono auto-ripagarsi dopo un certo lasso di tempo grazie alla ripresa.

Grazie ai TSF e al forte aumento della domanda, la produzione e il PIL crescerebbero rapidamente del 3-4%. La manovra non aumenterebbe però il deficit pubblico perché all'emissione lo stato italiano non sborsa soldi e non chiede assolutamente nulla al mercato. Lo stato non chiederà soldi ai primary dealer – le grandi banche d’affari che comprano all’ingrosso il nostro debito pubblico - e si affrancherà così dalla loro dominanza; e gli operatori finanziari da parte loro non correranno alcun rischio perché non sborseranno neanche un euro per finanziare il bilancio pubblico italiano. Quindi niente spread.

Alla scadenza dei TSF, cioè al quarto anno, la crescita del PIL - dovuta al moltiplicatore keynesiano e a un delta di inflazione provocata dall'aumento della domanda - sarà tale che il gettito fiscale sicuramente coprirà il valore nominale di emissione dei TSF creati tre anni prima. Basta infatti che l'inflazione aumenti annualmente in più tra il mezzo punto percentuale e l'un per cento del PIL, perché i ricavi fiscali dopo tre anni crescano in misura tale da coprire il valore iniziale di emissione dei TSF. Quindi niente deficit pubblico.

Questo semplice foglio Excel – basato su ipotesi molto prudenti - può contribuire a spiegare perché i TSF aumentano il PIL senza provocare deficit pubblico.

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Circolano tante proposte di moneta fiscale, e molte sono sbagliate o impraticabili. La versione che propongo insieme ad altri studiosi ha invece il vantaggio fondamentale che i TSF sarebbero certamente accettati dalla BCE e dalle banche perché verranno classificati dalle potenti agenzie di rating come investment grade. Emettere TSF significa infatti emettere dei titoli certamente classificabili come investment grade perché completamente garantiti dal loro valore fiscale: anche se lo stato fallisse e non avesse più abbastanza euro per ripagare i suoi debiti, i TSF potrebbero essere ugualmente subito utilizzati dai possessori per ottenere riduzioni fiscali. Lo stato italiano è infatti pienamente sovrano sul suo fisco mentre non può controllare la - e disporre della - moneta europea. Lo stato italiano potrebbe quindi ripagare i debiti con sconti fiscali anche se non avesse più euro.

In quanto titoli investment grade i TSF sarebbero certamente accettati dalla BCE come collaterale per i prestiti alle banche: infatti la BCE accetta come garanzia per i prestiti agli istituti di credito tutti i titoli pubblici investment grade. Una volta accettati dalla BCE, allora i TSF verrebbero pienamente accettati anche dal sistema bancario. Questo garantirebbe il loro pieno successo.

Le manovre basate sui TSF potrebbero conquistare un ruolo strategico non solo per l'Italia ma per tutti i paesi periferici dell’eurozona; e potrebbero anche potenziare la moneta unica garantendo maggiore flessibilità monetaria e fiscale ai singoli Paesi e governi. Grazie ai TSF ogni governo potrebbe attuare manovre monetarie-fiscali autonome pur restando sotto l'ombrello della moneta unica della BCE. Grazie alla flessibilità della “moneta fiscale”[2], la moneta unica europea non costituirebbe più una gabbia rigida e una sorta di prigione per i Paesi dell'euro

 

La proposta dei Titoli di Sconto Fiscale in dettaglio

Più in dettaglio: la proposta è che il governo italiano emetta TSF per qualche decina di miliardi di euro in tre anni (2-3% del PIL) e li assegni gratuitamente in base a criteri prestabiliti ai soggetti pubblici e privati dell'economia reale: famiglie, enti pubblici, imprese. I TSF potranno essere ceduti immediatamente dai loro possessori sul mercato finanziario in cambio di euro. Vende TSF chi ha bisogno di euro; compra TSF chi vuole sconti fiscali. Il loro valore di mercato sarà analogo a quello di un titolo di stato zero-coupon a tre anni. In pratica 100 euro di TSF saranno pari (quasi) a 100 euro di moneta sonante e subito spendibile. Dopo la loro conversione in euro, nell’economia reale circoleranno solo (più) euro e non strane monete parallele che nessuno accetterebbe volentieri.

I TSF andrebbero assegnati a famiglie, imprese ed enti pubblici in maniera aggiuntiva – e non sostitutiva – ai redditi in euro per alimentare la domanda aggregata. Lo stato potrebbe così finanziare finalmente i consumi, gli investimenti e la spesa pubblica. Anche le banche, grazie alla ripresa dell'economia reale, uscirebbero dal tunnel dei crediti deteriorati.

I TSF danno luogo a riduzioni fiscali ma non a crediti fiscali: quindi non saranno MAI rimborsabili in euro da parte dello Stato e perciò non costituiscono debito pubblico. I TSF faranno crescere rapidamente il PIL (che è l’unica vera maniera di ridurre il debito pubblico) nei tre anni prima della loro scadenza, e così alla maturità, al quarto anno, si “autoripagheranno”.

In via preliminare e ipotetica, si può suggerire che una quota importante dei TSF (per es. 60%) venga utilizzata dall'amministrazione pubblica e dagli enti locali per un Piano del Lavoro finalizzato a creare piena occupazione realizzando infrastrutture immateriali (ricerca, università, insegnamento, ecc) e materiali (riassetto idrogeologico, trasporti, reti in fibra ottica, energia verde, risparmio energetico, ecc) e rafforzando il welfare (pensioni, reddito di cittadinanza, ecc).

Alle famiglie i TSF saranno attribuiti (per es. il 25% delle assegnazioni totali) in proporzione fortemente inversa al reddito, privilegiando ceti sociali disagiati e lavoratori a basso reddito per incentivare i consumi e per ragioni di equità sociale.

Alle aziende le assegnazioni (15% circa del totale) saranno attribuite principalmente in funzione dei costi di lavoro, per tagliare il cuneo fiscale, migliorare la loro competitività ed evitare che l’effetto espansivo dei TSF sulla domanda crei un peggioramento dei saldi commerciali esteri (in pratica l'assegnazione dei TSF alle aziende equivarrà a una svalutazione). Ovviamente tutti i soggetti saranno contenti di ricevere titoli di stato che possano essere subito convertiti in euro. Il consenso del pubblico sarà quindi elevato ed entusiastico.

La manovra è in linea con i trattati europei poiché in campo fiscale ogni stato è sovrano, almeno fin tanto che non aumenta il suo debito pubblico. Ma i TSF non generano deficit, anzi. All'emissione lo stato non sborsa soldi e, come indicato sopra, non chiede neppure soldi ai primary dealers. Al quarto anno, alla maturità dei TSF, grazie all’effetto combinato del moltiplicatore dei redditi e dell’aumento dell'inflazione (dovuto certamente all'aumento della domanda) la forte crescita del PIL nominale darà luogo a un gettito fiscale tale da compensare pienamente il deficit legato agli sconti fiscali e da produrre anche surplus.

Lo shock monetario-fiscale renderà nuovamente vitale l'economia nazionale. Le emissioni di TSF potrebbero essere modulate e calibrate nel tempo in modo da assicurare alti livelli di occupazione senza però produrre una inflazione superiore al 3-4%, né scompensi nei saldi commerciali esteri.

Il fattore vincente di questa proposta è che i TSF sarebbero sicuramente accettati dalla BCE e dal sistema bancario. Infatti è chiaro che i TSF potrebbero essere utilizzati dai possessori anche se lo stato italiano fallisse sul suo debito in euro e non riuscisse più a ripagare, in toto o in parte, i suoi debiti in euro. I TSF sono quindi più sicuri dei BTP per gli investitori e, come tali, sono certamente investment grade. Ed è noto che la BCE accetta come collaterale, cioè come garanzia per i suoi prestiti alle banche, tutti i titoli di stato investment grade.

Quindi, con l'accettazione dei TSF da parte della BCE, le banche acquisteranno i TSF senza problemi: l'adesione del sistema bancario alla manovra costituirebbe la migliore garanzia del suo successo anche presso i mercati finanziari. Se l'economia italiana ritornasse a crescere senza aumento del debito pubblico, allora anche gli spread potrebbero diminuire. Gli investitori istituzionali avrebbero assai poco da temere.

Un titolo emesso senza chiedere soldi ai primary dealers, un titolo investment grade, buon collaterale per la Bce, un titolo che aumenta il potere d’acquisto in euro, può diventare la scintilla che fa ripartire e finanzia l’economia.

In conclusione: questo progetto di helicopter money nazionale è innovativo e radicale ma è forse l’unico fattibile in tempi brevi per risolvere urgentemente la crisi sociale ed economica. Emettere moneta fiscale è una decisione che il governo giallo-rosa di Giuseppe Conte potrebbe prendere autonomamente senza rompere con l'euro e con la UE, e con grande consenso sociale. Finalmente lo stato potrebbe aumentare il reddito delle famiglie e nel contempo rivitalizzare l'economia.

Il progetto di Moneta Fiscale offre l'enorme vantaggio di potere essere attuato mantenendo la moneta unica europea e rafforzandola di fronte alle altre valute internazionali, come il dollaro, yen, yuan, pound. In effetti l'emissione di Titoli di Sconto Fiscale nei singoli paesi dell'eurozona potrebbe diventare il rimedio principale per affrontare la possibile (e probabile) nuova crisi finanziaria che tutti si aspettano e, giustamente, temono.


NOTE
[1] Intervista a Emanuele Felice – Repubblica 26 febbraio 2020 “All’Italia serve un nuovo patto con l’Europa su crescita e investimenti”
[2] Vedi eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro” a cura di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini, con la prefazione di Luciano Gallino.

Comments

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marco saba
Friday, 06 March 2020 11:19
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